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Castelfranco Emilia

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In età romana la zona era conosciuta per i terreni paludosi nel circondario della più centrale “Mutina“ denominato “Forum Gallorum“. Nel 44 – 43 a. C. la conformazione del territorio fu preferita come teatro di guerra tra Antonio e i consoli Irzio e Pansa; del Forum Gallorum ne danno notizie Cicerone nelle lettere ai familiari e Appiano nei “Bella Civilia”.
In riferimento alla fondazione del “Borgo Franco“ (nome originario di Castelfranco) vi sono pareri non concordi tra il 1224 e il 1226. Passa sotto lo stato pontificio nel 1506 fino all'arrivo di Napoleone nel 1796, per finire definitivamente nel 1859 con l'annessione al Regno d'Italia. Nel 1929 viene staccato dalla provincia di Bologna e aggregato a Modena.

Monumenti
Castelfranco Emilia: a 13 km. Circa e fino al 1929 apparteneva alla provincia di Bologna; tra i monumenti che la cittadina vanta sono degni di ammirazione:
Chiesa di S. Maria Assunta risalente al 1226, sulla facciata reca versi dalla Bibbia tratti dal libro del Siracide (Sir 39, 17 – 24, 19 “Reginae Caelesti – quasi rosa plantata super rivos – quasi oliva speciosa in campis” (Alla Regina del cielo – Bella: come rosa sbocciata sulle sponde dei fiumi – come pianta d'ulivo maestosa nei campi). Al suo interno, ai lati dell'altare maggiore s trovano le statue di Abramo e re Davide, ma l'opera di maggior pregio è il dipinto della Beata Vergine Assunta in cielo del pittore Guido Reni del 1627.
Sotto l'altare sono custodite le spoglie di S. Prospero le quali furono donate da papa Benedetto XIV nel 1750 ai castelfranchesi membri della confraternita del suffragio, i quali si erano recati in pellegrinaggio a Roma.
Chiesa di S. Giacomo Apostolo: nei documenti è testimoniata dal 1252, accanto alla facciata vi è il campanile romanico a pianta quadrata conserva inalterata la struttura originale. L'interno a navata unica con sei cappelle laterali; tra le opere si segnala: il dipinto raffigurante la Madonna di Loreto e Santi ad opera della pittrice Elisabetta Sirani; all'interno delle cappelle si trovano quattro statue in stucco le quali rappresentano due coppie di Santi: ai lati della Madonna della cintura opera di Angelo Gabriello Piò si trovano le statue di S. Monica e S. Agostino, mentre nell'altare che ospita S. Nicola da Tolentino ad opera di Filippo Scandellari vi sono le statue di S. Mauro e S. Gertrude; le quattro statue in stucco sono opera di Massimiliano Putti.
Forte urbano: è una fortificazione la quale commissionò papa Urbano VIII nel 1626 per difendere i confini dello stato pontificio. Con l'annessione al Regno d'Italia il forte perde la sua importanza strategica, di conseguenza vengono demoliti i bastioni e parte delle fortificazioni esterne e viene utilizzato come casa di pena. Dal 2005 il carcere in via sperimentale, accoglie detenuti affetti da tossicodipendenza, iniziativa promossa anche dalla collaborazione della comunità di S. Patrignano.
Villa Sorra: è una tenuta storica del XVII sec. il suo giardino storico è uno dei più importanti esempi di giardini romantici. La villa è costituita da un corpo centrale sovrastato da un'altana, presenta un corpo compatto alla base e due avancorpi che fiancheggiano le facciate. All'interno essa è imperniata sul grande salone ovato a doppio volume con una grande volta a padiglione.
Attorno ad esse gravitano due salette quattro appartamenti (chiamati a “rasetto” - “rosso” - “verde” e “giallo”); la cappella, lo scaloncino all'imperiale e le due contro logge d'ingresso. Nell'edificio vi è una ricca decorazione pittorica come il decoro della sala da musica, la quale raffigura Minerva che incorona le Arti un'opera dell'ottocento del bolognese Pietro Fancelli; nella cappella: la Fede con i quattro Evangelisti posti nei raccordi angolari opera del modenese Francesco Vellani; nel salone centrale vi sono quattro grandi vedute scenografiche realizzate in parete, l'atrio e il padiglione con fontana in stile barocco.
Nel settecento vennero costruite anche la scuderia la quale rappresenta un importante esempio di architettura rurale Emiliana, che oltre alle funzioni per ricovero dei cavalli veniva utilizzata come rimessa, abitazione del custode e serra. Nell'ottocento venne modificato il piazzale antistante realizzandovi la cavallerizza, un percorso circolare di 140 metri di diametro circondato da un doppio filare di platani, per il transito delle carrozze dirette alla villa.
Di fronte alla scalinata dell'entrata principale fu realizzata una fontana di forma irregolare con una scultura su tre livelli; risale allo stesso periodo la portineria grazioso edificio posto a lato del cancello d'ingresso e il caseificio, una testimonianza che la villa non era solo per ozi e svaghi ma anche un centro di attività agricole. La villa è stata utilizzata come set cinematografico da Pier Paolo Pasolini per il suo film “Salò o le 120 giornate di Sodoma” del 1975.
Palazzo Piella: che secondo la tradizione vi abbia soggiornato Carlo V nel 1529 e 1530 durante il viaggio per Bologna per essere incoronato Re d'Italia e del Sacro Impero, oggi il palazzo è sede del Museo Civico Archeologico di Castelfranco Emilia. Il Museo è stato istituito nel 1999 ed espone: lo sviluppo del territorio in epoca romana con epigrafi, miliario e materiali vari da necropoli, nonché della centuriazione fino alla fondazione del Borgo Franco nel sec. XIII, al medioevo e all'età moderna. La seconda sala è dedicata alla protostoria con età del bronzo e del ferro.
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