Fiorenzuola d Arda
Nel 1894 furono scoperti tre fondi di capanne circolari, ritenuti dagli esperti la più importante testimonianza del Neolitico in Val d'Arda. Resti di palafitte furono rinvenuti nel 1950 di difficile datazione assieme ad una lama in selce e un pugnale di bronzo, i quali sono custoditi nel Museo Pigorini di Roma.
Nel 222 a. C. l'Emilia è romana, nella “Tavola Peutingeriana, l'Itinerario di Antonino Augusto e le coppe argentee” è segnata “Florentia”; sono tutti d'accordo nello stabilire in 15 mila passi (22 km.) la distanza tra Placentia e Florentia.
Il 10 maggio 1848 si annetteva al Piemonte e dal 1 gennaio 1866 assunse la denominazione ufficiale “Fiorenzuola d'Arda“; con l'annessione al Regno e la relativa pace fiorirono numerose opere come la “Raffineria dei petroli” nel 1982 che fu la prima in Italia.
Monumenti
Chiesa di S. Fiorenzo: risale al sec. XIII dedicata a S. Fiorenzo di Tours in forme tardo gotico con portale rinascimentale; l'interno è ornato con pitture a fresco del quattrocento nell'abside, sulle pareti del presbiterio e delle navate.
Oratorio della natività della Beata Vergine Maria: si fa notare per la facciata cinquecentesca con portale marmoreo, coronata da un timpano con finestrone semi-circolare. L'interno è a croce greca con cupola ellissoidale e i semi-pilastri di colore rosso. La cappella dell'Addolorata fu decorata nel 1878 da Tito Rocca; il dipinto del cinquecento raffigurante la natività di Maria è di carattere Cremonese molto vicino al Malosso.
Chiesa e convento di S. Francesco: risale al 1519 con il permesso di papa Leone X; nella sezione inferiore s'apre un semplice portale, nella centrale reca un ampio finestrone del rinascimento e nella parte superiore campeggia lo stemma della casa Lucca, alla quale si deve la conservazione, il restauro e la riapertura dopo il secolare abbandono a seguito del decreto di Napoleone.
Il convento risale al 1632; fu sequestrato in virtù del decreto di Napoleone il 29 giugno 1805, ma nel 1816 Maria Luigia aderendo alla richiesta dei fiorenzuolani concesse agli stessi religiosi di rientrare nel loro convento, i quali vi rimasero fino al 1860.
Chiesa ed ex convento di S. Giovanni: risale al 1451 e consacrata all'ordine religioso degli umiliati, con la soppressione da parte di papa Pio V dell'ordine nel 1571 venne chiusa anche la Chiesa. Nel 1605 l'ordine dei riformati demolì la Chiesa e le case costruendovi una parte dell'attuale monastero e il tempio ottagonale con cupola.
Nel corso dei secoli il convento assunse svariate destinazioni d'uso: nel 1691 venne occupato dalle truppe tedesche dell'imperatore Leopoldo; nel 1769 il governo di Parma soppresse il convento dei Bernardini e le rendite andarono a favore dell'ospedale degli infermi. Dal 1806 al 1812 ospitò il tribunale imperiale di Napoleone. Nel 1871 fu assegnato alla duchessa Maria Luigia la quale concesse ai francescani di stabilirsi nel convento, fu di nuovo laicizzato e passò al comune che vi istituì l'ospedale dei Tisici.
Nel 1871 il convento e parte della Chiesa fu trasformata in caserma e parte in prigione mandamentale. Ad un antiquario milanese nel 1892 furono venduti gli arredi originari, i quadri, il coro in legno il quale da solo era oggetto di ammirazione assumendo la trasformazione in locali doganali.
Nel 1972 il comune decise di far restaurare il convento e nel 1974 vennero aperti i Centri Socio-culturale, l'auditorium e inaugurata la sede della biblioteca, mentre la Chiesa barocca restaurata è adibita a sala per manifestazioni musicali e culturali.
Oratorio di Caravaggio: nel 1621 si costituiva la confraternita degli agonizzanti e ad essi risale la Chiesa detta “Caravaggio“ e dedicata alla beata Vergine di Caravaggio. A navata unica e all'interno sopra la porta della contro-facciata sorge una cantoria in muratura con parapetto sagomato e decorato da strumenti musicali dipinti evocando pompose liturgie.
Il titolo di “Oratorio Ducale“ venne concesso ai tempi di Ferdinando di Borbone e confermato poi dalla duchessa Maria Luigia il quale nel 1861 per volere di re Vittorio Emanuele fu cambiato in “Oratorio Reale“.
Cimitero Ebraico: è di forma triangolare e vi fu trasferito nel 1881 dalla sua antica ubicazione lungo l'argine dell'Arda; leggendo le iscrizioni poste sulle tombe si trovano i nomi delle antiche famiglie: Finzi – Levi – Fontanella e Foà, l'ultimo cittadino di religione Ebraica sepolto in esso fu il rag. Leonardo Foà nel 1985.
Piazza Molinari: è l'antica piazza del centro, nel mezzo vi è la collegiata sullo sfondo è visibile la torre e sulla sommità di un palazzo del settecento il belvedere altissimo e con un ritmo di arcate.
Torre campanaria: a pianta quadrata detta anche rocca centrale e si eleva su di un basamento tardo romano, costituito dal rustico bugnato del paramento attorno alla porta. Risale al settecento il coronamento formato dalla cella campanaria e dalla soprastante cupoletta.
Nel 1770 fu dipinta una meridiana sulla facciata disegnata da Pietro, padre guardiano dei frati minori osservanti di S. Francesco e nel 1774 vi fu applicato un orologio; tuttavia è documentata la presenza di un precedente orologio nel 1697, il quale batteva le ore sul campanone.
Canonica: il palazzo nelle forme attuali risale al 1892; la facciata reca la decorazione di sette medaglioni con le effigi in bassorilievo di famosi ecclesiastici fiorenzuolani e piacentini. Sull'orlo del cornicione spiccano tre fastigi: lo stemma sormontato dal triregno di papa Leone XIII, il quale al tempo della costruzione della canonica era Vicario di Cristo; lo stemma di Giovanni Battista Scalabrini vescovo di Piacenza; al centro del cornicione grandeggia l'effige di S. Fiorenzo vescovo in sella ad un cavallo.
Palazzo Bertamini Lucca: risale al 1724 fu eretto dai tre fratelli Bertamini-canonico Francesco, Abate Antonio e Giuseppe, è rettangolare con due corpi simmetrici che si fronteggiano sui lati minori e collegati tra loro sui lati maggiori da due ali più basse.
Palazzo Grossi: è la preziosa testimonianza dell'architettura civile rinascimentale, la facciata e il camino del salone sito al piano terra sono le sole parti originarie dopo gli ammodernamenti del 1961. La facciata è in laterizio con formelle in terracotta, la cornice racchiude un fregio composto da coppie di chimere alate; la fascia delle finestre richiama la tradizione decorativa del quattrocento.
Un medaglione tra le finestre racchiude in una ghirlanda uno stemma gentilizio, sul quale spicca un leone rampante e sormontato da un elmo con cimiero.
Porta Piacenza: è l'unica delle quattro che si aprivano nella cinta murata che si è conservata fino a noi come testimonianza del tempo in cui la città aveva l'aspetto di una grande fortezza militare. L'arco posto sopra Porta Piacenza risale al 1814, l'iscrizione incisa ricorda la pace ottenuta nel 1814 dopo i drammatici anni di bufera napoleonica.
Ponte Maria Luigia: fu sancito da Maria Luigia il 14 luglio 1833 ma i lavori iniziarono nel 1834 e terminarono nel 1836; sul lato sinistro del ponte fu posata la pietra inaugurale con il deposito, cioè un vaso di metallo contenente varie monete preziose e tre copie in oro, argento e bronzo della medaglia fatta valutare per la circostanza dalla Sovrana. La medaglia del diametro di 55 millimetri è esposta al Museo di Parma. Negli anni 20 del novecento il ponte fu ampliato e demolito il parapetto in mattoni fu sostituito con uno di metallo.
Teatro: risale al 1847 per volontà della duchessa Maria Luigia accogliendo la richiesta dei cittadini; fu intitolato al duca Carlo III fino al 1859 e nel 1901 diventato municipale prese il nome di Giuseppe Verdi.
Terme di Bacedasco: a circa 12 km. Si utilizzano le acque di 11 sorgenti: salso – bromo – iodiche e solfuree per la cura delle affezioni epatiche, renali, apparato respiratorio e gastro intestinale. Sono circondate da un grande giardino.
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