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Monterosso al mare

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Secondo fonti storiche un primo insediamento umano sorse sulle alture dell'attuale territorio dove sono state rinvenute sepolture dei Liguri preromani e nel 643 venne distrutto dai Longobardi del re Rotari. Il paese venne nominato per la prima volta nel 1056 in un documento nel quale Guido degli Obertenghi fece delle donazioni in loco.
Nel 1815 fu inglobato nel Regno di Sardegna come decise il congresso di Vienna nel 1814 e poi dal 1861 nel Regno d'Italia facente parte della provincia di Genova; nel 1863 assunse la denominazione “Monterosso al mare“ e con l'istituzione della provincia della Spezia nel 1923 è rientrato nella sua provincia. Fa parte delle cinque terre – parco nazionale delle cinque terre e area marina protetta cinque terre e dal 1997 è stato inserito dall'Unesco nei “Patrimoni dell'Umanità“.

Monumenti
Chiesa di S. Giovanni Battista: risale al sec. XIII in stile gotico genovese, la sua facciata del 1307 è caratterizzata da un paramento bicromo bianco e serpentino scuro; sopra il portale principale campeggia un grande rosone in marmo bianco riccamente scolpito, mentre nella lunetta vi è un affresco del sec. XVIII raffigurante il “Battesimo di Cristo“.
L'interno è a tre navate con una colonna che reca un'iscrizione in caratteri medievali; custodisce opere artistiche e storiche come: la fonte battesimale del 1360; tela pittorica di Luca Cambiaso e una Crocifissione di pittore ignoto del sec. XVII, mentre l'altare maggiore e gli stalli in legno risalgono al 1734.
Inglobato in una costruzione porticata nella zona absidale, si erge il campanile il quale in origine aveva funzione di vedetta e faceva parte delle fortificazioni della Repubblica di Genova nel sec. XIII; essa è stata sopraelevata nel sec. XV e ricostruita dopo il danneggiamento del terremoto nel sec. XVIII.
Chiesa di S. Francesco: con annesso convento dei cappuccini risalente al sec. 1619 il quale nel 7° censimento nazionale “I luoghi del cuore 2014” del “FAI – Fondo Ambiente Italiano” si è classificato al primo posto. Al suo interno custodisce opere pittoriche e scultoree quali: martirio dei Santi cappuccini sito nella contro-facciata risalente al sec. XVIII; di Bernardo Castello è il Cristo schernito; una tela della Crocifissione attribuita al fiammingo Antoon van Dyck o di pittore ignoto del sec. XVII con la tecnica del maestro.
Nel presbiterio vi sono opere di: Giuseppe Palmieri – Luca Cambiaso e Bernardo Strozzi. Il 22 marzo 2013 una frana ha distrutto l'orto, il giardino e lo storico muraglione del convento il quale era alto circa 10 metri ed eretto in pietrame e malta cementizia risalente al XVII sec.
Eremo di S. Antonio del Mesco: la prima notizia certa è del 1380 ma sicuramente risale al sec. XI con il suo romitorio; oggi della Chiesa resta il paramento gotico, l'abside, parte della volta e del muro perimetrale, mentre del convento solo qualche rudere. Da qui si gode di un ampio panorama che spazia dal promontorio di Portofino alle cinque terre e all'isola di Palmaria.
Eremo di S. Maria Maddalena: sito nell'immediato entroterra di Monterosso, la Chiesa venne menzionata in un documento del 1244; oggi ne restano alcuni elementi architettonici, parte della Chiesa, del monastero e un torrione.
Santuario di Nostra Signora di Soviore: risale al sec. XII ed è sito lungo le pendici del monte Soviore tra boschi e campi ad un'altezza di 464 metri. Una leggenda popolare narra che: ”durante l'incursione dei Longobardi di Rotari, le popolazioni si rifugiarono verso l'interno e per sottrarre la sacra statua lignea ad un possibile furto venne sotterrata. Cent'anni dopo essa fu ritrovata dalla popolazione seguendo il volo di una colomba che aveva il suo nido in un cunicolo”.
Nel sec. XV due documenti citano il Santuario e uno di essi reca l'indulgenza plenaria concessa dal pontefice Innocenzo VIII, mentre dagli anni ottanta del novecento presso il Santuario ha preso vita la comunità “Scout di Soviore“. Nella facciata del Santuario vi è un portale ogivale il quale reca un bassorilievo in marmo raffigurante “la Madonna Addolorata“.
L'interno si presenta a navata unica e una decorazione con diversi cicli di affreschi, in particolare nella volta a botte dove sono rappresentate le vicende del ritrovamento della sacra immagine e una pietà.
Statua di Nettuno o del gigante: è un'imponente e suggestiva struttura in cemento armato appoggiata ad uno sperone di roccia, è alta 14 metri e pesante 170 tonnellate, fu realizzata da Francesco Levacher nel 1910 per adornare villa Pastine insieme ad una grande terrazza a forma di conchiglia.
Villa Montale: è la residenza in cui il premio nobel per la letteratura Eugenio Montale vi ha trascorso parte della vita.
Antico castro: orbetengo e fortificazione genovese realizzato sul sito dell'antico castrum il quale venne eretto durante la dominazione degli Obertenghi.
Torre Aurora: è una postazione difensive del sec. XVI dalla Repubblica di Genova per contrastare le incursioni piratesche saracene.

Aree naturali
Punta Mesco: è il monte che chiude il golfo, immerso nel parco delle cinque terre è molto suggestivo per le sue scogliere. Una passeggiata di poco più di un'oretta permette di raggiungere il “semaforo“ vecchio faro segnaletico abbandonato e da dove si gode un panorama mozzafiato a picco sul mare. A circa 100 metri vi sono i ruderi del gotico Eremo di S. Antonio del Mesco”.
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