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Grottaferrata

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In origine era un villaggio ai margini della via latina (oggi via Anagnina), sorto nei pressi di una villa romana su cui nel 1004, il monaco calabrese S. Nilo il giovane, fondò un'Abbazia di monaci Basiliani. Nell'area dell'Abbazia fu rinvenuto un criptoportico, già parte della villa romana, tutt'ora visibile e chiuso in una cancellata: da qui la denominazione: cripta ferrata.
Nel XV sec., il Cardinale Giuliano della Rovere fece erigere una fortificazione a difesa dell'Abbazia e intorno ad essa si è sviluppato il paese. Oggi è uno dei luoghi di villeggiatura e residenziali più eleganti e frequentati dei Castelli Romani, mantenendo la sua florida produzione vinicola.

Monumenti
Abbazia S. Maria di Grottaferrata: o Abbazia di S. Nilo, fondata nel 1004 da S. Nilo (50 anni prima dello scisma fra Chiesa Cattolica e Ortodossa) una sede particolare di rito Orientale della Chiesa Cattolica. E' cinta da mura attribuite a Giuliano da Sangallo. L'interno presenta integra la struttura del 1004, la facciata ha un grande rosone e decorazioni di gusto arabo.
Nel nartece che poggia su quattro colonne in pietra e due pilastri in mattoni, custodisce la porta che immette nell'endonartece e un mosaico raffigurante S. Maria Madre di Dio. Al suo fianco si erge uno slanciato e superbo campanile romanico coevo, un nartece in cui si apre un bel portale bizantino decorato da un mosaico del 1000 – 1100, un fonte battesimale XI sec., con una statua trecentesca.
L'interno a tre navate (rifatto nel 1700) con soffitto a cassettoni e pavimento cosmatesco s'innalza il bellissimo arco di trionfo con mosaici e affreschi duecenteschi; la navata centrale è illuminata dall'ampio rosone della facciata; lungo la navata laterale destra si trova la cappella di S. Nilo con stupendi affreschi seicenteschi opera del Domenichino, raffiguranti la vita e le opere del Santo e di S. Bartolomeo che gli fu compagno nella fondazione dell'Abbazia.
All'inizio dell'abside è la maestosa iconostasi barocca opera di Gian Lorenzo Bernini, contenente l'icona raffigurante Maria col bambino, dietro l'iconostasi si cela il Santuario con l'altare maggiore sormontato da un baldacchino neogotico dipinto. Nella Chiesa si celebra con il rito cattolico greco – bizantino in lingua greca.
Sul fianco della Chiesa s'erge il massiccio Monastero che si articola su due lati di un cortile porticato, al suo interno una delle biblioteche più fornite di testi in greco antico a latino al mondo. San Nilo era un: “amanuense” (copista - ricopiare manoscritti) che creò una sua scuola e i suoi monaci “scribi”, fino a tutto il XIII sec., produssero manoscritti liturgici e ascetici, che con quelli acquistati e ereditati formano il nucleo più antico della biblioteca.
Nel 1873 l'intero complesso ecclesiastico dell'Abbazia, compresa la biblioteca divenne proprietà dello Stato Italiano; attualmente conta 500 manoscritti greci e altrettanti latini; centinaio di incunaboli e cinquecentine (stampa a carattere mobile) e 50.000 libri stampati.
L'Abbazia è uno scrigno delle maggiori opere d'arte conservate nel territorio criptense.
Chiesa del Sacro Cuore: del 1918 in stile neogotico con il campanile aggiunto negli anni 60. L'interno è decorato da un mosaico e vetrate policrome.
Chiesa S. Giuseppe: del 1889 distrutta durante la seconda guerra mondiale e ricostruita negli anni 60. L'interno a tre navate conserva una “Sacra Famiglia” di Silvestro Capparoni e la tomba di famiglia dei Santovetti (proprietari terrieri che fecero costruire la Chiesa).
Casa S. Rosa: delle suore Francescane missionarie di Maria note come: “monache Francesi” (poiché l'ordine fu fondato da Hèlène de Chappotin de Neuville a Nantes in Francia nel 1874). Le suore si resero attive nella vita civile criptense , quando accolsero gli sfollati del terremoto di Messina 1908 e del terremoto della Marsica 1915; ancora nella prima guerra mondiale con l'apertura di una casa di convalescenza per i soldati feriti.
Palazzo Santovetti: nel 1741 ospitò papa Benedetto XIV; al suo interno è notevole la cappella affrescata da Silvestro Capparoni. Fino agli anni 50 le grandi cantine del palazzo hanno ospitato le rinomate cantine Santovetti, note a livello nazionale per la produzione di vini locali di ottima qualità.
Villa Cavalletti: acquistata dal marchese Ermete Cavalletti nel 1596, ricostruita e arredata nel settecento, appartenne alla Compagnia di Gesù; attualmente ospita una comunità cattolica d'integrazione e la prestigiosa accademia per la teologia del popolo di Dio. Vi si trova una necropoli preistorica tra le più grandi dei Colli Albani.
Villa Rossellini: ottocentesca, eretta da Zeffiro Rossellini nonno del noto Roberto. Negli anni 50 fu restituita alla famiglia Campello che l'aveva precedentemente acquistata e ospitò l'esule: “Faruq I d'Egitto” (decimo sovrano della dinastia di “Mehmet Ali” secondo e penultimo re d'Egitto nel 1936); in seguito visse ad Albano Laziale presso la villa che ospita l'attuale Istituto professionale di Stato: Nicola Garrone.
Villa Gavotti: nel cinquecento era un casino di campagna, fu ampliata dal nuovo proprietario Marchese Lorenzo Gavotti nel 1614 e venduta ai Gioacchini nel novecento che oggi ne sono ancora proprietari.
Villa Grazioli: del 1580 e fu concessa in uso a papa Paolo V e suoi familiari; seguirono nel tempo altri Cardinali fino al 1870 quando fu acquistata dal duca Pio Grazioli che restaurò villa e parco. Sono importanti gli affreschi del seicento e settecento che adornano buona parte delle stanze e della galleria, attribuiti a pittori come: Agostino Ciampelli; Giovanni Paolo Pannini e Antonio Carracci.
Villa Muti: del XVI sec., nel 1802 Mons. Angelo Cesarini vi ricevette papa Pio VII, il re di Sardegna Carlo Emanuele IV ed Enrico Benedetto Stuart Cardinale e vescovo di Frascati e duca di York. Dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, gli sfollati occuparono la villa; negli anni 60 i discendenti della famiglia Muti – Bussi la ritrovarono in gravissime condizioni di degrado e abbandono, non vi furono sostegni dalle Sovrintendenze preposte, si videro costretti a vendere il prestigioso immobile, con gli affreschi del seicento oltre al grande e curato parco.
Gli affreschi sono dei maggiori artisti del barocco: Giovanni Lanfranco, Pietro da Cortona, Ludovico Cigoli e Domenico Passignano. La Villa ha un elegante giardino Inglese con effetti scenografici caratterizzati da sculture fantastiche del manierismo romano e strutturato su vari livelli di stratificazione storica risalente al 1850.
Borghetto di Grottaferrata: eretto nel IX sec., le mura del castello sono realizzate in opus coementicium nella parte inferiore ed in opus quadratum in blocchetti di tufo in quella superiore, formando un ovale di circa tre km., di perimetro fortificato da 13 torri quadrangolari; al suo interno sorgono villette a schiera.
Castel de Paolis: XI sec., eretto sui ruderi di una villa romana e sulle antiche mura, identificate da storici come i resti del municipium di Castrimoenium. Oggi del castello restano: un arco, parte dell'abside della Chiesa e brandelli di massicce mura in opus quadratum in peperino.
Catacombe: ad Decimum, così chiamate perché poste al decimo miglio della via Latina, mostrano numerose gallerie con alcune tombe intatte e affreschi del II – V sec. d. C.

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