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Tivoli

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Antico insediamento latino, Tibur fu conquistata da Roma e divenne luogo di villeggiatura di patrizi e imperatori che vi costruirono splendide dimore: famosa in particolare è l'immensa e splendida villa di Adriano. Alla caduta dell'impero romano fu dominata dai goti e dai bizantini e dopo un periodo di autonomia entrò a far parte dei possedimenti pontifici.

Monumenti
Duomo: S. Lorenzo martire, una leggenda attribuisce la costruzione direttamente all'imperatore Costantino o al papa S. Simplicio (468 – 483), ma il primo accenno storico è di papa Leone III (795 – 816) ove si dice che arricchì di doni la Cattedrale. La facciata fu costruita nel 1650 con l'aggiunta di un portico a tre fornici. Nel Nertece è custodita l'immagine mariana della Madonna della Pietà (affresco del XVI sec.). Lateralmente alla facciata è collocato il campanile alto circa 50 metri che è quanto resta dell'antica Cattedrale romanica.
L'interno a navata unica con quattro cappelle laterali comunicanti tra loro; la navata è separata dalle cappelle da pilastri che inglobano al loro interno le antiche colonne con capitello corinzio. La copertura è a botte con finestre che si aprono nelle lunette; nella volta in tre riquadri sono rappresentati: la Religione, li Martire S. Lorenzo e la Fede, mentre nella parte absidale sono raffigurati alcuni Santi tiburtini: papa Simplicio, i martiri: Generoso, Sinforosa, Giutilio.
Nelle vele sopra le finestre della navata, entro tondi sono rappresentati i 12 Apostoli. La decorazione della navata e dell'abside fu eseguita nel 1816 dal pittore romano Angelo De Angelis che partecipò anche all'affresco della cappella Paolina nel palazzo del Quirinale. L'altare maggiore del 1704 è ricco di marmi policromi e decorato con putti e Cherubini. Dietro l'altare maggiore è la tela di Pietro Labruzzi raffigurante S. Lorenzo davanti al giudice prima del martirio.
Sul lato destro della navata si aprono quattro cappelle: quella del Crocifisso decorata dal pittore Raffaele Giuliani 1864 con episodi della passione di Gesù; cappella dell'Immacolata con la statua sull'altare opera di Christophe Veyrier, allievo di Pierre Puget; cappella S. Lorenzo con due tele di Ludovico Giucignani, con episodi sulla vita del martire: cappella della deposizione è un gruppo in legno di cedro del 1220, composto da sei statue leggermente più grandi del naturale raffigurante il Cristo, La Madonna, S. Giuseppe Evangelista, S. Giuseppe d'Arimatea, Nicodemo e un Angelo.
Sul lato destro due cappelle, quella dei martiri persiani decorata dal pittore Bartolomeo Colombo allievo di Pietro da Cortona con episodi della vita e del martirio dei Santi persiani: Mario, Marta, Abaco e Audiface con due monumenti funebri della famiglia Mancini – Lupi 1485 e 1653 (di patronato); cappella SS. Salvatore affrescata da Vincenzo Manenti con episodi della vita di Cristo e il trittico del SS. Salvatore, tempera su tavola del XII sec., attribuita ai monaci dell'Abbazia di Farfa, Altri affreschi sono nella sagrestia con tele di Vincenzo Manenti.
Chiesa S. Maria maggiore: una leggenda attribuisce la costruzione a papa Simplicio 468 – 483 sui ruderi della residenza dello storico Gaio Sallustio Crispo I sec. a. C. La Chiesa a tre navate con cappelle laterali solo a sinistra. Nel nartece si può ammirare: il portale gotico in marmo e il tabernacolo marmoreo del XV sec. rinascimentale che racchiude un affresco con la Madonna e Bambino XIII sec. Il campanile eretto nel 1590.
Nella facciata centrale vi è il pavimento cosmatesco del XIII sec. Nella navata destra un Crocifisso ligneo attribuito a Baccio da Montelupo; la cappella di S. Francesco decorata da affreschi dei fratelli Zuccari del XVI sec. e una tavola raffigurante S. Antonio da Padova opera do Antoniazzo Romano; L'altare maggiore eretto nel 1592 con una preziosa tavola raffigurante: la Madonna avvocata di Jacopo Torriti del duecento; sulla parete sinistra un trittico del pittore Bartolomeo Bulgarini del trecento; sulla parete destra la splendida ancona lignea di Luca Signorelli, della Vergine in trono col Bambino affiancata dai Santi: Lorenzo e Francesco a sinistra; Giuseppe e Bernardino a destra.
Villa d'Este: sorge sul luogo di una villa romana trasformata in convento e poi ancora in palazzo del Governo. Nel 1550 il Cardinale Ippolito d'Este divenne governatore della città e decise di fare dell'edificio una splendida villa, la cui realizzazione fu affidata a Pirro Ligorio; artisti tra i mogliori del tempo ne decorò e affrescò gli interni.
Dal cinquecentesco chiostro dell'antico convento si accede alla villa dove sono visitabili il sontuoso appartamento del Cardinale diviso in 10 saloni e l'appartamento di rappresentanza. Dal salone centrale si raggiunge la splendida loggia e quindi l'incomparabile giardino all'Italiana, ricco di alberi secolari e ornato da oltre cinquecento fontane alimentate in parte dall'Aniene e in parte dalla sorgente Rivellese.
Tra le più belle e famose: la fontana del bicchierone forse opera del Bernini; il viale delle cento fontane percorso incantevole accompagnato dal mormorio di numerosi zampilli; la fontana dei Draghi e quella dell'Ovato opera di Pirro Ligorio, ornata quest'ultima dalle ninfe di Gian Battista Della Porta; la fontana dell'organo idraulico con le statue di Apollo e Orfeo, ma purtroppo senza l'organo che le diede il nome e che suonava grazie al movimento dell'aria spinta nelle canne dello strumento: uno dei vertici della fantasia rinascimentale, frutto di un'epoca in cui l'uomo cominciò a piegare la natura alla tecnica e all'estro inventivo. Il viale termina alla graziose rotonda dei cipressi.
Chiesa S. Silvestro: XII sec. in stile romanico a navata unica; il maggiore interesse è determinato dalla presenza di affreschi del XII sec. che decorano l'arco trionfale e l'abside raffigurante la leggenda dell'imperatore Costantino e di S. Silvestro.
Palazzo del Comune: sorge sopra le mura dell'antica cinta urbana del V sec. a. C., utilizza strutture medievali come la torre posta a lato sinistro della facciata principale. Divenne proprietà Comunale nel 1587 a seguito di un dono di papa Sisto V per una metà, l'altra metà fu di S. Filippo Neri. Nel palazzo vi sono pregevoli opere pittoriche e scultoree, prima fra tutte la pala d'altare opera di Sano di Pietro, raffigurante S. Bernardino che ha dato il nome al palazzo.
Chiesa S. Pietro alla Carità: ricostruita nel XII sec. su un impianto precedente stile romanico di tipo Basilicale a tre navate, divise da due file di colonne antiche di marmo cipollino. A destra il campanile quadrato con pregevoli cornici sostenute da mensole marmoree e mattoni dentati. Nella navata maggiore è possibile ammirare pavimenti di opera cosmatesca, composti da pregiati marmi colorati. Nel corso del restauro del 1950, in seguito al bombardamento, la Chiesa è stata spogliata di tutti gli ornamenti barocchi che nascondevano l'originaria struttura.
Chiesa S. Stefano: XI sec. sconsacrata; nel 1872 fu trasformata in teatro e abitazione. La facciata conserva ancora le due colonne dell'antico portico con un architrave sormontato da una pregevole cornice di marmo a rosette e punta di diamante.
Vicolo dei Ferri: tipicamente medievale che mantiene ancora l'antico carattere, sono visibili numerose case – torri.
Torre di guardia: e Ponte di S. Martino, posizionato all'incrocio tra via della Sibilla e via delle Mole, costituiva il punto di avvistamento e di difesa della città medievale, a fianco del Ponte di S. Martino, punto di congiungimento con il resto della città. Dal ponte si può apprezzare un bellissimo panorama del Santuario di Quintiliolo e del quartiere medievale, dal quale spicca la torre dell'ex convento di S. Caterina. Oggi nell'alveo del fossato passano le condotte forzate dell'ENEL.
Casa gotica: sita in via Campitelli una delle vie più tipiche di Tivoli, cordonata, con abitazione a schiera tardo medievale, la casa presenta purezza di stile e arricchita di elementi stilistici quali il profferlo (scala esterna con sottostante arcata) e merlature, sorrette da mensoline marmoree; altre case più antiche sono visitabili nella via del Colle, dove oltre la porta del Colle sorge il Santuario di Ercole vincitore eretto nel I sec. a. C.
Rocca Pia: fatta edificare nel 1461 da papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini) per assicurarsi la fedeltà della città di Tivoli. Ha una struttura quadrangolare con quattro torrioni di forma circolare ed è situata alla sommità di una collinetta, sfruttando la posizione favorevole a fini difensivi; le due torri più piccole furono ultimate da papa Sisto IV o più verosimilmente da Alessandro VI. Dopo il 1870 la Rocca fu trasformata in carcere mandamentale con l'aggiunta di un edificio all'interno del cortile. Attualmente il complesso non ha ancora una precisa destinazione d'uso.
Ponte Gregoriano: composto da un arco di 20 metri di luce, costruito al posto dell'antica cascata dopo la piena dell'Aniene del 1826 e inaugurato da papa Gregorio XVI il 24 maggio 1835. Distrutto dai Tedeschi in ritirata e subito ricostruito; sotto di esso è stato riattivato il flusso dell'acqua rievocando l'antica immagine delle cascate, è godibile da Piazza Rivarola e ancor meglio dal fronteggiante rione Castro Vetere. Dallo stesso ponte è apprezzabile lo stupendo scenario dell'Acropoli romana con i due templi di Vesta e di Sibilla.
Villa Gregoriana: è un vastissimo parco che si estende lungo quel tratto dell'Aniene dove il fiume forma le celebri cascate con un salto di 160 metri, si possono ammirare le cascatelle, la cascata del Bernini, quindi la grande cascata suggestiva e spettacolare. Attraverso varie grotte (di Nettuno, delle Sirene) si osservano le cascate da diverse angolazioni.
Tempio di Vesta: è uno dei due Temoli che sorgevano sull'Acropoli e le loro suggestive rovine sono uno dei punti più famosi della città. Il Tempio fu attribuito all'antica divinità forse per la pianta circolare che ricorda quella del Tempio del Foro Romano attribuito a Vesta.
Costruito nel I sec. a. C. mostra ancora parte del colonnato esterno, il fregio sull'architrave e la cella circolare. Il Tempio è in buone condizioni anche perché in passato fu adibito a Chiesa Cristiana.
Tempio della Sibilla Tiburtina: eretto nel II sec. a. C. ben conservato per essere stato nel medioevo adibito al culto Cristiano; sono ancora visibili: la pianta rettangolare dell'edificio, la cella e parte delle colonne.
Anfiteatro romano: scoperto nel 1948 era destinato ai giochi dei gladiatori e della caccia con le fiere. Di pianta ellittica ha un'arena centrale di metri 60 x 40, circondato da un ambulacro (corridoio) largo due metri; le gradinate si ergevano per un'altezza presunta di 12 metri.
Mensa ponderaria: luogo in cui si conservavano i campioni dei pesi e delle misure usati per il commercio romano dell'adiacente Foro. Sono ancora visibili due banconi con i vari campioni, su un lato apre l'Augusteum , sacello dedicato al culto imperiale.

Escursioni
Santuario di S. Maria di Quintiliolo: (3 km) il Santuario si raggiunge percorrendo una strada panoramica in vista delle cascate dell'Aniene, costruito XI sec. conserva una tavola del 1200 raffigurante la Madonna col Bambino, accanto sono i resti della villa di Quintilio Varo.
La leggenda narra che il dipinto sarebbe stato trovato da un contadino (S. Isidoro) mentre con i suoi buoi arava la terra posta nelle vicinanze dei ruderi della villa Quintiliana. Gli animali ad un certo punto si sarebbero rifiutati di andare avanti e inginocchiandosi, poiché dai solchi della terra appena arata, era miracolosamente emerso il ritratto.
Questa leggenda ne ricorda una simile legata al Santuario della SS. Trinità sul Monte Autore: qui due buoi mentre stavano arando, caddero nel precipizio sottostante ma si salvarono rimanendo miracolosamente integri, grazie alle preghiere del loro padrone che aveva scongiurato l'intervento alla SS. Trinità.
Le due leggende hanno una matrice comune: il mito in origine nato nel comune di Subiaco fu dai monaci Benedettini esportato in terra Tiburtina insieme alla venerazione della Vergine del Giglio e quindi è storicamente accertato che la tavola riproducente l'immagine della Madonna di Quintiliolo, fu donata dai Benedettini di Subiaco.
L'attuale Santuario rifatto tra il 1757 e il 1766 è famoso anche perché nel 1803 Chateaubriand, una domenica, venendo da Roma compose la “Preghiera del Pellegrino” vedendo un devoto tanto assorto nella preghiera da non accorgersi della sua presenza. La preghiera recita:

O Dio del viandante, cui piacque d'essere adorato dal pellegrino in questo umile asilo, eretto sulle rovine del palazzo di un Grande della Terra. O Madre Addolorata, che fondasti il tuo culto di Misericordia nel podere di questo sciagurato romano, morto lungi dalla Patria fra i barbari, noi non siamo che due fedeli prosternati ai piedi del vostro solitario altare. Concedete a questo sconosciuto che sembra profondamente umiliarsi, davanti alle vostre grandezze, tutto ciò ch'ei vi chiede e fate che i preghi suoi giovino a vicenda a sanare le mie infermità, si che questi due Cristiani, senza conoscersi l'un l'altro,incontratisi qui per un solo istante della vita e prossimo a separarsi per non rivedersi mai più sulla terra, abbiano quando si troveranno ai piedi del vostro trono, a meravigliarsi di doversi reciprocamente una parte del proprio bene, grazie ai miracoli della carità


La predetta preghiera scritta naturalmente in Francese è contenuta nel “Genio del Cristianesimo” ovvero “Bellezze della Religione Cristiana” di F. V. Chateaubriand (Francois Renè de Chateaubriand Saint – Malo 4 settembre 1768 – Parigi 4 luglio 1848 scrittore, politico, diplomatico Francese; è considerato il fondatore del romanticismo letterario Francese.).
Bagni di Tivoli: (8 km) è un centro termale dotato di numerose sorgenti e vastissime piscine per la cura delle malattie respiratorie, grastrointestinali, dermatologiche, ginecologiche; particolarmente suggestivi il ribollente lago della regina e l'azzurro lago delle Colonnelle.
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