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Isola di Procida

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Ritrovamenti archeologici, fanno ritenere che l'isola fosse abitata nel XV sec. a. C., da coloni Miceni e, intorno al sec. VIII a. C., da coloni calcidesi dell'isola Eubea, a questi subentrarono i greci di Cuma. Durante la dominazione romana, fu un luogo di villeggiatura dei patrizi romani. Giovenale (Decimo Giunio Giovenale – Aquino 50 a. C. - 127 d. C., poeta e rotore romano) nella terza della sua satira, ne parla come di un luogo atto ad un soggiorno solitario e tranquillo.
Con la caduta dell'impero romano, subì devastazioni dei vandali e dei goti e man mano, al tipico insediamento di epoca romana, prendeva posto il borgo fortificato dell'età medievale. Con la conquista normanna, Procida sperimentò anche il dominio feudale, assoggettata alla famiglia dai: Da Procida. Di questa famiglia, l'esponente di maggior spicco fu: Giovanni Da Procida, consigliere di Federico II di Svevia e animatore della rivolta dei vespri siciliani.
Sotto la dominazione di Carlo V, l'isola fu concessa in feudo ai d'Avalos d'Aquino d'Aragona 1529 ed a causa delle frequenti devastazioni barbariche, furono erette torri di avvistamento diventate in seguito, simbolo dell'isola con una seconda cinta muraria e il castello d'Avalos 1563. Nel 1734 fu l'avvento dei Borbone avviandosi verso un periodo di massimo splendore con una fiorente attività cantieristica.
L'isola dista dalla terraferma poco più di tre km., ed è collegata da un piccolo ponte alla vicina isola di Vivara; gran parte del suo litorale è tutelata dall'area marina protetta: Regno di Nettuno; l'isola è di origine vulcanica, nata dall'eruzione di almeno quattro diversi vulcani tra 55.000 e 17.000 anni fa, oggi completamenti spenti e in gran parte sommersi.

Monumenti
Arco: tra gli elementi più caratteristici che ha la funzione di ingresso (ovvero, passaggio tra strada e abitazione) ai piani superiori, delimita un particolare terrazzo, vero simbolo dell'abitato dell'isola;
Scala rampicante: o a d'orso d'asino, risulta la soluzione più comune per raggiungere le abitazioni in alto, le quali sono sempre a vela o a botte – architettonico particolare del carattere popolare; altro elemento caratteristico è il colore: una tonalità a pastello ben definita, assortita, in maniera che due case vicine non hanno lo stesso colore, in modo che secondo la tradizione, era desiderio dei pescatori riconoscere la propria casa anche lontano dal mare. Molti film sono legati a Procida, uno fra tanti: “ il postino” con Massimo Troisi.
Abbazia di S. Michele Arcangelo: dall'aspetto imponente sita su un promontorio e conserva un vasto patrimonio sacro; al suo interno il dipinto di Luca Giordano raffigurante S. Michele che abbatte Lucifero del 1699, inserito nel soffitto a cassettoni;
Chiesa Madonna delle Grazie: settecentesca in stile barocco, costruita su di una preesistente cappella;
Chiesa Madonna della Libera: eretta da monaci Benedettini su di una preesistente cappella nel 1521 con impianto a croce latina a tre navate; l'altare maggiore ospita un'edicola in marmo entro cui è custodito un dipinto raffigurante l'Annunciazione, in cui l'Arcangelo Gabriele con in mano un giglio, si prostra alla Madonna; splendida anche la cappella della Madonna della Libera del 1833, dove troneggia una statua lignea della Vergine (XIX sec.,);
Chiesa della Pietà: e S. Giovanni Battista – del 1760, sulle fondamenta di una preesistente cappella del 1616, a navata unica con una maestosa cupola decorata, in corrispondenza dei quattro pennacchi, dagli affreschi degli altrettanti Evangelisti, con un altare maggiore sovrastato da una statua lignea raffigurante: Santa Maria della Pietà XIX sec.; lungo il perimetro della navata, si aprono una serie di cappelle laterali con altari in marmi policromi; all'esterno, una torre campanaria stile barocco con orologio a quattro quadranti;
Chiesa S. Leonardo: eretta sui resti di una preesistente cappella nel XVI sec., l'interno a croce latina con abside e transetto impreziosito da un altare maggiore sovrastato da una statua di S. Leonardo XIX sec., la facciata in stile barocco, affiancata dal campanile del XIX sec.;
Chiesa S. Giuseppe: del XIX sec., è degna di notorietà non solo per le bellezze artistiche dei suoi arredi sacri, ma anche per l'imponente visibilità che ha su tutto l'abitato della marina, grazie al campanile e alla cupola del XIX sec.; l'interno a navata unica con cappelle laterali. Sull'altare maggiore, un'edicola di marmo entro cui è custodito S. Giuseppe XVIII sec., contraddistinto sulla sommità da una conchiglia con un'iscrizione: “ITE AD JOSEPH”;
Chiesa S. Rocco: XVI sec., è presente lo stemma reale della famiglia Cossa – dinastia reggente Procida dal 1339 al 1521 – a navata unica, sull'altare maggiore troneggia una tavola raffigurante: la Madonna della neve del XV sec.; splendido anche il soffitto settecentesco e la scritta: “CHARITAS”, incisa sull'arco che introduce nella zona absidale;
Chiesa S. Antonio Abate: del 1606, a navata unica e cappelle laterali; l'altare maggiore è intarsiato, in marmi policromi XVIII sec.; separa il piano di calpestio riservato ai fedeli dalla zona presbiteriale una balaustra cesellata in lesene decorata a rilievo; alla sinistra dell'altare principale, la statua di S. Antonio Abate;
Chiesa di S. Antonio da Padova: del 1636, su una precedente cappella del 1521; sulla facciata lo stemma del casato: Cacciuttolo; a navata unica con altari laterali. Sull'altare maggiore troneggia una tela raffigurante S. Antonio XVII sec., la statua del Santo, custodita su uno degli altari laterali, deve la sua notorietà alle maestranze napoletane del XVIII sec.; il patrimonio sacro della Chiesa comprende anche una tela raffigurante Gesù insieme ai Santi: Gennaro; Biagio; Giuseppe;
Casale Vascello: rappresenta un tipico esempio di edilizia seicentesca, contraddistinta dalla tipica economia di spazio, con abitazioni che si fiancheggiano: le une accanto alle altre; le une sulle altre.
Chiesa S. Margherita nuova: del XVI sec., ubicata in un luogo di straordinaria suggestione paesaggistica; attualmente la Chiesa è sede di mostre ed eventi culturali;
Palazzo d'Avalos: cinquecentesco, costruito dalla famiglia d'Avalos assieme alle mura. Nel 1830 fu trasformato in carcere e attualmente è visitabile solo dall'esterno;
Vivara: è un'oasi naturalistica protetta dal 1974 e riserva naturale dello Stato dal 2002; piccola, selvaggia, incontaminata, ha una splendida forma di mezza luna adagiata sul mare, è popolata da conigli selvatici e uccelli acquatici e migratori, in grado di stregare anche i meno sensibili al fascino della natura; è sede di numerosi ritrovamenti archeologici di epoca Micenea, un tempo legata a Procida da una falesia, oggi è collegata da un ponte transitabile solo a piedi. Unico edificio presente sull'isolotto: una semplice casa di caccia risalente al 1861. Dispone di una terrazza dalla quale si può ammirare tutto il litorale Campano;
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