Pompei
Di antichissima origine Osca, la cittadina subì l'egemonia Greca e quella etrusca; nel V sec. a. C. fu conquistata dai sanniti e poi dai romani. Il 25 agosto 79 d. C., un'eruzione disastrosa del Vesuvio, coprì la città sotto 7 metri di cenere e lapilli.
Al momento dell'eruzione Pompei era una città di circa 15.000 abitanti; cinta da mura con otto porte per un perimetro di oltre tre km., divisa in decumani da est a ovest e in cardini da nord a sud.
Porta Nocera: IV sec. a. C. quella che conduceva a Nuceria Alfaterna, costituita da un vano con volta a botte, dove era posta la porta, un corridoio con due bastioni alle estremità, realizzata con blocchi di calcare.
Porta Ercolano: o porta del sale, si apriva verso Ercolano la parte nord del Golfo di Napoli, fu costruita dopo la conquista di Silla; decorata con stucchi e nelle sue vicinanze, sorge una necropoli.
Porta Marina: nonostante la sua imponenza simile a un bastione era la meno frequentata che conduceva al mare; si presenta con due fornici (di cui uno destinato ai muli) ad arco a tutto sesto ed una volta a botte in opera cementizia; oggi da accesso al sito archeologico.
Porta Nola: III sec. a. C. da Vivio Popidio, con iscrizione in lingua osco sulla volta; realizzata in tufo con volta a botte, ha la chiave di volta decorata con una scultura raffigurante: la testa di Minerva; all'esterno una piccola area funeraria.
Porta Vesuvio: all'estremità nord del cardine, una delle più interessanti per gli scambi commerciali; al momento dell'eruzione, era in completo rifacimento. Nelle sue vicinanze si ergono tre torri a difesa della città.
Porta Stabia: è la più antica e la più trafficata, posta nella parte sud del cardine; da essa si giungeva al porto sul fiume Sarno; composta da un vano con volta a botte, un corridoio con due bastioni alle estremità, realizzata con blocchi di calcare (come Porta Nocera).
Porta di Sarno: situata al termine di via dell'Abbondanza, è la peggio conservata.
Porta Capua: la cui esistenza è incerta, poiché in un primo momento le mura erano di dimensioni ridotte, realizzate con blocchi di lava e pappamonte, in seguito vennero ampliate e fu costruita una doppia cortina parallela, riempita con pietre e terra battuta; nel III sec. a. C. furono costruite nuove mura in calcare di Sarno e tufo grigio di Nocera, con contrafforti e torri.
Interessante è la torre di Mercurio a due piani con scala interna, nella quale sono ben visibili i colpi delle catapulte scagliate da Lucio Cornelio Silla e a seguito di questa conquista, le mura furono in parte abbattute o integrate con nuovi edifici.
Numerose erano le botteghe, spesso con annessa abitazione situata nel retro o in soppalchi e mezzanini: il panificio (pistrinum); la lavanderia (fullonica); il laboratorio tessile (textrina); l'osteria-trattoria (caupona); il thermopolium, luogo di mescita con il tipico bancone in muratura, che offriva anche cibi caldi; la taberna lusoria, dove si giocava; il prostibolo (lupanare).
La casa Pompeiana più antica era composta da un atrio centrale coperto dagli spioventi del tetto rivolti all'interno, che lasciavano un'apertura per consentire lo scarico dell'acqua piovana nell'impluvium, una conca scavata nel pavimento e collegata alla cisterna sottostante. Intorno vi erano le stanze da letto (cubicola) e i servizi; in fondo il soggiorno (tablinum) e la sala da pranzo (triclinium); nel retro l'hortus, ossia il giardino.
Più confortevoli erano le case del periodo posteriore, dove il grande atrio era arricchito dal peristilio, chiuso ai lati da portici colonnati, con giardino al centro e il settore dei bagni. Queste dimore erano decorate da mosaici, stucchi, statue e fontane.
Pregevoli erano le pitture parietali divise in quattro fasi:
- nel I stile (periodo sannitico dal 150 all'80 a. C.) si imita a stucco il rivestimento marmoreo delle pareti (a incrostazioni);
- nel II stile (stile architetturale I sec. a. C. dall'80 al 14) appaiono scene mitologiche e figure inquadrate in fondi prospettici;
- nel III stile (stile egittizzante dal 14 a. C. al primo terremoto 62 d. C.) si raffigurano gli elementi architettonici della composizione;
- nel IV stile (stile ornamentale dell'ultimo periodo, dal terremoto all'eruzione) abbondano i soggetti di fantasia e si arricchiscono molto le parti ornamentali.
Caratteristiche sono le numerose scritte murali, in osco, greco e latino, vergate a carbone o dagli appositi scriptores.
Dopo l'eruzione, Pompei divenne il castello di Valle Casale infeudato ai Caracciolo e nel 1500 ai Piccolomini; poi fu abbandonata per l'estendersi delle paludi e l'imperversare del brigantaggio. Fu la costruzione del Santuario alla Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei, voluto dal Beato Bartolo Longo, con le sue opere di carità a riaggregare la cittadina.
Nel 1748, a seguito della scoperta di Ercolano, per volere della dinastia Borbonica, vengono svolti i primi scavi a Pompei, impiegando gli ingegneri: Rocque Joaquin de Alcubierre; Karl Jakob Weber e Francisco la Vega; i primi ritrovamenti furono nella zona dell'Anfiteatro, pensando di essere sulle tracce dell'antica Stabia, ma solo nel 1763, con il ritrovamento di un epigrafe riportante la scritta :” RES PUBLICA POMPEIANORUM” si capirà di essere a Pompei.
I primi scavi risalgono al 1700, ma solo dopo l'unità d'Italia le sistematiche campagne archeologiche restituirono i 3/5 della città a studiosi e turisti.
Per la visita, la città è stata divisa in 9 regioni a loro volta divise in insulae e ogni insula (isolato) ha un numero d'ingresso. L'abitato Osco è da riconoscersi nelle regioni VII e VIII; nella reg. VI troviamo l'abitato sotto il dominio greco, in cui il quartiere era protetto dalle mura greche e lo sviluppo urbano di strade perfettamente ordinato.
Gli scavi di Pompei dal 1997 fanno parte: “PATRIMONIO DELL'UMANITA'” dall'UNESCO e dopo il sistema museale del: “COLOSSEO – FORO ROMANO e PALATINO” è il monumento più visitato.
Accodati a tanti turisti anche noi varchiamo Porta Marina (01) e subito alla nostra destra:
2) L'antiquarium: il quale espone materiali che risalgono al periodo: Osco, Sannitico e Romano, corredi funerari, frammenti architettonici, sculture. Pregevole è la statua di Livia, moglie di Augusto, scoperta nella Villa dei Misteri. Inoltre, suppellettili d'uso quotidiano e i calchi impressionanti di alcuni abitanti dell'antica Pompei, compreso un cane.
3) Tempio di Apollo: di epoca sannitica, fu trasformato sotto Nerone (37 – 68 d. C.), è cinto da porticato; le statue di Apollo e della dea Diana sono copie di quelle rinvenute durante gli scavi. Le originali si trovano al museo nazionale di Napoli, l'ara di epoca repubblicana, la scalinata porta alla cella eretta su un grande podio con colonne corinzie.
4) Foro e Basilica: il Foro era il centro delle attività pubbliche, religiose e commerciali; l'area era delimitata da portici su cui poggiava una loggia. La Basilica è unita al Tempio di Apollo del II sec. a. C.: è un imponente edificio rettangolare a più ingressi, preceduto da vestibolo e tripartito da colonne. Vi si svolgevano gli affari commerciali e le cause civili; sul lato corto, posto sulla destra, si aprono le tre aule degli uffici municipali; sul lato lungo, di fronte alla Basilica, si trova il comitium dove si eleggevano i magistrati.
5) Edificio di Eumachia: l'iscrizione sul portico ci dice che lo fece costruire la stessa sacerdotessa per la corporazione dei lavandai, tintori e tessitori (fullones). Dal vestibolo, un portale rettangolare decorato introduce nel grande cortile porticato e triabsidato.
6) Tempio di Vespasiano: formato da un vestibolo, una corte e da una grande edicola, eretta su di un alto podio. Davanti all'edicola un bell'altare marmoreo a rilievi con scene di sacrificio; accanto vi è un edificio composto da un ampio atrio absidato con due ambienti e nicchie laterali.
7) Tempio dei Lari Pubblici: erano le divinità che proteggevano Pompei e fu costruito dopo il terremoto del 62 d. C.
8) Macellum: mercato cittadino di età Tiberiana o Claudia, con numerose botteghe.
9) Tempio di Giove o Capitolium: si presenta su un alto podio con una scala che a metà conserva l'ara sacrificale; un atrio con colonne corinzie precede la cella. Costruito nel II scec, a. C. dedicato a Giove, Giunone e Minerva successivamente arricchito; è fiancheggiato da un arco di trionfo.
10) Terme del Foro: o terme della fortuna, 80 a. C.; furono costruite nel primo periodo della colonizzazione romana ed erano divise nella sezione maschile e femminile. Lo spogliatoio maschile, con volta a botte, a sinistra è il frigidarium; in fondo allo spogliatoio è il tepidarium rettangolare con nicchie ornate da cariatidi; la volta a botte, è decorata in bronzo con scene mitologiche. Da qui si accede al calidarium con volta a botte e decorazione parietale policroma a pilastrini; a fianco la sezione femminile non accessibile e nel cui retro, si trova un piccolo cortile, nel quale sono presenti i resti di una meridiana costruita su di una colonna in opera reticolata e una scala che conduceva sul tetto del calidarium; in fondo vi è l'ampia palestra.
11) Casa di Pansa: detta di pensa, si vendeva il pane, vi fu rinvenuto un bassorilievo con disegno osceno e il motto: “ Hic habitat Felicitas” riferendosi al pane; è una delle più larghe e belle oltre che la più antica, con un giardino che occupa l'intero isolato. Eretta in età sannitica, presenta l'antico nucleo intorno all'atrio e lateralmente è divisa in vari appartamenti dati in affitto. Alcune botteghe sono sulla strada; dall'atrio si procede verso il tablino, oltre ilquale vi è il cortile porticato con piscina centrale e il triclinio a destra con altri ambienti.
12) Panificio: (pistrinum) con il forno, il mulino, il granaio, la stalla per i muli che azionavano le macine e la bottega.
13) Casa di Sallustio: è menzionato in un'iscrizione elettorale dipinta sulla facciata; l'ultimo proprietario fu Cossio Libanio. Di origine sannitica, nell'atrio e nel tablino, decorazioni del I stile ma con interventi di età impetriale.
14) Casa del chirurgo: per il rinvenimento degli strumenti chirurgici rinvenuti, in ferro e in bronzo quali: sonde, forcipi ginecologici, cateteri, bisturi; (visibili al museo archeologico di Napoli) ha una massiccia facciata in opera quadrata del IV – III sec. a. C., nella regione VI. L'atrio è di tipo tuscanico.
15) Porta Ercolano: costruita all'epoca della colonizzazione romana, con fornice centrale per i carriaggi e due laterali per i pedoni. Sulla destra, si notano le mura sannitiche in tufo del II sec. a. C. e parti delle costruzioni difensive del V sec. a. C.
16) Fontana di Mercurio: all'incrocio delle strade è posta la fontana con la testa di Mercurio.
17) Osteria: (caupona) con bancone, cucina e lo sgabuzzino per il vasellame; alcune pitture raffigurano cibarie, carri che trasportano vino e clienti felici che bevono e giocano.
18) Casa della fontana piccola: prende il nome da una fontana a mosaico.
19) Casa della fontana grande: con una bellissima fontana in mosaico e paste vitree, ornate da mascheroni e dalle copie di due statuine, le cui originali si trovano al museo nazionale archeologico di Napoli.
20) Arco di Caligola: eretto in onore di Giulio Cesare Germanico, detto Caligola, sulla via di Mercurio; attraverso l'apertura dell'arco, è visibile quello dedicato all'imperatore Nerone.
21) Casa del poeta tragico: deve il suo nome a un mosaico raffigurante una scena teatrale situata sul pavimento del tablino; la casa, appartenuta a ricchi mercanti, risale all'ultimo periodo di Pompei, i suoi affreschi sono al museo nazionale archeologico di Napoli. Nel mosaico del pavimento la scritta:” cave canem” (attenti al cane), a fianco sono due botteghe; al grande atrio, seguono il tablino con cubicoli laterali e il peristilio che ha sul fondo il sacello dei lari; il triclinio sulla destra, reca dipinti di personaggi mitologici.
22) Tempio della Fortuna Augusta: costruito nel tre a. C., per scopo politico da Marco Tullio, della stessa famiglia dalla quale discendeva Cicerone, fu eretto su di un terreno di sua proprietà e da lui stesso finanziato come testimonia un'epigrafe che recita:” Marcus Tullio M.F. Duovir iure dicundo tertium quinquennalis, augur, tribunus militum a populo, aedem Fortunae Augustae, solo et pequnia sua”. ( Marco Tullio, figlio di Marcus, duoviro con potere giurisdizionale per tre volte e quinquennale, augure, tribuno militare di nomina popolare, eresse il Tempio della Fortuna Augusta, su suolo e con denaro proprio).
23) Casa del Fauno: grandiosa dimora del II sec. a. C. i suoi mosaici e il fauno sono al museo nazionale archeologico di Napoli. Il saluto:” have” (salve) è davanti all'entrata; nel vestibolo, coperto da pittura a finto marmo, sono due edicole per i Lari. Si apre il grande atrio e sul fondo è il tablino affiancato da due triclini. Oltre il tablino si estende un cortile porticato, con colonne ioniche e fontana centrale, concluso in fondo con un'esedra e due triclini laterali; più avanti è un peristilio molto più vasto a colonne doriche, che contorna un giardino.
24) Casa dei Vetii: sontuosa residenza di ricchi mercanti; l'ingresso è ornato da una raffigurazione di Priapo (dio della mitologia greca e romana, noto per la sua dote della lunghezza del pene) contro la iettatura, segue l'atrio con due casseforti e dipinti. Decorazioni parietali si ammirano nella stanza a sinistra, nel salone successivo, nei cubicoli e nelle ali affacciate sull'atrio. Splendido è il peristilio, ornato di sculture e fontane, da dove si entra nel triclinio, ornato dalle pitture più belle di Pompei, a soggetto mitologico nei riquadri delle pareti e con fregio in basso, che raffigura scene di amorini e psichi. Sul lato destro del peristilio, si apre il gineceo con giardino, triclinio, stanza da letto; ritornando verso l'uscita, a sinistra dell'atrio, si trovano i servizi, la cucina e le stanze dei servi con affreschi contro il malocchio e una statua di Priapo.
25) Casa degli amorini dorati: elegante residenza del periodo Neroniano con stanze da letto dipinte, interessante decorazione del tablino da cui si passa nel peristilio ornato da oscilla: rilievi figurati che pendono negli intercolumni; altri elementi plastici, soprattutto maschere, si notano nel giardino e nel portico.
26) Casa delle nozze d'argento: ebbe questo nome poiché fu scoperta nel 1893, quando i sovrani d'Italia compirono i 25 anni di matrimonio ed è tra le più belle dell'antica Pompei; eretta in periodo sannitico e trasformata in epoca romana. Presenta un atrio maestoso a colonne corinzie, peristilio su cui si affacciano vari ambienti, tra cui un vasto salone con quattro colonne rosse che sostengono la volta. Le decorazioni sono del II stile.
27) Casa di Vesonio Primo: detta anche: casa di Orfeo; in questa casa, i proprietari, per mettersi in salvo, lasciarono il cane legato alla catena dell'atrium; l'infelice bestiola, s'arrampicò sulle ceneri per quando glielo permetteva la lunghezza della catena. Nella casa delle vestali, un cane impazzito divorò il padrone e nella palestra, alcuni gladiatori incatenati morirono senza che nessuno si preoccupasse di loro. Nel peristilio il dipinto di Orfeo tra le belve.
28) Casa di Lucio e Cecilio Giocondo: del suo proprietario, un banchiere, furono trovati libri contabili e tavolette cerate, esposte al museo nazionale archeologico di Napoli.
29) Casa del centenario: prende il nome per la scoperta fatta nel 1879, 18° centenario dell'eruzione; è composta da tre edifici, ha doppio atrio, ampio peristilio, giardino con piscina; in fondo si trova una piccola corte ornata da paesaggi, scene di caccia e una fontana. Nelle stanze, dotate di bagno, si notano pitture a soggetto mitologico.
30) Casa di Marco Lucrezio Frontone: è una delle più raffinate case ad atrio e risale al II sec. a. C., ma a partire dall'età Augustea, fu abitata da una delle famiglie più importanti della città; le iscrizioni elettorali, rinvenute sul prospetto durante gli scavi, suggeriscono il nome del proprietario: Marcus Lucretius Fronto; gli ambienti sono affrescati con decorazioni III stile.
31) Casa di Obellio Firmo: mostra muratura in calcare e colonne di tufo grigio, che ne fanno risalire l'impianto all'età sannitica. E' dotato di un duplice atrio, uno rappresentativo con colonne corinzie (tetrastilo) e l'altro di servizio è privo di colonne (tuscanico); nell'atrio di rappresentanza, è esposta la cassa con il tesoro di famiglia; nel giardino si apre un salone con delle belle pitture. Al momento dell'eruzione, era in corso di restauro per i danni caussati dal terremoto del 62 d. C.
32) Porta Nola: con questa Porta, di origine sannitica, termina la strada a una fornice oltre la quale, si trovano tombe semicircolari (scholae).
33) Sepolcro di Aesquillia Polla: consiste in una colonna poggiata su di un piedistallo e ricorda il monumento di Aesquilla Polla, che è però, associato a una schola (forma di sedile circolare con i piedi a forma di grifo).
34) Terme centrali: al momento dell'eruzione erano ancora incomplete. Si accede alla grande palestra con piscina, spogliatoi, latrina; dalla parte della piscina si susseguono: l'apodyterium, il tepidarium, il laconicum con cupola e il calidarium aperto da nicchie. Due lati esterni erano occupati da botteghe.
35) Terme Stabiane: del II sec. a. C. e sono le prime sorte in città. Dalla grande palestra a colonne, si passa nel vestibolo del settore maschile ornato di stucchi e nello spogliatoio; da qui si entra nel frigidarium, coperto da volta a cupola, con pitture a soggetto marino, poi si accede al tiepidarium e al calidarium. Tornati alla palestra, oltre all'ingresso degli uomini, si apre l'ingresso del settore femminile, diviso a sua volta in spogliatoio, tepidarium e calidarium. Il lato lungo opposto alle terme, consta di una grande piscina, circondata da ambienti decorati a stucco.
36) Tempio dorico: affacciato al foro triangolare, monumentale nella vasta piazza, i resti del tempio risalgono al VI sec. a. C. dedicato a Ercole e Minerva; il recinto antistante, è di epoca romana.
37) Palestra sannitica: risale al II sec. a. C. e vi si svolgevano gare sportive.
38) Teatro grande: risale al III sec. a. C. e fu ingrandito sotto Augusto. Ne resta la scena, le gradinate della cavea, che poteva contenere 5000 spettatori, sono state quasi completamente distrutte. Dietro il teatro, si estende il vasto quadriportico, luogo d'incontro degli spettatori.
39) Caserma dei gladiatori: inizialmente era il vasto quadriportico del retro teatro, utilizzato come Foyer (locale adiacente ad una sala teatrale, dove intrattenersi: prima, durante la pausa e dopo lo spettacolo e nel periodo Neroniano, divenne caserma dei gladiatori.
40) Teatro piccolo: fu edificato dopo l'80 a. C., coperto e con doppio ordine di gradinate, conteneva 1000 spettatori, vi si tenevano concerti, spettacoli mimici, declamazioni poetiche.
41) Porta Stabiana: tra le più antiche di Pompei con resti di mura ai lati.
42) Tempio di Giove Meilichio: da un'iscrizione rinvenuta presso porta Stabia si attesterebbe il culto a Giove Meilichio (dolce come il miele), con questo appellativo, comune alle dee Hera e Afrodite, Zeus/Giove è venerato soprattutto in Grecia ; è preceduto da un altare in tufo Nocerino . Recentemente, a seguito a ritrovamenti di statue di terracotta e altri oggetti, è stata ripresa una vecchia ipotesi: che il tempio fosse dedicato ad Asclepio e Igea.
43) Tempio di Iside: eretto su un alto podio, preceduto da una gradinata, il tempio era coperto da decorazioni, trasferite al museo nazionale di archeologia di Napoli. L'altare è a lato della gradinata; da una costruzione laterale, una scala portava a un vano sotterraneo in cui si conservava l'acqua del Nilo per i riti purificatori; dietro il santuario, si trovava una vasta sala dove si riunivano i fedeli e dove si svolgevano rappresentazioni sacre.
44) Casa del Citarista: prende il nome dall'Apollo Citaredo che vi fu rinvenuto e che ora si trova al museo archeologico di Napoli insieme alla decorazione pittorica. La via dell'abbondanza, è una delle principali arterie del quartiere commerciale, in cui sorgono impianti di manifatture e officine di artigiani.
45) Officina di Marco Vecilio Verecondo: vi abitavano un tessitore e un feltraio, nei dipinti ai lati dell'ingresso, sono raffigurati la lavorazione e il commercio delle stoffe, oltre alle immagini di Mercurio e di Venere.
46) Fullonica di Stefano: è una tintoria – lavanderia con abitazione al primo piano, una vasca di lavaggio nell'atrio, altre vasche di pigiatura e strumenti di lavoro.
47) Casa del Larario: prende il nome dal bellissimo larario decorato, dove sono riprodotti in stucco episodi dell'Iliade.
48) Casa del Criptoportico: superato l'atrio e il cortile porticato, si raggiunge, con una scala, il criptoportico, adibito a cantina di cui si vedono le anfore. Decorazioni del II stile ornano la volta a lacunari in stucco; alle pareti sono pregevoli episodi dell'Iliade. Qui la famiglia cercò la salvezza al momento dell'eruzione, finì soffocata dalle ceneri: patetici i calchi della madre e della figlia disperatamente abbracciate.
49) Casa del Menandro: vasta ed elegante abitazione, dove furono trovati un ritratto del poeta Menandro e pregevoli pezzi d'argenteria, ora al museo archeologico di Napoli. Gli affreschi dell'atrio, sono di epoca imperiale e vi si trova l'edicola del larario; dopo il tablino si estende l'ampio peristilio con colonne a stucco e parapetto decorato, dove si affaccia il triclinio con interessanti ornamentazioni. Sulla destra sono i bagni: il calidarium è coperto da pitture e mosaici.
50) Caupona di Asellina: al piano terra è il tipico bancone con suppellettili. Al piano superiore, alcune stanze.
51) Casa di P. Paquio Proculo: panettiere che divenne duoviro di Pompei, stando alla propaganda elettorale, era il cittadino più influente del quartiere; il pavimento, è tutto un tappeto a mosaico, il disegno all'ingresso, mostra un cane attaccato ad un battente di porta, mentre quello nell'atrio, è suddiviso in pannelli con diversi animali. Gli ambienti signorili e gli alloggi, si aprono nel giardino di fondo. Nell'esedra si rinvennero gli scheletri di sette fanciulli.
52) Casa del sacerdote Amandus: il triclinio decorato a pitture a soggetto mitologico del III stile: Polifemo e Galatea; Perseo e Andromeda; Ercole nel giardino degli esperidi; Dedalo e Icaro. Nel piccolo peristilio è stato ricavato il calco della radice dell'unico grande albero che l'ombreggiava.
53) Casa dell'Efebo : è la tipica dimora di ceto medio mercantile, arricchito dai traffici commerciali; si compone dell'aggregato di più case comunicanti, con tre porte di accesso, il triclinio presenta un prezioso di emblema a intarsio marmoreo (opus sectile) al centro del pavimento e nel giardino un gran dipinto di Marte e Venere con un larario addossato al castellum acquae. Deve il nome alla statuetta bronzea dell'Efebo che si trova al museo nazionale archeologico di Napoli. Copia di un originale greco del V sec. a. C., che il proprietario dell'abitazione: P. Cornelio Tegete, adattò a porta lampada (Iychnophoros).
54) Casa del frutteto: due cubicoli di questa casa con le pareti interamente dipinte, conservano la riproduzione di due piante di limone, carichi di frutta, in altri dipinti si possono riconoscere: arancia, limetta, corbezzoli, fichi, susine, ciliegi in III stile.
55) Casa di Trebio Valente: dall'atrio, si entra al cubicolo decorato II stile, seguono un salone con pareti dipinte in nero e un bel peristilio con giardino e piccole fontane.
56) Schola armaturarum: fu costruita nell'ultimo periodo Pompeiano ed è una grande aula dove furono rinvenute varie armature. I soggetti della decorazione, portano a pensare che si trattasse di un'associazione di ex combattenti.
57) Casa di Loreio Tiburtino: è una dimora lussuosa che si apre con portale monumentale; intorno all'atrio, si trovano varie stanze dipinte a colori diversi, seguono il peristilio e un loggiato animato da un'edicola e da un piccolo canale con statue laterali, termina verso il triclinio ornato da raffigurazioni di Piramo, Tisbe e Narciso. Tra gli ambienti intorno al loggiato, spiccano la sala tricliniare con episodi dell'iliade e le gesta di Ercole e una stanza dipinta di bianco con notevoli pitture del IV stile; il giardino era percorso da un canale che riceveva l'acqua dal canale della loggia.
58) Casa di Venere: è da ammirare il grande dipinto del giardino che raffigura Venere circondata da amorini.
59) Villa di Giulia Felice: sita nella IV insula; alla sontuosa dimora della padrona, si affiancano piccole terme e botteghe con abitazioni date in affitto. Notevoli i bagni costituiti da un vestibolo porticato, dallo spogliatoio con vasca d'acqua fredda, dal tepidarium, dal laconicum, dal calidarium e da una piscina all'aperto.
60) Palestra grande: risale all'inizio del periodo imperiale ed era il centro delle esercitazioni ginnico – sportive dell'associazione: Juventus Pompeiana, per i giovani della città. La superficie è delimitata da un alto muro merlato, aperto da dieci grandi porte; al suo interno corre un portico su tre lati, al centro è la grande piscina con gradini laterali e fondo disgradante.
61) Anfiteatro: si trova a lato della palestra e sorse nell'80 a. C., è il più antico anfiteatro romano giunto fino a noi. Lungo 135 metri, largo 105, consentiva la sistemazione di 20.000 spettatori. La cavea era divisa in tre ordini: al poderoso muro di recinzione furono addossate due rampe per l'accesso alla sommità, altri cinque ingressi, consentivano l'afflusso del pubblico negli ordini inferiori.
62) Necropoli via Nuceria: sono state messe in luce tombe del periodo che va dall'epoca tardo repubblicana, all'impero.
63) Casa di Sirico: è bifamiliare di due agiati commercianti che misero all'ingresso la scritta: “salve lucrum” (salve guadagno).
64) Albergo di Sittio: un albergo di bassa categoria, posta di fronte alla casa della fontana.
65) Lupanare: a Pompei, sono stati riconosciuti oltre 30 bordelli, alcuni molto modesti, altri posti nei piani superiori delle cauponae, altri appositamente costruiti e organizzati per questo tipo di attività. Il lupanare, è il più importante dei numerosi bordelli di Pompei, l'unico costruito per questa finalità. All'incrocio di due strade, piano terra e primo piano, letti in muratura, le pareti delle celle intonacate di bianco e coperte da graffiti incisi dagli avventori e dalle ragazze che vi lavoravano. Al di sopra delle porte d'ingresso alla cella, pitture murali erotiche che costituivano un catalogo sulle prestazioni.
66) Villa di Diomede: anche se spogliata delle magnifiche decorazioni, rivela tutta la sua eleganza; da una scala si sale al peristilio con bagno e piscina fredda sulla sinistra; accanto, un ambiente absidato e dall'altro il tablino che comunica con il loggiato aperto sull'ampia terrazza; si scende nel giardino dotato di piscina e fontana, in fondo, il triclinio estivo. Nel quadriportico si affacciano vari ambienti, due scalinate conducono al criptoportico, trasformato in cantina, dove furono trovati i resti di 18 vittime dell'eruzione.
67) Villa dei Misteri: famosa costruzione, forse la più pregevole di Pompei, risale al II sec. a. C., fu in seguito trasformata e negli ultimi anni divenne villa di campagna. E' un edificio a forma di dado profilato da arcature: all'entrata si apre la veranda con portici laterali cui segue il tablino, superata una stanza da letto, si giunge al salone del grande dipinto, II stile compiuto nel I sec. a. C., 17 metri per tre, è la più vasta pittura giunta a noi dal mondo antico. Rappresenta le fasi di iniziazione delle spose ai misteri dionisiaci di cui era ministra la proprietaria della villa; si inizia dalla lettura del rituale presso la piccola porta, seguono una scena di sacrificio, Sileno che suona la lira con un suonatore di siringa, mentre una sacerdotessa allatta un capriolo; l'inizianda fugge spaventata; Sileno dà da bere a un satiro e un altro gli toglie la maschera teatrale; Dionisio e Arianna; una donna scopre il simbolo dionisiaco, mentre la figura alata inizia il rituale della flagellazione sull'iniziata; danza orgiastica della baccante nuda. Superata la finestra, si vede la preparazione di una sposa e una donna seduta coperta dal manto. Si torna al tablino e oltre l'atrio si raggiunge il peristilio chiuso da parapetti e colonne: a destra sono le cucine e a sinistra l'ambiente per la pigiatura dell'uva con il torchio.
Nel territorio di Boscoreale, cittadina limitrofa a Pompei, già dall'epoca Sannitica, sorsero ville rustiche che sfruttavano la fertilità del suolo. Con il tempo molte di esse si trasformarono in residenze lussuose in età Augustea e insieme a Boscotrecase, altro comune limitrofo, era divenuto sobborgo di Pompei con il nome: “Pagu Augustus Felix Suburbanus”.
Dopo l'eruzione del 79 d. C., i territori furono di nuovo occupati, come testimoniano le lucerne con i simboli Cristiani del IV sec.. Nell'Ottocento Boscoreale assurse all'onore della cronaca per la scoperta nel suo territorio di numerose ville rustiche, di età romana I sec. d. C., con tesori di argenteria, affreschi, bronzi, pavimenti a mosaico, sistematicamente asportati e messi in vendita, dai proprietari dei fondi, al miglior offerente (era concesso dalla legge).
I maggiori musei del mondo: Archeologico Nazionale di Napoli; Louvre di Parigi; Metropolitan Museum di New York; British Museum di Londra ecc.; acquisirono, nelle loro collezioni, oggetti degli scavi di Boscoreale.
Nel XX sec., sempre per motivi casuali, dopo una prima indagine, le ville furono nuovamente coperte, l'unica rimasta visitabile è: Villa Regina, ricostruita e ristrutturata, anche a seguito della costruzione, nel 1991, dell'Antiquarium di Boscoreale, posto a suo ridosso e di cui è parte integrante nel percorso di visita; proprio l'Antiquarium accoglie ciò che rimane dei pochi reperti rinvenuti nella zona: “Pagu Augustus Felix Suburbanus”.
Oggi i comuni di Boscoreale-Boscotrecase e il limitrofo Terzigno sono famosi per i vini tra cui il celebre “Lacryma Cristi” del Vesuvio e facendo essi parte del Parco Nazionale del Vesuvio, dai comuni partono percorsi naturalistici a piedi e non, che portano al cratere del Vesuvio.
Santuario di Pompei
E' tra i più importanti e visitati Santuari Mariani del mondo Cattolico, numerosi i personaggi famosi e Santi tra cui: Ludovico da Casoria; Luigi Guanella; Giuseppe Moscati; Leonardo Murialdo; Francesca Saverio Cabrini; i Papi: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI; Francesco.
La storia del Santuario, è legata a quella del Beato Bartolo Longo e della contessa Marianna De Fusco. Il Santuario fu eretto con le offerte spontanee dei fedeli di tutto il mondo; la costruzione ebbe inizio l'8 maggio 1876, inizialmente a navata unica: abside, cupola, 4 cappelle laterali, due cappelle nella crociera; ai due lati, vi erano altre due cappelle con ingressi distinti, ma intercomunicanti con la navata centrale.
Nel 1901, fu inaugurata la facciata monumentale.
Nel 1925, fu ultimato il campanile alto 88 metri.
Nel 1934, il Santuario fu ampliato a tre navate.
Negli anni successivi, il Santuario sopravvisse a prove molto impegnative quali: l'eruzione del Vesuvio del 1944 e alle truppe naziste nella II guerra mondiale. Il Santuario oggi, è meta di pellegrinaggi religiosi e di turisti, attratti dal fascino della sua maestosità.
La storia del dipinto della Madonna, inizia quando il Beato Bartolo Longo, intenzionato a propagandare il Santo Rosario, si recò a Napoli, ma nessun negozio lo convinse; incontrò il suo confessore: Padre Radente che lo inviò da Suor Maria Concetta De Litala; quando questa Mostrò il quadro a lei affidato 10 anni prima da Padre Radente, Bartolo Longo restò scoraggiato poiché ridotto malissimo; su insistenze della pia suora, il 13 novembre 1875 l'immagine giunse a Pompei, su di un carretto di letame di Angelo Tortora.
Restarono tutti pieni di sgomento e pensarono di ristrutturarlo prima di esporlo; il primo restauro fu eseguito da Guglielmo Galella, pittore riproduttore delle immagini negli scavi. Dopo tre anni, ancora un restauro, sempre gratuito, dal pittore napoletano Federico Maldarelli, che sostituì la figura di S. Rosa con S. Caterina da Siena.
Un altro artista napoletano Francesco Chiariello, sostituì la malandata tela, allungandola di un palmo prima del vero e proprio restauro. L'immagine si coprì ben presto di pietre preziose per grazie ricevute.
Nel 1887, Papa Leone XIII, benedisse il diadema che cinse la fronte della Vergine.
Tra i diamanti e gli zaffiri che formavano le aureole, sul capo della Madonna e del Bambino: quattro rarissimi smeraldi, dono di due Ebrei beneficiati.
L'ultimo restauro del 1965, al Pontificio Istituto dei Padri Benedettini Olivetani di Roma, sotto i colori sovrapposti, furono scoperti i colori originali della scuola di Luca Giordano XVII sec. E il 23 aprile, fu incoronata da papa Paolo VI in Roma.
Facciata della Basilica: è caratterizzata da due ordini sovrapposti: quello inferiore, in stile ionico, centralmente un corpo avanzato in corrispondenza della navata centrale; in quest'ordine, sono presenti tre arcate (con la centrale maggiore) che immettono al portico e quindi, ciascuna ad una navata. Nella parte bassa di quest'ordine, un robusto basamento, dal quale si elevano, in corrispondenza di ciascuna arcata, pilastri e quattro colonne monolitiche di granito rosa; pilastri e colonne, hanno basi attiche e capitelli ionici.
L'ordine superiore, segue la disposizione di quello inferiore, nella distribuzione dei pilastri e delle colonne, ma in stile corinzio. Nell'arcata centrale dell'arcata maggiore, la loggia papale con balaustra in marmo bianco. L'ordine superiore, presenta una cornice abbellita con mensole e nel mezzo, un frontone nel cui timpano, lo stemma di papa Leone XIII.
Alla sommità dell'ordine superiore, un attico con balaustra, ai lati: un grosso orologio a sinistra; e di uguale grandezza, una meridiana a destra; al centro: la statua della Beata Vergine del Rosario, alta metri 3,25, tratta da un sol pezzo di marmo di Carrara, dal peso di 180 quintali, opera dello scultore: Gaetano Chiaramonte.
Sulla base cui poggia la statua, è scolpito il motto: “ PAX” (pace) cui l'intera facciata è dedicata e più in basso la data: MCMI (1901). Nel portico della facciata: 4 nicchie con le statue in marmo:
S. Ludovico da Casoria: Casoria 11 marzo 1814 – Napoli 30 marzo 1885 frate minore Alcanterini; fu ispiratore di Bartolo Longo nella fondazione delle opere annesse al Santuario di Pompei; il suo corpo riposa presso l'ospizio marino in via Posillipo nr. 24 in Napoli, da lui istituito per i pescatori poveri e malati della zona.
S. Luigi Guanella: Campodolcino (Sondrio) 19 dicembre 1842 - Como 24 ottobre 1915 presbitero Italiano; fondatore delle congregazioni cattoliche dei servi della carità e delle figlie di S. Maria della divina Provvidenza; il suo corpo è venerato nel Santuario del Sacro Cuore in Como.
San Leonardo Mauriello: Torino 26 ottobre 1828 – Torino 30 marzo 1900 sacerdote; fondò la pia società di S. Giuseppe, i suoi resti riposano nel monumentale Santuario della Madonna della salute in borgo Vittoria.
Santa Francesca Saverio Cabrini: S. Angelo Lodigiano (Lodi) 15 luglio 1850 – Chicago (Stati Uniti) 22 dicembre 1917 Suora; fondò l'Istituto delle missionarie del Sacro Cuore di Gesù; i suoi resti riposano presso la Chiesa annessa alla:” Mother Cabrini High Scool”.
Tutti legati alla storia del Santuario e al Beato Bartolo Longo.
Interno Santuario: la navata centrale presenta un cornicione corinzio; la volta divisa in vari compartimenti decorati, sul mezzo un grande affresco di Vincenzo Paliotti; ai lati della navata centrale: due statue bronzee dei fondatori: Bartolo Longo e Marianna De Fusco.
L'attuale abside, quintuplicata rispetto all'originale, è sostenuta da due grandi colonne di marmo grigio e da otto colonne più piccole in marmo colorato che sorreggono le arcate su cui v poggia la volta centrale; una balaustra a semicerchio, circonda il trono e l'altare maggiore. Al centro di essa, un artistico cancello con 5 nicchie, in ciascuna delle quali, è collocata una statua d'argento: (rappresentano la religione; la fede; la carità; la speranza; la purità).
Il trono è distaccato dall'altare, due pilastri rivestiti in marmo nero, sorreggono il piano del trono. Su di esso: due angeli in bronzo; 4 colonne in marmo alte 4 metri, presentano basi e capitelli corinzi in bronzo dorato; la parte posteriore del trono è rivestita di marmi preziosi. Il trono della Vergine, non ha mai subito variazioni dalla sua costruzione.
Il quadro della Madonna è collocato tra marmi policromi, lastre di onice e lapislazzuli; intorno 15 medaglioni in rame, sui quali il Paliotti, dipinse i Misteri del Rosario. Il ciborio, a imitazione del Pantheon di Roma, ricco di metalli e marmi preziosi, ha forma ottagonale e per la qualità e la quantità di oro, argento, bronzo, marmo e statue bronzee, è di per se un capolavoro.
Nelle volte delle cappelle laterali e dell'abside, sono rappresentati i 15 misteri del Rosario in mosaico, della scuola vaticana e sugli altri altari vi sono quadri dipinti da valenti artisti.
Sulla cantoria vi è collocato l'organo che dispone di 87 registri e 6000 canne.
Cupola: la primitiva alta 29 metri, ai lavori di ampliamento del 1934, fu sostituita con l'attuale di 57 metri, è al centro di altre 4 cupole minori, si compone di due tamburi sovrapposti e termina con un cupolino dal quale svetta una croce. E' stata affrescata dall'artista Angelo Landi, dipingendo 360 figure su di una superficie di 510 metri quadri.
Cripta: è stata ricavata tra le fondazioni del Santuario dopo i lavori di ampliamento, vi si celebrano messe e luogo di confessioni oltre ad essere luogo di sepoltura dei religiosi legati al Santuario.
Campanile: la posa della prima pietra avvenne il 12 maggio 1912, su di una palizzata in cemento armato di una superficie di 400 metri quadri, struttura in tre parti: l'esterna di granito grigio; l'interno di mattoni pressati; una terza centrale: composta da un'armatura a castello di travi metalliche, dal peso di 100.000kg., che sostiene una scala in ferro fino alla sommità. Il campanile è visibile da km. Di distanza, alto 80 metri, è uno dei più alti in Italia, al vertice una croce di bronzo di 7 metri, illuminato di notte. Una terrazza con balaustra raggiungibile con ascensore, o per gli amanti dello sport, da 360 gradini, con una panoramica che va dalle isole all'appennino; scavi; Vesuvio; valle del Sarno.
Al primo ordine, un monumentale portone splendidamente decorato.
Al quarto ordine una nicchia ospita un'imponente statua di metri 5,5 dal peso di 180 quintali in marmo di Carrara, rappresentante Gesù. Le scritte: “VENITE A ME OMNES” e “CORDI JESUM SACRUM”; Anno jubilaei MCMXXV, come le 4 fiamme agli angoli, sono in bronzo dorato a fuoco.
Al terzo ordine agli angoli, 4 angeli in bronzo che danno fiato alle trombe. Un sistema elettrico, mette in funzione otto campane; quella maggiore, ha due metri di diametro e pesa 50 quintali, tutte riccamente decorate dalla fonderia Marinelli, usando 100 quintali di cannoni da guerra, uniti a 50 quintali di rame e stagno.
Poco distante dal Santuario, sorge la casa di Bartolo Longo adibita a museo, con stanze che descrivono eruzioni del Vesuvio del 1621 e 1944, frammenti di minerali; rocce vulcaniche, fotografie, inoltre, una biblioteca con 1300 volumi circa e vari reperti provenienti da svariati siti archeologici vesuviani.
Il 13 aprile 1928 si costituì in comune autonomo di Pompei e Torre Annunziata, cedette l'intero territorio degli scavi e Santuario; una parte di territorio la cedette il comune di Boscoreale e Castellammare di Stabia. Nel 1946, anche i comuni di Boscotrecase e Boscoreale, ottennero l'autonomia.
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