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Reggio Emilia

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Insediata in età preistorica e sotto i romani prese il nome di “Regium Lepidi” dal console Marco Emilio Lepido il quale l'ampliò e fu inserita nel sistema viario fondato sulla via Emilia. All'interno dei territori reggiani nel sec. XI si costituì in libero comune, che sopravvisse con alterne vicende per quasi due secoli. Fu dominata da varie signorie tra cui quelle dei della Scala, dei Gonzaga, dei Visconti e nel 1409 passò agli Estensi i quali, fatta eccezione del periodo napoleonico (1796 – 1814) la mantennero fino al 1860.
Reggio nell'Emilia può fregiarsi dell'appellativo di Città del tricolore poiché la bandiera Italiana, su ispirazione dei vessilli della Repubblica Cisalpina, nacque e fu esposta per la prima volta il 7 gennaio 1797 nella settecentesca sala del Tricolore del Municipio cittadino, il salone oggi ospita le sedute del consiglio comunale.
Reggio nell'Emilia è il luogo d'origine del formaggio Parmigiano Reggiano ed è la culla del metodo di insegnamento pedagogico “Reggio Emilia Approach”, il quale ha reso le sue scuole dell'infanzia famose in tutto il mondo.

Monumenti
Cattedrale di S. Maria Assunta: i primi documenti che attestano l'esistenza della Cattedrale risalgono al IX sec. ma già doveva sorgere nel 451 quando il vescovo di Reggio “Favenzio“ partecipò a un sinodo a Milano. La facciata reca un rivestimento del cinquecento; la parte inferiore è costituita da lesene incornicianti nicchie con le statue di quattro Santi (Grisante – Venerio – Daria e Gioconda) i quali sono i protettori della cittadina.
La parte superiore della facciata è di impronta romanica frutto del restauro del 1275; sul portale principale vi sono due statue raffiguranti Adamo ed Eva, mentre il tiburio accoglie la statua in bronzo dorato del cinquecento della Madonna con Gesù Bambino e i committenti coniugi Fiordibelli, opera di Bartolomeo Spani datata 1522.
L'interno a croce latina a tre navate con arcate a tutto sesto su pilastri e con tre absidi semi-circolari e misura 73,30 metri di lunghezza. Al centro della Croce s'erge la grande cupola, mentre due cupole minori ornano le cappelle absidali; il transetto e il capo-croce poggiano sulla cripta. Tra gli scultori che hanno operato nella Cattedrale si segnalano: Bartolomeo Spani e Prospero Sogari detto “il Clemente“; del Bartolomeo si conservano numerosi monumenti sepolcrali e nel museo diocesano, importanti reliquiari a busto dei Santi Crisante e Daria.
Le cappelle sono ornate con dipinti, pale, monumenti sepolcrali e affreschi di autori come: Jacopo Palma il giovane – Giuseppe Cesari – Cavalier d'Arpino – il Pomarancio – Federico Zuccari – Giovan Francesco Barbieri detto “il Guercino“ - Augusto Mussini detto Frà Paolo – Carlo Bononi – Francesco Vellani – Sebastiano Vercellesi – Orazio Talami – Giovanni Giarola allievo del Correggio.
Gli affreschi della cupola risalgono al 1779 ad opera di Francesco Fontanesi scenografo e pittore reggiano il quale coordinò la costruzione del teatro “la Fenice“ di Venezia nel 1789.
Basilica di S. Prospero: la facciata risale al settecento e ospita undici statue di Santi protettori e dottori della Chiesa. Al limite del sagrato vi sono collocati sei caratteristici leoni in marmo rosso di Verona, sistemati nell'attuale posizione nel 1748. A destra della facciata si erge il campanile ottagonale incompleto e ideato da Cristoforo Ricci e riveduto da Giulio Romano.
L'interno a tre navate e cappelle laterali; le navate laterali sono ricche di opere pittoriche di artisti del cinquecento tra cui: Giovanni Giarola – Michelangelo Anselmi – Denis Calvaert – Ludovico Carracci e Tommaso Laureti. Tra le opere del seicento vi sono le pale d'altare di Alessandro Tiarini e Francesco Stringa, mentre i gruppi scultorei sono opera di Bartolomeo Spani e Prospero Sogari detto “il Clemente“.
La quinta cappella custodisce una copia de “la notte“ del Correggio nella cornice originale, la quale fu venduta dal duce Francesco III d'este all'elettore di Sassonia e conservata nella Gemaldegalerie di Dresda. Da un notevole ciclo pittorico del cinquecento è ornato il presbiterio ad opera di Camillo Procaccini e Bernardino Campi; alla base è posto un coro ligneo del 1545 intagliato e intarsiato dai De Venetiis. La cupola e le colonne recano decorazioni dell'ottocento.
Curiosità: S. Propsero visse nel V sec. e fu vescovo della città, la devozione al Santo avviene a seguito del salvataggio della città dal sacco di Attila: gli Unni non si accorsero della cittadina per un intervento provvidenziale invocato da Prospero, il quale avvolse Reggio in una generosa coltre di nebbia.
Lo stesso miracolo di offuscamento e nelle stesse circostanze viene attribuito dai modenesi a S. Geminiano (patrono di Modena). La cosa non deve stupire dal momento che essa è un fenomeno alquanto comune nella pianura padana.
Palazzo del comune: risale al 1414/17 la facciata è dotata di un portico a tre arcate le quali sono sostenute da pilastri binati, lo stemma del comune è collocato sotto il cornicione della facciata principale e alcuni saloni sono decorati con affreschi i quali furono realizzati nel sec. XVIII e arricchiti da dipinti del sec. XIX.
Sala del Tricolore: è sita nel palazzo del comune e qui il 7 gennaio 1797 fu approvata dal congresso l'adozione di un vessillo nazionale dal colore rosso, bianco e verde divenendo la prima bandiera nazionale Italiana e il salone venne ribattezzato: Sala del Tricolore.
Museo del Tricolore: è ubicato adiacente alla Sala del Tricolore del palazzo comunale e possiede una collezione formata da cimeli legati alla bandiera Italiana. Essa fu ispirata dalla bandiera Francese la quale all'epoca era il simbolo di libertà. Il museo è stato inaugurato il 7 gennaio 2004 custodisce documenti e cimeli che vanno dall'arrivo di Napoleone Bonaparte a Reggio fino alla Restaurazione; i cimeli conservati arrivano fino al 1897 anno del primo centenario della bandiera Italiana. Sono presenti anche bandiere tricolori degli stati preunitari italiani.
Chiesa di S. Agostino: anticamente era dedicata a S. Apollinare ma fu gravemente danneggiata nel conflitto tra Guelfi e Ghibellini, ne, 1268 fu ricostruita assieme al convento e dopo varie vicende subì una ristrutturazione nel 1452 quando venne elevata anche l'abside romanica e la torre.
La facciata è in stile barocco in cotto frutto di restauro del 1746 e presenta due nicchie con le statue di S. Guglielmo e S. Nicola da Tolentino. L'interno è a navata unica con volte a botte a vela completamente rifatto tra il 1645/66 su progetto dell'architetto Gaspare Vigarani.
Chiesa dei Santi Agata e Carlo: venne completamente rifatta nel XVII sec. e si distingue dalla case confinanti per la curvatura dell'abside nella parte posteriore, essa è in parziale stato di abbandono. Fino all'857 l'oratorio era dedicato a S. Faustino e dal 1549 a S. Agata, infine dal 1639 con l'acquisizione dell'oratorio da parte della confraternita di S. Agata venne aggiunta la dedica a S. Carlo.
Dopo molti passaggi di proprietà e continui cambiamenti di destinazione d'uso, oggi è sconsacrata ma sempre di proprietà della curia vescovile e saltuariamente viene utilizzata per piccole mostre. Sul portale esterno è presente un affresco raffigurante S. Agata molto rovinato, mentre ai lati restano due lapidi del seicento; l'interno è scandito da lesene e cornicioni in stucco e arredato da quattro statue di stucco raffigurante: la Giustizia – la Temperanza – la Prudenza – la Fortezza.
Palazzo Becchi-Magnani: risale al XVI sec. lo spazio complessivo è di 3000 mq., la facciata è neoclassica e al piano rialzato propone una sequenza di bugnato con due ordini di finestre i quali sono separati dal grande portone centrale a cui corrisponde, al piano nobile un balcone in pietra impreziosito da bassorilievi che va ad inserirsi nell'imponente cornicione. Sul margine angolare della facciata vi è l'erma marmorea del Giano bifronte.
Giano: è il Dio degli inizi materiali e immateriali ed è una delle divinità più antiche e importanti della religione romana, latina e italica. Raffigurato con due volti poiché può guardare il futuro e il passato ed essendo anche il Dio della porta, può guardare all'interno e all'esterno. Dal 1997 il palazzo è diventato sede di importanti attività espositive.
Palazzo del capitano del popolo: dopo la morte della contessa Matilde di Canossa si rende necessario di una nuova figura di magistrato: “il capitano del popolo“ e nel 1280 fu eretto il palazzo che lo ospitasse. La carica di capitano cessò nel 1326 quando la città cadde sotto il dominio dei Gonzaga, Visconti e Este.
Sulla parete vicino all'ingresso vi è dipinta una Madonna con Bambino con veste scura e velo bianco con dorature risalente al sec. XV, sulle pareti dell'ingresso si notano frammenti degli stemmi dei capitani del popolo (i capitani in tutto sono stati 96). Particolarmente leggiadra è una bifora finemente decorata sul lato della via Emilia.
Palazzo Cassoli-Tirelli: risale agli inizi del 900, di forte impatto visivo è la facciata con la torre, la merlatura e le finestre bifore e trifore. Il palazzo appartenne alla contessa Marianna Tirelli la quale finchè in vita possedeva una cospicua collezione di opere d'arte. Il palazzo nel 1950 fu venduto all'Associazione degli industriali di Reggio Emilia che tutt'ora vi ha la sede principale.
Chiesa di S. Giorgio: fu menzionato per la prima volta in alcuni documenti del 1146 e nel 1610 passò ai gesuiti i quali demolirono e ricostruirono la Chiesa, innalzando il campanile nel 1675. La facciata è in mattoni a vista ornata da sculture e portale barocco, sopra di esso vi è un altorilievo raffigurante S. Giorgio a cavallo che distrugge il drago con una lancia di ottone.
L'interno è a navata unica e cappelle laterali unite da corridoio, arricchita da tele, dipinti, stucchi, quadri di autori come: Paolo Veronese – Alessandro Tiarini - Orazio Talami – Pietro Rotari – Francesco Vellani e Giovanni Bettino Cignaroli.
Palazzo Cassoli: fu dei Drappieri Boccacci nel cinquecento e nel 1607 fu venduto al conte Girolamo Cassoli, la facciata del 1600 reca una trama di foglie realizzata con calce e pozzolana. Nel 1924 venne acquisito dalla cassa Nazionale Infortuni e cambiò l'aspetto originale a causa della ricostruzione delle parti rovinate dal tempo. Al suo interno custodisce decorazioni ad opera di Anselmo Govi e resti di tempere di Domenico Pellizzi.
Chiesa di S. Giovanni Evangelista: risale al 1545 ma i primi cenni sulla Chiesa risalgono al sec. XII; la facciata è in cotto con nicchia al cui interno vi è il mosaico di S. Antonio da Padova del 1956. L'interno a navata unica e nella volta che va a congiungersi con la cupola vi sono affrescati: “sconfitte del demonio“ - “S. Giovanni e Dio e visione di S. Giovanni“; tutti gli affreschi sono opera di Lorenzo Franchi del 1613, mentre le abili prospettive illusionistiche sono del bresciano Tommaso Sandrini.
La cupola dotata di quattro finestroni e statue in terracotta è stata affrescata da Sisto Badalocchio e raffigura il ritorno di Cristo. Dello stesso artista sono le quattro virtù cardinali nei pebbacchi e le aquile accanto ai finestroni. Ai lati del presbiterio vi sono due grandi tele di Alessandro Tiarini del 1614 raffigurante S. Giovanni e il transito di S. Giovanni.
Palazzo ducale: risale al sec. XVIII come sede del Governatore, nel 1814 la città ne fece dono al duca estense. Oggi è sede degli uffici della provincia e della Prefettura i quali vengono chiamati rispettivamente: “Palazzo Salvador Allende e Palazzo del Governo”.
Chiesa dei Santi Girolamo e Vitale: fu menzionato la prima volta in un documento dell'857 e ricostruita nel 1350; Nel 1600 tale Ippolito Pratonieri membro della confraternita, al ritorno dalla terra santa riportò un disegno e le misure del Santo Sepolcro di Gerusalemme e volle riprodurlo all'interno della Chiesa.
Essa presenta la facciata in mattoni rossi e nella parte inferiore tre archi a tutto sesto con un portico, nella parte superiore tre grandi finestre limitate in alto da un cornicione rettangolare. La scala centrale è detta “scala Santa” e parte dall'ingresso e conduce alla Chiesa superiore; le tre Chiese interne sono dedicate ai Santi Vitale e Girolamo, al Santo sepolcro ed una detta comunemente “la rotonda“.

SS. Vitale e Girolamo vi si accede dalla scala santa, custodisce un affresco del quattrocento raffigurante la Madonna col putto. La Chiesa presenta un interno rettangolare con un solo altare lungo il lato maggiore.
La Rotonda è dedicata ai Santi Simone e Taddeo ha pianta circolare e altare al centro. Le pareti sono cinte da 32 colonne quelle inferiori scanalate e quelle superiori a spira le quali sorreggono la cupola; ornata da larghe fasce che partono dal bordo di essa convergendo al centro. Arricchiscono sedici statue opera di Pietro Ancini sulle pareti della cupola.
Santo Sepolcro è sito nel sotterraneo in una riproduzione del Santo sepolcro di Gerusalemme, vi è anche una Crocifissione in terracotta del quattrocento.
Chiesa di S. Pietro: risale al 1586; l'interno è assai vasto illuminato dalle grandi finestre del presbiterio e della cupola, dotata di una ricca decorazione barocca con stucchi e dorature; le due cantorie ai lati del presbiterio sono affiancate da colonne tortili e le cappelle laterali sono ornate da quadri a soggetto devozionale di differente interesse a valore artistico. Sono notevoli i quadri di Luca Ferrari i quali raffigurano il battesimo di Gesù e le nozze di Cana, nonché le tele in stile liberty del novecento di Anselmo Govi.
Chiesa di Santo Spiridione: riporta la data di edificazione sulla facciata “1759“ è decorato all'interno dal modenese Vellani e dal reggiano Benedetti con la raffigurazione sulla volta dell'assunzione della Vergine. Sull'abside vi è la tela che raffigura S. Spiridione e sull'altare di destra vi è S. Andrea Avellino morente, mentre a sinistra vi sono S. Giuseppe e S. Giovanni Battista. E' stato tentato un restauro alla Chiesa che versa in totale abbandono.
Palazzo Manenti: conosciuto anche come palazzo Panciroli Trivelli risale al 1431; nel 1523 nacque nel palazzo Guido Panciroli il quale divenne un grande storico e giurista. Nel sec. XVIII il palazzo venne acquistato dalla famiglia Trivelli ospitando personaggi illustri come: Napoleone Bonaparte il quale vi soggiornò in tre occasioni, la prima nel 1797 in occasione dell'istituzione del tricolore della Repubblica Cisalpina e nel 1805; il vicerè Eugenio di Beauharnais vi soggiornò nel 1808 mentre il re di Napoli Gioacchino Murat vi rimase per più di un mese nel 1814.
Nel 1881 divenne proprietà del conte Luigi Monzani e nel 1931 passò alla famiglia Manenti. Tra gli elementi di rilievo sono gli affreschi nel cortile; le figure delle Beatitudini risalgono al 1610, mentre al XIX sec. risale l'affresco trompe-l'oeil raffigurante atri e loggiati ad opera dello scenografo Vincenzo Carnevali.
Chiesa di S. Stefano: del 1100 con la facciata che da sulla piazzetta reca un portico a tutto sesto, colonnine in pietra recentemente rinforzate; nel 1161 divenne possesso dei templari e nel 1208 venne inglobata nella nuova cerchia muraria cittadina. Quando vi fu la soppressione dei cavalieri del tempio passò ai cavalieri di Malta fino al 1696.
La volta interna nel 1927 venne trasformata a botte e nel 1953 furono rinvenute colonne con capitelli del periodo romanico. Arricchisce la Chiesa una tela di Carlo Cignani raffigurante S. Francesco da Paola, la tela raffigurante la decapitazione di S. Giovanni Battista e la tela con S. Giovanni Evangelista e S. Stefano.
Palazzo Scaruffi: risale al XVI sec. subendo alterazioni nel corso del tempo ma conservando le due figure di Clemente negli ovali dell'ingresso e alcuni affreschi nelle sale, una di esse è dedicata all'amore ornate da scene ispirate all'opera di Apuleio (Lucio Apuleo Saturnino 125 – 170 scrittore, filosofo, sacerdote e mago romano di scuola platonica) le Metamorfosi: l'incontro tra Giove e Antiope, il bagno delle ninfe, episodi della favola di amore e psiche.
Gli affreschi di notevole qualità sono attribuiti al pittore Orazio Perucci allievo di Nicolò dell'Abate. L'androne è coperto da volta a padiglione con eleganti archetti e lunette sui quattro lati e caratterizzato da un doppio arco pensile con capitello in marmo rosso e sovrastato da due teste in terracotta del Clemente. Attualmente è sede della Camera di Commercio.
Chiesa di S. Zenone: è ricordata in un documento del 1302 e totalmente riedificata nel 1763 con facciata e campanile risalenti ad un recente restauro del 1929. All'interno vi sono quattro altari laterali sul primo vi è S. Orsola di Lorenzo Franchi; sul secondo vi è un Crocifisso di autore ignoto, mentre gli interni furono dipinti nel 1886 da Mastellari.
Palazzo Tirelli: del sec. XVII oggi appartiene alla Società del Casino e alla Rotary club di Reggio Emilia. Le stanze del piano nobile sono preceduto da un ampio scalone e ornate di stucchi e affreschi del pittore Prospero Zanichelli, mentre il salone centrale reca affreschi di otto grandi quadri del modenese Francesco Villani, le quali mostrano scene classiche omeriche.
Oratorio del Cristo: del 1758 presentando una facciata barocca dalle forme convesse e ornate da statue dello scultore Veronese Angelo Finali; l'interno in stile barocco con l'affresco raffigurante Cristo in Croce con l'Addolorata in ginocchio ai suoi piedi posto dietro l'altare maggiore. Dal 2011 la Curia ha concesso l'uso alla comunità rumena di culto ortodosso.
Sinagoga: si trova sul luogo in cui gli ebrei reggiani furono rinchiusi nel 1671, venne seriamente danneggiata dai bombardamenti della II guerra mondiale e per l'esiguo numero degli ebrei non è più officiata lasciandola in abbandono. Il 7 settembre 2008 in occasione della IX giornata europea della cultura ebraica venne riaperta dopo un restauro restituendole l'antico splendore ed oggi è utilizzata come sala pubblica per concerti, mostre e presentazioni.
Teatro Ariosto: è il secondo maggior palcoscenico dopo il teatro comunale “Romolo Valli“; eretto nel 1878 sulle ceneri del teatro della cittadella le cui tracce sono ancora visibili lungo il colonnato che delimita la parete del teatro. Notevole è il grande affresco della cupola raffigurante episodi dell'Orlando Furioso e cinto alla base da una fascia nella quale sono riportati i versi di apertura del poema.
Tempio della Beata Vergine della Ghiara: detta anche basilica della Madonna della Ghiara, l'edificio ha sostituito una costruzione del 1313 con l'immagine della Madonna dipinta sul muro dell'orto dei religiosi e riprodotta in carta da Lelio Orsi nel 1569, ridipinta da Giovanni dè Bianchi detto “il Bertone“ nel 1573 e traslata in una cappelletta nel 1596. Le cronache dell'epoca riportano la vicenda di un sordomuto certo Marchino da Castelnovo Monti, il quale avrebbe riacquistato l'uso della parola e dell'udito in seguito a un miracolo della Vergine.
Sei giorni dopo il 5 maggio 1596 sarebbe avvenuto un altro miracolo con l'improvvisa guarigione di una donna Margherita detta “Caugliana“ inferma da 18 anni. Un monumento marmoreo posto all'esterno con l'iscrizione: “Ut posteri notus foret” indica il luogo preciso dov'erà l'immagine. Fu fatta richiesta al duca Alfonso II d'Este per un edificio alla Vergine miracolosa e il 6 giugno 1597 alla presenza del vescovo Claudio Rangone e del duca e la duchessa Margherita Gonzaga, demolendo parte del precedente convento venne posta la prima pietra. Il tempio a croce greca larga 45 metri e lunga 60 metri al centro la cupola con lanterna, la facciata di ordine dorico nella parte inferiore e ionico nella parte superiore, è in laterizio con inserti di marmo bianco di Verona nelle basi e nei capitelli delle lesene e delle cornici. Sulla porta centrale vi è scolpito in marmo un bassorilievo raffigurante la Vergine della Ghiara opera di Salvatore da Verona, che fu dono del comune di Reggio nel 1642.
L'interno colpisce: la profusione di dorature, la ricchezza dei marmi, i sontuosi affreschi con storie dell'antico Testamento che ornano le volte e la cupola. Il soffitto fu dipinto nel 1619 da Alessandro Tiarini uno dei maggiori talenti della scuola carraccesca. Altri artisti hanno operato all'arricchimento della Chiesa come: Luca Ferrari discepolo di Guido Reni; Pietro Desani; Pietro Armani; Camillo Cavasseti; Nicola Sampolo; Carlo Caliari; Lorenzo Franchi.
Meritano osservazione le torciere in bronzo ai lati dell'altare le quali sono state lavorate con rara maestria da Vincenzo Morenghi il quale le ornò di putti e statuette ad altorilievo e cinque lampade d'argento, la maggiore di esse adorna di cherubini e figure di angeli fu eseguita da Paolo Magnavacchi su disegno di Ludovico Benedetti; un capolavoro d'oreficeria pesante 70 kg di argento fino a 900/1000.
Cupola la quale fu innalzata da Francesco Pacchioni e ricoperta di affreschi da Lionello Spada allievo del Carracci, qui lo Spada superò se stesso specie per il colorito e l'audacia dello scorcio degli angeli della curva. Nei pennacchi vi sono quattro grandi figure le quali rappresentano: l'elemosina, la Religione, la Carità, l'orazione; nel tamburo sono posti i quattro Santi protettori della città e quattro dell'ordine dei serviti, mentre tra l'uno e l'altro vi sono cartelloni con teste a chiaroscuro. Inoltre nella calotta si notano otto personaggi dell'Antico Testamento e nella curva fino alla lanterna: l'apoteosi della Vergine fra un corteo di angeli.
Sagrestia troviamo un ingegnoso orologio del P. Cherubino Ranzani di Reggio (vissuto dal 1580 al 1676), esso indica i giorni, la luna, le fasi dello zodiaco; nella sala attigua vi è esposto il ricco tesoro, un interessante museo dell'oreficeria reggiana nei sec. XVII e XVIII. Nelle vetrine laterali: sei candelieri d'argento a sbalzo e croce recante lo stemma estense, i quali furono donati dal duca Francesco I nel 1631; pace in argento raffigurante la scena della Deposizione risalente al sec. XVI; bozzetto originale di Lelio Orsi posto in una ricca cornice; frontale o paliotto in argento del sec. XIX; una croce astile; estensori; reliquiari; turiboli; piatti; calici a sbalzo; calici a cesello; targhe ecc.
Nella vetrina di centro vi è una ricca collezione di gioielli antichi tra cui: una collana con croce in filo d'oro e smalto ornata di perle e rubini; una croce a smeraldi; diversi arabeschi con pietre preziose e la corona votiva del senato e popolo di Reggio risalente al 1674 e tempestata di gemme. Nel vestibolo troviamo un monumento risalente al 1820 alla duchessa Maria Teresa Cybo-Malaspina la quale fu la consorte del duca Ercole III.
Giardini pubblici: conosciuto anche come Parco del popolo sito nel centro storico risale al 1864 e occupa una superficie di sette ettari; fra gli esemplari arborei più importanti vi sono centenari cedri del libano. Al suo interno vi è la fontana realizzata nel 1885 costituita da una vasca circolare e al centro un basamento circolare sormontato da tre putti i quali rappresentano: la fama – la storia – la riconoscenza. Ai lati del basamento è presente un medaglione con un bassorilievo con il volto dell'abate Ferrari Bonini, al quale è dedicata la fontana. Nella vasca più piccola sono presenti una serie di sculture con animali marini e piante dalle quali zampilla acqua.
Tomba dei Concordi: è un importante monumento di epoca romana il quale fu rinvenuto a Boretto circa 27 km da Reggio Emilia e qui trasportato per volere delle autorità fasciste; la sua struttura è detta “a recinto“ tra i fregi si notano: un fregio con scene di caccia, due amorini che spengono una fiaccola premendola verso terra e un bassorilievo che rappresenta le quattro stagioni.
Nel corso degli anni il parco fu arricchito sempre di più con sculture, stele, monumenti e fontane di epoche diverse; nel novecento il parco si arricchì di: una fontana con elefante – il pescatore di granchi e il cupido che spezza l'arco. Sfortunatamente alcune di esse sono state distrutte o andate perdute. Mentre altre opere sono state aggiunte negli anni 50 come: Ludovico Ariosto – Maria Melato (attrice Italiana) - Matteo Maria Boiardo – Antonio Fontanesi e Antonio Allegri detto “il Correggio”.
Musei: essi furono fondati nel sec. XVIII quando il comune acquisì la raccolta di Lazzaro Spallanzani e da allora si sono via via ingranditi fino ad essere così suddivisi:
Museo di storia naturale il quale oltre all'intera collezione naturalistica dello scienziato Spallanzani comprende materiale etnografici, paleontologici, mineralogici ed esemplari animali.
Museo di paletnologia Chierici con reperti preistorici e protostorici dell'intera regione, di grande valore scientifico e materiali Gallo-Romano.
Museo archeologico con molti reperti romani e un notevole gabinetto numismatico con un prezioso e ricco tesoro del V sec.
Museo del risorgimento e della resistenza; la Galleria d'arte Fontanesi con dipinti di artisti Italiani dal 1300 al novecento.
Museo diocesano: sito nel palazzo vescovile ed il percorso espositivo narra la storia della Chiesa reggiana con oggetti che vanno dal I al XVI sec.: dipinti, sculture, vetri, metalli, tessuti, ceramiche e documenti cartacei i quali oltre al valore storico-artistico sono la testimonianza della devozione popolare. Tra le opere di maggiore interesse si ammira:
serie di capitelli scolpiti sec. XII – affreschi staccati sec. XIII – lastra marmorea sec. XII – mitria abbaziale XIV sec. - affresco di Jacopino da Reggio 1340 – dipinto su tavola di Bernardino Orsi 1501 - reliquiari 1538 – casula purpurea di S. Carlo Borromeo XVI sec.

Escursioni
Mauriziano: a circa tre km vi è la villa dei Malaguzzi la quale era la famiglia materna di Ludovico Ariosto che vi dimorò a lungo. Al suo interno è possibile visitare gli ambienti che lo aspitarono, ancora ben conservati nella loro forma originale con affreschi del XVI sec. alle pareti.
Rubiera: a circa 12 km è un piccolo centro nelle cui vicinanze sorge la Chiesa dei SS. Faustino e Giovita in forme romaniche del sec. XI. Interessante al suo interno una pittura a fresco del 1200 e il pregevole dipinto raffigurante i due Santi titolari.
Novellara: a circa 19 km particolarmente interessante sono la rocca e la cinquecentesca Chiesa di S. Stefano, la quale fu ampliata nel 1700 quando fu rifatta anche la facciata. In alcuni ambienti della rocca la quale risale al XIV sec., hanno sede il museo della civiltà contadina e il museo civico Gonzaga, con opere pittoriche di varie epoche tra cui: decorazioni a fresco provenienti dalle Chiese della zona; una ricca collezione di ceramiche da farmacia e una raccolta numismatica.
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