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Nepi

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Il borgo sarebbe stato fondato con il nome di Nepet o Nepete cinque secoli e mezzo prima della fondazione di Roma. Città Falisca (popolazione Italica stanziata nella Tuscia meridionale); la cittadina ci è giunta in un centinaia di iscrizioni che datatno dal VII al II sec. a. C., scritte in un alfabeto ora destrorso ora sinistrorso molto simile all'alfabeto latino; il segno più caratteristico è la “ F “ che ha una forma tipica come una freccia in alto.
Fu sottomessa agli etruschi poi ai romani, fu saccheggiata dai Longobardi d'Alboino e appartenne a diversi feudatari tra cui gli Anguillara, gli Orsini, i Colonna. Durante il pontificato di Martino V passò alla S. Sede e papa Alessandro VI fece ampliare il castello assegnandolo ai suoi figli: prima a Lucrezia Borgia poi al duca Valentino, infine a Giovanni Borgia.
Cadde nelle mani del poeta Aretino Bernardo Accolti al quale fu tolto da papa Paolo III per essere assegnato ai Farnese. In seguito Nepi tornò alla Chiesa. Nel 1798 i Francesi ne devastarono il castello.

Monumenti
Duomo: dedicato a S. Maria Assunta, sorge su di un Tempio pagano dedicato a Giove. Un primo edificio di culto era già presente nel V sec., saccheggiato e distrutto nel 568 durante le guerre Longobarde e Bizantini, di nuovo funzionante nel IX sec., ingrandita e abbellita nel XI sec. arricchita anche della splendida cripta. Illustri vescovi di questa Cattedrale sono stati: S. Pio V (1556/61) e S. Carlo Borromeo nel 1564.
Il portico è costituito da tre archi a tutto sesto con due colonne in granito, il cornicione mostra motivi tardo gotici, nella pareti del portico sono murati frammenti marmorei di epoche diverse tra cui: lapidi, un frammento del primitivo pavimento cosmatesco del 1266 in opus Alexandrium, un cippo di epoca romana, un sarcofago di età imperiale con scene della caduta di Fetonte. Rimarchevole l'epigrafe riportante il primo atto comunale di Nepi risalente al 1131.
L'interno con cinque ampie navate divise da pilastri, un alto presbiterio s'innalza al di sopra della cripta; il pavimento risale al 1901, sontuoso e suggestivo è l'interno ricco di affreschi realizzati da Domenico Torti e dal Di Mauro, raffigurante episodi della vita della Vergine. Nella volta invece è raffigurata l'incoronazione di Maria fra Santi, tra cui S. Pio V e i Santi Patroni: Tolomeo, Romano e Savinilla. Accanto all'ingresso la lapide della consacrazione della Chiesa risalente al 1266.
Nel secondo altare della navata sinistra il pregevole Crocifisso ligneo del 1532 opera di Antonius Ispanus. Il presbiterio absidato è dominato dal gioco prospettico della finta cupola, con personaggi della famiglia di Maria: (i Santi Anna, Gioacchino, Elisabetta, Giuseppe, Zaccaria, Maria di Cleofe, Giovanni Battista) e i profeti annessi a Maria con le loro profezie: ( Isaia, Mosè, Davide, Ezechiele) e decorazioni legate alla simbologia Mariana.
Nel catino absidale è raffigurata la gloria di Maria Assunta in cielo; al di sopra del coro ligneo vi sono affreschi del Toti, con episodi della vita dei Santi Patroni, vescovi e martiri a Nepi. AL centro dell'abside il trittico del SS. Salvatore XVI sec. di autore ignoto. Sotto l'altare maggiore in un sarcofago marmoreo di Ercole Ferrata, sono raccolte le reliquie di S. Romano. Altre opere importanti sono conservate nelle navate della Chiesa e in sagrestia, in particolare i due sportelli di un trittico con i Santi Romano e Tolomeo del Pastura.
La cripta ad oratorium risale XI sec. sorretta da 24 colonne di spoglio e paraste aggettanti lungo le pareti; variegatissima la tipologia di capitelli, vero e proprio compendio del bestiario e del simbolismo tipico dell'arte medievale.
Il campanile realizzato nella sua forma attuale nel 1511 da Jacopo Ungatico da Caravaggio, dopo che la precedente torre campanaria in stile romanico – Laziale era stata in parte abbattuta. Appena sopra il tetto della navata si nota la muratura medievale, con le due aperture tamponate e parte delle cornici a mattoncini di cotto appena sopra. La torre è a tre ordini sovrapposti con archi a tutto sesto affiancate da nicchie e spaccature.
Chiesa S. Tolomeo: detta anche del Rosario, eretta nel 1543 da Antonio da Sangallo il giovane per accogliere le reliquie dei Santi martiri ritrovate nelle catacombe di S. Savinilla. Giovanni Rosa e Flaminio Ponzio furono gli autori della facciata e del portale. Nel 1892 venne aggiunta la volta a botte della navata, la cupola sulla tribuna e resa circolare l'abside.
Sull'unica navata si aprono tre cappelle per lato; gli altari lignei sono tutti del seicento. La zona presbiteriale rialzata in alcuni gradini è delimitata da otto possenti colonne che sostengono la sovrastante cupola. L'altare maggiore del 1654 conserva le reliquie dei Santi martiri. L'altare della Madonna del Rosario o della Vittoria, a lato dell'altare maggiore.
Chiesa S. Biagio: è una delle più antiche della città dichiarata:” MONUMENTO NAZIONALE” , esisteva già nel 950, la facciata esterna è molto semplice ma arricchita dal portale d'accesso costituito dai resti lapidei di epoca romana, rilavorati in epoca medievale. Rimarchevoli sono le decorazioni fitomorfe degli stipiti, mentre l'architrave è ricavato da un sarcofago imperiale; al centro la dedica alla defunta Velia Midia Massimillia, sorretta da due genietti alati; a destra il busto ritratto della donna, mentre a sinistra un gruppo di putti vendemmiano e pigiano l'uva.
La navata unica con presbiterio rialzato al di sopra della cripta. Nella parete destra una cappella con volta a crociera con peducci e nervature e decorazioni tardo gotiche. La grata sul pavimento permette di vedere le varie sepolture ritrovate durante l'ultimo intervento di consolidamento e restauro. Sul presbiterio un tempietto votivo del XV sec.; nell'abside resti di affreschi del XIII sec., riconoscibili una Madonna, S Egidio affiancato dal tradizionale cervo, i Santi Abdon e Sennen con altre figure.
La sottostante cripta è sorretta da due colonne in marmo di spoglio, le voltine a crociera; al centro un altarino con una Crocifissione del XIV sec., a sinistra un affresco raffigurante la Vergine col Bambino affiancata da S. Sofia e un'altra Santa.
Chiesa Madonna delle Grazie: attigua alla Chiesa S. Biagio, a navata unica con presbiterio chiuso da una cancellata risalente ai primi del novecento, della stessa epoca l'altare in stile Liberty. L'architettura racchiude l'affresco della Vergine in sacra conversazione con i Santi Nicola e Egidio. L'acquasantiera è costituita da un cippo funerario tardo imperiale. La facciata conserva un portale romanico in travertino e peperino, sottolineato da due agili colonnine addossate alla strombatura.
Chiesa S. Pietro apostolo: del XIII sec. restaurata nel 1465; la facciata è incuneata tra due palazzi che creano una stretta viuzza. Sopra la porta lo stemma dell'ordine Agostiniano, il Vangelo e il cuore trafitto, mentre nella spaccatura superiore le chiavi decussate (emblema dei pontefici) e il triregno papale; l'intera pianta ellittica coperta da una grande cupola, sono presenti quattro altari laterali e un presbiterio sul fondo, separato dallo spazio centrale di quattro colonne con trabeazione concava.
Sul lato destro l'altare di S. Tommaso da Villanova raffigurato mentre aiuta i poveri; l'altare successivo della Madonna della Consolazione ai cui piedi sono Santa Monica e S. Agostino, sul lato sinistro l'altare dedicato a S. Nicola da Tolentino raffigurato come soccorritore delle anime Sante del Purgatorio.
Secondo altare dedicato a S. Pietro Apostolo, S. Antonio Abate e S. Stefano protomartire. Dietro l'altare maggiore in alto sulla parete di fondo chiusa in un'edicola ricca di stucchi colorati, si trova la tavola della Madonna della Libera che raffigura Maria mentre col suo manto protegge il popolo Cristiano da un Cristo scagliante saette verso la terra del XV sec. All'ingresso due cappelle, una ospita il fonte battesimale, l'altra accoglie la statua della Pietà.
Chiesa S. Giovanni decollato: Chiesa e ambienti risalgono al 1564 ad opera dell'omonima confraternita che ne è proprietaria e custode. La facciata molto semplice, scandita da quattro lesene a sostegno di un ampio timpano triangolare. Sulla trabeazione corre la scritta: ”DIVO IOANNI BAPTISTAE PRAECURSORI, ET MARTYRI MDCCCL” ( S. Giovanni Battista precursore e martire 1850).
L'interno a navata unica con presbiterio rialzato da due gradini in peperino. Lungo le pareti i resti della precedente decorazione pittorica ad affresco del XVI sec.; tre altari lignei del XVII sec. ne arricchiscono l'interno. L'altare principale con due colonne scanalate sorreggono il timpano spezzato, al centro lo stemma della confraternita, la testa del Battista nel vassoio da cui si irradiano raggi di luce di autore ignoto. Sempre nel presbiterio altri affreschi sulla decapitazione del Battista. Scendendo dal presbiterio due altari fiancheggiano la navata: a destra la Madonna di Costantinopoli in tela, all'altare ligneo policromo e dorato di artista ignoto, la tela raffigura due religiosi che recano sulle spalle la cassa con l'icona della Madonna portandola in salvo dalla furia iconoclasta musulmana. Dall'altro lato l'altare di S. Carlo Borromeo che differisce di poco dall'altro altare; la tela raffigura il Santo orante con i paramenti cardinalizi, affiancato da due Angeli, una luce divina scende sulla testa di S. Carlo e dalle nuvole si affacciano altri Angeli l'opera di artista gnoto.
La Chiesa conserva inoltre la tela di S. Orsola e la tela dei Santi: Crispino e Crispiniano; sulla contro facciata la cantoria sorretta da due tozze colonne. Nella sagrestia è conservato il corredo processionale della confraternita. L'intera pavimentazione sia della Chiesa che degli ambienti annessi è quella in originale in cotto del XVI sec.
Rocca: ha origine antichissima circondata da possenti mura, ha ospitato Lucrezia Borgia, suo fratello il Valentino e i papi Alessandro VI e Paolo III.
Bastioni Farnese: del 1540 di Antonio da Sangallo il giovane, il Vasari definì l'opera: “inespugnabile e bella”.
Palazzo Comunale: iniziato da Antonio da Sangallo il giovane nel 1542 e terminato nel 1744 da Michele Locatelli.
Acquedotto: opera idraulica terminata nel 1727 costituisce uno dei luoghi più suggestivi e pittoreschi dell'intera città.
Palazzo Celsi: con una splendida e lineare facciata, la pianta è quella del palazzo a blocco con corte aperta; il portale d'ingresso è decorato da un elegante bugnato, le finestre del piano terra tipico esempio di inginocchiata. Al piano nobile vi si accede con una monumentale scala in peperino, sale affrescate da artisti del XVI sec.; il salone principale con le raffigurazioni degli dei dell'Olimpo e con enorme camino nella cui cappa è affrescato il dio Vulcano che forgia nella sua fucina.
Palazzo Sansoni: edificio cinquecentesco con loggiato a quattro arcate in mattoni di cotto, notevole è il cortile con porticato, che su un lato è arricchito da una pregevole fontana; il portale bugnato è in peperino e la struttura rinascimentale è sovrastata da una torre medievale.
Palazzo Pisani: del XVI sec. il portale bugnato da accesso a un cortile porticato; uno scalone conduce al piano nobile. Una targa sul pianerottolo ricorda l'ospitalità a Pio VII nel 1805 mentre tornava a Roma dopo la prigionia in Francia durante il periodo Napoleonico.
Palazzo Savi: d'epoca medievale arricchito nel XVI sec. di decorazioni architettoniche in linea con il nuovo stile che si andava affermando. Ariosa la loggia sostenuta da Beccatelli che la fanno sporgere dalla parete.
Palazzo Floridi: medievale, si conserva la svettante e compatta torre in blocchi regolari di tufo. Nel 500 l'architettura sangallesca si impone a ridisegnare la lineare facciata con portale bugnato e le aperture simmetriche.
Palazzo Melata: raro esempio di barocchetto romano nell'architettura civile a Nepi, il portale e le altre aperture sono arricchite di stucchi a formare cornici, ghirlande e stemmi.
Torri medievali: in molti casi queste alte strutture sono quanto resta delle cosiddette case torri d'epoca medievali; le torri sono a pianta quadrata costruite con blocchi regolari di tufo, di rilevanti dimensioni, altre torri arricchiscono la cittadina.

Siti Archeologici
Catacombe S. Savinilla, è un complesso cimiteriale tardo imperiale, posto nei pressi dell'attuale camposanto; vi si accede dalla Chiesa di S. Tolomeo alla S. Grotte. La catacomba è composta da tre gallerie principali e numerose altre ramificazioni. E' considerato uno dei maggiori e più importanti complessi funerari dell'Italia Centrale, proprio per la sua monumentalità.
Vie Cave: o tagliate, sono degli antichi percorsi scavati lungo le pareti tufacee delle forre risalenti all'epoca falisca. Scavate in alto sulle pareti, numerose grotte, riutilizzate in epoche e con funzioni diverse; in epoca medievale furono cappelle e eremi.
Necropoli: si conservano i resti di tre ponti di cui uno intatto, risalente al III sec. a. C., era luogo di sepoltura per la città di Falerii Nova. Numerose sono le sepolture a dado, a portico, a colombario, a camera, arcosoli e una piazzola sacra dove si concentrano resti di alcuni mausolei.
Città e il Grand tour: nel XIX sec. Nepi accolse frotte di viaggiatori affascinati dal magnifico territorio che si offriva incontaminato e vergine; molti artisti fermarono sulle loro tele scorci e paesaggi ancora oggi esistenti, ne citiamo qualcuno: William Turner nel 1828 eseguì alcuni schizzi sul suo taccuino della forra sotto l'abitato, dell'acquedotto con dettagli della struttura, della torre civica del palazzo Comunale e della Rocca dei Borgia, oggi questi fogli sono conservati alla: “Tate Gallery di Londra”.
Camille Corot nel 1826 dipinse 30 opere di queste zone, circa un quarto della produzione pittorica che eseguì in Italia.
Massimo d'Azeglio nel 1821 furono numerosissime le opere dipinte in zona, altre tele realizzate successivamente con elementi provenienti dal territorio nepesino.
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