Veio
E' un importante zona archeologica etrusca, prossima a Isola Farnese sulla via Cassia. Già fiorentissima nel VI sec. a. C., Veio entrò presto in conflitto con Roma che la cinse d'assedio per un decennio, finché nel 396 a. C. M. Furio Camillo riuscì ad espugnarla facendo passare le sue truppe attraverso una galleria sotterranea che immetteva nei cunicoli delle fogne cittadine.
Fu Colonia sotto Cesare e municipio sotto Augusto. La visita inizia varcando il Fosso della Mola, nei pressi dell'antico mulino ad acqua e della piccola cascata omonima nonché, un vecchio portale in muratura detto Portonaccio.
Una strada romana di età imperiale, costruita su una preesistente strada etrusca conduce al Santuario di Portonaccio, noto come Tempio di Apollo del quale ne sono visibili solo le fondamenta. Il Tempio è celeberrimo per aver restituito un'enorme quantità di terrecotte e soprattutto l'Apollo detto di Veio, conservato nel museo romano di Villa Giulia.
Il ritrovamento di alcuni ex voto e la piscina con acque sulfuree annessa al santuario farebbero pensare ad un luogo di culto di una divinità salutare. Alle spalle del santuario e disseminate nella zona circostante sono le necropoli dell'antica città (di cui solo alcune sono visitabili).
Tra le tombe più interessanti:
- Tomba delle anatre: è una delle sepolture più prestigiose risalente al VII sec. a. C., una piccola camera funeraria con il soffitto a quattro falde dipinte in giallo rosso ed una banchina dove era deposto il defunto. La peculiarità di questa sepoltura sta nelle celebri pitture parietali, che la rendono una dei più antichi esempi di architettura funeraria dipinta in territorio etrusco, secondo solo alla tomba dei leoni ruggenti, scoperta sempre a Veio. Si tratta di un fregio che corre lungo le pareti costituito da cinque fasce a colori alternati: nero, rosso, nero, giallo, nero; nella parete di fondo campeggiano una fila di anatre: la raffigurazione potrebbe contenere un significato simbolico funerario allusivi all'aldilà, con gli uccelli acquatici in funzione di traghettatori tra la vita e la morte.
- Tomba dei leoni ruggenti: è la più antica tomba dipinta d'Etruria databile 700 – 690 a. C., fu scoperta nel 2006 con la collaborazione di un “tombarolo” pentito, la tomba scavata nel tufo è preceduta da un corridoio d'accesso con banchine laterali per lo svolgimento di cerimonie. Deve la sua denominazione al fregio di belve feroci dipinto nella camera sepolcrale: quattro leoni con le fauci spalancate e denti aguzzi, al di sopra si trova un fregio con animali acquatici.
- Tomba campana: è stata rinvenuta nell'ottocento da Augusto Campana nella necropoli di Monte Michele, si tratta di un tumulo all'interno del quale furono ricavate due camere poste sullo stesso asse. Altri due ambienti affacciavano direttamente dal dromos, quest'ultimo tagliato nella roccia a cielo aperto. Sia all'ingresso del dromos che nella prima camera funeraria erano stati collocati due leoni funerari in pietra a guardia del sepolcro.
Le tipologie e le modalità sepolcrali rientrano nella prassi tipica del periodo, con la deposizione delle ceneri nel vaso biconico in impasto, coperto da una ciotola o da un elmo fittile, raramente in bronzo, con pochi oggetti di ornamento personale che di solito si rinvengono fra le ossa degli incinerati.
Le scene degli affreschi ritraggono nei due riquadri di sinistra rispettivamente: una pantera dalla pelliccia maculata e un personaggio a cavallo fra elementi vegetali, nonché una pantera grande, una più piccola e un cane.
Nei due riquadri di destra figurano rispettivamente: un altro personaggio maschile in perizoma che regge un'ascia bipenne, un secondo personaggio che trattiene per le redini un equino montato da un cavaliere e che porta sui quarti posteriori una pantera accovacciata, mentre nel campo sottostante compaioni: una sfinge, un leone e un cerbiatto.
Ponte Sodo: è una lunga galleria scavata nel tufo attraverso cui passano le acque del torrente “Cremera” opera degli etruschi, è interessante e bello da vedere, situato all'interno di alcune proprietà private, vi sono due itinerari percorribili:
I itinerario: parte dall'abitato isola Farnese e segue il sentiero per la Mola ( dove c'è il ponticello con cascata), dirigendo poi per la quota 119 di Macchia Grande. Da quel trivio dopo aver chiesto il permesso ai proprietari si scende verso il fosso Valchetta e si segue il suo corso.
II itinerario: parte dalla strada Formellese dove è possibile anche parcheggiare, nei pressi del ponte di quota 93 (Ponte di Formello) da questo punto si può seguire il fosso camminando ai margini dei campi coltivati, oppure entrare all'interno di un grande centro ippico. Ma in entrambi i casi si deve chiedere permesso ai proprietari.
Durante la stagione estiva poiché la portata del fosso è modesta, armati di un bastone si possono percorrere alcuni tratti camminando nel suo letto rinfrescando spirito e fisico.
Chiesa S. Pancrazio: sita a isola Farnese nella piazza della Colonnetta, si può ammirare questa piccola Chiesetta costruita dagli Orsini nel XV sec. La facciata presenta un portale realizzato in marmi di epoca romana, sormontato da un rosone con decorazione a vetro policromo. Un cippo funerario in marmo è murato nell'angolo destro con epigrafe dedicatoria: (Lucio Munatio Felici Patri – al padre Lucio Munazio Felice) e la raffigurazione di un urceo, una piccola brocca usata per fare sacrifici.
L'interno a tre navate con abside ricco di resti di dipinti del XVI – XVII sec., tra cui una Madonna con Santi di Cavalier d'Arpino e un S. Pancrazio martire del Pomarancio. L'acquasantiera all'ingresso è formata da due capitelli corinzi in marmo contrapposti, databili nella tarda età imperiale.
Il 24 novembre 2013 è stato inaugurato il nuovo portone con bassorilievo in bronzo composto da quattro formelle principali, che ripercorrono le tappe salienti della vita del Santo originario della Frigia e vissuto nel III sec. A queste si aggiungono altre quattro formelle minori con i simboli degli Evangelisti.
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