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Castellammare di Stabia

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Deve il suo nome alla città di Stabia o Stabiae che fu alle sue origini, fondata dai Greci, divenne poi etrusca, sannitica e intorno al 340 a. C. romana. Distrutta dalla grande eruzione del Vesuvio nel 25 agosto 79 d. C. che seppellì Ercolano e Pompei; ricostruita nel corso della sua storia fu più volte saccheggiata. Nel 1500 fu feudo dei Farnese. Con i Borboni visse un periodo di impulso produttivo: sorsero cantieri navali e fabbriche, alla fine del XVIII sec., iniziarono gli scavi dell'antica città.
Porto Nel 1783 Giovanni Edoardo Acton, primo Ministro del re Ferdinando IV, fondò il cantiere di Castellammare di Stabia per le grandi costruzioni navali, dal momento che gli scali dell'arsenale di Napoli erano inadatti. La prima costruzione fu il vascello 'Partenope' varato nel 1786.
Nel 1808 il cantiere venne ingrandito per ordine di Gioacchino Murat (fino ad allora non era possibile costruire contemporaneamente più di un vascello e di una fregata) e, di una fregata e nel 1810 fu varato il vascello 'Capri'; seguì il 'Gioacchino' nel 1812 e il 'Vesuvio' nel 1824.
In seguito furono fabbricate pirocorvette e pirofregata, ma la nave maggiormente rappresentativa è “l'Amerigo Vespucci” varato nel 1931.
Il territorio è ricco di sorgenti minerali di diversa composizione, impiegate fin dall'epoca romana per la cura di varie malattie.
Le Chiese in Castellammare di Stabia, sono una cinquantina ubicate nel centro storico e nella zona collinare, noi ne scegliamo alcune, ma tutte sono di interesse storico e religioso.

Monumenti
San Catello Con-Cattedrale Maria SS. Assunta: che ospita la Cappella di S. Catello patrono della città, del 1587, a croce latina, divisa in tre navate, fu nel 1875 che durante la costruzione della Cappella di S. Catello, vennero ritrovati reperti archeologici e strutture riconducibili a necropoli, strade, case e botteghe di epoca romana.
Tra le opere principali conservate al suo interno, la deposizione e la natività dello Spagnoletto (Jusege de Ribera, conosciuto anche come Josè de Ribera o con il soprannome: lo spagnoletto Xàtiva 17.2.1591 – Napoli 2 settembre 1652 pittore spagnolo, attivo principalmente a Napoli e fu uno dei massimi protagonisti della pittura Europea del XVII sec.); un sarcofago paleocristiano, utilizzato come altare nella Cappella di S. Catello e una statua di S. Michele Arcangelo di epoca medievale, oltre a dipinti di noti artisti.
Nel periodo natalizio, viene allestito il presepe del Duomo con 70 pastori alti dai 90 ai 150 cm. Del seicento – settecento – ottocento;
Santa Maria di Pozzano Santuario S. Maria di Pozzano: XVI sec. Conserva la tavola della Madonna di pozzano, compatrona di Castellammare di Stabia e miracolosamente ritrovata in un pozzo. Dinanzi all'icona, sostò in preghiera anche S. Francesco da Paola. Al suo interno, ospita opere di noti scultori e pittori.
Di notevole fattura è la sacrestia, realizzata su disegno di Luigi Vanvitelli (nato Lodewijk van Wittel Napoli 12.5 1700 – Caserta 1.3.1773 pittore e architetto Italiano di origine Olandese) al cui interno è ospitato un Crocifisso ligneo del XVII sec. E ritrovato miracolosamente sulle acque del mare durante un'eruzione del Vesuvio;
Madonna della Libera Santuario Madonna della Libera: del XV sec., custodisce un dipinto bizantino del X sec., raffigurante la Madonna con in braccio il Bambino Gesù e ai suoi lati, S. Catello e S. Giovanni Evangelista;
Santuario Sacro Cuore: località Scanzano XIX sec., è la sede delle suore compassioniste serve di Maria, fondata da Suor Maria Maddalena Starace (al secolo Costanza C/re 5 settembre 1845 – C/re 13.12.1921 religiosa dal 7.7.2003, il papa Giovanni Paolo II l'ha iscritta nell'elenco :”Venerabili”) nel cui tempio, sono conservate le sue spoglie;
Santuario S. Maria della Sanità: nella frazione Quisisana, XVIII sec, conserva un affresco del XIV sec.; è meta di pellegrinaggio a seguito di diversi miracoli avvenuti nel 700;
Numerose ancora sono le Chiese monumentali che al loro interno custodiscono opere di artisti famosi.
Palazzo Farnese: ingrandito e abbellito nel 900, è sede del municipio e da alcuni anni, si è creato al suo interno, un piccolo museo civico;
Palazzo Alvino: del 1843, il primo proprietario fu il Cav, Domenico Benucci, titolare del monopolio dei tabacchi del Regno delle due Sicilie, in seguito utilizzato come struttura ricettiva;
Reggia Quisisana: nel 1268, esisteva già e si ipotizza risalente agli Svevi, nel corso della storia, numerose personalità vi hanno risieduto: i Bonaparte, Gioacchino Murat, i Borbone, Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone vi soggiornò a lungo; con l'unità d'Italia, passò ai Savoia.
Nel 1879, fu acquistata dal comune e data in concessione a privati che la trasformarono in struttura ricettiva. Alla fine degli anni sessanta, per breve tempo fu destinata ad ospedale poi abbandonata; il terremoto dell'Irpinia 1980, provocò il crollo parziale di alcune mura, solai e scale, ornamenti e stucchi completamente distrutti; con il restauro del 2008, la reggia, sarà in parte utilizzata per la scuola di restauro e in parte a museo per l'esposizione dei reperti provenienti dagli scavi Stabiae;
Castello Medievale Castello medievale: fu costruito dai sorrentini per difendere il proprio ducato, sulla collina che sovrasta la città Stabiese; fu riparato da Federico II e ricostruito dagli Angioini, rifatto e rinforzato da Alfonso d'Aragona, fu attivo fino ai secoli della dominazione Spagnola e nel XVIII sec., cominciò il declino.
Ridotto a un rudere, fu venduto dallo Stato al marchese Alapenzone di Verona che negli anni 30 del 900, lo cedette a Edoardo del Martino, il quale iniziò il restauro, completato poi dal figlio. Oggi abitazione privata è visitabile solo all'esterno.
La struttura ha una grande importanza nella storia di C/re di Stabia, poiché da questo prende il nome: secondo la tradizione, il mare arrivava al castello, in realtà, questo aveva una cinta muraria che si originava dal complesso centrale e scendere giù per la collina fino alla zona dove oggi si trova la Chiesa di Porto Salvo, terminando con una torre di avvistamento, in questo punto, il mare incontrava il castello e da qui il nome di: castello a mare.
Grotta S. Biagio: antico tempio Cristiano, ricavato nella roccia di tufo alle pendici della collina di Varano, probabilmente in origine, fu una cava creata dagli antichi romani; in principio, fu tempio romano dedicato a Mitra, nei primi secoli della Cristianità, divenne catacomba. Nel VI sec. Divenne Chiesa dedicata a ai Santi Giasone e Mauro; al suo interno vi sono affreschi di notevoli proporzioni, splendidamente conservati eseguiti tra il VI e XIV sec.; oggi è chiusa al pubblico;

Terme
Definita metropoli delle acque per il suo patrimonio idrogeologico, ben 28 tipi di acque differenti; acque molto apprezzate da Plinio il vecchio, che le consigliava ai sofferenti di calculosis;
Terme antiche: inaugurate nel 1836 e nel 1893, venne aperto il padiglione Moresco. Divennero un centro di benessere e nel suo parco si organizzavano: mostre di pitture, manifestazioni culturali, concerti musicali. Il 26 febbraio 1956, iniziò la demolizione dell'antica struttura per la nuova costruzione, ma verso la fine degli anni 80 entra in crisi; oggi le antiche terme sono aperte per poche ore al giorno e nel periodo estivo, si tengono alcune manifestazioni culturali;
Nuove terme: sulla collina denominata: del Solaro nei pressi della Frazione di Scanzano, inaugurate il 26.7.1964 si estendono su di una superficie di 100.000 metri quadri, composta da due settori: edificio dedicato alle cure terapeutiche e il parco per le cure idropiniche; l'edificio per le cure, è uno dei più moderni e attrezzati d'Europa;
Cassa ArmonicaCassa armonica: o padiglione musicale, inaugurato il 28.4 1900, dopo solo 9 anni, a causa di una violenta libecciata crollò e l'architetto Eugenio Cosenza (autore), ne abbassò l'altezza, creò in cima uno sfiatatoio e gli archi assunsero una forma arabescata; ospita vari concerti oltre che manifestazioni;
Scoglio di Rovigliano Scoglio di Rovigliano: formato da roccia calcarea e ricoperto da depositi eruttivi; di fronte alla foce del fiume Sarno al confine tra C/re di Stabia e Torre Annunziata; deve il nome ad una famiglia romana: la Rubellia che vi costruì una villa d'Otcum (casa agricola). Prima dei romani, fu un emporio fenicio e tempio dedicato a Ercole, difatti era chiamata Petra Herculis.
Nel 238 d. C. vi si edificò un convento e nel 1564 fu fortezza contro le incursioni dei pirati turchi;
Arco di San CatelloArco S. Catello: del XIV sec., sito nel centro storico e affaccia sulla villa comunale, da molti ritenuto una porta della città, in realtà è dell'antica Cattedrale; oggi è uno dei simboli della cittadina e viene chiamato S. Catello per la statua del Santo sulla sua sommità;
Fiume Sarno Fiume Sarno: linea di confine tra C/re di Stabia – Torre Ann/ta – Pompei, i romani lo chiamavano: dragoncello per la sua forma sinuosa; nell'ottocento il corso fu rettificato. Degno di nota: la battaglia nel 552 d. C. tra Goti e bizantini. Nel 900, nelle sue acque si nuotava, si pescava, oggi è uno dei corsi d'acqua più inquinati d'Europa;

Parchi
il lungomare, lungo circa 1 km., con giardini, palme e pini mediterranei, abbellito dalla fontana del vogatore che ricorda la lunga tradizione stabiese nel canottaggio; busti di personalità famose e un monumento che ricorda l'eruzione del Vesuvio nel 79 d. C. è una splendida passeggiata respirando salsedine e per quelli che scelgono un turismo in Campania;
Villa Gabola: nei pressi del rione S. Marco, recintato e luogo di svago per bambini; al suo interno: una villa stile americana versa in stato di abbandono;
Bosco di Quisisana: è il polmone verde della città, nei pressi della reggia, tra la folta vegetazione si aprono numerosi vialetti; importante da visitare: la famosa fontana del re;
Torre dell orologio Piazza orologio: o torre dell'orologio, eretta nel 1872 a seguito delle richieste degli abitanti e pescatori che volevano un orologio luminoso visto anche dal mare, così venne posto sulla sommità un orologio con impianto a gas; nel 1962 il gas lasciò il posto alla corrente e dal 2009, dopo il restauro della torre campanaria e della piazza, l'orologio gode di illuminazione a LED;

Archeologia
Stabiae fu una delle mete preferite dai patrizi romani che costellarono di ville il territorio, scoperte nel 1749 dagli scavatori Borbonici e nel 1782 vennero spostati a Pompei;
Villa Arianna: prende il nome da un quadro di Arianna abbandonata; la struttura residenziale risale ed epoca Repubblicana, ma fu ampliata nel I sec. d. C., nell'area archeologica, è possibile individuare il quartiere termale, originariamente decorato in opus sectile ( decorazioni murarie o pavimentali con marmi tagliati tipo mosaici); tra gli affresci, va segnalato: il quadro di Arianna abbandonata a Nasso; Ganimede rapito dall'aquila; Perseo e Andromeda; lungo il porticato si apre il triclinio estivo, con stanze arricchite da decorazioni parietali a fondo bianco e giallo.
Poco oltre si trova l'ampio peristilio per una lunghezza di 370 metri; dalla parte opposta è il nucleo repubblicano della villa, in esso, cubicoli con pregevoli decorazioni a mosaico si articolano intorno all'asse canonico atrio - peristilio tipico delle residenze Vesuviane del I sec. d. C.;
Villa S. Marco: è una villa residenziale romana ha una estensione di circa 11.000 metri quadri e solo 6.000 portati alla luce; quando fu scoperta, fu trovata in ottimo stato di conservazione grazie allo spesso strato, circa 5 metri, di cenere e lapilli che l'avevano protetta nel tempo. Risale all'età Augustea e ampliata nell'età Claudia.
Non si conosce esattamente il nome del proprietario ma si pensa a un certo:”Narcissus” un liberto (nell'antica roma liberto, era uno schiavo affrancato che continuava a vivere nella casa del padronus e aveva nei suoi confronti doveri di rispetto e obblighi di natura economica) sulla base di alcune bolle ritrovate sulle tegole, oppure alla famiglia dei Virtii, i quali avevano dei sepolcri poco distanti dalla costruzione.
L'ingresso della villa è posto a 5 metri di profondità; l'atrium, affrescato con zoccolatura in nero e zona mediana in rosso, con raffigurazioni di centauri e pelli di pantere; al centro un: impluvium (vasca quadrangolare per raccogliere acqua piovana), lungo le pareti, una scala portava al piano superiore (crollato).
Sulla parete est il larario (lari = divinità figure della mitologia romana) adornato con degli affreschi che riproducono marmi preziosi; (per evitare l'acquisto, a prezzi elevati, di marmi veri). Sulla destra dell'atrio, si accede al tablinio con un breve corridoio in cocciopesto (materiale edile utilizzato come rivestimento impermeabile per pavimenti esterni e interni) conduce a un cortile porticato dov'è l'ingresso della strada alla villa.
Della porta di accesso al cortile, essendo in legno, al momento dello scavo è stato possibile eseguirne il calco, negli ambienti sono stati recuperati: una statua in bronzo di Mercurio; un corvo a grandezza naturale per fontana e un candelabro bronzeo; il tablinio ha una decorazione in IV stile (stili o schemi decorativi Pompeiano) con zoccolo rosso e scomparti con ghirlande e animali, pavimentazione in tassellato bianco delimitato da due fasce in nero.
Nel 2008, con nuovi scavi sono stati rinvenuti nuovi ambienti non segnalati sulle mappe Borboniche come: una scala; un sentiero pedonale; un giardino e al centro un grosso olmo, oltre a due latrine e ambienti con letto, lavabo e piano di cottura e una piccola cassetta contenente: una moneta; una spatola e un bottone d'osso.
La cucina, posta alle spalle dell'atrio, ha pianta rettangolare e notevoli dimensioni; presenta un grosso bancone in muratura su 4 archi, un piano cottura in frammenti laterizi e una grande vasca; le pareti sono rivestite da intonaco grezzo e pavimentazione in semplice cocciopesto; sono stati ritrovati elementi di interesse come: graffiti lasciati dagli schiavi; si nota una nave a remi; dei conti, forse per la spesa o per i turni; due gladiatori e un poema di 12 righe.
Collegati alla cucina, altri ambienti forse magazzini o diaetae in cui si notano decorazioni troppo sontuose per ambienti di servizio; sono infatti pavimentati in tassellato bianco e nero e una decorazione parietale in terzo stile (Pompeiano) , con zoccolo nero e parte superiore in giallo ocra.
Ambienti termali: sono di notevoli dimensioni, dai resti degli affreschi, si deduce che fosse finemente decorato con raffigurazioni di grossi rami pendenti il piccolo viridario, che dava l'accesso alle terme; arricchito con rappresentazioni di amorini, lottatori, pugili, al quale segue: l'apodyterium (spazio non riscaldato); il tepidarium (bagni tiepidi); il frigidarium (acqua fredda); la palestra e il calidarium (acqua calda) con accesso di scalini in pietra, lunga sette metri, larga cinque e profonda un metro e mezzo.
A seguito di ulteriori scavi nella piscina, parte del fondo è stato asportato, mettendo in luce una grande fornace in mattoni e alimentata da uno schiavo, che la raggiungeva tramite un corridoio sotterraneo e riscaldava una grande caldaia in bronzo (asportata nel 1798 da Lord Hamilton per trasferirla a Londra, ma durante il viaggio, la nave: colussus fu vittima di un naufragio).
Il grande peristilio, è circondato da un lungo porticato con al centro una piscina lunga 36 metri e larga sette, nella parte terminale ha un ninfeo ( vi è ancora parte da esplorare), decorato con affreschi raffigurante: Nettuno – Venere e diversi atleti.
Nel giardino si aprono diverse diaetae affrescate in modo differente una dall'altra;
- la prima raffigura Perseo con le ali ai piedi che mostra la testa di Medusa recisa, un offerente, una musa di spalle con la lira, Ifigenia (personaggio della mitologia greca), una figura nuda e una donna che scopre una pisside; sul soffitto una Nike (personaggio della mitologia greca) con in mano la palma della vittoria;
- la seconda stanza raffigura la storia di Europa rapita dal toro;
- nella terza: un giovane disteso su di un triclinio con accanto un'etera;
le altre in parte crollate, si aprono sul ciglio della collina in posizione panoramica;
Villa del pastore: deve il nome ad una statuetta raffigurante un pastore; la villa risale tra l'VIII sec. a. C. e 79 d. C., si estende su di una superficie di 19.000 metri quadri. La statuetta in marmo è alta 75 cm. Con una base di 16 cm., stile ellenistico, rappresenta un anziano pastore vestito con grezze pelli; sulle spalle porta un capretto mantenuto per le gambe con la mano sinistra, nella quale trova anche posto un cesto con uva e pane, nella destra, porta una lepre.
Alcune altre ville, per mancanza di fondi, sono state invase dalla vegetazione.
Villa Carmiano: nel comune limitrofo di Gragnano, poco meno di un km. Dal pianoro di Varano, con una superficie di circa 400 metri quadri; risale al I sec., a. C. del proprietario si conoscono solo le iniziali: “MAR.A.S.”, incise su di un sigillo in bronzo;
Villa Petraro: villa rustica al confine tra C/re di Stabia e S. Maria la Carità; tra i reperti più importanti: alcune bottiglie di vetro soffiato; brocche in terracotta; un torchio oleario; anche questa depredata e nuovamente interrata;
Villa S. Antonio Abate: ai confini con C/re – Pompei e Nuceria oggi località Casa Salese; di grande interesse: i resti di una macina e una nicchia adibita a larario;
Villa Medici: esplorata per la prima volta da Pietro la Vega nel 1781, al suo interno furono rinvenuti: una tazza; un campanello e una accetta; inoltre: una cella vinaria e una stanza per il fattore, entrambi con ingresso autonomo; fu interamente portata alla luce e nuovamente interrata;
Villa Petrellune: esplorata nel 1779 da Pietro la Vega i quali, notando la presenza di lapillo, ritennero fosse dopo il 79 d. C. e l'abbandonarono per cui è stata ritrovata intatta; dai mosaici pavimentali, i marmi parietali e affreschi, denotano il livello di agiatezza dei proprietari. Un tessellato bianco con alcuni disegni geometrici in nero furono trasferiti alla Reggia di Portici;
Villa dell'ogliaro: sono una serie di tre edifici ubicati tutti in località Ogliaro a Gragnano. La prima esplorazione è avvenuta nel 1779 da Pietro la Vega, ma i suoi scritti contenenti le descrizioni della costruzione sono andati perduti, anche se, fortunatamente, prima del loro smarrimento, è stata realizzata, nel 1850, una mappa della villa.
Un lungo portico immette in diversi ambienti: una stanza dedicata al vino; un'altra a quella dell'olio; due ergastula per il riposo degli schiavi e un piccolo quartiere termale. Oggi le tre ville rustiche, sono interrate;
Villa del filosofo: esplorata nel 1778, fu rinvenuto un anello adornato con una corniola ( una varietà di calcedonio, la sua colorazione più pregiata: rosso – arancio, dovuto alla presenza di ossidi di ferro) intagliata, raffigurante il busto di un filosofo, tra gli altri reperti: ago crinale in avorio con Venere; attrezzi agricoli; oggetti in terracotta; candelabri; vasi in bronzo e lo scheletro di un cavallo. Attualmente la villa è interrata;
Villa Casa dei Miri: riportata alla luce nel 1779, sita in via Miri in C/re, vicino alle ville rustiche dell'antica Stabia; presenta ambienti per la produzione di olio, come testimoniano due torchi oleari con una vasca; inoltre, è stato rinvenuto un vaso di terracotta diviso in vari scomparti, utilizzato per ingrassare i ghiri (roditore appartenente alla famiglia gliridae; è l'unica specie del genere glis) uno dei cibi prediletti dai romani. Oggi la villa rustica è interrata;
Villa Sassole: esplorata nel 1762 – 1780 e 1781, apparteneva a C. Pomponius Trophimus come ci prova un cippo funerario vicino la casa.
Altre ville rustiche poco conosciute sono riaffiorate, purtroppo la maggior parte, sono state depredate degli affreschi di maggiore importanza e nuovamente interrate, come:
Cappella degli Impisi: fu portata alla luce e si trovò già depredata;
Villa rustica in proprietà Malafronte: del II sec., a. C., che fu abbandonata prima dell'eruzione del 79 d. C.;
Villa rustica in proprietà Iozzino: riaffiorata nel 1963 durante una costruzione e in parte distrutta, di età Augustea;
Villa rustica in via Sepolcri a Gragnano: scoperta in seguito a dei lavori per la costruzione di alcuni serbatoi idrici;
Tempio di Diana: nella frazione di Pozzano, dove oggi sorge la Basilica della Madonna di Pozzano, fu infatti uno scavo presso il giardino della Chiesa, nel 1585 che riaffiorarono alcuni resti di un tempio pagano, tra cui un'ara con particolari raffigurazioni come: testa di cervo, fiori e frutti; fu attribuito al culto della dea Diana. L'ara originale è custodita all'interno della villa S. Marco;
Tempio di Atena: riportato alla luce nel 1984 in località Privati di C/re con una superficie di circa 200 metri quadri, del periodo sannita IV sec. a. C., ancora oggi non è stato accertato a chi fosse dedicato. E' stato accreditato ad Atena per una statuetta della Dea rinvenuta sul luogo, simile ad un'altra che fu rinvenuta a Punta Campanella; i romani la chiamavano: REA;
Tempio di Cibele: in località Trivione in Gragnano, si tratta di colonne in piombo, disposte circolarmente e al centro un ceppo sepolcrale. Intorno all'edificio sacro, danzavano i “coribanti” (sacerdoti di Cibele) e spesso si svolgevano riti orgiastici; culto importato dall'antica Grecia;
Tempio del Genius Stabianum: riportato alla luce nel 1762, fu esplorato e nuovamente interrato; nonostante le diverse mappe, ancora non è stata chiarita la sua posizione.
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