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Borgo Val di Taro

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Fu dominio dei Malaspina, dei Fieschi Lavagna, dei Landi di Piacenza e infine dei Farnese. E' tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione, con la medaglia d'oro per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale. Oggi è una deliziosa località di soggiorno dell'Appennino Parmense.

Monumenti
Chiesa di S. Antonino: risale al 1226 accanto ai resti del castello medievale; a croce latina a navata unica con quattro campate, sei cappelle laterali, transetto e presbiterio. E' preceduta da una monumentale scalinata in pietra e suddivisa in cinque rampe: quella centrale è affiancata da due piedistalli con statue marmoree che raffigurano leoni accovacciati.
Il prospetto è diviso in due parti: l'alta trabeazione è sostenuta dai capitelli dorici di due lesene alle estremità e due lesene binate ai lati dell'ampio portale, il quale è delimitato da cornice in pietra, è preceduto da un protiro leggermente aggettante e retto da colonne con capitelli corinzi al centro l'iscrizione: “Ad Honorem S. Antonini M.” su cui s'innalza il frontone circolare modanato, il quale inquadra un bassorilievo rotondo raffigurante S. Antonino a cavallo.
All'interno di un'ampia arcata a tutto sesto in aggetto, si apre una trifora con pilastrini corinzi; la trabeazione è sostenuta da lesene binate con capitelli corinzi e al centro l'iscrizione: “D.O.M. Anno Sancto MCMXXV Pio XI P.M.”; a coronamento il frontone triangolare modanato che retto da mensoline, racchiude lo stemma in cotto di S. Antonino. Ai lati le statue di S. Pietro e S. Paolo.
Sul retro s'innalza il campanile la cui cella campanaria è aperta sui quattro lati attraverso monofore ad arco a tutto sesto e coronato da una cupoletta in rame. Il prospetto posteriore è a capanna e stretto tra i palazzi adiacenti, si aprono due alte monofore ad arco a tutto sesto delimitate da cornici in pietra e nella parte superiore, un rosone centrale.
La navata all'interno è coperta da volta a botte intonacata e suddivisa in tre campate, ai lati una serie di alte lesene con capitelli dorici sostengono la trabeazione in aggetto; le ampie arcate sono affrescate e la crociera del transetto è coperta da una cupola ovale su pennacchi interamente decorata con affreschi.
Il presbiterio è leggermente sopraelevato, coperto da una volta a botte dipinta è preceduto dall'arco a tutto sesto con paraste angolari a fascio. In marmo di Carrara è l'altare al centro realizzato da Giuseppe Castegnoli nel 1874 in forme barocche; nella parte superiore vi sono collocate due sculture lignee dorate raffigurante Angeli del settecento, la struttura è preceduta dall'altare a mensa con paliotto in marmi del sec. XVII. Il coro ligneo intagliato e risalente al 1667 è collocato sul fondo.
Le cappelle laterali sono chiuse da volte a botte e in parte decorate con affreschi; gli altari sono contraddistinti dalle monumentali ancone barocche ricche di decorazioni. In una cappella decorata con gli stemmi del comune sono custodite le spoglie di S. Antonino martire attestato dall'epigrafe: “Corpus S. Antonini Martyris hic quiescit” (il corpo di S. Antonino martire riposa qui). In realtà il corpo ivi tumulato non appartiene al Santo di Piacenza, il quale è sepolto nella basilica della città, ma secondo studiosi appartiene a un Santo omonimo proveniente dalle catacombe di Roma, il quale fu inviato dal papa Clemente IX nel 1667. In una nicchia vi è la statua lignea dipinta di S. Carlo Borromeo del sec. XVIII.
La cappella del transetto ospita ricche cornici e due dipinti del seicento raffigurante l'Annunciazione opera di Alessandro Gherardini e la Madonna col Bambino e Santi realizzata da un allievo di Giovanni Lanfranco. Altre cappelle custodiscono dipinti di pregevole fattura; infine la cantoria barocca ospita un grande organo del 1795 realizzato dalla ditta Serassi.
Chiesa di S. Domenico: con annesso convento risale al 1449 in stile gotico e ristrutturato in stile barocco nel 1674. Oggi si presenta con impianto basilicale a tre navate, sei campate e quattro cappelle. La facciata interamente intonacata è suddivisa verticalmente in tre parti da lesene coronate da capitelli dorici; il portale d'ingresso è affiancato da due alti basamenti su cui si ergono colonne in pietra con capitelli ionici che sostengono la trabeazione.
L'architrave decorato da fregio ha un frontone circolare spezzato e al centro lo stemma dei domenicani datato 1674. Nella parte superiore vi è posizionata una trifora con apertura mediana ad arco a tutto sesto.
Le navate al suo interno sono suddivise da arcate ogivali rette da massicce colonne in pietra con sottili capitelli ionici e sono coperte da volte a crociera intonacate. Nel presbiterio vi è l'altare maggiore in pietra, mentre ai lati sono appesi otto ovali raffiguranti i domenicani: S. Pietro martire, S. Giacinto, S. Pio V, S. Tommaso d'Aquino, S. Alberto Magno, S. Vincenzo Ferreri, S. Antonino vescovo e S. Domenico dipinti da autori ignoti nel sec. XVII.
Un dipinto ad olio che raffigura il passaggio del mar rosso e dipinto da pittore ignoto genovese nel sec. XVII è ospitato nella navata destra, mentre nella seconda campata vi è una tela raffigurante S. Vincenzo Ferreri e la peccatrice, opera di Clemente Ruta del sec. XVIII. La cappella absidata dedicata a S. Domenico ospita un altare barocco con un'ancona monumentale in legno dorato, la quale si eleva su due colonne tortili con capitelli corinzi che sostengono l'alto frontone circolare e decorato con sculture di putti. La pala raffigurante S. Domenico è al centro della ricchissima cornice ovale aurea, ornata con fregi e statue, mentre la semi-cupola di copertura è decorata con l'affresco di S. Domenico in gloria del 1715 ad opera di Antonio Vizzani.
Il grande olio su tela raffigurante S. Tommaso d'Aquino dipinto da Ignazio Stern nel sec. XVIII si trova nella cappella dedicata alla Madonna col Bambino assieme alla copia della statua lignea del settecento rappresentante la Madonna col Bambino. L'acquasantiera rinascimentale in marmo bianco reca l'iscrizione: “Joannes Apollinaris Dominicanus MDLXII die II“.
Chiesa di S. Rocco: risale al 1503 con la costruzione di un piccolo cenobio oggi si sviluppa su di un impianto a croce latina a navata unica e due campate, quattro cappelle laterali, transetto e presbiterio absidato. La facciata in stile barocco suddivisa da una trabeazione mistilinea, scandiscono il prospetto inferiore sei lesene con capitelli ionici e al centro vi è collocato l'ampio portale ad arco ribassato delimitato da cornice modanata.
Quattro lesene ioniche suddividono la fronte superiore nel cui mezzo vi è collocata una grande finestra strombata con arco a tutto sesto e delimitata da cornice. A coronare la facciata vi è un ampio frontone triangolare modanato e al centro una piccola finestra a lunetta. I fianchi sono rivestiti in pietra con grandi finestre ad arco a tutto sesto.
Al suo interno la navata è coperta da volta a botte dipinta; ai lati una serie di alte lesene con capitelli dorici sostengono la trabeazione. In corrispondenza del transetto la crociera è coperta da una cupola a pennacchi decorata con affreschi. Con volta a botte lunettata e decorata con affreschi è il presbiterio. Sul retro dell'altare maggiore in marmo bianco di Carrara vi è la statua lignea policroma di S. Rocco e a lato il Crocifisso in legno dipinto del seicento.
Le cappelle laterali sono coperte a botte e decorate con affreschi, dotate di altari marmorei che furono donati alla riapertura del tempio dopo il restauro del novecento e sono dedicate al Sacro Cuore e a S. Teresa; le altre alla Madonna e al Crocifisso. Infine custodisce 14 pregevoli Stazioni della via Crucis dipinte nel sec. XVIII da Gaspare Traversi.
Chiesa di S. Cristoforo: risale al sec. X dai monaci dell'ordine di S. Colombano. La pieve è a navata unica con cappella del seicento e il campanile dell'ottocento. La facciata intonacata è caratterizzata da lesene in conci di pietra poste alle estremità; il portale è delimitato da cornice e architrave in pietra. Il campanile è in pietra su tre livelli suddivisi da fasce marcapiano; gli spigoli sono arricchiti da lesene mentre la cella campanaria si apre attraverso quattro monofore ad arco a tutto sesto.
L'interno è coperto da un soffitto piano a travetti lignei, mentre il presbiterio è chiuso da una volta a botte. Paraste con capitelli dorici sostengono le ampie arcate, mentre il pavimento in pietra attraverso alcune aperture vetrate, mostra le fondamenta dell'abside medievale semi-circolare, i resti di un'antica sepoltura e il basamento della colonna che sostiene il campanile originario.
Castello: eretto nel sec. XII e nel 1429 fu concesso a Niccolò Piccinino il quale lo ampliò e lo rinforzò ebbe vari proprietari fino a quando perse le originarie funzioni di difesa e dopo aver subito qualche modifica, fu adibito a carcere e successivamente a palazzo comunale. Nel 1926 fu parzialmente demolito per consentire la realizzazione della circonvallazione del centro storico e nel 1936 ne fu demolita ancora una parte per erigere sulle sue macerie la casa del fascio.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale fermò i lavori i quali ripresero nel 1952 con l'edificazione della nuova “casa del fanciullo”. Oggi del castello si conserva solo la base dell'antica torre riscoperta alla fine del sec. XX.
Palazzo Boveri: eretto nel sec. XVII e nel 1714 fu arricchito con decorazioni barocche poiché doveva ospitare per due notti la duchessa Elisabetta Farnese di passaggio verso la Spagna onde raggiungere il consorte Filippo V di Borbone. L'edificio conserva sulla facciata gli sfarzosi stucchi in cacciopesto del settecento, mentre all'interno è ricco di sculture e affreschi dello stesso periodo.
Palazzo Bertucci: risale al XVII sec. nei pressi della porta più antica che dà l'accesso al borgo. Il palazzo fu visitato molte volte dal duca Ferdinando di Borbone e dalla consorte Maria Amalia d'Asburgo-Lorena nel sec. XVIII. Il suo interno gli ambienti sono decorati con affreschi raffiguranti scene mitologiche risalenti al sec. XVIII da vari autori tra cui: Antonio Boni – Antonio Contestabili e Alessandro Gherardini.
Palazzo Tardiani: del sec. XVI in stile tardo-rinascimentale, in seguito divenne sede dell'ospedale di Borgo Val di Taro, chiuso nel 1948 in seguito alla realizzazione del nuovo nosocomio fu alienato alla vicina Chiesa di S. Antonino; nel sec. XX fu acquistato dalla comunità montana “Valli del Taro e del Ceno“ per trasformarlo nella loro sede.
Palazzo del Pretorio: in stile neoclassico come sede del comune; sulla facciata principale ospita una serie di lapidi commemorative in marmo. Al suo interno si trova la biblioteca Manara la quale fu fondata nel 1826 e custodisce alcuni incunaboli e numerosi volumi del XVI – XVII – XVIII sec.
Arco Bertucci: eretto nel sec. XVIII come portale d'ingresso al podere dei conti Bertucci; oggi è di carattere monumentale tra edifici del novecento, conservando l'originale decorazione a bugnato, l'obelisco e i pinnacoli in pietra sull'architrave.
Fungo di Borgotaro: è rinomata per i suoi pregiati funghi porcini i quali si fregiano del marchio “I.G.P.” (Indicazione geografica protetta) della Comunità europea.

Escursioni
Bedonia: a circa 14 km. Di particolare interesse è la pinacoteca e un piccolo museo archeologico e di storia naturale con sede nel seminario arcivescovile sul colle S. Marco dove si trova anche il Santuario della Madonna di S. Marco il quale risale al seicento, sorto per volontà di alcuni mercanti veneziani i quali assaliti da briganti e liberati per intercessione della Madonna, vollero erigere un sacello a memoria nel sec. XVI; venne ampliato nel 1685 e successivamente nel 1948 si realizzò una cripta nella quale venne inclusa anche l'antica “Cappellina del Pozzo” che fu eretta dai mercanti veneziani.
La maestosa cupola risale al 1954; internamente è a forma quadrangolare con cappelle laterali. La statua della Madonna della Consolazione risale al cinquecento e venne incoronata nel 1889 da Mons. Giovanni Battista Scalabrini, oggi Beato e fondatore dei Missionari di S. Carlo.
Chiesa di S. Antonio sita nel paese di origini antichissime risale al 1046. L'edificio attuale risale al 1625 sulle rovine della precedente Chiesa, mentre la facciata completamente ricoperta di marmo è del 1960. Il campanile eretto nel seicento fu portato all'altezza attuale nel sec. XVIII e coeve sono le tre campane. Sulla punta del campanile si trova l'effige di S. Antonio a cavallo, un'opera in ferro battuto del seicento.
L'interno a navata unica con la volta a botte interamente affrescata con le figure dei 12 Apostoli, delle virtù teologali di Fede e Speranza e le figure dei quattro Evangelisti. L'acquasantiera in marmo risale al seicento; nel catino absidale vi è un grande affresco raffigurante l'Ascensione. L'Altare maggiore è in marmo di Carrara con tarsie policrome e risale al 1787, al centro vi è raffigurato il Santo titolare oltre alla presenza del tabernacolo con scene della Resurrezione e dell'Ascensione. Dietro l'altare si trova un coro di 15 stalli risalente al 1669 opera di scultori locali.
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