Modena
Insediata in età preistorica poi da popolazioni etrusche e galliche. Nel II sec. a. C. divenne colonia di Roma col nome di “Mutina“ iniziando un periodo di grande prosperità anche grazie alla via Emilia. Nel IV sec. d. C. ebbe inizio il declino culminando con l'abbandono della città e la fondazione della vicina “Cittanova“ sotto i longobardi e siamo nel sec. VIII. Nel sec. IX la popolazione rientrò nel vecchio borgo fortificandolo; in questa fase di rinascita la città fu governata direttamente dai vescovi i quali nel 1099 diedero inizio alla costruzione del Duomo.
Nel 1115 si proclamò libero comune riacquistando l'antica prosperità e la costruzione di nuovi edifici, un più vasto perimetro murario e la fondazione dello studio universitario. Vi furono aspre lotte con la città di Bologna, contese interne e le fugaci signorie degli Este, dei Bonacolsi di Mantova, dei Pico della Mirandola e del pontefice. La città entrò come provincia di Ferrara nei domini estensi nel 1336 e poi come capitale del ducato fino all'unità d'Italia.
Dal 1947 nel palazzo ducale vi ha sede l'Accademia Militare dell'Esercito e dell'Arma dei Carabinieri. Dal 1997 il Duomo, la torre civica e la piazza grande sono inserite nelle liste dei siti Italiani “Patrimonio dell'umanità“ dall'UNESCO.
Monumenti
Duomo: risale al 1099 in stile romanico; una lapide murata all'esterna dell'abside maggiore riporta come data di fondazione il 23 maggio 1099 con il nome dell'architetto Lanfranco “maestro ingenio clarus (…) doctus et aptus (…) operis princeps huius rectorque magister“ (famoso per ingegno, sapiente e esperto, direttore e maestro di questa costruzione). Nella decorazione del Duomo Lanfranco fu affiancato dallo scultore Wiligelmo e dei suoi allievi, esso è ricordato in una lapide sul lato opposto della Chiesa.
Esternamente una teoria di loggette ad altezza di matroneo, cinge tutto il perimetro del Duomo il quale è racchiuso in arcate cieche; la facciata è a salienti con tetti spioventi ad altezze diverse. Due poderose paraste dividono la facciata in tre compiture, il portale è sovrastato da un protiro a due piani con un'edicola dalla volta a botte; esso è retto da due leoni stilofori i quali reggono una colonna ciascuno. Decorano la facciata numerosi rilievi tra cui quattro celebri pannelli con le storie della genesi di Wiligelmo.
La porta regia risale al 1209 con alcuni gradini e marmo rosa, la sua decorazione scultorea è diversa dalle altre porte, è delimitata da una serie di colonne tutte diverse di cui le prime due di diametro maggiore e sorrette da due grandi leoni stilofori, spoglie antiche recuperate da un edificio di epoca romana e stringono la preda fra le zampe.
Porta dei principi è più piccola e ornata nell'architrave da un bassorilievo il quale raffigura episodi della vita di S. Geminiano. Sullo stesso lato sporge un pulpito del 1500 opera di Giacomo da Ferrara e Paolo di Giacomo, il quale reca sulla cassa i simboli degli Evangelisti.
Porta Pescheria sormontata dal dal protiro retto da due colonne su leoni stilofori e presenta negli stipiti bassorilievi i quali si ispirano ai 12 mesi dell'anno e tralci vegetali abitati da animali reali e fantastici. La torre campanaria di tipo lombarda è indipendente.
L'interno è a tre navate e a ciascuna navata corrisponde una cripta, la volta a crociera a sesto acuto risale al XV sec. Quattro grandi campate di lunghezza doppia rispetto alle navate laterali è quella centrale. Le pareti che separano le navate sono scandite da archi a tutto sesto che poggiano su pilastri compositi alternati a colonne e articolate da triplici arcate nel triforio.
Il duomo è definito “la Bibbia di Pietra“ o “la Bibbia dei poveri“ poiché con i suoi simboli consentiva attraverso le sue sculture di ricevere istruzione religiosa anche agli analfabeti con storie dell'Antico e nuovo Testamento. L'interno in mattoni rossi conserva varie opere d'arte: tra la navata centrale e la cripta vi è il pontile decorato dei Campionesi e su di esso pende un notevole Crocifisso ligneo dorato del sec. XIII; il pulpito centrale del 1322 di Enrico da Campione e ornato di statuine in terracotta; la statua lignea di S. Geminiano del XIV sec. di ignoto autore, si erge a grandezza naturale e con vesti e insegne vescovili; altare delle statuine una grandiosa ancona del quattrocento a forma di polittico gotico e opera di Niccolò Dini; dipinto su pietra della Madonna; pala di S. Sebastiano opera di Dosso Dossi del cinquecento; sepolcro monumentale del condottiero Claudio Rangoni il quale morì a soli 28 anni dopo aver servito i veneziani e il re di Francia Francesco I;
Nel presbiterio si trova: la statua di Agostino di Duccio raffigurante il miracolo del santo patrono il quale salva un bambino caduto dalla Ghirlandina acciuffandolo per i capelli; il mirabile coro ligneo intarsiato risalente al 1461 opera di una dinastia di provetti ebanisti i fratelli Cristoforo e Lorenzo Canozi detti “da Lendinara”; del trecento è il polittico del pittore modenese Serafino dè Serafini e raffigurante l'incoronazione della Vergine, la Crocefissione e Santi; sotto al polittico si trova una lastra marmorea con la croce e degli animali che si fronteggiano del sec. IX.
Cripta: è una vera e propria Chiesa a nove navate conservando opere: il sepolcro di S. Geminiano rimasta inalterata dal 1099; il gruppo di terracotta di Guido Mazzoni del 1480, detto gruppo Porrini o anche Madonna della pappa, per il gesto della fantesca la quale soffia nella ciotola per rendere la temperatura della pappa più piacevole al bambino; i capitelli delle numerose colonne sono degli di ammirazione, diverse per forme e dimensioni: pochi sono in stile corinzio altri con leoni, sirene, animali fantasiosi e uno riporta la storia di S. Lorenzo.
Torre Ghirlandina: è alta 86 metri ed è la torre campanaria del Duomo di Modena, risale al 1179 come torre di S. Geminiano, fu rialzata nei due secoli successivi e riparata nell'ottocento; dal 1997 è stata riconosciuta dall'UNESCO “patrimonio dell'umanità“. Al suo interno vi è la Sala della Secchia con affreschi del quattrocento, custodendo una copia della celebre secchia rapita (poema in ottave di argomento eroicomico scritto da Alessandro Tassoni nel 1614); è assolutamente unico il panorama che si gode sulla città dalla lanterna. Le cinque campane risalgono al periodo medievale. Degni di essere ammirati: sono i capitelli scolpiti nella Stanza dei Torresani sita al quinto piano; Capitello di Davide con due figure incoronate suonano degli strumenti circondati da danzatrici il capitello dei Giudici raffigura un re con un libro in mano e ascolta le suppliche di due donne.
Chiesa di S. Vincenzo: risale al 1617 eretta su di una precedente Chiesa del duecento; i lavori furono affidati a Paolo Reggiano e in seguito a Bernardo Castagnini e non all'architetto modenese Guarino Guarini il quale nacque sette anni più tardi. Essa è ricca di affreschi di Sigismondo Caula, con raffigurazioni della vita dei Santi Vincenzo e Gaetano da Thiene. La Chiesa è sede dei monumenti funebri dei duchi estensi.
Chiesa di S. Maria della Pomposa: è una delle più antiche era già nota nel 1153; della struttura antica resta pochissimo, oltre alla muratura della parte inferiore nella facciata si notano semplicissimi capitelli in cotto e parte dell'arco a tutto sesto, nonché tracce di decorazioni a denti di sega del sottotetto, mentre la torre massiccia al suo fianco è mozza a una certa altezza.
La Chiesa è stata la dimora di e sede parrocchiale di Ludovico Antonio Muratori il grande storico, il quale ne fu anche il parroco dal 1716 al 1750; al suo interno si ammira un ciclo di dipinti del seicento e settecento su S. Sebastiano ad opera di Bernardino Cervi e Francesco Vellani. Oggi la Chiesa e l'annessa canonica costituisce il complesso del “Aedes Muratoriana” (casa del Muratori) e sede della “Deputazione di Storia patria“ e del museo Muratoriano. Ma la testimonianza di un grande affetto da parte del Modenesi nei suoi confronti è il monumento a lui dedicato che sorge poco lontano sull'omonimo largo. Fu scolpito da Adeodato Malatesta il quale non volle ricevere alcun compenso e lo ritrae in atteggiamento pensieroso.
Chiesa del voto: sorge per un voto fatto dal comune e dal duca Francesco I d'Esta nel 1630, quando la città fu investita da un'epidemia di peste che secondo un cronista locale giunse a causare oltre duecento vittime al giorno. Nel 1634 ebbe inizio la costruzione in uno stile ibrido e sormontata da una cupola. Lodovico Lana operò una grande pala che ancora arricchisce la Chiesa assieme ad altri dipinti e raffigura nella parte inferiore scene della peste, mentre nella parte superiore la Vergine con il bambino, Santi, Angeli e su di un piatto è l'offerta della città riconoscibile dalle torri del Duomo e del palazzo comunale.
Chiesa di S. Agostino: chiamata anche Pantheon Atestinum poiché è adorna di statue e busti di Santi e beati della casa d'Este; risale al trecento e reca numerose tracce dell'epoca. Fu modificata nel 1663 per volere della duchessa Laura Martinozzi la quale vi volle celebrare i solenni funerali del marito Alfonso IV. La sobria struttura del trecento è ornata da una ricca decorazione di stucchi e da un pregevole soffitto a cassettoni, sul quale molti artisti portarono la loro opera dipingendo ritratti di nobili e Santi; custodisce anche il gruppo scultoreo in terracotta raffigurante la deposizione dalla croce del 1476, opera di Antonio Begarelli e l'affresco del trecento raffigurante la Madonna della Consolazione ad opera di Tommaso da Modena, il quale raffigura una Maria nell'atto di allattare il bambino con delicata naturalezza.
Chiesa di S. Carlo: del 1664 con i lavori che ebbero la durata di oltre un secolo infatti fu consacrata nel 1766. Presenta la facciata in laterizio con fregi marmorei e timpano triangolare; l'interno è a tre navate sorrette da arcate e delimitate da quattro grossi corpi centrali su cui si imposta la cupola. L'altare maggiore è in marmo rosso di Verona del 1828, la monumentale ornamentazione in stucco che orna l'abside è opera di Antonio Traeri detto il “Cestellino“ e ospita una tela ad opera di Marcantonio Franceschini e raffigura la peste di Milano del 1576: la Madonna col bambino siede in cielo, sotto di lei il morbo con S. Carlo Borromeo tra altri personaggi che inginocchiato prega ai piedi della croce.
I restauri del 1980 la Chiesa che non era più officiata, è stata adibita ad auditorium; essa fa parte di una struttura più ampia denominata complesso di S. Carlo, il quale comprende anche una cappella, un teatro, una biblioteca oltre allo scenografico porticato. Il complesso ospita la “Fondazione Collegio S. Carlo“ istituto privato di ricerca con funzioni di rilevanza pubblica in ambito formativo e culturale, con particolare attenzione alla filosofia, alle scienze umane, sociali e scienze religiose.
Chiesa di S. Giovanni Battista: risale al cinquecento eretta su di un edificio più antico dedicato a S. Michele, fu modificata nel settecento e oggi custodisce il capolavoro dello scultore cinquecentesco Guido Mazzoni: la “Deposizione dalla Croce“ del 1476 un gruppo di statue in terracotta policrome e particolarmente interessanti.
Chiesa di S. Francesco: i frati francescani arrivarono a Modena nel 1221 quando Francesco d'Assisi era ancora vivo, l'attuale Chiesa fu eretta molto lentamente dal 1244 e dopo due secoli ancora non era completata. Esternamente è in stile gotico, mentre al suo interno ospita uno dei capolavori del Begarelli la “Deposizione dalla Croce“ un gruppo di tredici statue in un momento intensamente drammatico. Fronteggia la facciata della Chiesa una fontana con la statua di S. Francesco del 1920 opera di Giuseppe Graziosi.
Chiesa di S. Pietro: sorge sul sito di un antichissimo tempio dedicato a Giove Capitolino, eretta nel 1476. Il suo interno è impreziosito da un organo del cinquecento, con intagli in legno dorato e portelli ben dipinti come la Madonna attribuita a Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato, nonché numerose opere in terracotta realizzate dal Begarelli; sei Santi disposti intorno alla navata centrale, la Pietà e soprattutto il cosiddetto Apogeo Begarelliano un gruppo il quale raffigura l'Assunzione della Madonna tra i Santi Pietro, Paolo, Benedetto e Geminiano.
Il campanile a vela risale al 1629, adiacente alla Chiesa vi sorge un'antica Abbazia la quale è abitata da una congregazione di monaci benedettini poiché in origine il monastero venne fondato fuori le mura della città nel 996 come fondazione vescovile.
Chiesa di S. Bartolomeo: del 1602 sullo stesso luogo dove sorgeva la precedente Chiesa dedicata allo stesso Santo. L'imponente facciata ha linee grandiose con barocco borrominiano, pianta a croce latina con transetti poco sporgenti e termina con abside rettangolare. L'interno a tre navate sorrette da pilastri ai quali sono addossate otto semi-colonne le quali sorreggono quattro grandi archi a tutto sesto.
La volta a botte è interamente affrescata da padre Giuseppe Barbieri (discepolo di Andrea Pozzo) “un disco nero all'inizio della navata centrale segna il punto per avere una corretta visione delle misure prospettiche”. Arricchiscono anche numerose tele di autori rinomati come: Jean Boulanger; Giacinto Brandi; Jacopino Consetti; Lorenzo Garbieri; Ludovico Lana; Aurelio Lomi; Piero Petruzzini; Giuseppe Romani.
L'altare è in finissimo marmo risalente al 1620 ad opera di Giovanni Battista Bassoli, Cecilio Bezi, Giovanni Battista Censori e Antonio Traeri. Le due cantorie gemelle intagliate e dorate con le relative casse sono di grande effetto. La Chiesa è un gioiello dell'arte barocca la quale le opere in essa contenute, gli stucchi finemente lavorati e altri arredi di eccellente fattura ne fanno uno degli edifici più affascinanti della città.
Chiesa di S. Giorgio: conosciuta come “Santuario della Beata Vergine Ausiliatrice del Popolo Modenese” poiché all'altare maggiore realizzata in marmi policromi campeggia l'immagine della Madonna realizzata nel 1666 da Antonio Loraghi. La Chiesa è degna di ammirazione per la sua pianta a croce greca cioè composta da quattro bracci della stessa dimensione, fu realizzata nel 1647 da un progetto di Gaspare Vigarani e Cristoforo Malagola detto il Galaverna.
Chiesa di S. Biagio: del 1319 assieme al monastero, l'interno a navata unica e presso le sei arcate vi sono gli altari; il coro e l'imponente cupola furoni affrescati da Mattia Preti allievo del Guercino. Nel chiostro attiguo è stata rinvenuta una lunetta affrescata nel trecento raffigurante la Madonna col Bambino, S. Martino e due offerenti.
Chiesa di S. Domenico: è sita nel luogo dove i frati predicatori nel 1243 eressero una prima Chiesa, all'arrivo degli Este a Modena e l'edificazione del palazzo ducale, la Chiesa non era più in armonia con lo stesso e nel 1707 fu demolita e il nuovo tempio ebbe la facciata allineata al palazzo. Al suo interno custodisce un pregevole plastico di Antonio Begarelli il quale raffigura Gesù in casa di Marta.
Tempio israelitico di Modena: chiamato semplicemente “Sinagoga“ risale al 1873 in stile lombardesco eretto dalla comunità ebraica di Modena. Le dodici colonne che sorreggono il matroneo rappresentano le dodici tribù di Israele opera di Ludovico Maglietta; le decorazioni all'interno (tutte non figurative come prescrive la legge ebraica) sono di Ferdinando Manzini.
La Sinagoga sorgeva al centro del ghetto e fu voluta da Francesco I d'Este nel 1638 e il ghetto venne chiuso quando Modena fece l'annessione al Regno d'Italia.
Palazzo ducale: la sua costruzione fu iniziata da Francesco I d'Este nel 1634 e completata da Francesco V, sorse su di una precedente fortezza estense e per la sua architettura intervennero Bernini e Borromini. La maestosa facciata è alleggerita dal gioco cromatico dei marmi; il salone centrale reca il soffitto affrescato nel settecento da Marco Antonio Franceschini raffigurante l'incoronazione di Bradamante il capostipite degli Este.
Il salottino d'oro: gabinetto di lavoro del duca Francesco III il quale nel 1756 lo fece rivestire e decorare con pannelli di oro zecchino è una suggestiva testimonianza dello sfarzo della piccola corte modenese. Di fronte al palazzo si erge la statua di Ciro Menotti eroe del risorgimento e alle spalle i giardini pubblici.
Palazzo comunale: non si tratta di un unico palazzo ma la ristrutturazione del sei-settecento di numerose costruzioni sorte a partire dal 1046 avente tutte la funzione di edifici amministrativi e di rappresentanza. L'antica torre civica (oggi torre mozza) crollò nel 1671 a seguito del sisma. Interessante è la sala delle bifore.
Teatro comunale: Luciano Pavarotti fu eretto su iniziativa del podestà di Modena il marchese Ippolito Livizzani e il contributo del duca Francesco IV, fu inaugurato tre anni dopo il 2 ottobre 1841.
Palazzo di S. Margherita: sito in pieno centro storico dove vi era una Chiesa dedicata alla Santa; nel sec. XII fu utilizzato come convento, successivamente caserma e dal 1874 è stato sede del Patronato dei figli del popolo; oggi ospita la galleria civica, la biblioteca Delfini, il museo della figurina e l'istituto musicale Orazio Vecchi.
Musei: i principali musei della città sono raccolti presso il palazzo dei musei: Museo civico d'arte; Museo lapidario estense; Museo lapidario romano; la gipsoteca Graziosi; Museo archeologico etnologico; la galleria estense.
Escursioni
S. Cesario sul Panaro: a circa 17 km vi si ammira la pregevole Chiesa di S. Cesario risalente al 1100 in forme romaniche, eretta su di una costruzione anteriore al X sec. Al suo interno sono di particolare interesse i capitelli delle colonne che delimitano le navate e il monumento di G. Galeazzo Boschetti, il quale fu eseguito dal Begarelli nel 1525, mentre il tesoro conserva preziosi arredi e paramenti sacri.
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