Collina
Imola
Fu abitata in epoca paleolitica, del bronzo e romana “Forum Cornelii“ dopo che il dittatore romano Lucio Cornelio Silla la fondò nell'82 a. C. Secondo Paolo Diacono (monaco di Montecassino del settecento che fu storico – poeta e scrittore longobardo di espressione latina) nel 412 la cittadina visse il matrimonio di Ataulfo re dei Visigoti con Galla Placidia, figlia dell'imperatore Teodosio il Grande.
Il nome attuale venne usato la prima volta nel VII sec. e deriva dalla locuzione “Castrum Imolae”; fu possesso dell'esarcato di Ravenna nel cinquecento e passò alla Chiesa dopo continue guerre contro Ravenna – Faenza e Bologna nei sec. XI e XII. Divenne feudo della famiglia Alidosi dal 1341 al 1424 e insieme a Forlì fu una delle città rette da Caterina Sforza sino al sopravvento del Valentino nel 1499 dal 1504 tornò definitivamente alla Chiesa. Partecipò attivamente alle insurrezioni risorgimentali.
Monumenti
Rocca Sforzesca: eretto nel 1332 sui resti di un torrione del sec. XI e nel sec. XV sotto la guida di Gian Galeazzo Sforza assunse la struttura attuale, caratterizzata dai quattro torrioni perimetrali e dal mastio. Nel sec. XV tra le sue mura vi fu prigioniero per dodici anni Antonio Ordelaffi signore di Forlì e dal 1524 la Rocca divenne carcere pontificio, mantenendo tale funzione anche con l'avvento del Regno d'Italia e fino al 1958 quando le carceri furono chiuse.
Oggi ospita un museo con una collezione di ceramiche e una raccolta di armi costituita da circa seicento pezzi che vanno dal XIV al XX sec. Inoltre nella Rocca vi ha sede una prestigiosa istituzione culturale: l'Accademia Pianistica Internazionale “incontri col Maestro”.
Cattedrale di S. Cassiano: risale al sec. XII; nel 1765/69 venne rifatto il coro, il presbiterio con la cupola e la cripta, mentre il resto della Chiesa fu rifatto nel 1775/81 e consacrato il 28 maggio 1782 da papa Pio IV. Nel 1900 venne realizzata una nuova pavimentazione in ciottoli attorno al perimetro della Cattedrale, mentre antistante la facciata fu realizzato un disegno con motivi geometrici utilizzando ciottoli di colore diverso e per sottolineare meglio i vari accessi al Duomo, alcuni percorsi furono lastricati in trachite. Davanti all'ingresso principale venne tracciato un grande cammeo recante l'iscrizione “ANNO SACRO MCM“ per il giubileo.
L'interno è a tre navate e cappelle laterali; due scalinate simmetriche salgono dalle navate laterali e altre due dalla centrale dirigendosi al presbiterio, mentre una scala più larga centrale conduce alla cripta. Nella prima cappella vi è il fonte battesimale del XVI sec. Nella seconda cappella la pala d'altare che raffigura S. Pietro e Paolo, mentre la terza cappella custodisce una tela del XV sec. raffigurante la Vergine col Bambino. Altre tele, affreschi e un Crocifisso ligneo arricchiscono le altre cappelle ad opera di artisti famosi come: Giacomo Zampa – Angelo Gottarelli – Ignazio Zotti.
Nella cripta si trovano tre urne marmoree arricchite con putti e fregi risalenti al 1698 in arte barocco, i quali contengono le spoglie di S. Cassiano, S. Pier Crisologo, S. Proietto e Maurelio. Sotto il pavimento dell'altare maggiore vi sono sepolti i vescovi della diocesi, mentre in un loculo vi sono custoditi i resti di Girolamo Riario primo marito di Caterina Sforza, il quale fu ucciso a Forlì nel 1488.
Palazzo vescovile: risalente al XII sec. fu ampliato nel XV sec. e nel XVI sec. raggiunse le dimensioni attuali. Sotto il palazzo vi sono i camminamenti sotterranei ancora integri, i quali si sviluppano su tre bracci con le ex prigioni e la cantina. Le forme e le caratteristiche architettoniche attuali sono del sec. XVIII. Il vescovo Giovanni Maria Mastai Ferretti guidò la diocesi dal 1832 al 1846 prima che divenisse papa col nome di “PIO IX“.
Museo diocesano: sito nel palazzo vescovile ricavato negli anni sessanta del XX sec. dall'Appartamento verde, costituito da sei sale e fu l'appartamento dei papi “Pio VII e Pio IX“ vescovi di Imola. Conservano le decorazioni e l'arredamento dell'epoca, mentre gli affreschi sono opera di Angelo Gottarelli.
Chiesa di S. Domenico: Chiesa e convento risalgono al 1287 mentre il chiostro reca la data 1480. L'aspetto attuale della Chiesa risale al settecento, mentre della Chiesa originaria resta il portone in facciata risalente al 1340 ad opera di Jacopo da Certo e l'abside. L'interno a navata unica in stile rococò ricco di decorazioni.
Custodisce: il martirio di S. Orsola di Ludovico Carracci e tele raffiguranti le storie di S. Domenico opere di Giandomenico Ferretti, la quale fu una delle prime opere del pittore fiorentino il quale allora, era allievo dell'imolese Francesco Chiusuri. L'edificio è circondato da un piccolo giardino; nel complesso Chiesa-convento durante lavori di restauro tra il 1996 e 2001 sono emersi i resti di una domus romana denominata “La domus del rasoio“.
L'edificio conventuale dal 1 ottobre 1998 è proprietà del comune il quale dal 2011 lo ha adibito a museo e pinacoteca.
Chiesa – Abbazia di S. Maria in Regola: è la più antica di Imola dalla fondazione al 1796 è stata Abbazia; appare in un documento del 16 settembre 998 infatti risale all'esarcato di Ravenna (fine VI sec. - metà VIII sec.). Presenta una facciata barocca con decorazioni di ordine dorico; all'interno copertura di una volta dipinta a cassettoni nella quale si finge un cupolino. In una cappella figura il sarcofago in marmo bianco di S. Sigismondo risalente al 1372 e una lapide in cui appare un pellegrino inginocchiato davanti a S. Sigismondo. L'altare maggiore è caratterizzata da due balaustre di foggia bizantina con tre iscrizioni, in una di esse si legge il nome “Basilio“.
Attiguo alla Chiesa vi è il chiostro dell'ex convento del 1631, sono visibili gli stemmi dell'ordine in cotto, mentre ai quattro angoli riporta dipinti riguardanti la vita del Santo. A pochi metri si erge il campanile nel suo aspetto intatto dal 1180, definito in un documento del 1047 torre Longa; esso presenta una forma tonda irregolare con monofore a tutto sesto, le quali nel XIII sec. furono chiuse quando fu deciso di sopraelevare la struttura e costruire la nuova cella campanaria con bifore a sesto acuto. Il campanile rappresenta l'unica testimonianza esistente dell'antica Abbazia e che si è conservato nel suo aspetto originale fino a noi.
Due importanti reliquie sono associate all'Abbazia: il braccio di S. Sigismondo (al museo diocesano); il velo della Vergine (velo che le contorna il volto raffigurato ad esempio nel famoso dipinto di Giotto Madonna col Bambino). Il drappo è in lino bianco di cm 107 x 58 piegato più volte, è inserito in una teca (al Museo diocesano).
Chiesa di S. Agata: del 1603 dedicata alla martire siciliana Agata morta durante la persecuzione dell'imperatore Decio nel 251. Già documenti notarili del 1146 attestano l'esistenza di una “canonica Virginis S. Agathae“, mentre un atto del 1167 cita il nome del primo parroco “Giovanni“. La facciata si presenta in cotto e muratura, l'interno è mono-aula con pilastri di stile corinzio e decorata da sobri ornamenti barocchi; volta a botte delimitata da arconi trasversali in corrispondenza dei muri portanti.
Dotata di cappelle laterali con altari a diretto contatto dei fedeli, è illuminata dall'alto da un ampio lunettone posto nella facciata; nella prima cappella sotto l'altare vi è deposto lo scheletro di S. Valentino martire il quale venne trasportato dalle catacombe romane. Nella seconda cappella due tele raffigurano S. Gaetano da Thiene; nella terza cappella vi è il quadro di S. Francesco Saverio. Le tre cappelle di sinistra sono dedicate al Sacro Cuore di Gesù, S. Ignazio di Loyola e il fonte battesimale.
Chiesa di S. Agostino: risale al XIV sec. l'esterno presenta tracce del XII sec. quali il rosone finemente decorato e il coronamento a mensoline lungo la facciata; l'interno a navata unica con sei cappelle laterali. Sopra i confessionali vi sono sei statue opera di Angelo e Domenico Piò, mentre il gruppo scultoreo posto sulla porta e raffigurante S. Michele che atterra il demonio tra due angeli, è opera solo dello scultore bolognese Domenico Piò. La Chiesa conserva un organo del settecento.
Convento di S. Maria delle Grazie: detto dell'Osservanza risale al 1391 ed è legato all'opera dei frati minori osservanti presenti in città dal XV sec. Tra il 1391 e il 1434 venne edificato il Santuario della Beata Vergine delle Grazie e a poca distanza venne eretta la Chiesa di S. Michele Arcangelo e in seguito vennero aggiunti i chiostri e il convento. Nel 1810 avvenne la soppressione napoleonica e il monastero fu trasformato in caserma e i chiostri come stalle per i cavalli.
Nel 1887 venne in parte acquistato da privati che consentirono il ritorno dei frati i quali nel 2006 dopo una presenza ultracentenaria hanno lasciato Imola per trasferirsi nella casa madre di Bologna.
Santuario della Beata Vergine delle Grazie: nel XV sec. esisteva una piccolissima Chiesa vicina ad alcune casette occupate da appestati. La cappella misura 15 x 5,4 metri mentre l'altezza varia da sette a otto metri, dotata di due cupole quella del presbiterio decorata da Jacopo Zampa nel 1768 con la Vergine delle Grazie circondata da molti Santi quali: S. Francesco, S. Cassiano e S. Pier Crisologo. La cappella venne ingrandita nel 1782 con l'aggiunta del portico antistante, la cupola è decorata con dipinto trompe-l'oeil risalente al 1871 ad opera di Annibale Marini.
Chiesa di S. Michele: risale al 1472 con portico del 1500, pregevole per i fregi in terracotta delle arcate, i quali raffigurano tanti serafini in mezzo all'intreccio del mistico cordone francescano. Sotto il portico vi sono tre sarcofaghi di cui il più pregevole risale al 1496 dedicato a Bianca Landriani sorella di Caterina Sforza; sulla porta d'accesso al chiostro vi è un antichissimo monogramma (che significa “nel nome di Dio”) ed è trattenuto da un angelo.
L'interno con navata centrale di tre ampie arcate, abside che ospita il coro ligneo ed una sola navata minore laterale. Custodisce quadri, pale, statue e tele nonché un Crocifisso ligneo del XV sec. di stile bizantino.
Convento: il primo chiostro misura 28 x 21 (8 x 6 archi) ha 28 colonne in arenaria e affreschi del 1590 i quali raffigurano episodi della vita di S. Francesco. Il refettorio antico era situato dietro la sacrestia e fu abbandonato per far posto ad una sala, la quale in seguito venne intitolata alla venerabile Teresa Gardi una terziaria francescana, i cui resti riposano nell'ultimo pilastro della Chiesa. Mentre il nuovo refettorio si trova in un'ala del secondo chiostro ed ospita un interessante dipinto “la cena“ opera di Tommaso della Volpe del 1940.
Nel giardino attiguo all'interno di una piccola cappella vi è custodita una splendida “Pietà“ in terracotta del quattrocento, mentre il gruppo denominato “Compianto del Cristo morto” e comunemente detto “i piagnoni“ si compone di sette statue a grandezza naturale le quali rappresentano: Giuseppe d'Arimatea, Maria Salomè (madre di Giacomo il maggiore e Giovanni Apostolo), Maria Santissima, Giovanni Evangelista, Maria madre di Giacomo e Giuseppe, Maria di Magdala e Nicodemo.
Santuario della Beata Vergine del Piratello: eretto per volontà di Caterina Sforza il 27 gennaio 1489 con l'annesso convento; in questo luogo nel 1483 apparve le Vergine ad un certo Stefano Mangelli il quale era diretto a Loreto in pellegrinaggio e a questi dichiarò di essere l'Immacolata Concezione, divenendo il luogo uno dei primi tre luoghi in cui la Madonna ha dichiarato il suo nome.
Il beato Geremia Lambertenghi (1440 – 25 marzo 1513) fu il fondatore e il primo superiore del convento; nel 1525 nell'ampliamento fu apposta una targa in arenaria con la dicitura “Ecclesia S. Mariae coronatae Pyratelli”. L'interno è stato restaurato nel 1883 e si presenta a due navate trasversali con decorazioni dell'ottocento custodendo: l'affresco del XV sec. di autore anonimo raffigurante la Madonna del Piratello.
Dipinti raffiguranti i quattro Evangelisti – il palio attribuiti alla scuola del Guercino; le vetrate del XV sec.; una preziosa collezione di ex voto in legno e alcuni antichi manoscritti, tra i quali un autografo del beato Lambertenghi; il campanile del 1500 su progetto del Bramante. Con la soppressione napoleonica degli istituti religiosi, dal chiostro del convento nacque il nucleo del successivo cimitero il quale venne aperto nell'ottobre del 1821.
Il papa Pio IX devoto alla Madonna, nel periodo in cui fu vescovo di Imola (1832 – 1846) all'interno del complesso basilicale, si riservò una stanza per ritirarsi in preghiera e raccoglimento. Durante la seconda guerra mondiale il Santuario fu risparmiato miracolosamente dai bombardamenti e in esso trovarono rifugio numerosi cittadini. Oggi una parte del Santuario è allestita a museo in cui vengono custodite due reliquie del beato Lambertenghi: il letto composto di 189 chiodi ed il reliquiario, in cui vi sono contenuti i maggiori strumenti di penitenza usati dal Beato nella sua permanenza al Santuario.
Palazzo Tozzoni: risale al sec. XVIII in stile tardo-barocco, lo scalone è adornato da sculture ad opera di Francesco Janssens. Le sale più importanti sono il salotto rosso, il quale include la quadreria con i ritratti dei Tozzoni, la camera dell'alcova caratterizzata dallo stile rococò e il salotto del papa in onore al papa Benedetto XIV. La biblioteca ricca di volumi antichi e l'archivio di famiglia sono posti al piano terra; la raccolta di quadri include circa 170 dipinti e i più antichi risalgono al XVI sec.
Palazzo della Volpe: risale al quattrocento con decorazioni in cotto e un cortile con portico e loggia; fronteggiato dalla farmacia dell'Ospedale del XVIII sec., la quale custodisce un'interessante collezione di vasi fiorentini e imolesi del settecento.
Palazzo Sassatelli: oggi Monsignani risalente al cinquecento con cortile porticato e loggia, le sale interne sono del settecento.
Porta Montanara: fa parte della vecchia cinta muraria ed è sita nei pressi della Chiesa dell'Osservanza.
Biblioteca: nata in seguito alla confisca napoleonica la quale apparteneva ai frati, aperta al pubblico dall'11 gennaio 1799 e proprietà del comune dal 1802; oggi il suo patrimonio librario è di 480.000 volumi. Nel 1990 è stata fondata “Casa Piani” biblioteca comunale per ragazzi: una delle prime biblioteche in Italia completamente dedicata ai bambini e ai ragazzi; al 2010 vi erano iscritti 3.300 giovani lettori.
Musei: sono sette nella cittadina di cui quattro civici e uno diocesano: Museo di S. Domenico e pinacoteca risalente al sec. XIII e allestito nei locali dell'ex convento dei Domenicani; dal 2011 ospita la collezione d'arte della città con oltre 600 pezzi tra dipinti, sculture, disegni, monete e medaglie. Dal 2013 custodisce la collezione “Giuseppe Scarabelli” fondata nel 1857.
Museo del risorgimento: fondato nel 1938 ospitato nell'ex convento di S. Francesco anche sede della biblioteca comunale e del teatro cittadino, espone dall'epoca napoleonica alla prima guerra mondiale con divise militari, armi, documenti, stampe e lettere.
Museo delle scienze: custodisce collezioni ornitologiche, esemplari imbalsamati, conchiglie, fossili, pietre preziose e reperti preistorici.
Teatro comunale costituito da 468 posti.
Aree naturali: comprende una vasta area al di là del fiume Santerno; nel 1830 ai piedi del Monte Castellaccio vennero scoperte quattro sorgenti minerali contenenti ferro e zolfo. Il parco fu creato all'inizio del sec. XX e rimaste fruibili fino al 1988 quando furono chiuse per eccessiva presenza di acido solfidrico.
Parco Tozzoni: è un'area collinare ai margini della zona urbana è aperto al pubblico dal 1 aprile 1978; era riserva di caccia dei conti Tozzoni e l'ultima erede lo cedette al comune nel 1975. Contigua al parco è la Riserva Naturale Regionale del Bosco della Frattona, il quale bosco è un'area naturale protetta istituita nel 1984 e copre circa 400 ettari.
Escursioni
Dozza: a circa 8 km. È considerato uno dei più caratteristici borghi medievali dell'Appennino tosco-romagnolo sia per lo stato di conservazione e sia per il paesaggio nel quale è immerso. Il borgo medievale è sormontato dalla maestosa rocca sforzesca.
La rocca sforzesca mantiene inalterata la struttura medievale, in ottimo stato gli interni e le cucine impreziositi da utensili del 1500; alle pareti ancora molti dipinti e arazzi risalenti al settecento, inoltre la sala delle armi, le prigioni con strumenti di torture e il caratteristico pozzo a rasoio. Ospita un'interessante pinacoteca.
Chiesa dell'Assunta di origine medievale risalente al XV sec. custodisce la lunetta scultorea di epoca longobarda e il dipinto della Madonna col Bambino fra i Santi Giovanni Battista e Margherita opera di Marco Palmezzano del 1492.
Chiesa di S. Maria del Carmine (a Toscanella) detta anche Santuario della Madonna del Sabbioso risale al 1576.
Santuario della Madonna del Calanco (nel forese) si tratta di un bassorilievo di scagliola di colore biancastro a forma ovale e alto circa 20 cm.
Museo: della rocca che in primis è la rocca stessa e al suo interno vi sono ricostruiti gli ambienti dove le persone svolgevano le proprie attività, dalle cucine alle camere da letto. E' visitabile anche la stanza che ospitò il papa Pio VII con il mobilio originale intatto. Anche le prigioni sono ben conservate e al secondo piano è ospitata la pinacoteca del Muro dipinto.
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