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Livorno

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Un castello eretto nel X sec. fu la prima costruzione della futura città, per la vicinanza con l'antico porto di Pisa fu fortificato divenendone il baluardo difensivo alla fine del XIV sec. Nel secolo successivo passò ai Visconti, a Genova e a Firenze finché l'interramento del porto Pisano nel sec. XVI ne favorì lo sviluppo, facendone il maggior porto mediceo. Nel 1606 Livorno fu proclamata città e 12 anni dopo i lavori del porto venivano completati; da allora fu sempre attiva e con l'annessione al Regno d'Italia, iniziò anche la sua ascesa industriale.

Monumenti
Duomo: dedicata a S. Francesco risale al cinquecento, fu ampliata nel settecento con l'aggiunta di due cappelle laterali che divenne a croce latina; il campanile risale al 1817 a pianta quadrata in sostituzione di quello a vela del seicento.
La facciata si presenta con un portico e arcate a tutto sesto; nel dopoguerra furono aggiunti altri due portici più piccoli davanti ai prospetti del transetto. La zona absidale fu modificata nel novecento con l'aggiunta fontana e venne completamente trasformata con la costruzione di una grande esedra affiancata dal ricostruito campanile alto 50 metri.
L'interno a croce latina con cappelle laterali: a sinistra la cappella del SS. Sacramento del 1716 su progetto di Giovanni del Fantasia e affrescata da Giuseppe Maria Terreni, con altare attribuito alla bottega di Giovanni Baratta; a destra la cappella della Concezione di Maria e risale al 1727 decorata dal pittore Luigi Ademollo, da qui si accede al battistero.
Gli affreschi andarono perduti nell'ultima guerra mondiale. La navata era originariamente coperta da un preziosissimo soffitto ligneo intagliato e dorato eseguito tra il 1610/14, in esso erano inseriti sette dipinti salvati dai bombardamenti e ricollocati in una struttura fortemente semplificata.
Tra il 1619/23 Jacopo Ligozzi, Domenico Cresti detto il Passignano e Jacopo Chimenti detto Empoli realizzarono tre grandi dipinti raffiguranti S. Francesco che riceve il Bambino dalla Vergine, l'Assunzione della Madonna e l'apoteosi di S. Giulia.
All'ingresso vi è posto il monumento funebre a Marco Alessandro del Borro, governatore di Livorno opera di Giovan Battista Foggini del settecento e il monumento sepolcrale di Carlo Ginori che fu governatore governatore di Livorno nel XVIII sec. In occasione del bicentenario 2006 nella cappella del SS. Sacramento è stata collocata una tempera su tavola, raffigurante il Cristo coronato di spine opera del Beato Angelico e l'installazione di una porta monumentale in facciata.
Chiesa di S. Ferdinando: detta popolarmente: crocetta, eretta nel 1707 si presenta con una facciata priva di rivestimento marmoreo, lungo i fianchi si osservano dei contrafforti che si concludono nel transetto adiacente; oltre il ricostruito campanile si trova la sede della scuola di S. Anna sorta nel dopoguerra.
L'interno in stile barocco e pianta a croce latina con la navata centrale coperta da una volta a botte e affiancata da piccole cappelle laterali adorne di marmi pregiati. La cupola è circolare che all'esterno è completamente nascosta da un tamburo ottagonale; numerosi altari si ergono lungo le cappelle in una di esse vi è il gruppo scultoreo: gli schiavi liberati opera di Giovanni Baratta.
Il pavimento marmoreo presenta alcune lapidi sepolcrali, dietro l'altare maggiore è custodito il sepolcro del benefattore Francesco Terriesi che insieme al principe Ferdinando fu il principale finanziatore dei lavori e delle opere di questa Chiesa.
Chiesa di S. Caterina: risale al 1720 annessa al convento dei Domenicani; si presenta a pianta ottagonale con cappelle laterali, sormontata da una grande cupola alta quasi 50 metri grazie alla lanterna aggiunta nel 1869 da Dario Giacomelli. La facciata in stato grezzo presenta un grande portale in asse con una finestra policroma.
L'interno è illuminato dai finestroni della cupola e impostato attorno a otto grandi pilastri che sorreggono il tamburo della calotta. Qui si possono ammirare gli affreschi ottocenteschi di Cesare Maffei, realizzati nell'intradosso della volta che pur gravemente danneggiati dalle infiltrazioni, costituiscono i 1.500 mq. Di affreschi più grandi della Toscana. Gli spicchi della cupola sono impreziositi da ornati di Pietro Calamai il quale realizzò: S. Domenico che riceve il Rosario dalla Madonna; i quattro Evangelisti e alcune scene della vita di Maria.
Nel coro vi è un grande dipinto a olio del Vasari. La grandi cappelle che si aprono intorno allo spazio centrale, sono ricavate all'interno degli archi che sorreggono la cupola. La prima cappella è dedicata a S. Caterina che oltre alla statua lignea della Santa, presenta un affresco di Giuseppe Maria Terreni: (gloria di S. Tommaso d'Aquino), la quale cappella fino al 2010 era dedicata a S. Vincenzo Ferreri la cui statua ora si trova presso l'ingresso della Chiesa.
Segue la cappella di Gesù della Pietà e la cappella di S. Giuseppe sontuosamente decorata a spese della congregazione dei falegnami e maestri d'ascia. Sulla sinistra oltre il coro e l'altare maggiore si trova la cappella della Madonna del Rosario, dove è collocato un piccolo presepe; le pareti presentano affreschi ben conservati ad opera di Giuseppe Maria Terreni; infine la cappella dedicata alla Madonna di Monte nero dove si trovano le reliquie di S. Vigilia.
All'interno della Chiesa si trova un altare della comunità: siro-maronita i cui riti e la liturgia derivano dalla tradizione Antiochena (Patriarcato di Antiochia) la lingua è il siriaco. Inoltre un'epigrafe ricorda che nella Chiesa pregò: Elizabeth Ann Bayley Seton una religiosa Statunitense, promotrice di numerose iniziative caritatevoli a favore dei popoli; nata il 28 agosto 1774 morta il 4 gennaio 1821 è stata proclamata Santa da papa Paolo VI nel 1975, divenendo la prima persona degli Stati Uniti ad essere canonizzata.
Santuario della Madonna delle Grazie: noto come Santuario di Monte nero; l'esterno del Santuario è preceduto dal famedio (costruzione a forma di tempio utilizzato come sepoltura riservata ad alcuni illustri Livornesi).
La leggenda narra che un pastore claudicante nel 1345, ritrovando ai piedi del colle un dipinto raffigurante la Madonna, avrebbe avuto una visione e fu spinto a trasportare l'effige fino alla cima dove arrivò guarito; a ricordo della leggenda all'inizio della strada che conduce al Santuario, nel 1603 fu realizzata una cappella e ampliata nel 1723, fu danneggiata durante la seconda guerra mondiale e venne sostituita con una Chiesa più grande.
Tra la fine del seicento e l'inizio del settecento alla semplice aula del Santuario fu aggiunto un atrio di forma ovale e riccamente decorato nel 1721; nella parte posteriore della Chiesa fu costruito un corpo cruciforme per ospitare l'immagine sacra della Madonna, il quale fece assumere al complesso una pianta a croce latina.
Il Santuario è costituito da diversi corpi di fabbrica accessibili attraverso una scalinata. L'edificio principale è il corpo della Chiesa preceduto da un porticato e affiancato da un campanile del 1820 dotato di orologio meccanico e a meridiana; lungo il portico vi sono lapidi commemorative, tra queste quelle di importanti famiglie Maronite.
Non distante dal portico vi è un bassorilievo di Antonio Vinciguerra, raffigurante papa Giovanni Paolo II a ricordo della visita che fece il pontefice nel 1982. Il Tempio vero e proprio è preceduto da un atrio ovale, sontuosamente decorato con pitture di Filippo Maria Galletti; tre ingressi conducono alla navata della Chiesa barocca, coperta da un soffitto ligneo intagliato da Pietro Giambelli e dove sono collocate alcune tele del Galletti, raffiguranti tre episodi della vita di S. Gaetano da Thiene.
Il mirabile soffitto è l'unico a Livorno risparmiato dalla distruzione della seconda guerra mondiale; presso l'altare maggiore s'innalza il tabernacolo ad opera di Giovanni Baratta e del nipote Giovanni Antonio Cybei del 1752, il quale racchiude l'immagine sacra della Madonna di Monte nero del XIV sec. Nel transetto si trovano le statue ottocentesche di S. Giovanni Gualberto e di S. Bernardo, opera di Temistocle Guerrazzi fratello del più celebre Francesco Domenico. La cupola è affrescata dall'artista fiorentino Giuliano Traballesi e presenta ornati di Giuseppe Maria Terreni.
Lungo i fianchi della Chiesa si snoda la galleria di ex voto tra le più ricche d'Italia, contenenti circa settecento raffigurazioni realizzate dall'ottocento ai nostri giorni. Tra i numerosi ex voto presenti nelle gallerie attorno al Santuario c'è n'è uno particolarmente celebre e curioso: un paio di babbucce di velluto rosso e di un corpetto tramato in oro, di quelli in uso negli Harem di Istanbul ai primi dell'ottocento, apparteneva ad una ragazza Livornese (Ponsivinio) che venne rapita dai turchi in mare presso Antignano e miracolosamente salvata poco tempo dopo dal fratello, che era rocambolescamente riuscita a riscattarla.
Nel retro dell'abside vi è una galleria dove sono esposti gli stemmi donati dalle giunte Comunali della Toscana, dopo la proclamazione della Madonna di Monte nero a Patrona principale della Toscana.
Chiesa di S. Jacopo in Acquaviva: si trova presso l'Accademia Navale e risale al 320 d. C., citata la prima volta in un atto notarile del 1163. Nel 1367 l'eremo ospitò papa Urbano V e pochi anni dopo papa Gregorio XI. La Chiesa si presenta con facciata a capanna, inquadrata all'interno di lesene e sormontato da un frontone triangolare, il portale chiuso sotto un timpano arcuato.
La Chiesa è affiancata da un campanile alto 27 metri. L'interno è a croce latina e navata unica preceduta da una cantoria in contro facciata, conserva due tavolette di scuola Giottesca le quali dal 2008 sono state trasferite al Museo diocesano.
Chiesa di S. Giorgio: già Anglicana, è un elegante edificio neoclassico caratterizzato da un pronao composto da quattro colonne ionico, sul quale è impostata la semplice trabeazione col frontone. L'edificio si eleva su un alto basamento di pietra che lo separa dal piano stradale. Dotato di un piccolo campanile con tre campane dedicate a: S. Barbara, SS. Crocifisso e S. Francesco.
L'interno è dotato di un'ottima acustica e costituito da un'aula centrale sormontato da una calotta e decorata con bassorilievi a stucco e due lesene di stile ionico. Il dipinto di S. Giorgio è opera di Corrado Michelozzi; le vetrate dipinte dell'abside soffiate a Monaco di Baviera vi sono rappresentati: La Madonna della Misericordia, S. Giovanni Battista e S. Francesco. Appena varcato l'ingresso a destra e a sinistra vi sono due dipinti a olio rappresentanti la Madonna della Misericordia e S. Barbara. Il dipinto della Madonna con ai piedi S. Francesco e Tobia è opera del Passignano e dono della granduchessa Cristina di Lorena tra il 1601/06; il dipinto che raffigura S Barbara è opera del Livornese Corrado Michelozzi e rappresenta la Santa con lo sfondo della fortezza vecchia.
Sulle pareti laterali sopra i due altari minori, vi sono due grandi bassorilievi in stucco opera di Giulio Guiggi, come i vari bozzetti della via Crucis. Nelle lunette laterali sono poste le statue marmoree delle quattro virtù cardinali ad opera di Raffaello Romanelli; sotto la mensa dell'altare maggiore è stato collocato l'antico paliotto in legno intagliato e dorato con l'emblema della venerabile Arciconfraternita della Misericordia di Livorno.
Chiesa della SS. Annunziata: a pochi metri dal Tempio di S. Gregorio, è anche conosciuta come Chiesa dei Greci riuniti; risale al sec. XVI l'elemento più interessante è la facciata sobria e composta, l'ingresso è sormontato da un frontone triangolare e affiancata da due colonne tuscaniche, due statue in marmo raffigurano: l'innocenza e la mansuetudine e ornano la facciata. L'interno è preceduto da un vestibolo, notevole è l'iconostasi struttura lignea del sec. XVII che suddivide la parte alle funzioni del clero e la parte ai fedeli con antiche icone.
Chiesa Armena di S. Gregorio Illuminatore: fu distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, i resti della sola facciata sono ancora di proprietà del Patriarcato della Cilicia. Dal 27 settembre 2008 è sede di un centro interculturale.
Chiesa Valdese: si presenta come un volume compatto caratterizzata da tre grandi portoni ogivali, a tre ordini di finestre chiuse da archi a sesto acuto. All'interno, al piano terra si trovano i locali per le attività della Chiesa e l'aula del Tempio, ai piani superiori un tempo ad alloggi pastorali, oggi vi sono appartamenti di civili abitazioni. La suddetta aula è una vasta sala rettangolare che si estende in altezza fino al piano superiore dell'edificio ed è illuminata da alte finestre ogivali.
Sinagoga ebraica: l'Architetto Di Castro progettò un edificio che richiamasse la forma del tabernacolo e la grande tenda, destinata a custodire l'arca dell'alleanza; la struttura portante realizzata con possenti nervature in calcestruzzo armato, racchiude pannelli di tamponamento in cui si aprono finestre ottagonali ed esagonali e il corpo prismatico dell'abside, nel quale piccolissime aperture triangolari creano un suggestivo baluginare di luci.
All'interno i sedili sono disposti su gradinate digradanti verso il centro dove s'innalza la tevà, realizzata riutilizzando parti di quella antica; l'Aròn Hakkodes (armadio sacro) del 1708 è opera dell'ebanista Angelo Scoccianti di Cupramontana. Il matroneo è collocato su di un ballatoio nella parte retrostante, dove al piano sottostante è sistemato l'oratorio Lampronti, nel quale sia la Tevà che l'Aròn del XVII sec. provengono dal tempio di rito Spagnolo di Ferrara.
Tempio della congregazione Olandese Alemanna conosciuta come Chiesa degli Olandesi ed è di culto protestante. Tra la fine del settecento e inizio ottocento il pastore della comunità fu l'amico del Foscolo: Giovanni Paolo Schulthesius (religioso, compositore, pianista Tedesco). Nel dopoguerra per la sua ottima acustica ospitò numerosi concerti; la facciata presenta tre rosoni, quello centrale è decorato con motivi floreali ed è affiancato da due rosoni dal disegno fiammeggiante.
L'interno è una vasta aula a pianta rettangolare, preceduta da una tribuna posta sopra il vestibolo d'ingresso e chiusa mediante una grande abside circolare. Lungo la navata è possibile osservare l'alternarsi di lesene sulle quali si aprono gli archi a sesto acuto, che inquadrano le finestre ogivali con vetrate colorate. La Chiesa da anni è in stato di abbandono.
Acquedotto Leopoldino: risale al settecento originandosi dalle sorgenti di Colognole, nei pressi di Monte Maggiore con un percorso di 18 km. Per giungere a Livorno.
Cisternone: è un monumentale serbatoio ancora funzionante sito ai margini della città, fu progettato dal Poggianti tra il 1829/42, nello stesso periodo furono costruiti anche il Purgatorio di Pian di Rota (depuratore per le acque) e il cisternino della città.
Bottini dell'olio: antico magazzino per la conservazione dell'olio risalente al 1705 e ospita numerose esposizioni; al piano superiore è una sede assieme ad altri edifici cittadini, della biblioteca labronica intitolata a Francesco Domenico Guerrazzi ed è la principale biblioteca pubblica.
Casini dell'Ardenza: rappresentano una della architetture più caratteristiche e significative della passeggiata a mare. L'edificio è a forma di omega, con un corpo semi circolare affiancato da due ali laterali. Il frontone principale al centro del complesso presenta una struttura tripartita, con un portico a cinque arcate sostenute da pilastri a bozze, una loggia con colonne d'ordine ionico sormontata infine da un elegante frontone triangolare, d'ispirazione classica in calcare bianco e arricchito da un orologio.
Le facciate dei due corpi rettilinei posti ai margini del fabbricato sono articolate mediante un portico composto da sei colonne d'ordine tuscanico in pietra arenaria, con una terrazza delimitata da una balaustra. Il complesso nell'ottocento era un elegante struttura ricettiva suddivisa in numerosi appartamenti; nel tempo furono venduti a singoli proprietari. All'interno oltre che a residenze private troviamo studi di pittori, di architettura e un Bed & Breakfast/home restaurant.
Grattacielo: con i suoi 26 piani e 91 metri di altezza è l'edificio più alto di Livorno.
Hotel Palazzo: è il più grande e lussuoso albergo, caratterizzato da un'imponente facciata sormontata da due caratteristiche torrette del XIX sec.
Palazzo de Larderel: è il più sontuoso palazzo cittadino, in origine era costituito da alcune palazzine isolate che nell'ottocento furono unite a una monumentale facciata, caratterizzata da un monumentale timpano riccamente decorato.
Palazzo delle colonne di marmo: è uno dei più eleganti palazzi, caratterizzato da numerose decorazioni in marmo; eretto nel novecento.
Stabilimento termale: acque della salute, è uno stabilimento di pregevolissima architettura del novecento a breve distanza dalla stazione centrale e a pochi km. Del più antico: bagnetti della puzzolente (così chiamato per la presenza di maleodorante acqua di origine solfurea); oggi si presenta in pessime condizioni di conservazione.
Teatro Goldoni: eretto nel 1843, è il più importante e l'unico teatro storico di Livorno.
Castello del boccale: è un edificio residenziale ottocentesco, ingloba una torre quadrata di epoca precedente, è ubicato sulla costa nei pressi di Antignano ed è stato frazionato in lussuosi appartamenti.
Castello Sonnino: si erge su di un promontorio a picco sul mare, sito nella frazione di Quercianella, qui in una grotta della scogliera fu tumulata la salma del barone Sidney Sonnino proprietario del castello e che tanto amava questo luogo.
Villa Fabbricotti: è una sontuosa dimora signorile dell'ottocento, circondata da un grande parco pubblico; in estate ospita il cinema all'aperto ed è sede principale della biblioteca Labronica.
Villa Mimbrelli: risale al 1865 e ospita il Museo civico Giovanni Fattori, mentre i vicini granai sono destinati all'allestimento di mostre temporanee.
Fanale: è il faro del porto di Livorno, risale al trecento della Repubblica di Pisa.
Mercato delle vettovaglie: trattasi di un maestoso edificio ubicato lungo il fosso reale del 1894, costituiva uno dei più grandi mercati coperti d'Europa.
Torre della Meloria: innalzata al largo della costa nel settecento, nello specchio di mare che nel 1284 fu teatro della celebre battaglia tra Genovesi e Pisani.
Fortezza vecchia: racchiude in se l'intera storia della città; la zona in cui sorge la fortezza fu interessata da numerosi insediamenti, che ancora oggi ne restano le testimonianze come i resti di un abitato di capanne, risalenti al passaggio tra l'età del bronzo e l'età del ferro, al di sopra dei quali si trova uno strato di reperti d'epoca etrusca e romana.
In età medievale la fortezza era costituita da una torre quadrata, successivamente a breve distanza fu innalzata la seconda torre a pianta circolare, la quale si dice, per volontà di Matilde di Canossa (senza riscontri storici). Nel trecento le due torri furono unite da una cinta muraria voluta dalla Repubblica di Pisa; le mura erano merlate con un camminamento di ronda.
Nel 1405 furono costruiti tre fortini sui tre lati del mare per alloggiarvi le bombarde e altre bocche di fuoco. La fortezza vera e propria risale al sec. XVI con i Medici, che su progetto di Antonio da Sangallo il vecchio apportarono trasformazioni alle strutture preesistenti. Pochi anni dopo il granduca Cosimo I dè Medici volle realizzarvi un palazzo per la sua residenza e una residenza per il suo seguito. (attuale palazzo Mediceo).
Nel 1769 la fortezza divenne sede di una caserma militare e fu parzialmente adibita a prigione dove per breve tempo, fu rinchiuso Francesco Domenico Guerrazzi. - politico – scrittore nel movimento risorgimentale.
Palazzo Mediceo: è uno dei più vecchi edifici, all'epoca della sua realizzazione per ospitare il seguito del Granduca, la città era costituita da un pugno di case chiuse all'interno di un breve giro di mura. Eretto nel 1543 divenne in seguito sede del commissario di guerra e di marina, dello scrittoio delle Regie fabbriche, del Regio ufficio metrico e della Guardia di Finanza.
Monumento dei quattro mori: risale al sec. XVI eretto per volontà di Francesco I dè Medici; l'opera è costituita da quattro mori in bronzo incatenati alla base di un alto piedistallo, sopra al quale s'innalza la statua di Ferdinando I con l'uniforme dei Cavalieri di Santo Stefano (istituzione militare fondata da Cosimo I dè Medici per combattere gli ottomani e la guerra di corsa – corsari al servizio di un governo- nel Mediterraneo).

Cimiteri monumentali
Famedio: porticato adibito ad ospitare i dormitori dei pellegrini. Nel cimitero riposano uomini illustri come: Francesco Domenico Guerrazzi – Enrico Pollastrini – Carlo Bini – Giovanni Fattori – Paolo Emilio Demi. Due lapidi ricordano: Amedeo Modigliani sepolto a Parigi e Pietro Mascagni sepolto nel cimitero della Misericordia a Livorno.
Cimiteri Ebraici: gli unici giunti fino ai giorni nostri sono quello di V/le Ippolito Nievo (semi abbandonato) e quello prossimo al cimitero Comunale di Lupi ancora utilizzato.
Cimitero degli Inglesi: in via Verdi, tra i primi luoghi di sepoltura protestante in Italia, custodisce la tomba di Tobias Smollet (scrittore storico e traduttore Britannico), sito nei pressi della Chiesa di S. Giorgio già luogo di culto della comunità Anglicana.
Cimitero greco-ortodosso: aperto nel 1840 in via Mastacchi, ospita al suo interno la cappella della “dormizione di Maria”; è l'attuale sede delle celebrazioni religiose ortodosse. Qui si trovano le cappelle della famiglia Maurogordato, i cui membri furono proprietari di una grande villa e di un grande palazzo.
Cimitero della Congregazione Olandese Alemanna: adiacente a quello Ortodosso, realizzato in sostituzione a quello più antico cimitero protestante detto “giardino degli Inglesi”, qui si trovano le tombe delle famiglie Mayer e Kotzian.
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