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Montalto di Castro

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Al IX sec. risalgono le prime notizie del Castrum Montis Altis, che passò sotto numerose signorie e nel XVI sec. fu annesso al ducato di Castro ( Castro fu raso al suolo per volere di Innocenzo X che volle punirlo per l'assassinio del suo vescovo.

Monumenti
Chiesa S. Maria Assunta: in stile settecentesco. La facciata presenta un portale in travertino sovrastato dallo stemma di papa Pio IV, in alto è arricchito da una vetrata che da luce all'interno. La pianta è a navata unica e gli interni sono decorati con dipinti del XVIII sec.; in una teca sono custodite le reliquie di S. Quirino e S. Candido.
Castello Guglielmi: con la sua mole domina la città, è del XV sec. come testimonia una lapide sulla torre. Il castello è accostato su un lato alle mura del comune, delle quali segue la linea curva acquistando una forma convessa e costituisce la parte più antica della fortezza. Sulle sue pareti sormontate da merlature guelfe si ammirano numerose aperture stile rinascimentale e ottocentesche. L'altra ala del castello è del XVIII sec. completamente in laterizio; la leggenda narra che l'edificio fu costruito nel VIII sec. da Desiderio duca di Tuscia e poi re dei Longobardi.
Nell'antico borgo medievale sono visibili parti delle mura con la fontana delle tre cannelle e del mascherone settecentesco, entrambe con lunghe epigrafi sormontate dallo stemma del Comune.

Escursioni
Castello dell'Abadia: (a 12 km.) o ponte di Vulci, nella circoscrizione comunale di Canino, superato un lago artificiale alimentato dalle acque del fiume Fiora, si raggiunge uno degli angoli più suggestivi della maremma Laziale: il ponte dell'abbadia che costituisce un fulgido esempio dell'ingegneria etrusca, anche se il resto dell'opera risale al periodo romano; congiunge le due rive del Fiora: è a tre arcate, con quella mediana più alta della laterali; i piloni di sostegno si presume siano stati costruiti dai romani con blocchi di peperino presi da edifici etruschi. Sul ponte passava un acquedotto: le acque scorrevano nel canale lungo la spalletta, sulla quale si notano tuttora abbondanti sedimenti calcarei. L'Abbadia emergente dal verde dei boschi, in pietra scura, arroccata su uno sperone tagliato dallo strapiombo della gola del Fiora, fu eretto a riparo di un suggestivo ponte etrusco-romano detto dell'arcobaleno o del diavolo nel III sec. a. C., alto 30 metri e dominante sul fiume Fiora. In origine era un'Abbazia Benedettina, la sua posizione strategica resero l'edificio conteso e appetibile e dal XII sec. gli Aldobrandeschi, Orvieto e i Di Vico se lo contesero.
Nel 1430 Ranuccio Farnese il vecchio ebbe il maniero in feudo e nel 1513il Cardinale Alessandro Farnese, futuro papa Paolo III lo ebbe in vitalizio e vi dimorò quando gli impegni del papato glielo permettevano modificandone la struttura esterna e interna nella maniera che si vede.
Nel periodo Napoleonico fu assegnato a Luciano Bonaparte fratello dell'imperatore e in seguito passò ai Torlonia e nell'ottocento fu adibito a dogana pontificia. Oggi è sede del Museo Archeologico Nazionale di Vulci. Lo scrittore Inglese David Herbert Lawrence da una penetrante descrizione del castello in occasione di una sua visita alla fine del XIX sec.:
A ridosso del ponte, da questa parte, è la nera costruzione del castello rovinato, con l'erba che spunta dall'orlo dei muri e dalla nera torre. Come il ponte è costruito con blocchi di tufo spugnoso, bruno-rossiccio, ma molto più quadrati. E c'è all'interno un vuoto tutto speciale, il castello non è interamente in rovina, è una specie di casa rurale.
Museo Archeologico Nazionale di Vulci: nella circoscrizione comunale di Canino, raccoglie materiale etrusco e romano della zona, in particolare corredi funerari rinvenuti nelle necropoli, con suppellettili di estremo interesse archeologico.
Scavi dei Vulci: nei pressi dell'Abbadia. Vulci era un'antica città etrusca (Velcha) sulla riva destra del Fiora; la località oggi viene chiamata: ponte della Badia o pian di voce. Dell'antica città restano pochi ruderi: tratti di mura di edifici romani, un tempio di origine etrusca, e la vasta necropoli, si parla di 30.000 tombe, in gran parte inesplorate e purtroppo saccheggiate da “tombaroli”.
Le ricerche furono iniziate nel 1828 da Alessandrina, moglie amatissima di Luciano Bonaparte, che rinunciò a un regno pur di sposarla, accettando il modesto principato di Canino e fu Luciano stesso che intensificò gli studi su Vulci esaminandone i reperti. In seguito altri archeologi continuarono ed avvenne ad opera di Francois la scoperta più importante:
Alessandro Francois: l'archeologo che scopri la tomba del IV sec. a. C. e le diede il suo nome: è completamente coperta di affreschi dipinti che fanno riferimento alla mitologia greca; quando fu trovata c'erano ancora i corpi dei guerrieri etruschi con le loro armature, ma i vestiti e i corpi si disfecero non appena l'aria penetrò all'interno della tomba.
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