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Ercolano
La cittadina è nota a livello internazionale, come importantissimo centro archeologico, per i resti della città romana che, come Pompei, fu sepolta dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d. C.; di origine greca: la leggenda ne attribuisce la fondazione a Ercole. Dal VI sec. a. C., fu sotto l'influenza di Napoli e Cuma, quindi passò ai sanniti.
Soggiogata da Roma, divenne elegante centro di soggiorno per i patrizi dell'urbe. Già nel 62 d. C., un terremoto aveva danneggiato molti edifici; 17 anni dopo, mentre era ancora in corso la ricostruzione, una spaventosa eruzione del Vesuvio, la seppellì con un mare di lava e fango.
Fu proprio il fango che solidificandosi, ne conservò in modo eccezionale le strutture, che in varie parti, appaiono quasi intatte. Fu Carlo di Borbone a iniziare gli scavi dell'antica città.
Dal viale d'ingresso, uno sguardo d'insieme, mostra l'antica città suddivisa da 5 vie principali: i cardini II – IV – V longitudinali, il decumano massimo e il decumano inferiore trasversali. La strada raggiunge il cardine tre con resti di botteghe e case mal conservate:
1) Casa d'Argo: prende il nome da un affresco scomparso con due peristili e triclinio; l'ingresso principale non è scavato, vi si accede attraverso un varco borbonico, ricavato nel muro della contigua casa di Aristide, oppure dall'ingresso secondario aperto al civico nr. 2, lungo il cardo III. Il dipinto raffigurava Argo che fa la guardia ad IO, ninfa amata da Zeus e trasformata in giovenca. Sul grande peristilio a tre bracci, con 4 colonne stuccate, si aprono il triclinio e altri ambianti residenziali e, sul lato Ovest, il passaggio per un secondo peristilio più piccolo, le cui colonne, sono in parte visibili attraverso cunicoli borbonici parzialmente riaperti. Al piano superiore (andato perduto dopo l'abbandono nel 1875) si rinvennero: Farina, pani pronti per la cottura, vasi in terracotta contenenti farro, legumi, olive, mandorle e frutta;
2) Casa dello scheletro: dove fu rinvenuto uno scheletro, composto da numerose stanzette, con dei ninfei e atrio coperto; la casa di 410 metri quadri, unione di tre abitazioni più piccole, su due livelli ma si è conservato solo il piano terra; pavimentazione a mosaico in bianco e nero, senza implivium, sull'atrio si aprono diversi ambienti come un piccolo tablino, una sala con accesso all'oecus ed un ninfeo, due vasche rettangolari, una pseudo grotta rivestita in finto opus quadratum, con frammenti di calcare in rosso e incorniciata con tessere azzurre e fregio abbellito da sette pannelli a mosaico, di cui solo tre originali, tra i quali si riconosce il sacrificio di un ariete ed un offerente; un corridoio conduce al tablino, un larario decorato a mosaico, sovrastato da una tavoletta in marmo raffigurante: una figura alata;
3) Casa con due atrii: si articola intorno a due atrii: quello interno tuscanico, è circondato da camere con al centro una vera da pozzo; la facciata costruita in accurato opus reticulatum, una lunga cornice marca piano in terracotta, segna il piano terra dal primo; aldi sopra del piano d'ingresso un arco di scarico, nella lunetta dell'arco, una testina (medusa) di cui sorgono i capelli ricciuti; al civico nr. 28 vi è l'ingresso secondario che conduceva ad una scala per il piano superiore. Coperto da solaio in legno, pavimentazione in cocciopesto, decorato con scaglie di pietra di diverso colore;
4) Bottega di un pannivendolo: (lanarius) con unico esempio conservato di pressa a vite in legno (torcular o pressorium) utilizzato per stirare i vestiti. Una scala conduceva al piccolo alloggio dell'artigiano, costituito da due stanze, ricavate al di sopra del vestibolo della casa del tramezzo di legno;
5) Casa del tramezzo di legno: è notevole la facciata con l'ingresso e le finestre; al suo interno, un grande atrio con affreschi, fiancheggiato da cubicoli con letti in legno: il cubicolo di destra ha il pavimento a mosaico e una statua di Attis che regge una mensa di marmo. L'atrio è diviso dal tablino (sala per ricevere) da un tramezzo di legno carbonizzato con apertura centrale e due porte laterali; il tablino si affaccia su di un giardinetto porticato intorno a cui si aprono altre stanze;
6) Casa a graticcio: o a traliccio: si basa su di un metodo di creazione di edifici con intelaiature in legno collegate tra di loro in diverse posizioni; la struttura portante è costituita da una serie di travi in legno, disposte orizzontalmente, verticalmente e obliquamente. (vedi la cittadina di Colmar in Alsazia che ne caratterizza il centro storico);
7) Casa dell'erma di bronzo: abitazione di piccole dimensioni incentrata su di un atrio di tipo tuscanico (tetto sostenuto da travature), pavimento in cocciopesto, vasca centrale di tufo, pareti decorate con pitture III stile. Vi è esposto il calco dell'erma (ritratto su pilastro) in bronzo del padrone della dimora; di grande interesse è il tablino per il suo pavimento in opus sectile e il retrostante triclinio che conserva pitture rinnovate IV stile, fra cui si distingue un quadro con raffigurazioni di un paesaggio marittimo;
8) Casa dell'atrio a mosaico: ha l'atrio coperto da pavimento a mosaico a riquadri; il portico che immette nel giardino retrostante, ha finestre con stipiti in legno carbonizzati; a sinistra del giardino, si trovano le camere da letto divise al centro da un'esedra decorata. In fondo al giardino è il nucleo abitativo più importante, con al centro il triclinio, fiancheggiato da stanze con eleganti decorazioni; un loggiato e una terrazza, guardano il mare;
9) Casa dell'albergo: così chiamata per la sua ampiezza: 2150 metri quadri e la presenza di un impianto termale, ma sicuramente ad uso privato. In splendida posizione panoramica verso il mare, le sue strutture architettoniche e la disposizione, risultano molto interessanti, anche se pervenuta a noi in pessimo stato di conservazione, sia per i danni causati dal torrente di fango che per i cunicoli scavati dai primi esploratori; edificata in età Augustea e poi modificata con numerose stanze, un bagno privato, un grande peristilio ed un ampio belvedere;
10) Terme: del I sec. d. C. con la divisione tra maschietti e femminucce: quello maschile, un'entrata conduce al cortile porticato della palestra dove si allineano: il frigidarium, con vasca azzurra rotonda e nicchioni, coperta da cupola ornata da raffigurazioni di pesci; lo spogliatoio (apodyterium) con volta ornata di stucchi; pavimentazione marmorea bicolore, sedili, ripiani per gli abiti e una vasca per lavarsi. Seguono il tepidarium con impianto sottostante per aria calda e il calidarium, absidato, con la vasca calda per l'acqua calda e la base della vasca per l'acqua fredda. Il settore femminile appare più angusto e modesto: a un salone d'entrata con sedili, segue lo spogliatoio decorato in stucco e ripiani per le vesti, pavimento a mosaico; sul lato sinistro, si apre il tepidarium, anch'esso con ripiani per biancheria e pavimento musivo, quindi il calidarium: con vasca di lavaggio, sedili e sotto il pavimento impianto di aria calda;
11) Casa del salone nero: così chiamata per via di un oecus totalmente affrescato in nero; è considerata una delle più lussuose di Ercolano, con i suoi 395 metri quadri realizzata in opus reticulatum, pavimento in cocciopesto con inserimento di tessere a mosaico bianco e pezzi di marmo a forma geometrica ed a mosaico nel peristilio e negli ambienti circostanti; l'atrio con decorazioni pittoriche e al centro l'implivium, rivestito con lastre di marmo bianco lunense. Al suo interno, sono state ritrovate venti tavolette cerate, appartenenti a L. Venidius Ennychus, in cui erano riportate le notizie come la sua eleggibilità ad augustale (sacerdote di augusto), la nascita della figlia e l'acquisto di una schiava;
12) Decumano massimo: tra case e botteghe si nota un portico con abitazioni soprastanti che conservano le antiche strutture in legno, con il restauro e l'apertura del decumano massimo, è possibile eseguire gli scavi nel tunnel borbonico per i 70 metri che separano il teatro di Ercolano (quello da dove tutta l'archeologia cominciò) dalla Basilica (il tribunale) anche quella da scavare sotto un piazzale di 50 metri alla fine del decumano; nel decumano, non passavano mezzi di trasporto, due cippi dimostrano il divieto; tra il decumano massimo e il cardi IV, vi è la fontana di venere con vasca il pietra calcarea bianca, le due testate rappresentano una Venere nuda che si strizza i capelli e una testa di medusa. Sul pilastro alle spalle della fontana, è dipinto a lettere nere un avviso: di non effettuare i propri bisogni, pena: una multa di una moneta d'argento per gli uomini liberi e frustate per gli schiavi;
13) Casa del bicentenario: così chiamata perchè finita di scavare nel 1938, a due secoli dall'inizio delle indagini archeologiche ad Ercolano; costruita in epoca Giulio – Claudia; l'atrio è dipinto di rosso, pavimento musivo a fondo nero; ai lati si estendono due ali: in quella destra: il sacello in legno, il soggiorno ornato da varie raffigurazioni, il pavimento è a intarsi in marmo, per una scala a destra, si giunge in una stanza con l'emblema della “croce”, dimostra la presenza del Cristianesimo prima del 79 d. C.; il lato sinistro è uguale;
14) Casa del bel cortile: il cortile è sopraelevato, presenta un elegante pavimento musivo ed è collegato da una scala al piano superiore con ballatoio decorato; nel salone del piano terra, sono esposti oggetti di scavo, vasellame, monete, sculture tra cui un piccolo: Erote; (simbolo fallico)
15) Casa di Nettuno e Anfitrite: magnificamente conservata, annessa alla casa, una bottega con bancone su cui si trovano merci e oggetti; le scansie, sono ancora occupate dalle anfore vinarie. Il cortile d'entrata della casa è arricchito da un mosaico che copre le pareti di un ninfeo con scene di caccia, festoni, cesti e uccelli, su di un'altra parete: il bellissimo mosaico di Nettuno e Anfitrite;
16) Casa del mobilio carbonizzato: abitazione di forme preromane, ma decorata in epoca imperiale; un grande portale, immette nelle Faceus con pitture di finta architettura del IV stile in cui sono inseriti i bei quadri di un galletto e una natura morta; un larario domestico a tempietto decorato da stucchi e pitture, con un bel timpano sorretto da due colonnine; pavimento a marmi colorati, alle pareti: figure volanti di donna; Pan che scopre una ninfa che dorme e poi dei mobili: un letto, una piccola mensa in legno carbonizzata e utensili da cucina in terracotta;
17) Casa del telaio: costituita da due ingressi: uno immette nell'officina, l'altro nella casa, nel cui portico, furono ritrovati i resti di un telaio in legno per la tessitura, carbonizzato; nello stesso ambiente, due feritoie per illuminare l'ambiente stesso, fu rinvenuta anche una targa in marmo;
18) Casa sannitica : tipica abitazione preromana, con bella facciata che conserva l'antico portale, al suo interno, un vasto atrio con loggia transennata con colonne ioniche, dove sono esposti oggetti di uso quotidiano; nel cubicolo a destra, è raffigurato il ratto d'Europa;
19) Casa del grande portale: così chiamata per un elegante ingresso, affiancato da due colonne in laterizio, tonde, stuccate e dipinte in rosso, sormontate da capitelli in pietra corinzio, con figurette di “vittorie alate”; sopra i capitelli, poggia l'architrave in mattoni, con cornice dentellata. All'interno, manca l'atrio, le stanze affacciano su di un vestibolo allungato, comunicante con cortiletto scoperto; alle pareti, fini pitture del IV stile, raffinata è la decorazione del triclinio, sulla parete di fronte un quadretto dionisiaco, sul fondo del vestibolo: eleganti architetture dipinte su fondo nero, con al centro: un quadretto con farfalle ed uccelli che beccano ciliegie;
20) Fontana di Nettuno: all'estremo del decumano, dell'insula IV occupando parte della carreggiata, precludendo il traffico assai limitato;
21) Bottega: dallo stipite della casa del salone nero, viene la prima fastosa insegna di bottega: ad Sancum ad Cucumas, il pilastro d'ingresso reca dipinta l'insegna che raffigura 4 brocche (cucumas) di colore diverso, con le bevande che si vendevano, in alto campeggia la figura di Semo Sancus; la bottega era forse una caupona (locanda) dove si servivano bevande e cibi; nelle città romane, era usuale pranzare (prandium = pasto di mezzogiorno) fuori casa; all'entrata un bancone in cui sono fissati i grandi recipienti di granaglie e legumi;
22) Casa del sacello di legno: costruita nel II sec. a. C., in epoca sannita al suo interno, decorazioni in I e III stile con pannelli in rosso, bianco e nero; l'atrio con implivium centrale, tablino pavimentato in cocciopesto, con l'inserto in tessere bianche; un mobiletto in legno, caratterizzato: sulla parete alta da un sacello che riproduceva un tempio con colonne corinzie, contenenti una statuetta di Ercole; nel mobiletto tra le cose di uso quotidiano, bottiglie di profumo e un piatto con agi; nello spazio di un sottoscala che portava al piano superiore, un ripostiglio con numerose anfore;
23) Casa dell'atrio corinzio: il marciapiede ha decorazioni marmoree; nell'atrio con implivium fiancheggiato da tre colonne per lato, è completata da stanze decorate con l'esposizione di oggetti d'uso;
24) Fontana di Ercole: all'incrocio del cardine con il decumano massimo; e all'incrocio del decumano una fontana pubblica decorata con la testa di Nettuno fra due delfini;
25) Palestra: si entra nell'ampio vestibolo e si raggiunge l'ambiente rettangolare, sul lato occidentale è il portico a colonne con grande sala absidata e due ambienti più piccoli: nel lato settentrionale, si estende un criptoportico,percorso alla sommità da una loggia riservata agli spettatori; al centro si nota una vasca che riceveva acqua da una fontana;
26) Fontana della palestra: si presenta con un serpente in bronzo a cinque teste avvolto attorno ad un albero;
27) Pistrinum : panetteria, con due macine, certamente mosse da un asino le cui ossa, sono state rinvenute li accanto;
28) Casa del rilievo di Telefo: L'elegante dimora si presenta con atrio porticato ornato da rilievi di quadrighe, maschere e raffigurazioni di satiri in marmo, pendono negli intervalli delle colonne; un corridoio porta al peristilio che circonda il giardino, al centro una vasca dipinta di azzurro; tra le varie stanze che si aprono sul peristilio e sul terrazzo, spicca quella contenente il magnifico rilievo raffigurante: il mito di Telefo;
29) Casa dei cervi: una delle più eleganti abitazioni della città, risalente al I sec. d. C.; dall'atrio si passa al triclinio con due magnifici gruppi marmorei con cervi aggrediti dai cani; la sala successiva, dipinta in rosso con pavimento in marmo; una statuina di satiro e altro vasellame; il giardino porticato, ha pavimento musivo e una decorazione di amorini alle pareti: Segue l'ampio triclinio che ha ai lati due ambienti con decorazioni marmoree. Oltre il loggiato una pergola con antichi vasi da fiori, fiancheggiata da due stanze con un pregevole pavimento in marmo; in una di queste, si trovano suppellettili della casa e una bella statuina raffigurante: “ l'ebrezza di Ercole”;
30) Casa della gemma: di fronte alla casa dei cervi e prende il nome dalla gemma che vi fu trovata, l'atrio è dipinto in nero e in rosso; cucina, tablino e triclinio con pavimento musivo, una terrazza affaccia sul mare. Il muro a bastioni delimita l'area di Ercolano, al di fuori, il quartiere marittimo suburbano nel quale si entra dopo una rampa e si trova:
31) Porta marina: sul piazzale si trovano due basamenti in marmo;
32) Sacello del proconsole Marco Nonio Balbo: nei pressi delle terme suburbane, si apre un piazzale dedicato a Marco Nonio Balbo e al suo monumento funerario che guarda verso il mare; uno dei più famosi a Ercolano, tanto che gli dedicarono altre dieci statue;
33) Terme suburbane: sono contigue alla casa della gemma e del rilievo di Telefo. Dopo il portale, il vestibolo con apertura per la luce impostata su colonne e archi; seguono il frigidarium con vasca, un ambiente ornato da bei rilievi di guerrieri; il tepidarium con impianto di riscaldamento e vasca, il laconicum e il calidarium, con un perfetto stato di conservazione dei sedili, dei pavimenti e delle porte;
Teatro: fu costruito nel I sec. d. C., decorato negli ultimi anni di vita di Ercolano; una scalinata porta alla sommità della cavea, da dove si percorrono le gradinate e si raggiunge l'orchestra e il proscenio a grandi nicchie. Poteva contenere circa 2.500 persone;
A differenza di Pompei che fu sepolta da cenere e lapilli, Ercolano fu travolta da una valanga di fango e detriti vulcanici, che solidificandosi, diedero luogo ad una sorta di banco tufaceo durissimo, alto tra gli otto e 15 metri, conservando, meglio che a Pompei, i piani, i soffitti e i materiali organici come: legno, tessuti, carta, cibi ecc.
Villa dei papiri: fino ad oggi lo scavo ha interessato 14.000 metri quadri, di cui 1500 con monumenti; la villa ha una superficie paragonabile a tre campi da calcio uniti, estendendosi sotto il centro abitato ad una profondità di 25 – 30 metri. Gli archeologi hanno recuperato circa 2.000 rotoli di papiro; la villa, fu residenza del suocero di Giulio Cesare : Lucio Calpurnio Pisone; i rotoli sono conservati nella biblioteca Nazionale di Napoli molto antica, con una rassegna della filosofia greca, da Epiro a Filodemo di Gadara. I papiri ritrovati, non furono carbonizzati per il calore della lava, ma per un processo di mineralizzazione favorito dal materiale che sommerse Ercolano nel 79 d. C.; scritti per lo più di natura filosofica e quasi tutti in greco e alcuni testi poetici in latino.
Recentemente, è stato trovato un trono regale, in legno e avorio decorato con scene del culto di Attis poco distante dalla villa.
La maggior parte degli scheletri, furono rinvenuti presso le terme suburbane, sotto le arcate della terrazza di Nonio Balbo e la spiaggia. Plinio ci racconta che il mare era in burrasca e di conseguenza portare loro la salvezza con barche o nave era impresa impossibile. Le vittime erano strette una all'altra, con una densità: più di tre persone a metro quadro, in gruppi da 15 a 40, in prevalenza donne e bambini, spesso lo scheletro femminile sopra quello del piccolo come a proteggerlo.
Pidocchio Hercolaneum: tra le tante informazioni a noi pervenute, con l'analisi al microscopico dei defunti, una curiosità ci perviene dallo scheletro di una donna sui 22 anni, con un fermaglio di metallo tra i capelli; gli ossidi di ferro, formatisi sul fermaglio, impregnandosi con i capelli, ne hanno preservato una ciocca attaccata all'osso del cranio; con gli esami al microscopio, i capelli erano scuri e nitidamente, appare la forma di un pidocchio; il cranio, presenta piccole lesioni superficiali, lasciate dal continuo grattarsi, come è risultato, osservando tutti gli altri che recano analoghe lesioni; segno di una generale infestazione di pidocchi.
Hercolaneum fu sepolta nel 79 d. C.; risorta con il nome di Resina e nel 900 ha ripreso il nome di: Ercolano. Questa cittadina custodisce le bellezze di tre città in una sola: Hercolaneum sepolta e riportata solo in parte alla luce, con le sue terme, case e negozi perfettamente conservati; Risorta come Resina, con il suo borgo medievale, uno dei più antichi d'Italia, con le sue Chiese secolari, le sue intricate viuzze e piazzette e il suo storico mercatino dell'usato; infine la moderna Ercolano, aristocratica e sofisticata.
Da non perdere
Osservatorio vulcanologico: il più antico del mondo, ubicato in un elegante edificio borbonico in via Osservatorio ed espone preziose collezioni mineralogiche, strumentali e artistiche, nonché una ben fornita biblioteca storica; fra gli oggetti esposti: rilevante il sismografo elettromagnetico di Luigi Palmieri del 1856, attualmente adibito a museo con gli antichi strumenti di misurazione delle eruzioni.
Museo archeologico virtuale: unico nel suo genere, per rivivere attraverso realtà tridimensionale l'eruzione del Vesuvio e la catastrofe.
Mercatino dell'usato: di Resina, una delle piazze più vaste per il commercio dell'usato dell'intera penisola Italiana, dove anche le case cinematografiche, cercano di vestire i più disparati personaggi.
Basilica S. Maria di Pugliano: la millenaria, a croce latina con tre navate, testimonianze della sua esistenza, risalgono all'XI sec.; al suo interno, opere d'arte come il più antico battistero dei paesi vesuviani, utilizzato già nel XIII sec.; opere pittoriche del XVI sec.; il crocifisso nero in legno del XIII sec.; una scultura lignea della Vergine del XIV sec.; due acquasantiere del 1584, ricavate da vasche romane e le lastre marmoree di due sarcofagi del II e IV sec., appartenenti a sepolture pagane e adattati ad altari da monaci basiliani.
Villa Campolieto: del 1755, tra gli architetti: Luigi Vanvitelli, attualmente ospita eventi culturali e sociali; ha pianta quadrangolare, strutturata in quattro corpi separati dai bracci di una galleria centrale, a croce greca con cupola al centro.
Villa Ruggiero: del XVIII sec., si sviluppa su tre livelli intorno ad un cortile chiuso a forma di ellisse. Facciata stile rococò con portale in piperno e marmo bianco. Le tre finestre sulle terrazza, sono decorate con cartigli e stucchi, quella centrale, sormontata da una nicchia che ospita il busto di S. Gennaro rivolto verso il Vesuvio; il salone delle feste, affrescato da ricchi motivi floreali e naturalistici. Attualmente ospita gli uffici comunali e la biblioteca.
Ercolano è uno dei comuni compresi nell'area del Parco Nazionale del Vesuvio, che permette di avventurarsi sul cratere; lungo la strada è possibile ammirare il museo a cielo aperto di arte contemporanea: “ creator vesevo” 10 sculture in pietra lavica di artisti Italiani e stranieri, locati nei tornanti.
Il Vesuvio è staccato dalla piana su cui sorge, il circuito alla base è di circa 20 km; la vetta: 1280 s.l.m.; diametro del cratere: oltre 500 metri.
Dal 1977, fa parte del PATRIMONIO DELL'UMANITA' dell'UNESCO;
Dal 2001, è attivo il programma Herculaneum Conservation Project, che mira alla conservazione e alla valorizzazione del sito, oltre che alla realizzazione di nuove campagne di scavo;
Tra il 2002 e il 2006, sono stati aggiunti nuovi ambienti della villa dei papiri;
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