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Fontanellato

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Risultava abitato all'età del bronzo e successivamente fu colonizzato dai romani. Il toponimo deriva dal medievale “Fontana Lata” (fonte estesa) con riferimento alle sorgive naturali. Dopo il 1000 fu bonificato dai monaci cistercensi.
E' stato insignito del riconoscimento “Bandiera Arancione” del Touring Club Italiano e dei titoli: ”Città d'Arte e cultura” e di ”Città slow” - città del buon vivere e della buona tavola.

Monumenti
Rocca S. Vitale: innalzata nel 1124 nota come castello di Fontanellato è interamente circondato da fossato colmo d'acqua sorgiva, è a pianta quadrata attorno ad un cortile centrale con quattro torri angolari di cui tre cilindriche; la facciata in laterizio è preceduta dal ponte in muratura del seicento e conduce all'alta torre centrale. Sopra al portale d'ingresso ad arco a tutto sesto si aprono due porte-finestre con balconcino in ferro battuto, sulla sommità si staglia un grande orologio del seicento con quadrante interno ed esterno, l'unica lancetta dorata arricchita con la raffigurazione del sole, è collegata a tre campane che scandiscono il passare delle ore. A coronare il perimetro della torre e dell'intero castello, vi sono merlature ghibelline.
La torre più piccola che un tempo fungeva da mastio fu trasformata nella cappella S. Carlo. All'estremità meridionale si eleva una piccola torre cilindrica con beccatelli e caditoie ai margini del giardino pensile. La piccola struttura terrazzata che in origine era adibita a prigione, dal XIX sec, ospita la camera ottica voluta da conte Giovanni Sanvitale.
Il piano nobile possiede un'elegante loggia ad arcate a tutto sesto, innalzata su colonnine in pietra e marmo con capitelli; le pareti interne sono decorate con affreschi rinascimentali. Di fronte all'ingresso della rocca si elevano le scuderie Sanvitale del XV sec. per motivi difensivi e successivamente trasformate nelle scuderie del castello, per sostituire quelle collocate nei sotterranei.
L'androne di accesso è coperto da una volta a botte ornata con affreschi del XVI sec. La corte interna è rivestita in mattoni affiancata da un porticato del quattrocento ad arcate a tutto sesto, sostenuto da colonnato in laterizio con capitelli a cubo scantonato. La scala del quattrocento a lato dell'androne ha una volta a botte, le due lunette poste sulle porte sono decorate con affreschi gemelli raffiguranti un putto con festone del XVII sec. opera di Felice Boselli.
Sala delle armi coperta da volta a vela lunettata ornata con affreschi del XVI sec., i decori ridipinti nel 1861 da Giovanni Gaibazzi e Giuseppe Bossi sono attribuiti ad un pittore ignoto del cinquecento. Le 22 lunette sono decorate con scene mitologiche classiche; al di sotto lungo l'intero perimetro corre un'epigrafe in latino di supplica agli dei dell'Olimpo che sottolinea la protezione garantita ai Sanvitale dal re di Francia.
Il camino rinascimentale in pietra è decorato con un grande stemma in rilievo sulla cappa. L'ambiente custodisce una serie di armi del XVII – XVIII – XIX sec. vi si trovano daghe, spade, lance, balestre, pistole, scudi, bandiere e numerosi bastoni da passeggio. Gli arredi sono due pregevoli cassapanche del cinquecento arricchite con gli stemmi dei Sanvitale, alcuni cofanetti lignei coevi e da armadi, tavoli e sedie del seicento; un raro forziere ancora funzionante del XVI sec. si trova su di un lato della sala.
Loggia decorata su due pareti con affreschi raffiguranti paesaggi e motivi a grottesche del 1590 da Cesare Baglioni; il terzo lato è ornato con un fregio in monocromo del XVI sec.
Sala da pranzo coperta da una volta a vela lunettata e decorata con affreschi del XIX sec. Il grande camino rinascimentale è ornato con fregio scolpito, rappresenta tra i triglifi una serie di volti umani e alle estremità due teste di leoni; la cappa è decorata con affresco raffigurante l'albero genealogico dei Sanvitale con la scritta “Virtus ubique refulgit”. Gli arredi sono costituiti da tre grandi credenze e un tavolo del seicento, i quali espongono una collezione di ceramiche decorate con lo stemma dei conti Sanvitale; alle pareti arricchiscono due grandi oli raffiguranti nature morte del 1690 ad opera di Felice Boselli.
Sala del biliardo è coperto da un soffitto del quattrocento a travi lignee e decorato con gli stemmi delle numerose famiglie ospitate nella rocca. Una parete è abbellita dal camino in marmo rosso di Verona; gli arredi sono costituiti dal grande biliardo al centro dell'ottocento e dai corvi divani e tavolino in scagliola policromo del XVIII sec. Oli raffiguranti nature morte del 1690 di Felice Boselli ed uno dipinto da Ilario Spolverini della stessa epoca sono appesi alle pareti.
Sala dei cimeli di Maria Luigia custodisce ricordi legati alla sovrana e raccolti dalla figlia Albertina di Montenuovo consorte del conte Luigi Sanvitale. Le teche mostrano i calchi funebri in gesso del volto e della mano della duchessa e del marito morganatico Adam Albert von Neipperg padre di Albertina; inoltre la scultura che raffigura la mano di Maria Luigia con un fiore al polso risale al 1820 opera di Antonio Canova. Tra gli oggetti personali della duchessa vi sono: berretti da amazzone, ombrellino e un paio di scarpine in velluto ricamate in oro e infine vi è esposta una collezione di vetri di Murano e cristalli di Boemia del XVI – XVII – XVIII e XIX sec. La sala è arricchita dal camino del settecento e da due tavoli coevi e da numerosi quadri alle pareti dei parenti e disegni ad opera di Paolo Toschi e Antonio Dalcò.
Sala dei costumi orientali oltre ai costumi vi sono esposti dipinti del tardo-settecento raffiguranti costumi orientali e una Sacra Famiglia realizzata nel 1861 da Giovanni Galbazzi.
Sala da ricevimento è coperta da un pregevole soffitto a travetti lignei e dipinti nel XVII sec. Poco più in basso e lungo il perimetro dell'ambiente corre un alto fregio affrescato nel 1687 da Felice Boselli arredata da tavoli a muro del settecento, divani e sedie in stile Luigi XVI, un clavicembalo dipinto all'interno del coperchio con un paesaggio fluviale e un raro scrigno istoriato del seicento.
Oltre alle specchiere dorate barocche alle pareti sono appesi: dipinti e ritratti ad opera di Felice Boselli – Giovanni Maria delle Piane detto “il Molinaretto“ - e alcuni di autore ignoto; infine un olio raffigura una veduta della rocca di Fontanellato del XIX sec. ad opera di Giuseppe Alinovi.
Camera nuziale è coperta da un pregevole soffitto del seicento a cassettoni lignei, il camino del cinquecento scolpito con cariatidi, fregi e lo stemma dei Sanvitale, il letto è del seicento riccamente intagliato con motivi floreali, putti e stemmi, un coevo armadio con fastigio scolpito, una scrivania con seduta dell'epoca, un cassettone intarsiato di Giovanni Battista Galli del settecento e alcuni sgabelli neo-rinascimentali dell'ottocento. Quadri e dipinti del seicento abbelliscono le pareti.
Galleria degli antenati coperta da una lunga porta a botte e le due pareti estreme sono decorate con frammenti di affreschi raffiguranti giochi di putti del 1681 da Felice Boselli; arricchito da un camino tardo-cinquecento, tavoli del seicento, cassettoni e sedie coevi, una cassapanca intagliata del cinquecento con stemmi dei Cantelli Zandemaria e due panche dell'ottocento. Alle pareti vi sono: 74 ritratti membri della famiglia, 49 dipinti del XVII sec. di autore ignoto.
Sale del piano terreno: Sala dei Sanvitale adibita a biglietteria con camino in pietra del XVI sec. Alle pareti ritratti dei membri di famiglia del XVII – XVIII sec.
Sala dei Farnese è coperta da un soffitto a cassettoni lignei dipinti al XVI sec. e arredata con mobili del settecento. Alle pareti vi sono ritratti dei membri della famiglia Farnese di autori: Felice Boselli, Ilario Spolverini, Giovan Maria delle Piane.
Sala dei quadri religiosi è coperta da una serie di volte a crociera del quattrocento, le pareti sono arricchite da dipinti a soggetto religioso di autori: Jan Soens, Michelangelo Anselmi e alcuni di autore ignoto.
Sala del teatrino conserva un pregevole teatrino smontabile per marionette in stile neoclassico per Albertina di Montenuovo risalente al 1820. L'opera lignea è costituita da una scatola alta 107 cm e profonda 91con arco scenico dipinto a trompe-loeil e frontone triangolare alla sommità; il sipario è in tela avvolgibile nella parte superiore e decorato con la raffigurazione di un lago dotato di isolotto e tempio classico, conserva 24 marionette alte 18 cm. Abiti originali e sei scenografie dipinte a tempera su cartoncino.
Sala donne equilibriste la quale in origine era adibita a taverna del castello, coperta da un soffitto a travetti lignei e le pareti recano decorazioni con affreschi realizzati da un allievo di Cesare Cesariano nel 1512. I dipinti raffigurano un colonnato con capitelli ionici e collegati tra loro attraverso fili su cui sono distese coppie di figure femminili, ad essi sono appesi elmi, spade e altre armi, mentre al di sopra si sviluppa l'alto fregio monocromo decorato con una serie di amorini e satiri. La sala ospita anche quattro mensoloni scolpiti e un tavolo del seicento in scagliola policroma con al centro la raffigurazione di Ercole che uccide l'idra.
Sala degli amorini è coperta da volta a padiglione lunettata e decorata con affreschi del cinquecento a grottesche. Alle pareti è raffigurato un colonnato il quale sostiene un architrave che si sviluppa lungo il perimetro della saletta; altri fili con coppie di figure distese collegano i capitelli, mentre nella parte superiore le lunette ospitano ciascuna due amorini. Il fregio riporta l'antifona latina pasquale “Regina Caeli”.
Sala delle grottesche è collegata nella torre quadrata ed è coperta da una volta a padiglione lunettata e decorata con affreschi a grottesche del 1861 dai pittori Giovanni Gaibazzi e Giuseppe Bossi. Una parete è ornata dal grande dipinto raffigurante le quattro virtù cardinali e le tre virtù teologali del XVIII sec. dal pittore Carlo Preda.
Sala di passaggio è un piccolo ambiente ed è decorato con affreschi del cinquecento simili alle altre stanze.
Saletta di Diana e Atteone è l'ambiente più conosciuto della rocca, è coperta da una volta lunettata e nacque come sala da bagno, studio privato o luogo di meditazione per volere del conte Gian Galeazzo Sanvitale e della consorte Paola Gonzaga. Essa è decorata sul soffitto e sulle 14 lunette con ciclo di affreschi relativo al mito di Diana e Atteone, sulla sommità vi è raffigurato tra i putti un fitto pergolato, il quale lascia spazio nel mezzo alla volta celeste dove si staglia uno specchio circolare recante l'epigrafe “Respice finem“ risalente al 1523 dal Parmigianino, che è considerato uno dei capolavori giovanili dell'artista.
Giardino di Flora un porticato conduce al giardino pensile il quale originariamente era coltivato con fiori ed erbe aromatiche, oggi è uno spazio verde attraversato da un vialetto centrale in ghiaia, il quale è affiancato da aiuole ricche di ortensie, piante di lavanda e altre essenze a fioritura costante in primavera e in estate. A fianco della torre s'innalza un esemplare secolare di bagolaro.
Sala delle mappe sita al margine del giardino che in origine erano adibiti a locali di servizio e contengono l'archivio storico comunale e solo edifici a un piano solo. La sala espone alcune delle 288 carte del XVIII – XIX sec. relative alle proprietà dei Sanvitale e inoltre 30 litografie raffiguranti i Castelli del ducato di Parma e Piacenza risalenti al 1850 dal pittore Alberto Pasini.
Camera ottica è la torre sud e conteneva le prigioni del castello, oggi ospita la camera ottica dell'ottocento ancora funzionante in Italia. L'ambiente circolare è molto buio e accoglie due sistemi di specchi e un prisma posti in corrispondenza delle antiche feritoie, i quali consentono di riflettere e proiettare nitidamente su tre schermi posti all'interno del locale, l'immagine a 180° della piazza antistante la rocca. Nacque per volontà del conte Giovanni Sanvitale nel XIX sec. come avveniristico gioco di società dell'epoca. Essa nel 1964 fu scelta come set per alcune sequenze del film “Prima della rivoluzione” di Bernardo Bertolucci.
Cappella di S. Carlo sita nel mastio del castello eretta nel 1688 per volere del conte Alessandro III Sanvitale. Al suo interno custodisce opere: affresco raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Giuseppe, Chiara, Francesco e Giovanni Battista opera di Bartolomeo Schedoni del 1609; l'altare marmoreo del 1688 di Alberto Oliva e arricchito dalla pala raffigurante S. Carlo Borromeo che unge gli appestati del sec. XVII di Antonio Nasini; un olio del seicento raffigurante S. Ignazio che libera un'indemoniata e i tre busti funerari: della duchessa Maria Luigia opera di Giuseppe Carpi dopo il 1847; di Mana Sanvitale del 1843 opera di Tommaso Bandini e del conte Stefano Sanvitale del 1838.
Sala dello stendardo è sede del consiglio comunale e dal 2015 ospita lo stendardo della Beata Vergine di Fontanellato; un grande drappo in damasco rosso dipinto a tempera su due lati e ornato con una frangia ai margini. Fu utilizzata come bandiera di una galea capitanata dal conte Stefano Sanvitale durante la guerra di Candia del seicento. Lo stendardo era custodito nella sala delle armi e un lato riporta l'incoronazione della Vergine di Fontanellato in cui appare anche S. Carlo Borromeo ai suoi piedi, mentre nella faccia opposta è rappresentato Dio Padre con colomba tra angeli e S. Giovanni Battista con l'agnello accanto alla scritta “Ecce agnus Dei“; sul contorno di entrambi i frontali vi sono gli stemmi dei cavalieri di Malta, del Gran maestro Giovanni Paolo Lascaris di Ventimiglia e Castellar e dei Sanvitale oltre a un decoro di piccoli fiori dorati.
Sale del secondo piano: Sala del loggiato è coperta da un soffitto a capriate lignee ed è utilizzata come sede del consiglio comunale.
Sala dei merli e Sala delle gelosie con soffitti a capriate lignee utilizzati come sale convegni.
I sotterranei nacquero come scuderie e quartieri per le truppe, quando nel XVI sec. vennero meno le esigenze difensive della rocca gli ambienti vennero adibiti a cantine e locali di servizio con pozzo e forno.
Il castello è aperto al pubblico e fa parte del circuito dei castelli dell'Associazione dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza rappresentandone anche la sede.
CURIOSITA': come molti castelli anche questo reca la leggenda di qualche fantasma: tra le sale del piano nobile si aggirerebbe Barbara Sanseverino la quale fu giustiziata in seguito alla presunta congiura nei confronti del duca Ranuccio I Farnese, mentre la Cappella di S. Carlo sarebbe la dimora eterna dello spettro di Maria Sanvitale figlia di Luigi Sanvitale e Albertina di Montenuovo morta all'età di 5 anni.
Santuario della Beata Vergine del Rosario eretto nel 1641 con forme barocche e neo-barocche ed è meta di PELLEGRINAGGI da secoli; è a croce latina a navata unica e quattro cappelle per lato oltre al transetto e coro, la facciata neo-barocca è realizzata in marmo bianco preceduta nel mezzo da un ampio porticato, innalzato su quattro pilastri e arricchiti da lesene. Ai lati dell'arco a tutto sesto vi sono due colonne con capitelli ionici in bronzo oltre a più basse semi-colonne tuscaniche, architravi e fregi; a coronamento vi è un'elegante balaustra con colonnine le quali, sostengono le quattro statue dei Santi.
L'alta fronte è scandita da quattro semi-colonne con capitelli corinzi e sostengono l'elaborato architrave con fregio aggettante; tre nicchie con cornici, colonne e timpani racchiudono altrettante statue, di cui quella centrale raffigura la Madonna del Rosario di Fontanellato e alla sommità si staglia il ricchissimo frontone circolare centrale, il quale è ornato con stemmi e rilievi nonché coronato dalle tre statue della “Speranza – Fede e Carità“, mentre ai lati si sviluppano due eleganti balaustre con colonnine le quali si concludono alle estremità nei basamenti di due vasi.
La struttura a un piano aggiunta nel 1920 sul lato sud, è arricchita dal corpo marmoreo contenente la galleria delle confessioni; è scandita da una serie di semi-pilastri arricchiti da capitelli dorici, le numerose finestre sono inquadrate da cornici con volute e architrave di coronamento e alla sommità s'innalza una lunga balaustra con colonnine analoga alla facciata. La cupola barocca con lanterna emerge dal tetto a due falde.
All'interno la navata è coperta da una volta a botte lunettata suddivisa in quattro campate e decorata sullo sfondo rosato con affreschi del 1371 ad opera di Pietro Rubini. Il pavimento è alla Veneziana e risale al 1817. Ai lati s'innalzano una serie di lesene con capitelli corinzi in stucco, le quali scandiscono le quattro arcate a tutto sesto per parte e al loro interno si aprono le cappelle.
Il presbiterio è coperto da una cupola decorata con stucchi e affreschi; il pavimento in marmo fu donato dal conte Alessandro III Sanvitale e dalla consorte Paola Simonetta nel 1684. Il presbiterio è preceduto dall'arcata a tutto sesto e ornato con 15 ovali i quali raffigurano i misteri del rosario e ai suoi piedi vi è una balaustra marmorea con gli stemmi dei Sanvitale.
L'altare maggiore a mensa e alle spalle vi è una monumentale edicola in marmi policromi con la statue lignee di S. Domenico e S. Caterina, risale al 1650 opera di Giovanbattista Guerrini e costituito da due alte colonne in marmo rosa e capitelli corinzi; a coronamento un imponente frontone ad arco, arricchito da cornici, statue e fastigio ligneo intagliato e dorato.
Le cappelle ospitano altari con paliotti in scagliola policroma realizzati nel 1701 da Marco Mazelio, le pale e il Crocifisso risalgono al XVII sec. le coppie di tondi siti ai lati di ciascuna cappella raffigura i 16 miracoli Ovati della Madonna di Fontanellato, essi furono dipinti all'interno delle cornici in stucco da Pietro Rubini nel 1731.
Galleria delle Grazie ricevute sono raccolte sulle pareti un'ingente quantità di ex voto, i più antichi sono costituiti da tavolette e quadretti su tela o legno risalenti al sec. XVII. Il piazzale antistante la Chiesa è affiancato da un porticato con arcate a sesto ribassato poggianti su pilastri e ospita tre statue bronzee raffiguranti il venerabile Giocondo Pio Lorgna, il Beato Andrea Carlo Ferrari e S. Guido Maria Conforti.
Sulla sinistra rivestito in mattoni è la casa del pellegrino con giardino alle spalle, mentre il convento dei domenicani è sito sul retro del tempio ed è rivestito in laterizio.
Chiesa di S. Croce: risale al 1437 per volere del conte Giberto II Sanvitale con facciata a salienti rivestita in laterizio, nella parte centrale presenta un ampio portale ad arco a tutto sesto e contornato da una ricchissima cornice in formelle di cotto; a coronamento si sviluppa una cornice ad archetti intrecciati che prosegue anche lungo i prospetti laterali.
La torre campanaria è decorata con alcune fasce orizzontali e lesene verticali culminando oltre la cella campanaria con una punta di cono in laterizio del 1874. Il prospetto destro è parzialmente coperto dall'adiacente ex cappella del Consorzio dei Vivi e dei Morti interamente intonacata, il quale si sviluppa ortogonalmente alla Chiesa e termina con un'ampia abside; la struttura è sovrastata dal tiburio a pianta ovale con lanterna alla sommità. Gli interni sono decorati con stucchi di Antonio Rusca e affreschi di Girolamo Magnani del 1835.
Le tre navate all'interno sono suddivise da ampie arcate a tutto sesto e sostenute da pilastri polistili in mattoni, coronati da capitelli in pietra a cubo scantonato, decorati con bassorilievi raffiguranti foglie di loto; in sommità la navata centrale è coperta da una serie di volte a crociera.
La Chiesa custodisce: due acquasantiere marmoree dello scultore Alberto Oliva, una grande tela raffigurante la nascita della Madonna del 1606 di Giovanni Bresciani, il fonte battesimale decorato con il battesimo di Gesù del XVII sec., l'altare maggiore in marmi policromi ornato con stemmi dei Sanvitale in rilievo, il tabernacolo intagliato del XVIII sec. Sulla parete di fondo all'interno della cornice barocca in marmi policromi vi è la pala del 1689 di Antonio Nasini raffigurante “l'invenzione della vera Croce“.
La sacrestia è preceduta da un corridoio e il muro è decorato con l'affresco raffigurante la Madonna e S. Giuseppe che adorano il bambino risalente al XVI sec. Gli arredi lignei in stile barocco rivestono le pareti, arricchite da lesene coronate da capitelli corinzi e decorate con intrecci floreali
Oratorio di S. Maria Assunta: nota anche come oratorio di S. Gaetano, il prospetto è intonacato e suddiviso da un cornicione in aggetto; nella parte inferiore s'innalzano sei lesene in laterizio con capitelli tuscanici. Il portale d'accesso è arricchito da una cornice con sovrastante frontone con volute e nel quale inquadra un ovale con un bassorilievo raffigurante l'Assunzione della Vergine.
All'interno l'unica navata è coperta da una volta a botte lunettata, è arricchita da lesene e cornice e interamente decorata con pitture che interessano il soffitto, le pareti, la contro-facciata, il presbiterio absidato e le quattro cappelle laterali. I dipinti a tempera sul muro furono realizzati tra il 1789/91 da Antonio Bresciani, esso realizzò anche la grande pala d'altare dell'Assunta sita al centro dell'abside all'interno della finta cornice di colonne corinzie che sostengono il timpano barocco, fra le figure laterali in monocromo del Re David con la Cetra e del Profeta Oseail e tutte le opere sono incorniciate dalla complessa architettura dipinta del pittore Gaetano Ghidetti.
L'altare maggiore in legno risale alla ricostruzione barocca del tempio e racchiude alla sua base una grande teca, con una statua lignea del XVII sec. raffigurante il Cristo morto, mentre la cantoria ospita un organo del 1721.
La sacrestia è coeva al tempio e il suo interno è rivestito da notevoli armadi lignei in stile barocchetto, che furono intagliati dallo scultore Giulio Seletti nel 1720; arricchiscono quattro tele dipinte da Sebastiano Galeotti nel 1737.
Chiesa di S. Benedetto: risale al sec. XI e il prospetto barocco è stato realizzato nel 1751 ed è tripartito: nel mezzo il corpo principale in aggetto con portale centrale delimitato da cornice con sovrastante timpano ondulato; ai lati quattro lesene inquadrano due cornici e il lato superiore oltre alla fascia marcapiano, si apre una finestra con cornice ondulata.
Leggermente più arretrato è il campanile del XIX sec. la cui torre è coronata da un terrazzino con lanterna a pianta poligonale e culminante in una croce con banderuola in ferro battuto. L'interno a navata unica e coperta da una volta a botte lunettata decorata con affreschi realizzati nel XX sec. Sopra l'ingresso vi è la cantoria chiusa da una grata lignea intagliata e al suo interno vi è l'organo del XVIII sec. originariamente dipinto a tempera.
Le pareti della navata sono scandite in tre parti da lesene con capitelli dorici che sostengono il cornicione perimetrale in aggetto, alle ampie porzioni cieche vi sono ampie arcate a tutto sesto che contengono altari marmorei e risalenti al XIX sec. Una balaustra marmorea separa la navata dal presbiterio coperto da volta a botte lunettata e decorata con affreschi; al suo interno vi è l'altare maggiore con paliotto in scagliola policroma del XVIII sec.
Sul retro al di sopra del coro ligneo barocco campeggia la maestosa cornice in legno dorato e intagliato del 1730 di Giuseppe Seletti. La sacrestia è arredata con mobilio del XIX sec. decorato con gli stemmi dei Sanvitale. La canonica posta sulla sinistra sorge su due livelli e i fabbricati in origine erano destinati alla servitù e in parte a granaio e fienile.
Al suo interno sono presenti ambienti di pregio come l'androne coperto da decorazioni in stucco e aperto sui corridoi con arcate barocche le quali sono sostenute da colonne doriche dipinte; lo scalone a forbice con ringhiera in ferro battuto e la volta decorata con un affresco che raffigura Re David risalente al settecento, anche il pianerottolo è coperto da strette volte a vela dipinte.
Chiesa di S. Maria Maddalena: risale al 1160 dai cavalieri templari con facciata a capanna rivestita in laterizio e caratterizzata con portale centrale d'ingresso ad arco a tutto sesto sovrastato da una piccola finestrella a croce greca, ai lati due lesene delimitano il prospetto.
L'interno è raggiungibile scendendo qualche gradino, a navata unica e coperto da soffitto a capriate lignee mentre le pareti sono intonacate e scandite da lesene. Sul presbiterio leggermente rialzato vi è l'altare maggiore. Accanto alla Chiesa il fabbricato è adibito a fattoria e all'interno della residenza vi è un camino in stile barocco il quale sulla mensola riporta l'iscrizione: “III. Et multum Rev. Dominus Commentatarius frater Nicolaus de la Marra“ e rappresenta la sola testimonianza che ancora conserva del periodo melitense (Cavalieri Ospitalieri Ospedalieri nati come Cavalieri dell'Ordine dell'Ospedale di S. Giovanni di Gerusalemme e conosciuti come Cavalieri di Rodi e in seguito Cavalieri di Malta).
Parchi e aree verdi: è il labirinto della Masone una frazione del comune di Fontanellato, è un parco culturale si estende per sette ettari e comprende un labirinto costituito da bambù di specie diverse (il più grande al mondo del genere), dotato di spazi che ospitano la collezione d'arte di Franco Maria Ricci su 5.000 mq. Le opere tra dipinti, sculture e oggetti d'arte sono circa cinquecento e partono dal XVI sec. di artisti come: Girolamo Mazzola Bedoli – Luca Cambiaso – Ludovico Carracci – Valentin de Boulogne – Philippe de Champaigne – Gian Lorenzo Bernini – Giambattista Foggini – Giovanni Carnovali – Antonio Canova e altri. Ospita inoltre mostre temporanee, conferenze, concerti.
Franco Maria Ricci scoprendo la sua passione per il bambù, negli anni ottanta ha piantato più di 200.000 bambù e nel parco se ne trovano circa venti specie differenti, da quelle nane alle giganti. Essa è una pianta dalla rapida crescita, non si ammala e non si spoglia d'inverno, assorbe grandi quantità di anidride carbonica.

Escursioni
Fontevivo: abitato a circa 4 km. Con l'Abbazia di Fontevivo fondata nel 1142; la monumentale Chiesa di S. Bernardo custodisce la statua in pietra policroma della Madonna col Bambino del sec. XII attribuita a Benedetto Antelami – la romanica lastra sepolcrale in marmo rosso di Verona del templare Guidone Pallavicino scomparso nel 1301 e il neoclassico monumento tombale del duca Ferdinando di Borbone.
Chiesa dei cappuccini: con annesso convento risale al 1605 su finanziamento del duca Ranuccio I Farnese il quale fece anche realizzare uno scenografico viale di collegamento con la Chiesa di S. Bernardo. Nel 1805 il convento fu chiuso in seguito alle leggi napoleoniche e la Chiesa fu sconsacrata spogliata degli arredi e alienato a privati venne adibita a magazzino. Al suo interno conserva affreschi in contro-facciata e sulla volta a botte di copertura attribuiti a Cesare Baglioni.
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