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Arezzo

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Testimoniato da una cinta muraria posta sul colle di Castelsecco è un primo antichissimo insediamento. Nell'area occupata dal Duomo ebbe il suo centro “l'etrusca Arretium“ composta della fortezza e dalla pieve e intorno al IV sec. a. C. fu protetta da mura. Subì l'influenza di Roma e divenne sua alleata contro i galli e contro Annibale.
Tra il IX e il XII sec. divenne feudo dei vescovi e ingrandendosi dovette ampliare la cinta muraria; da libero comune nel 1098, si estese tanto che fu necessario costruire nuove mura nel XIII sec. Affrontava guerre con le città vicine; fu vittoriosa con Siena ma sconfitta a Campaldino da Firenze nel 1289. Il periodo aureo iniziò nel 1321 quando signore di Arezzo divenne il vescovo Guido Tarlati, si arricchì di nuove costruzioni.
Alla morte del vescovo iniziarono le lotte interne e fu venduta ai fiorentini ai quali rimase sottomessa fino alla formazione del Regno d'Italia. E' conosciuta nel mondo come la città dell'oro e della giostra del saracino.


I Itinerario

Cattedrale: dei Santi Pietro e Donato ubicata sulla sommità del colle eretta sul sito di una Chiesa paleocristiana, nel luogo dove anticamente sorgeva l'acropoli. Una prima cattedrale di Arezzo sorse vicino colle del Pionta, sul luogo in cui fu sepolto e venerato il Santo martire Donato, il quale fu decapitato nel 363 e nel 1203 papa Innocenzo III ordinò il trasferimento della Cattedrale entro le mura dove sorge ancora oggi.
La costruzione del Duomo risale al 1278. La facciata in arenaria risale al 1901 in sostituzione della precedente del XV sec. rimasta incompiuta, in stile neogotico presenta una ricca decorazione scultorea, il progetto è a salienti e segue la suddivisione interna a tre navate, marcata da pilastri poco sporgenti; in basso si aprono tre portali strombati e decorati da una lunetta scolpita a bassorilievo, mentre il solo portale centrale si presenta con una ghimberga sormontata da tre statue ciascuna con il proprio baldacchino.
In alto Gesù Redentore e in basso S. Donato e S. Pietro e in corrispondenza della navata centrale si apre un rosone circolare. Tutto il coronamento della facciata è caratterizzato da una decorazione di archetti pensili. Sulla metà del fianco destro si apre un ampio portale di gusto fiorentino del 1319/37 con due tronconi di colonne in porfido utilizzate da un tempio pagano. Risale al 1330 la lunetta in terracotta, la quale raffigura la Madonna col Bambino fra due angeli e San Donato e il beato Gregorio X opera di Niccolò di Luca Spinelli.
Una singolare storia ci porta il campanile di cui il primo era unito alla Cattedrale ma danneggiò le vetrate la vibrazione delle campane; il secondo di poco più lontano fu danneggiato da una falda acquifera sotterranea; questo è il terzo eretto come struttura a se stante nella posizione attuale e solo in un secondo momento fu unito alla Cattedrale.
Si presenta a pianta esagonale suddivisa in quattro ordini sovrapposti da cornicioni; quello inferiore è privo di aperture, i due mediani presentano un'alta monofora ogivale; il quarto ordine insieme alla cuspide fu realizzato nel XX sec. e decorato da rosoni circolari strombati con elaborate inteiature lapidee.
L'interno è a tre navate ciascuna delle quali in sei campate coperte con volta a crociera e privo di transetto. I tre ambienti del pie-di-croce sono divisi fra di loro da grandi arcate a tutto sesto poggiante su pilastri polistili con i capitelli scolpiti. Il rosone della facciata risale al 1518 ad opera di Guillaume de Marcillat e raffigura la pentecoste con un diametro di 3,5 metri. Dello stesso autore sono gli affreschi che adornano la parte superiore della navata centrale e le volte di quest'ultima. I pulpiti marmorei rinascimentali decorati con bassorilievi sono a ridosso dei pilastri tra la terza e la quarta campata.
La grande abside poligonale risale al XIII sec. è illuminata da tre alte bifore chiuse da vetrate policrome, che furono ricostruite dopo la seconda guerra mondiale poiché le precedenti furono distrutte dallo spostamento d'aria di una bomba. La vetrata centrale raffigura Maria Assunta in cielo fra Santi, mentre quelle laterali solo alcuni Santi.
L'altare maggiore è precedente al 1289, è decorato su tre lati da archetti a sesto acuto sorretti da colonnine. Alle sue spalle trova posto l'Arca di S. Donato, una straordinaria opera marmorea documentata 1362 ma eseguita in fasi diverse precedentemente. Il corpo del Santo è custodito nell'arca della cattedrale aretina, mentre la testa si trova nel busto reliquiario della pieve di Arezzo. L'urna di marmo è sorretta da dodici pilastrini terminanti in guglie e pinnacoli gotici, alla cui realizzazione vi parteciparono artisti senesi, fiorentini e aretini nel XIV sec.
La fascia più bassa è opera di Agostino di Giovanni e Agnolo di Ventura (antecedente al trecento), la fascia superiore con la grande pala marmorea raffigurante al centro la Madonna col Bambino è opera di Giovanni di Francesco e Betto di Francesco risalente al XIV sec. La parte posteriore dell'arca, sostenuta da sei colonne corinzie, è decorata con scene della vita di S. Donato.
Nella navata sinistra, partendo dalla contro-facciata si incontra il battistero esagonale con rilievi della scuola di Donatello, tra cui il Battesimo di Cristo del maestro stesso. Gli altri raffigurante Ilariano che battezza S. Donato e Donato che battezza un infedele sono opera di Francesco di Simone Ferrucci. Seguono un altare seicentesco e la tomba di Francesco Redi del sec. XVII.
Tornando nella navata incontriamo un altare seicentesco con una grande tela di Pietro Benvenuti raffigurante il martirio di S. Donato del 1794. E' di Luca da Cortona l'organo rinascimentale del XVI sec. ed è posta su di una cantoria su mensoloni in pietra serena; è questa la prima opera architettonica conosciuta dall'allora ventiquattrenne Giorgio Vasari.
Sotto vi è un'edicola chiusa da una vetrata contenente una preziosa e venerata scultura lignea della Madonna col Bambino benedicente. Oltre il portale laterale incontriamo il grandioso cenotafio di Guido Tarlati vescovo e signore di Arezzo che morì nel 1327. E' composto da un'edicola con un arco a tutto sesto, timpano e pinnacoli gotici in cui sotto vi si trovano una serie di sedici bassorilievi narrativi con episodi della sua vita accompagnati da scritte esplicative che furono eseguite da Agostino di Giovanni e Agnolo di Ventura nel 1330 su disegno di Giotto.
A fianco del monumento si trova la Maddalena di Piero della Francesca risalente al 1460/66. Nella parete di fondo della navata davanti alla quale si trova l'altare di S. Silvestro è decorata con due affreschi di Giuseppe Servolini raffiguranti S. Leone Magno e S. Giovanni I papa. Una delle vetrate più antiche di Guillaume de Marcillat che fu realizzata nel 1516, si trova al centro e raffigura tra l'altro l'Allegoria della Carità, S. Silvestro e S. Lucia.
Una rara opera in stile neogotico con elementi neoclassici è la cappella della Madonna del Conforto realizzata nel 1796; il suo ingresso è chiuso da una transenna marmorea con architrave sorretto da quattro pilastri e reca la seguente iscrizione su ambo i lati: “il tuo cuore sia confortato: ecco tua madre” un'elegante cancellata in ferro battuto del XVIII sec. custodisce la transenna.
La cappella ha pianta cruciforme con due ambulacri tra i due bracci del transetto e la campata presbiteriale, che termina con un'abside trilobata. La crociera è coperta da una cupola semisferica cassettonata con lanterna priva di tamburo. Affreschi monocromi nei quattro pennacchi raffigurano quattro profeti: Isaia; Ezechiele; Daniele; Geremia. Altri ambienti della cappella sono coperti con volta a crociera anch'essa affrescata ad opera di Luigi Ademollo e Luigi Catani e risalgono tra il 1799 e il 1802 raffigurante scene dell'antico e nuovo testamento.
Al di sopra del sepolcro marmoreo del vescovo vi è un'opera della bottega di Andrea della Robbia in terracotta invetriata del XV sec. Alla parete una pala che raffigura Giuditta che mostra la testa di Oloferne opera di Pietro Benvenuti del 1806. L'abside è interamente occupata dal presbiterio delimitato da una balaustra marmorea; al centro vi è l'altare in marmi policromi. L'ancona è affiancata da due angeli marmorei reggi-candelabro, ed è sormontata da un timpano triangolare sorretto da due colonne corinzie, che custodisce l'immagine della Madonna del Conforto, la quale il giorno 15 febbraio del 1796, mentre la popolazione era presa dal terrore per le violente scosse di terremoto, ella mutò miracolosamente il volto da nero a bianco e il terremoto cessò.
Il monumento funebre di papa Gregorio X, il pontefice che mentre rientrava a Roma da uno dei suoi viaggi, morì ad Arezzo il 10 gennaio 1276, si trova nella navata destra della contro-facciata. La pregevole arca sepolcrale risale al trecento in stile gotico, con baldacchino e arco ogivale poggiante su due colonne con capitelli scolpiti; su di esso vi è il sarcofago papale; decorata da un bassorilievo la parte anteriore: l'Agnus Dei al centro; gli evangelisti ai lati e sopra il sepolcro una statua del pontefice defunto.
Nella quinta campata vi è il monumento sepolcrale di Ciuto Tarlati del 1334, composto da un sarcofago marmoreo baccellato del IV sec. e rilievi dello scultore senese Giovanni di Agostino, coronati da un arco, in cui sotto si trova l'affresco del Crocifisso tra la Madonna e Santi con il suo donatore: Ciuccio di Vanni Tarlati di Pietramala.
La sesta e ultima campata è decorata alle pareti da un ciclo di affreschi di Giuseppe Servolini con la passione di Cristo. Nella parte fondale vi è l'altare barocco del Santissimo Sacramento, con una monofora chiusa da vetrata policroma raffigurante il Redentore in alto e S. Donato in basso. Illumina la navata cinque grandi bifore chiuse da pregevoli vetrate policrome di Guillaume de Marcillat risalente al 1519/20.
L'organo più antico risale al 1534 da Luca di Bernardino da Cortona.
Chiesa di S. Domenico: In stile gotico risale al 1275 e dotato di un campanile a vela con due campane. L'interno a navata unica e tetto a capriate; 12 finestre monofore gli danno luce. La decorazione pittorica al suo interno risale al trecento con opere di Spinello Aretino; il figlio Parri di Spinello; Giovanni di Francesco da Firenze; Luca di Tommè.
Al suo interno custodisce il Crocifisso ligneo che fu dipinto da Cimabue ed è considerato uno dei capolavori della pittura del duecento. Nel gennaio del 1276 nel luogo di costruzione della Chiesa di S. Domenico, ospitò quello che per la Chiesa di Roma fu il primo conclave della storia.
In una nicchia è posta una terracotta invetriata di Giovanni e Girolamo della Robbia datata 1515/20; un trittico di Giovanni d'Agnolo è sull'altare con al centro l'Arcangelo Michele, alla destra S. Domenico e alla sinistra S. Paolo. Un'opera anonima è nella cappella dov'è custodita l'Eucarestia, raffigurante una Madonna col Bambino in pietra, essa faceva parte di una serie di sculture che dal 1339 decoravano le dieci porte delle mura della città; per sottrarla al degrado è stata qui ricoverata.
Basilica di S. Francesco: è famosa per le storie della vera Croce un ciclo di affreschi di Piero della Francesca. Fu progettata da uno dei discepoli di Frate Elia da Cortona. Nel XIV sec, una pia donna di nome Monna Tessa, lasciò trecento lire per rivestire la facciata ma l'esigua somma si fermò allo zoccolo, rimasto come testimonianza di buona volontà.
La basilica è costruita in pietre e mattoni, di fronte alla Chiesa sorge un monumento a Vittorio Fossombroni del 1863 di Pasquale Romanelli. L'interno è a navata unica con cappelle a sinistra e edicole a destra con ornamenti trecenteschi. La cappella a destra dell'abside ospita affreschi di Spinello Aretino, mentre quella a sinistra di Luca Signorelli.
La Chiesa ospita anche un Crocifisso del Maestro di S. Francesco, un contemporaneo di Cimabue. La Chiesa inferiore è divisa in tre navate e viene usata come sala espositiva.
Chiesa di S. Maria della Pieve: venne citata la prima volta nel 1008 ma la struttura attuale risale al XII sec. ciò fa supporre che ci fosse già una Chiesa dedicata alla Vergine. Nel XIII sec. alla Chiesa fu rufatta la facciata, mentre il campanile è del 1330.
La facciata consta di tre logge sorrette da colonnine, quelle inferiori sono ad arco mentre quella superiore è ad architrave. Il coronamento della facciata è privo di timpano. Nella parte inferiore della facciata si aprono tre portali strombati, quello centrale presenta nella lunetta la Vergine fra due angeli e raffigurazioni allegoriche dei mesi, recante anche il nome dell'artista “Marchio” e la data 1216.
La torre campanaria detta “dei cento buchi” per le bifore che se ne contano 10 per lato disposti su cinque ordini sovrapposti si trova alla destra della facciata. Decorata con arcate cieche a tutto sesto e monofore per la luce all'interno e alla cripta, è la grande abside posta nella parte posteriore.
Al suo interno vi è il polittico con la Vergine e il Bambino, i Santi Giovanni Evangelista, Donato, Giovanni Battista e Matteo ad opera di Pietro Lorenzetti del 1320. Nella cripta è custodito il busto reliquiario di S. Donato, in argento dorato con smalti traslucidi e pietre preziose risale al 1346.
Il fonte battesimale esagonale con formelle raffiguranti storie di S. Giovanni Battista ad opera di Giovanni d'Agostino è del XIV sec. Da documenti esistenti si è certi che Giorgio Vasari (il quale nel 1560 con i suoi lavori trasformò la Pieve), e sua moglie Nicolosa de Bacci, riposino insieme in un'urna nella tomba posta sotto il pavimento all'interno della Pieve di S. Maria Assunta.
Chiesa di S. Maria a Gradi: La Chiesa risale al 1591 su disegno di Bartolomeo Ammannati mentre il monastero è documentato dal 1043. L'assetto odierno è privo di transetto con spazi scanditi da lesene e capitelli dorici. Nel seicento furono sistemate tre cappelle per lato e dalle finte nicchie si affacciano figure di apostoli che furono dipinte nel 1617 da Ulisse Ciocchi e da Giovan Battista Manzolini.
Il campanile risale al 1631, mentre il soffitto ligneo è del 1711. L'altare maggiore in marmo risale al settecento. La Madonna della Misericordia è attribuita ad un collaboratore di Andrea della Robbia, mentre il S. Andrea Zoerandro e Carlo Borromeo sono opera di Vincenzo Dandini del 1658. La Madonna Assunta tra i Santi è opera di Bernardini Santini del 1633; la cappella sottostante è dedicata a S. Giuseppe dipinta da Salvi Castellucci nel 1653/54.
Chiesa della Santissima Annunziata: a seguito di un miracolo avvenuto il 26 febbraio 1490 della Madonna delle Lacrime sorse la Chiesa. La statua della Vergine è attribuita a Michele da Firenze e secondo le cronache del tempo essa avrebbe lacrimato davanti ad un giovane della Spezia che tornando la Loreto si inginocchiò pregando la Madonna.
E' ancora visibile l'affresco con l'Annunciazione opera giovanile di Spinello Aretino del 1370. I lavori dell'edificio attuale sono del 1491, prima diretti da Bartolomeo Della Gatta e alla sua morte da Antonio da Sangallo il vecchio 1505. La statua della Madonna all'altare maggiore fu posta nel 1590. All'interno vi sono custoditi eleganti capitelli, in parte assegnati a Pietro Subbisso. Un ciclo di dodici vetrate del 1509 ne comprende sei autografe di Guillaume de Marcillat 1520/25; l'adorazione dei pastori di Niccolò Soggi; la Vergine che appare a S. Francesco di Pietro da Cortona 1641 e la deposizione un'opera giovanile di Giorgio Vasari.
Chiesa di S. Ignazio: fu eretta tra il 1667 e il 1686 dai padri gesuiti oggi è sconsacrata e trasformata in sala comunale; la facciata in mattoni rispetta uno schema di Bartolomeo Ammannati, la decorazione a stucco fu eseguita da Giuseppe Passardi. Sull'altare maggiore è posta una copia di Pier Dandini dal Cristo e S. Ignazio opera di Pietro da Cortona, mentre le statue delle virtù collocate dentro le nicchie lungo le pareti sono di Bernardino Raoni. Del 1762.
Chiesa di S. Agostino: L'ordine mendicante degli Eremitani di S. Agostino venne approvato nel 1256 da papa Alessandro IV e l'anno successivo i Frati posero la prima pietra per la loro Chiesa nella cittadina di Arezzo. Nel 1330 iniziarono i lavori per un ampliamento e nel 1341 divenne una delle più grandi della cittadina.
Martin Lutero nel 1510 era ancora un monaco Agostiniano si fermò nel cenobio mentre era in viaggio verso Roma. Il Vasari ci porta a conoscenza che tra il 1300 e 1500 la Chiesa fu abbellita con cicli di affreschi e dipinti su tavola da artisti come: Barna senese (storie di S. Jacopo); Jacopo del Cosentino (storie di S. Lorenzo); Parri di Spinello (affreschi per il coro); Taddeo di Bartolo (papa Gregorio XI); Bartolomeo della Gatta (Incoronazione della Vergine e Madonna Assunta); Luca Signorelli (S. Nicola da Tolentino e alcuni angeli per la cappella del Sacramento).
Tutte queste opere tra il 1761/66 sparirono per far posto allo stile barocco e rococò per cui i luganesi Francesco e Giuliano Rusca assieme al varesino Carlo Speroni riempirono di sfarzosi e opulenti stucchi la Chiesa. Sul lato eterno rimase la facciata in pietre conce e il campanile quadrangolare entrambi quattrocenteschi.
Al suo interno si conservano tele seicentesche di Bernardino Santini; un Crocifisso ligneo su tela con S. Giovanni Evangelista e San Francesco del 1642; la parete sinistra presenta in sequenza Gesù buon pastore 1770; la vetrata raffigurante la pentecoste; la Madonna con il Bambino e S. Agostino del cinquecento.
Tra le opere più antiche un affresco con S. Bernardino tra i Santi Girolamo e Ignazio d'Antiochia 1498 e la pala della circoncisione di Gesù 1506. Quest'ultima opera nel 1922 venne trafugata da un ladro lucchese, smembrata in cinque parti per piazzarla sul mercato nero ma fu scoperto e arrestato. E' tornata alla Chiesa dopo il restauro con le vistose lacune.
L'altare maggiore è ornato da cinque dipinti: il beato Bonaventura e S. Chiara da Montefalco di Salvi Castellucci 1660; S. Agostino e S. Maria Maddalena del XVI sec. di Matteo Lappoli; al centro la Madonna della Consolazione di autore anonimo fine settecento.
Alla parete destra un affresco del quattrocento di ignoto con S. Bernardino tra S. Girolamo e S. Ignazio d'Antiochia; una tela del Santini con S. Agostino tra il Crocifisso, la Madonna e i Santi Nicola da Tolentino e Guglielmo d'Aquitania del 1650.
Chiesa di S. Maria delle Grazie: la Chiesa sorge su di un Santuario pagano che nel periodo etrusco-romano era dedicato ad Apollo e nell'alto medioevo era detta “Fonte Tecta “. Nel 1428 S. Bernardino riuscì a distruggere la fonte e costruirvi un oratorio e Parri di Spinello dipinse l'affresco con l'immagine della Madonna della Misericordia, oggi è inserita nell'altare marmoreo di Andrea Della Robbia. L'altare raffigura nel timpano una Madonna col Bambino tra due angeli; nelle nicchie i Santi Lorentino, Pergentino, Donato e Bernardino, mentre nel paliotto è rappresentata la pietà.
Alla facciata nel 1490 fu addossato il portico opera di Benedetto da Maiano, con sette arcate e altrettanti medaglioni su di un basamento a gradini. Importante è lo studio delle proporzioni: l'altezza della colonna e del pulvino (elemento architettonico a forma di tronco di piramide rovesciata posto tra il capitello e l'imposta dell'arco) è pari alla luce degli archi. La Chiesa è in stile tardo-gotico a navata unica con volte a crociera


II Itinerario

Badia delle Sante Flora e Lucilla: ospita le reliquie delle Sante martire le quali furono portate ad Arezzo dal vescovo Giovanni nel IX sec. La Chiesa è stata iniziata nel 1278 a navata unica e stile gotico; nel 1315 fu rifatto il monastero. La Croce dipinta da Segna di Bonaventura risale al 1319. Il chiostro è del 1489 su progetto di Giuliano da Maiano. L'affresco con S. Lorenzo è datato 1476 di Bartolomeo della Gatta.
Nel 1565 Giorgio Vasari l'ha trasformata e nel 1650 fu costruito il campanile. La Chiesa si presenta in tre navate composte da campate d'identica grandezza: quadrate quelle centrali e rettangolari le laterali. Il complesso monumentale dell'altare domina il presbiterio opera del Vasari, che fu realizzato per la cappella della sua famiglia nella pieve di S. Maria nel 1563 e nel 1865 fu trasferito alla Badia.
La finta cupola dipinta su tela da Andrea Pozzo nel 1702 e posta sopra l'altare maggiore è un capolavoro barocco. Vi è custodito anche un ciborio probabilmente di Benedetto da Maiano.
Convento o monastero di Sargiano: dopo essere stato abbandonato nel 1993 per mancanza di vocazioni, oggi è affidato alla Onlus “Centro dell'uomo“. Fu fondato nel 1405 della sua costruzione prese parte il Santo francescano Bernardino da Siena (1380 – 1444). Una lapide in marmo ci ricorda che nel settembre del 1936 vi ha soggiornato Angelo Roncalli (futuro papa Giovanni XXIII). Custodisce un affresco raffigurante Gesù servito dagli angeli nel deserto opera di Giovanni Mannozzi detto Giovanni da S. Giovanni.
Fortezza Medicea: è un esempio di architettura militare difensiva del XVI sec. Gli spalti della fortezza sono un punto panoramico sulla città: la Valle dell'Arno, il massiccio del Pratomagno e l'alpe di Catenaia. Essa sorge sull'antica cittadella medievale del IX sec. fu ricostruita nel 1319, subì gravissimi danni a causa delle rivolte cittadine e la Repubblica di Firenze nel 1502 diede ordini di ricostruirla affidando i lavori a Giuliano e Antonio da Sangallo a forma trapezoidale e non pentagonale. L'attuale fortificazione risale al 1538/60 per ordine di Cosimo I dè Medici e i lavori furono diretti da Antonio da Sangallo il giovane.
Per la sua costruzione furono abbattuti il Palazzo del comune con la torre rossa, il palazzo del capitano del popolo, il palazzo Tarlati e circa 17 Chiese per sgomberare il campo ai colpi di artiglieria, al loro posto fu creata una spianata chiamata “il prato “. Dopo l'ultimo restauro il 24 giugno 2016 la fortezza è stata riconsegnata alla città con giardino e passeggio. Nell'occasione gli scavi hanno reso luce ai resti della Chiesa di S. Donato risalente all'anno 1000 e una pavimentazione musiva relativa a un edificio di epoca romana.
Casa Vasari: fu la residenza di famiglia del pittore architetto e storico dell'arte Giorgio Vasari, conserva pregevoli sale affrescate. Fu acquistata dall'artista nel 1540 ma impegnatissimo tra Firenze e Roma la visse per brevi periodi intervenendo direttamente nelle decorazioni. Passò agli eredi fino alla loro estinzione nel 1687 e dopo vari proprietari fu acquistata dallo Stato nel 1911 che ne fece un museo aperto al pubblico e sede dell'archivio Vasariano.
Il piano nobile si raggiunge da una scalinata sormontata dal busto di Giorgio Vasari di ignoto toscano cinque-seicentesco. La prima sala affrescata dal Vasari è quella del camino nel 1548 con la cacciata dell'invidia e della fortuna da parte della virtù; nel soffitto e alle pareti figure allegoriche, paesaggi e storie di pittori dell'antichità. Sulla destra si trova la cappellina con una Madonna di Fra Paolino e un raro pavimento in maiolica originale del XVI sec.
Alcuni dipinti del tardo manierismo sono nel corridoio di Cerere o dei Draghi, tra cui una circoncisione attribuita a Mirabello Cavalori e la morte di Adone di Jacopo Zuchi. Sulla sinistra vi è la camera nuziale con il soffitto decorato da un affresco del Vasari, raffigurante Abramo tra le figure allegoriche della pace, la Concordia, la Virtù e la Modestia. Tra i dipinti: “l'elemosina di S. Nicola” opera di Giovanni Stradano; “il Cristo portato al sepolcro” opera del giovane Vasari e dello stesso “Giuda“.
Dal corridoio si accede alla cucina affrescata nel 1827 da Raimondo Zaballi e decorata da ritratti soprattutto toscani del XVI sec. La camera di Apollo fu affrescata dal padrone di casa raffigurante Apollo e le nove Muse; l'allegoria dell'amore coniugale dove si nota il ritratto della moglie Nicolosa Bacci. Tra i dipinti qui esposti: S. Francesco, il contenitore per specchio con la Prudenza entrambi di Alessandro Allori, la casa del sole del Poppi, S. Girolamo e la fortuna di Jacopo Ligozzi.
Nella camera della Fama il Vasari dipinse sul soffitto la Fama e sui peducci e le lunette: le quattro arti, il suo autoritratto e gli artisti aretini o del territorio di Arezzo: Lazzaro Vasari; Luca Signorelli; Spinello Aretino; Bartolomeo della Gatta; Michelangelo e Andrea del Sarto. La Crocifissione è di Andrea Stradano 1581; la terracotta policroma invetriata con Galba è di Andrea Sansovino; la tavola della Cartità è di Carlo Portelli.
In un piccolo ambiente attiguo si ammira il modellino ligneo della Loggia del Vasari che realizzò ad Arezzo. La Madonna col Bambino, Santa Elisabetta e S. Giovannino sono opera di Santi di Tito, mentre tre scomparti di predella sono opera di Maso da S. Friano.
Il giardino venne principalmente usato come orto; la costruzione di una limonaia ci dimostra la presenza di un giardino all'Italiana. Oggi sono state costruite aiuole geometriche e al centro di quelle più grandi si erge un'antica vasca in pietra.
Archivio Vasariano è una delle fonti più preziose per lo studio della Storia dell'Arte del XVI sec. Vi sono libri, contratti, carte relative all'amministrazione delle sue proprietà, appunti di lavoro, i ricordi e la corrispondenza dei tanti personaggi illustri dell'epoca, tra queste 17 lettere autografe di Michelangelo Buonarroti indirizzate al “caro amico Giorgio Vasari” e corredate da tre sonetti, anch'essi autografi e da tre disegni originali dello stesso sommo artista.
Palazzo della fraternità dei laici: risale al 1375 e dal 1786 è affittato al Tribunale che all'epoca era detto “della ruota civile“; nella lunetta del portale è riportata la Madonna della Misericordia opera di Bernardino Rossellino del 1435. Il coronamento della facciata risale al 1552 su progetto di Giorgio Vasari, cinquecentesco è anche l'orologio che fu costruito da Felice del Fossato.
La Fraternità dei Laici il cui nome ufficiale è: “Fraternità di Santa Maria della Misericordia” e risale al 1262 per volontà di un gruppo di persone, che dirette da padri Domenicani, erano desiderose di aiutare poveri ed infermi. Con i lasciti e le donazioni questi, effettuarono il pagamento delle logge che progettò Giorgio Vasari.
Palazzo Comunale: era l'antico palazzo dei Priori risalente al XV sec. è affiancato da una robusta torre con orologio quattrocentesco; il cortile è animato dal portico e dalla loggia.
Casa del Petrarca: di origine medievale a cui si sovrappose una costruzione cinquecentesca ritenuta la dimora del notaio Pietro padre di Francesco. Danneggiata dai fasti bellici, fu ricostruita ed ospita l'Accademia Petrarca di lettere, arti e scienze; una pregevole biblioteca e vari centri culturali.
Palazzo Pretorio: risale al XIV – XV sec. ed è ornato dagli stemmi dei podestà. Al suo interno ospita la biblioteca aretina la quale conserva codici miniati, incunaboli, manoscritti e volumi.
Anfiteatro romano: fu costruito tra il I e II sec. d.C. (in età Adrianea 117 – 138 d. C. il sito ha un asse maggiore di 121 metri e una minore di 68 metri, è di forma ellittica e dotato di gradinate su due ordini; la struttura è realizzata con blocchi di arenaria, laterizi e marmo che oggi restano assieme alla platea e resti di ambulacri. Di poco inferiore al Colosseo come arena, la sua capienza contava 8.000 – 10.000 spettatori circa. Oggi è utilizzato come teatro all'aperto.
Museo statale di Arte medievale e moderna: ha sede nel palazzo Bruni-Ciocchi detto della Dogana; fu iniziato sui resti delle case medievali, rimaneggiato e completato nel 1600. Espone opere di scultura; tre Madonne in pietra del trecento le quali erano sopra le porte della cinta urbana; l'arcone gotico scolpito da entrambe le parti raffigurante gli Evangelisti, Apostoli e dottori della Chiesa; la statua di S. Ludovico del 1300; un S. Luca del XV sec.; un S. Antonio Abate in terracotta policroma in un tabernacolo gotico; frammenti scolpiti dell'alto medievale, preromanico e romanico; interessantissimo il pluteo a motivi geometrici e piccoli animali del sec. VIII e che ha di fronte un altro pluteo del X sec. con due pavoni che si abbeverano.
Inoltre: frammento di un angelo attribuito a Marchionne Aretino; una mensola con Grifo del XII sec.; un basamento con draghi e leoni in lotta firmato d Magister Cione di Borgo S. Sepolcro del sec. XII. Il piano superiore espone pitture prevalentemente di artisti Aretini. Una collezione di armi, di vetri, un presepio del sec. XVIII, oggetti e dipinti dell'ottocento si trovano al secondo piano.
Museo archeologico Mecenate: è ordinato nell'ex monastero olivetano di S. Bernardo con la Chiesa annessa, fa parte del complesso sorto sull'anfiteatro, di origine gotica e ingrandito nel XV sec. La Loggia è del seicento; il materiale esposto proviene dalla città di Arezzo, territorio Aretino e dall'Etruria settentrionale.
E' diviso in 13 locali al piano terra e piano rialzato, più sei locali al primo piano. Conserva reperti preistorici dal paleolitico all'età del bronzo e reperti paleontologici; materiale etrusco X – IX sec. a. C. e della fase orientale VIII – VII sec. a. C. nonché VI – V sec. a. C. Inoltre materiali tardo-etrusco IV – I sec. a. C. e romano.
Le raccolte più interessanti sono: Vasi, sculture etrusche, romane, oreficerie, monete. Del periodo romano fanno parte diversi mosaici pavimentali, sculture, corredi funerari, busti, sigilli, bronzetti e i famosi vasi corallini a rilievo del I sec. a. C. e I sec. d. C.
Alpe di Poti: è il monte più vicino alla città ha visto combattere partigiani per la liberazione di Arezzo nel secondo conflitto mondiale. Oggi è una località di villeggiatura.
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