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Firenze

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E' una delle Città d'Arte più famose del mondo, con un passato da capitale culturale. I suoi insigni monumenti ben conservati, le conferiscono un'atmosfera e un'eleganza ineguagliabili. E' sede di un fiorente artigianato di floridi commerci e industrie.
Già abitata mille anni prima di Cristo, il primitivo insediamento divenne posto di guardia in epoca romana sviluppandosi poi in una piccola Città: Florentia. Occupata dai Bizantino e poi dai Longobardi nel 570. Intorno al mille la Città si estese e nel 1125 divenne libero comune retto da una magistratura consolare, poi trasformata in Signoria retta da un Podestà.
Alle dispute tra Guelfi e Ghibellini ormai divisi in bianchi e neri, per mettere fine alle discordie il papa inviò Carlo di Valois, il quale impose la Signoria nera con conseguente esilio dei rappresentanti bianchi, tra cui Dante Alighieri. Passarono anni di ostilità e tumulti fino al 1434, quando il banchiere Cosimo dè Medici prese il potere e iniziò l'età aurea del rinascimento.
Un altro glorioso esponente dei Medici, Lorenzo il Magnifico trasformò la repubblica fiorentina in principato. Nel 1478 vi fu la congiura dè Pazzi ma Lorenzo restò al potere fino al 1492: suo figlio Piero fu cacciato dal popolo per aver consegnato la Città nelle mani del Francese Carlo VIII e nel 1494 venne restaurata la repubblica, salvata dalla coraggiosa politica di Pier Capponi.
Quattro anni dopo Gerolamo Savonarola implicato nelle complesse vicende politiche e moralizzatore scomodo a papa Borgia, fu impiccato e arso sul rogo in piazza della Signoria. La partenza dei Francesi riportò al potere i Medici che vi restarono fino al 1737.
Nel 1860 la Toscana fu annessa al Regno d'Italia e Firenze divenne capitale del nuovo regno dal 1865 al 1871. Nel 1966 un'alluvione spaventosa invase case, botteghe, Chiese, Musei, Biblioteche della zona bassa danneggiando irreparabilmente opere eccelse.


I Itinerario

Piazza della Signoria: è una delle più famose piazze Italiane cuore della Città. Il primo impianto risale al 1200 arricchendosi poi di superbi monumenti: Fontana di Piazza: o del Nettuno, opera cinquecentesca di Bartolomeo Ammannati. Dalla vasca arricchita da gruppo bronzeo si erge la figura del Nettuno detta “Biancone”; davanti alla fontana un cerchio segna il punto in cui fu impiccato e bruciato Savonarola; a lato della fontana vi è il monumento di Cosimo I dè Medici sec. XVI del Giambologna.
Palazzo Vecchio: o della Signoria, vi è passata tutta la storia fiorentina e in parte quella Italiana: ospitò nell'ottocento i governi provvisori Italiani, la Camera dei Deputati e il Ministero degli esteri quando Firenze fu capitale del Regno. Ora è sede del municipio.
Se ne iniziò la costruzione attribuita a Arnolfo di Cambio nel 1299 ed ebbe successivi interventi fino al 1500 a opera del Vasari, di B. del Tasso e del Buontalenti. Sulla scalinata s'innalzano il gruppo di Ercole e Caco, modesta opera plastica di Baccio Bandinelli; la copia del famoso David di Michelangelo (l'originale è alla galleria dell'Accademia); il magnifico gruppo bronzeo di Donatello raffigurante: Giuditta e Oloferne; il leone che regge lo stemma col giglio di Firenze detto il Marzocco.
La nobilissima costruzione a bugne ingentilita da bifore e termina con un solenne coronamento aggettante a merlatura Guelfa, su cui s'innesta la svettante torre trecentesca terminante con merli Ghibellini detta d'Arnolfo. Si accede all'interno del cortile porticato rielaborato nel 1470 da Michelozzo, riccamente decorato da vari artisti sotto la direzione del Vasari nel 1565.
Una fontana centrale sorregge una copia del gruppo bronzeo del Verrocchio posto in una delle sale. Nel salone del cinquecento si trovano pitture del Vasari e dei suoi allievi sulla storia fiorentina, sculture marmoree di V. de Rossi raffiguranti storie d'Ercole e arazzi del sec. XVII. Sulla sinistra è la parte rialzata dove il granduca sedeva per le udienze, ed è appunto chiamata l'udienza; l'adornano sculture di B. Bandinelli, V. de Rossi e del Caccini.
A destra in una nicchia è collocato il gruppo della vittoria, scultura in marmo di Michelangelo. Da una porticina si accede allo studiolo di Francesco I, dove il principe meditava e raccoglieva tesori segreti; i pannelli sul soffitto sono di Francesco Morandini detto il Poppi; nella parte alta delle pareti si trovano pitture del Vasari; altre opere sono del Bronzino, dell'Ammannati, del Giambologna: Da una porta a muro si giunge al tesoretto sontuosamente decorato, rifugio segreto di Cosimo I.
Il quartiere di Leone X con dipinti del Vasari, la sala degli Otto di Pratica e la sala del Dugento ornata di arazzi e da splendidi soffitti di Benedetto da Maiano dono occupati dagli Uffizi comunali. Sala dei gigli con grande affresco del Ghirlandaio e soffitto di Giuliano da Maiano. Nella cncelleria sono collocati il putto bronzeo del Verrocchio che era nella fontana del cortile e il S. Gioegio e il drago, rilievo asportato dalla porta S. Giorgio. A fianco il guardaroba che conserva carte geografiche di E. Danti.
Nella sala delle udienze si ammira un altro superbo soffitto di Giuliano da Maiano; suo e del fratello Benedetto è il portale con una raffigurazione della Giustizia. Nella cappella della Signoria vi sono pitture di Ridolfo Ghirlandaio, quindi si accede al quartiere di Eleonora da Toledo (moglie di Cosimo I), decorato dal Vasari che comprende quattro stanze e la cappella decorata dal Bronzino. Sulla destra un passaggio porta al quartiere degli Elementi ornato dal Vasari; su di una loggia è il diavolino bronzeo del Giambologna. Dalla sala dei Gigli si sale alla torre di Arnolfo.
Nelle sale del mezzanino sono collocate pregevoli opere di Masolino da Panicale, Bronzino, Rubens, Canaletto, Hans Memling, Tintoretto. Nelle sale successive è ordinata la collezione Loeser con opere di P. Lorenzetti, T. da Camaino, Bronzino e altri.
Tribunale di Marcanzia: costruito nel1359 per le controversie commerciali tra i componenti delle arti di Firenze; sulla facciata la scritta: ”Omnis sapientia a Domino Deo est” (tutta la saggezza viene dal Signore Dio), sopra campeggia un'immagine del Redentore scolpita in pietra e più in alto gli stemmi delle corporazioni delle arti maggiori e minori. Dal 26 settembre 2011 il Palazzo è sede del Museo Gucci. In una nicchia esterna vi era la statua: “l'incredulità di S. Tommaso” di Andrea Verrocchio, fa parte del ciclo di 14 statue dei protettori delle arti di Firenze e risale al 1466/67-1483, è in bronzo alta 241 cm. Il Cristo e 203 cm. S. Tommaso, è l'unica scultura del gruppo a non essere a tutto tondo: a parte le teste si tratta di un altorilievo cavo privo del lato posteriore; oggi si trova all'interno del museo di Orsanmichele.
Palazzo Uguggioni: eretto alla metà del 1500 da M. di Zanobi su progetto di A. da Sangallo il giovane o di Michelangelo, quando fu costruito era l'unico edificio in Firenze ad esibire in facciata le colonne degli ordini architettonici in rilievo, destando da sempre l'interesse degli studiosi.
Il piano terra è sormontato da due ordini sovrapposti di semi colonne binate, ioniche (primo livello) e corinzie (secondo livello); le alte basi delle colonne sono scolpite con le insegne e gli stemmi della famiglia: l'ancora e lo scalandrone, una sorta di doppio rastrello che rappresenterebbe la scala usata da un Uguggione per assaltare le mura del nemico.
Sopra il portone d'ingresso campeggia il busto di Francesco I dè Medici, forse opera del Giambologna, fatto apporre in segno di devozione verso il granduca.
Loggia della Signoria: o dell'Orcagna; è anche chiamata dei Lanzi perché dava ricetto ai Lanzichenecchi di Cosimo I. La costruzione tardogotica di Simone di Francesco Talenti e di Benci di Cione risale al 1300: i tre archi ariosi del prospetto sorreggono un elegante coronamento. All'interno sono poste splendide sculture: a sinistra il “Perseo” un capolavoro bronzeo del Cellini 1554; a destra il possente “ratto delle Sabine” del Giambologna 1583; dietro a questi “il ratto di Polissena” scultura ottocentesca di Pio Fedi; “Menelao e Patroclo” replica di un'opera greca del IV sec. a. C.; “Ercole e il Centauro Nesso” del Giambologna e in fondo si trovano alcune statue femminili di epoca romana.
Palazzo degli Uffizi: costruito a ferro di cavallo tra il 1560 e il 1580 dal Vasari, A. Parigi e B. Buontalenti come sede amministrativa della città. Vi è allestita la Galleria degli Uffizi di fama mondiale, costituita dalle collezioni dei Medici, dei Lorena e poi continuamente arricchita.
Galleria degli Uffizi: occupa 45 sale con opere del XIII – XVIII sec., tre corridoi affrescati a grottesco. Nei vani ricavati dalla Chiesa romanica di S. Pietro Scheraggio, è il ciclo raffigurante gli uomini illustri, affreschi di Andrea del Castagno dipinti nel 1400 che ritraggono: Dante, Petrarca, Boccaccio e altri. Inoltre l'Annunciazione del Botticelli 1481; la I Galleria è ornata alle pareti da arazzi di fattura fiorentina e fiamminga sec. XVI e sculture romane.
La I sala contiene materiale archeologico; la II sala pittori del XIII e XIV sec.; tre Madonne in trono di Cimabue, Duccio da Buoninsegna, Giotto; III sala trecento senese: trittico di Simone Martini raffigurante l'Annunciazione e Santi; Gloria della Vergine di Pietro Lorenzetti; la IV sala pittura fiorentina del 1300: Scene della vita di S. Matteo trittico di A. Orcagna e J. Di Cione; Madonna col Bambino di B. Daddi; Pietà attribuita al Giottino. V e VI sala pittura gotica 1400: Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano; opere di Lorenzo Monaco.
VII sala pittura del XV sec.: Battaglia di S. Romano di Paolo Uccello; Federico da Montefeltro e Battista Sforza di Piero della Francesca; Madonna col Bambino e S. Anna di Masaccio e Masolino da Panicale; Madonna in trono di Domenico Veneziano; Incoronazione di Maria e Madonna col Bambino del Beato Angelico. L'VIII sala è dedicata a Filippo Lippi e ai suoi seguaci: del maestro sono l'Incoronazione di Maria, la Madonna col Bambino e Santi, l'Adorazione del Bambino; un'Annunciazione di A. Baldovinetti. IX sala opere del Botticelli e di Piero e Antonio Pollaiolo: del primo sono il ritorno di Giuditta e la Fortezza; di Antonio le Virtù e il ritratto di donna; di Piero il Ritratto di Galeazzo Maria Sforza.
Dalla X alla XIV sala opere del Botticelli: Nascita di Venere; Allegoria della primavera; Adorazione dei Magi; Pallade e il Centauro; Madonna del Magnificat; Madonna della melagrana; Allegoria della calunnia; Ritratto d'ignoto con medaglia; Pala di S. Barnaba. Inoltre Adorazione dei pastori di Lorenzo di Credi; Adorazione dei Magi del Ghirlandaio; Adorazione del Bambino di Filippino Lippi; Deposizione nel sepolcro di Rogier van der Weyden; Trittico Portinari o dell'Adorazione di Hugo van der Goes.
XV sala opere di Leonardo e Signorelli. Di Leonardo: Adorazione dei Magi; Annunciazione. Verrocchio: Battesimo di Cristo. Di Luca Signorelli: Allegoria della fecondità; la predella con l'ultima cena; Cristo nell'orto e la flagellazione; il Crocifisso; la Trinità. XVII sala Adorazione dei pastori; Circoncisione; Ascensione; Madonna delle Cave – del Mantegna. La statua dell'Ermafrodite del II sec. a. C. XVIII sala le pitture del XVI sec. Bronzino: Lucrezia Panciatichi; Eleonora di Toledo. Andrea del Sarto: Ritratto femminile. Pontormo: Cosimo il vecchio e altri Ritratti. Raffaello: S. Giovannino; la statua notissima della Venere dè Medici copia da originale greco del I sec. a. C., di Cleomene di Apollodoro e altre sculture classiche.
XIX sala F. Francia: Ritratto di Evangelista Scappi; opere di Melozzo da Forlì; Signorelli: Madonna col Bambino e Sacra Famiglia; Ritratti del Perugino. XX sala artisti Tedeschi. Luca Cranach: Adamo ed Eva; S. Giorgio; Martin Lutero; Albrecht Durer; Adorazione dei Magi e Ritratto del Padre. XXI sala artisti Veneti del XV sec.: Mosè e il Faraone di Giorgione al quale è anche assegnato, dubitativamente il Ritratto del Grattamelata; un Frammento di Crocifissione del Carpaccio; Allegoria Sacra di Giovanni Bellini. XXII sala opere di G. David, A. Altdorfer, H. Holbein. XXIII sala ritratti attribuiti a Raffaello; opere di Boltraffio e Luini; dipinti del Correggio tra cui l'Adorazione del Bambino.
Nella II e III Galleria vi sono arazzi di Bruxelles del 1500 – 1600 e sculture greche e romane o copie di esse. XXV sala Ritratto del Perugino di Raffaello; Sacra Famiglia o Tondo Doni di Michelangelo; Apparizione della Vergine a S. Bernardo di Fra Bartolomeo; opere di Mariotto Albertinelli; Mosè difende le figlie di Jetro di Rosso Fiorentino. XXVI sala Madonna del Cardellino; Leone X e due Cardinali; Francesco Maria della Rovere di Raffaello; Madonna delle Arpie di Andrea del Sarto e altre sue opere; pitture del Pontormo a lui è dedicata la XXVII sala con la cena di Emmaus e la Sacra Famiglia.
La XXVIII sala è dedicata a Tiziano del quale sono La Flora; la Venere di Urbino; Venere e Cupido; Ritratto di Cavaliere. XXIX – XXXIII sala la Madonna dal collo lungo del Parmigianino; opere di Dosso Dossi; Sebastiano del Piombo; Lorenzo Lotto e altri artisti. XXXIV sala Sacra Famiglia con S. Barbara del Veronese; opere del Savoldo e del Moroni. XXXV sala Ritratto del Sansovino, del Tintoretto; la Madonna del popolo del Baroccio; S. Francesco e S. Giovanni Evangelista di El Greco. XLI sala l'ingresso di Enrico IV a Parigi e ritratto di Isabella Brandt di Rubens; Ritratto di Sustermans e van Dyck.
XLII sala copie di opere di Scopa; statua di Niobe e dei figli uccisi da Apollo. XLIII sala Medusa; il sacrificio di Isacco; Bacco adolescente del Caravaggio; la Baccante del Carracci; Porto con villa Medici di Claude Lorrain. XLIV sala opere del seicento Europeo, Fiamminghe e Olandesi: Rembrandt; Nattier; Chardin. XLV sala opere del settecento: Fabre; Guardi; Longhi; Canaletto; e due ritratti di Maria Teresa Vallabriga del Goya. Infine si giunge sulla terrazza della Loggia.
Corridoio Vasariano: fu realizzato in soli cinque mesi per volere del granduca Cosimo I dè Medici nel 1565 dall'architetto Giorgio Vasari. L'opera fu commissionata in concomitanza del matrimonio tra il figlio del granduca Francesco e Giovanna d'Austria. Nel corridoio vi è raccolta la più vasta e importante collezione al mondo di autoritratti e ritratti del seicento e settecento. Il percorso museale moderno inizia dagli Uffizi e termina al giardino di Boboli presso la grotta del Buontalenti; per la ristrettezza e la protezione delle opere, il corridoio può essere visitato su appuntamento in un gruppo guidato.


II Itinerario

Museo della storia della scienza: è allestito nel palazzo Castellani rifatto nel XIV sec. su di un edificio più antico; vi si trovano cimeli di Galilei (compasso, microscopio, cannocchiale, astrolabio) termometri e aerometri, un antico armamentario chirurgico e altro materiale scientifico fino al 1900.
Raccolta A. Della Ragione: prende il nome dall'ingegnere mecenate che donò al Comune la collezione di 240 opere dei più rappresentativi pittori Italiani; gli struggenti paesaggi fiorentini di Rosai, le nature morte di Mafai, i dipinti metafisici di de Chirico, dipinti di Campigli, Morandi, Sironi, Guttuso. Tra gli scultori, i ritratti di Manzù, i cavalli di Marini, opere di Mirko, Fontana e altri.
Loggia di mercato nuovo: costruita nel 1500 da G. B. del Tasso, poggia su alte colonne con capitelli diversi. E' sede del mercato della paglia e di souvenir della città.
Fontana del porcellino: opera seicentesca di P. Tacca copia di un cinghiale che si trova agli Uffizi.
Palazzo di parte Guelfa: è una costruzione gotica ingrandita dal Brunelleschi nel sec. XV e terminata dal Vasari nel 1500; del Brunelleschi è il salone del primo piano. Nella facciata si trovano numerosi stemmi tra cui quelli del papa, del Comune e della Parte Guelfa; il salone Brunelleschi è caratterizzato da pareti bianche intonacate, spartito in compiture regolari da paraste in pietra serena con capitelli; le finestre ad arco sono inquadrate da alte cornici rettangolari.
Il soffitto ligneo a lacunari venne aggiunto dal Vasari, mentre gli stalli lignei che corrono lungo tutto il basamento in stile cinquecentesco e sopra il portale che mette in comunicazione con la sala dei Drappeggi, dove su di una lunetta in terracotta policroma invetriata si trova la Madonna col Bambino e due Angeli del 1420, sono opera di Luca della Robbia. La sala dell'udienza o dei capitani risale al quattrocento ed è coperta da soffitto ligneo a cassettoni, con un fregio sottostante composto da archetti triboli in stile gotico. Il portale marmoreo ha i battenti in rame dorato e sopra uno stemma della Trinità attribuito a Donatello.
Chiesa di S. Stefano: è documentata dal 1116 ma di fondazione antecedente, l'aspetto attuale risale al sec. XIII con le tre monofore nella parte superiore, ed un portale al centro in marmo bianco e verde del 1233; venne ampliata la navata in lunghezza e larghezza, vennero aggiunte le tre cappelle del coro e rifatto il tetto con capriate a vista probabilmente dipinte. Nel sec. XV fu creato il cortiletto adiacente la cripta che presenta delle bifore in pietra serena dal taglio Brunelleschiano.
Nel seicento furono creati nuovi altari laterali secondo i dettami del Concilio di Trento. Nel 1986 venne soppressa per lo spopolamento e la riduzione delle parrocchie nel centro storico, raccogliendo le opere d'arte dalle Chiese soppresse che andarono a costituire il nuovo nucleo del Museo diocesano. Da allora divenne l'Auditorium dell'orchestra Regionale Toscana, funzione che svolge tutt'ora ospitando una stagione di concerti promossa dell'orchestra Toscana classica e dall'orchestra da camera fiorentina, sotto la direzione del Maestro G. Lanzetta.
L'attentato di via dei Georgofili del 27 maggio 1993 subì gravi danni e durante il restauro venne scoperto un affresco del quattrocento, di scuola Botticelliana raffigurante Tobia e l'Arcangelo Raffaele. Le fasi costruttive della Chiesa sono tre: una romanica nella parte inferiore della facciata, una gotica e una del barocco fiorentino. Al centro della facciata si apre un portale sormontato da lunetta a tutto sesto con un oculo e incorniciato da un ricco paramento bicromo in marmo bianco e verde di Prato.
Nelle lunette laterali si trovano due rosoncini a forma di ruota e sopra di essi si aprono due bifore. La parte superiore della facciata ha un paramento a bozze più lisce e regolari risalente al sec. XIII; vi si aprono tre finestre ad arco e una nicchia centrale con colonnine su peducci; il coronamento a capanna è decorato da archetti pensili e internamente grandi altari cinquecenteschi con timpano spezzato con medaglioni al centro. Le membrature architettoniche sono tutte in pietra serena, il gioco di luci e ombre creato dai minuti elementi geometrici, (rilievi a scacchi, le spezzate, le sfaccettature, i dentelli) crea un effetto di brulichio ordinato che non da all'occhio un attimo di posa. Il presbiterio è diviso in tre partizioni: la tribuna, cappella centrale e cappelle laterali (quella di sinistra è finta); la centrale è inquadrata da un grande pseudo arco poggiante su poderosi pilastri con capitelli corinzi; le facce centrali dei pilastri sono lisce mentre le angolari contengono una decorazione a scacchiera con gigli.
Oltre la trabeazione si trova un secondo ordine con lesene, finestre timpanate e balaustra in pietra serena dove si apre la cantoria. Sopra si imposta la cupola a spicchi con tamburo e oculi in omaggio a S. Maria del Fiore (cupola del Brunelleschi del Duomo di Firenze); in alto nella navata le capriate sono impostate su di un cornicione sporgente retto da mensole a volute d'acanto; il fregio sottostante è composto da oculi pseudo ovali intervallate da rilievi di Cherubini. Assai suggestiva è la scalinata con balaustra marmorea del Buontalenti risalente al 1574, i gradini assomigliano alle valve di una conchiglia a spira o alle ali di un pipistrello, che interrompono lo schema di linee rette della balaustra.
Sulla contro facciata si trovano la lastra tombale di Ferdinando Bartolomei del 1870, con il medaglione col profilo opera di Pio Fede e un'acquasantiera in marmo di Carrara del XVI sec.; il primo altare sulla parete destra ha un portale in pietra serena con timpano spezzato e due paraste con capitelli corinzi; nel quinto altare vi è un Crocifisso in legno policromo del 1576, circondato da un affresco di Niccolò Lapi con Maria, S. Giovanni e altre due figure; il alto si trova l'organo seicentesco e prima del presbiterio si incontra la sepoltura del sacerdote Giovanni Nardi.
Il primo altare sinistro è dedicato a S. Caterina d'Alessandria, più avanti la lastra tombale di Michele Baldini 1821; il secondo altare è della famiglia Gucci-Tolomei con affreschi di Giottino e una tavola di Mariotto di Nardo 1412 e nel 1765 divenne altare del Sacramento; nel terzo altare si trova il polittico bronzeo con bassorilievo del Martirio di S. Stefano di Fernando Tacca 1656. Sul muro di fondo un tabernacolo in pietra serena ospita il rilievo marmoreo di una Madonna col Bambino, attribuita al maestro delle Madonne di marmo, vicino a Mino da Fiesole e Desiderio da Settignano.
L'altare maggiore risale al 1594 del Giambologna, costituito da un bancone in marmo bianco con specchiature in marmi rosa e rossi e un piano con il monogramma di S. Bernardino inciso; il soffitto intagliato e dipinto di bianco a imitazione dello stucco, con motivi vegetali e stemmi Bartolommei. Il coro ligneo in noce intagliato presenta un doppio ordine di scranni con braccioli, che presentano testine d'Angelo e volute barocche del 1650; anche il badalone al centro del coro risale allo stesso periodo e decorato da teste simili agli scranni.
Nella nicchia centrale si trova S. Stefano in stucco dipinto (170 x 50) attribuito a Giovanni Gonnelli del 1650 allievo di Ferdinando Tacca; nella finta cappella di sinistra vi è appoggiato un altare con il battesimo di Cristo di Jacopo Confortini risalente al 1667. Nella cripta oltre ai servizi igienici per l'uso come sedi di concerti, nascondendo la scenografica scalinata barocca, si trovano gli stessi elementi architettonici con le linee spezzate: i pilastri al posto delle colonne e le membrature decorative del soffitto; curiosi sono i capitelli composti esclusivamente da modanature.
Il cortile quattrocentesco adiacente alla cripta presenta delle bifore in pietra serena dal taglio Brunelleschiano, al centro ospita un pozzo circolare e un capitello frammentario, in fondo al cortile si accede alla cappella degli orafi decorata da due pale del 1816, con l'apparizione della Madonna a S. Eligio e una Crocifissione e alla sala delle riunioni della compagnia degli orafi, forse antico refettorio della canonica, con soffitto decorato a grisaille e un riquadro centrale con S. Luca in gloria.
Gli arredi lignei sono del se. XVII e il Crocifisso in legno policromo del sec. XV, presentando una Croce scolpita con rami d'albero. Il portico ha un impianto medievale con lastre tombali e iscrizioni funebri (le più antiche risalgono al trecento), la fontana col mascherone a destra risale al 1639, mentre il pozzo in pietra è del XVII sec.
Musei diocesano: di arte Sacra è ospitato nei locali della canonica e degli spazi attigui alla Chiesa di S. Stefano al Ponte. La collezione è composta da opere provenienti dalle Chiese fiorentine soppresse nel XX sec., per ragioni di sicurezza e conservazione; il Museo diocesano espone varie opere fra le quali una tavola di Giotto raffigurante la Madonna col Bambino e opere di Bicci di Lorenzo, Jacopo di Cione, Filippo Lippi, Santi di Tito, Pietro Tacca, Masolino da Panicale, Michele di Ridolfo del Ghirlandaio e tanti altri.
Ponte Vecchio: è uno dei ponti più famosi al mondo; di origine etrusca, fu eretto e distrutto più volte fin quando Neri di Fioravante lo ricostruì nel trecento; nel 1442 fu destinato ai macellai per isolarli dai palazzi e dalle abitazioni. Con la costruzione del corridoio eseguito dal Vasari nel 1565, le botteghe dei macellai per ordine di Ferdinando I, che mal gradiva gli odori sotto le finestre del corridoio, furono sostituiti da orafi e gioiellieri; al centro si aprono terrazze panoramiche e in alto a sinistra il corridoio del Vasari collega il Palazzo della Signoria con Palazzo Pitti.
Chiesa Orsanmichele: sorse come mercato granario e ricostruito dopo un incendio nel XIV sec., qualche decennio dopo fu adattato a Chiesa. Nelle edicole dei pilastri tra le arcate sono collocate statue dei Santi protettori delle arti, esempio insigne di scultura del XV – XVII sec. Compiendo il giro a sinistra di via dei Calzaiuoli si ammirano entro le nicchie lungo la facciata: il S. Luca del Giambologna; l'incredulità di S. Tommaso, gruppo bronzeo sormontato da una ceramica di Luca della Robbia; il Battista del Ghiberti; S. Giovanni di Baccio da Montelupo con medaglione superiore di Andrea della Robbia; la Madonna della rosa attribuita a Piero di Giovanni Tedesco con sopra una ceramica di Luca della Robbia; S. Jacopo e un rilievo con la decapitazione del Santo attribuiti a Niccolò Lamberti; S. Marco di Donatello; S. Eligio e un rilievo con il miracolo del Santo di Nanni di Banco; S. Stefano e S. Matteo del Ghiberti; copia di S. Giorgio di Donatello (l'originale è al Museo Nazionale) e dello stesso un rilievo con S. Giorgio che libera la principessa; i SS. Quattro coronati di Nanni di Banco sormontati da ceramica di Luca della Robbia; S. Filippo di Nanni di Banco; S. Pietro attribuito a Donatello.
L'interno prende luce dalle vetrate policrome, è a doppia navata con affreschi sui pilastri; in fondo alla navata sinistra: S. Anna la Vergine e il Bambino, scultura di F. da Sangallo; sul lato destro s'innalza il superbo marmoreo tabernacolo di Andrea di Cione detto l'Orcagna del 1300, ricco di raffinatissimi motivi ornamentali, statuine, bassorilievi che rappresentano storie della Vergine. Il tabernacolo funge da baldacchino a un dipinto di stile Giottesco: la Madonna delle Grazie di Bernardo Daddi.
Chiesa di S. Carlo dei Lombardi: fu iniziata nel 1349 da Neri di Fioravanti e Benci di Cione, fu completata nel 1404 da Francesco Talenti; la facciata è a capanna in pietra arenaria con archetti pensili e un portale cuspidato. L'interno a navata unica e coperto da capriate.
In fondo il presbiterio è tripartito da pilastri ottagonali, che sostengono archi e volte a sesto acuto con costolature. Al centro si trova il compianto del Cristo morto di Niccolò di Pietro Gerini 1385; ai lati si trovano alcune lunette con scene della vita di S. Carlo Borromeo. Il resto della parete superiore è decorato da motivi geometrici e quadrature trecentesche. Sulla parete sinistra si trova la Gloria di S. Carlo Borromeo, una grande tela di Matteo Rosselli del 1616 esposta nell'originaria cornice dorata barocca. Nel 2015 è stata ricollocata in Chiesa la sepoltura di Cristo di Niccolò Gerini in deposito dagli Uffizi.
Palazzo dell'arte della lana: eretto nel 1300 ora sede della società Dantesca; è costituito da una casa a forma di torre e da una costruzione più bassa ed incorpora al lato il trecentesco tabernacolo di S. Maria della Tromba, con una Madonna in trono e un'Incoronazione del Casentino. Dal palazzo si può salire ai due magnifici saloni di Orsanmichele che ospitano mostre d'arte; in una sala si custodiscono affreschi trecenteschi.
Piazza della Repubblica: è uno dei centri più vivaci di Firenze, realizzata nell'ottocento sul luogo del Foro romano e ha un lato fiancheggiato da portici.
Loggia del Bigallo: fu costruita da A. Arnoldi nel 1300 per esporre alla carità i bambini abbandonati; una delle più belle arcate angolari a rilievi è sormontata da tre edicole con statue di scuola pisana, più in alto si aprono bifore slanciate e sulla porta è una lunetta dell'Arnoldi. E' sede del Museo del Bigallo che custodisce interessanti opere di B. Daddi, il Crocifisso del Maestro del Bigallo, la Madonna della Misericordia, affresco dov'è riprodotta la Firenze del trecento, inoltre statue dell'Arnoldi del quale è anche una Madonna col Bambino; la predella cinquecentesca di Ridolfo Ghirlandaio e una raccolta di opere religiose dal XIV al XVII sec.


III Itinerario

Battistero: sorse intorno al sec. IV su di una costruzione romana e fu riedificato tra il mille – 1200. Antica Cattedrale di Firenze in cui Dante ricevette il battesimo che lo chiamò “il mio bel S. Giovanni”. La forma ottagonale è scandita dalla bicromia dei marmi bianchi e verdi e dai pilastri e fasce orizzontali; in alto si profilano tre arcate per lato che incorniciano le finestre sormontate dall'attico duecentesco sostenente la copertura piramidale.
Magnifiche sono le tre porte di bronzo: la più antica è del trecento e fu realizzata da Andrea Pisano che vi raffigurò entro formelle, episodi della vita del Battista; gli stipiti sono opera rinascimentale di Vittorio Ghiberti, figlio di Lorenzo. Sopra il portale: Salomè tra il Battista e il carnefice statue di V. Danti del 1571. La porta a nord davanti alla trecentesca colonna di S. Zanobi è di Lorenzo Ghiberti e fu compiuta nel 1424, ripetendo la divisione di 28 formelle: Ghiberti illustrò le storie del Nuovo Testamento; del Ghiberti sono anche gli stipiti e l'architrave, sopra di questa sono collocate le statue del Battista tra il levita e il fariseo di G. F. Rustici del cinquecento.
La porta a est apre verso il Duomo, è l'opera più perfetta ed elegante cui Lorenzo Ghiberti lavorò dal 1425 al 1452. Di chiara ispirazione rinascimentale è divisa in 10 pannelli che rappresentano episodi del Vecchio Testamento. Nelle inquadrature dei battenti si susseguono raffigurazioni di Profeti e Sibille; la fantasia mirabile e la tecnica dell'artista furono ammirate da Michelangelo che definì l'opera: “la porta del Paradiso”.
Sull'architrave è il battesimo di Gesù di Andrea Sansovino. Le formelle che saranno esposte al Museo dell'opera del Duomo, vengono sostituite via via da copie. L'interno è ricco di marmi e aperto da un loggiato in alto, si ammirano il pavimento intarsiato e la cupola coperta da splendidi mosaici duecenteschi che ripropongono i temi di Gesù, di Giuseppe, del Battista, della Genesi; in corrispondenza dell'abside si staglia un colossale Cristo di Coppo di Marcovaldo. Da notare il trecentesco fonte battesimale e a destra dell'abside il sepolcro dell'antipapa Giovanni XXIII di Donatello e Michelozzo.
Campanile di Giotto: fu iniziato da Giotto nel 1334 ma la morte lo colse quando ebbe terminato l'ordine inferiore 1337; sulle sue direttive fu portato a compimento da Andrea Pisano e Francesco Talenti, ma la cuspide non fu mai costruita. La base rettangolare è divisa in due zone: la prima è ornata da bassorilievi di Andrea Pisano e Luca della Robbia che raffigurano le arti e opere umane; la seconda da figure allegoriche di artisti della cerchia di Andrea Pisano.
Sopra a queste sono ricavate delle nicchie con statue di Profeti e Sibimlle; queste e i bassorilievi sono copie, gli originali si trovano al Museo dell'Opera del Duomo. Il campanile è alto 85 metri s'innalza ancora con due piani di bifore e un terzo aperto da una slanciata trifora sulla quale sporge la balaustra. Una scala permette di raggiungere la sommità per godere del superbo panorama.
Duomo: o S. Maria del Fiore, è un capolavoro del gotico Italiano; la Chiesa sorse sulla Cattedrale di S. Reparata a partire dal 1296 per opera di Arnoldo di Cambio e alla sua morte, fu proseguita dal Giotto, dal Talenti e da Francesco Ghini. Dal 1420/36 Filippo Brunelleschi lavorò alla cupola ardita e armoniosa simbolo della città; nel 1461 venne completata la lanterna.
La facciata fu ricostruita da E. de Fabris nel 1800, dal campanile si compie un giro di visita ai fianchi della Chiesa, caratterizzata da decorazioni policrome marmoree. A destra nella parte trecentesca si aprono la porta del campanile ornata da statue dello Spinelli e la porta dei Caronici di Lorenzo d'Ambrogio e Piero Tedesco, segue l'articolata struttura delle absidi poligonali su cui poggia il tamburo a finestre circolari e dal quale s'innalzano le nervature marmoree della cupola.
Il tamburo è in parte percorso da una galleria che non fu terminata perché Michelangelo l'aveva paragonata a “una gabbia da grilli”. Proseguendo s'incontra la Porta della Mandorla, nella quale è evidente il passaggio dal gotico al rinascimentale, nei due Profeti di Donatello e nella Madonna di Nanni di Banco 1421, racchiusa in una mandorla e circondata da un trionfo di Angeli. L'Annunciazione nella lunetta è del Ghirlandaio.
La porta successiva trecentesca è detta Porta della Balla; il solenne interno tripartito da slanciati archi gotici, prende luce dalle splendide vetrate del Ghiberti, Agnolo Gaddi, Ambrogio da Pisa e altri, il pavimento di marmi policromi completato tra il XVI e sec. XVII è attribuito a Baccio d'Agnolo e a Francesco Sangallo. Nella contro facciata si notano il quadrante dell'orologio con teste di Profeti di Paolo Uccello; l'Incoronazione della Vergine mosaico attribuito a Gaddo Gaddi e il sepolcro di Antonio d'Orso di Tino da Camaino.
Nella navata destra spiccano il busto del Brunelleschi del suo allievo Andrea Cavalcanti detto il Buggiano sec. XV e il ritratto di Giotto di Benedetto da Maiano sec. XV con epigrafe del Poliziano. Il transetto ottagonale è sovrastato dalla grandiosa cupola ricoperta dall'affresco del Giudizio finale di Giorgio Vasari e Federico Zuccari XVI sec., diviso in quattro sezioni più una quinta con raffigurazioni di Profeti. I finestroni circolari del tamburo furono realizzati su disegni del Ghiberti, di Donatello, di Paolo Uccello e di Andrea del Castagno. Pregevole è il recinto del coro realizzato nel 1500 da Baccio Bandinelli su disegno di Giuliano di Baccio d'Agnolo; il Crocifisso ligneo dell'altare maggiore è opera di Benedetto da Maiano 1497.
Tre sono le tribune poligonali disposte a trifoglio intorno alla cupola e divise ciascuna da cinque cappelle: dalla tribuna destra presso la cappella vicino all'abside si accede alla sacrestia vecchia, che ha nella lunetta una terracotta di Luca della Robbia raffigurante l'Ascensione e pitture quattro-cinquecentesche al suo interno. Nella cappella al centro della tribuna mediana l'altare è ornato da Angeli in terracotta di Luca della Robbia e vi sono deposte le spoglie di S. Zanobi in una bellissima urna bronzea del Ghiberti. Tra la tribuna mediana e quella sinistra si apre la sacrestia nuova o delle Messe che diede ricezzo a Lorenzo il Magnifico durante la congiura dè Pazzi 1478 e dove invece il fratello Giuliano fu ucciso.
Nella lunetta sopra la porta bronzea ornata da bellissimi rilievi, vi è la Resurrezione terracotta di Luca della Robbia, pregevoli armadi a intarsio lavorati da più artisti, principalmente da Giuliano e Benedetto da Maiano arredano la sacrestia. All'inizio della navata sinistra è l'accesso alla cupola da cui si raggiunge la lanterna, con una vista incomparabile sulla città di Firenze; sempre nella navata sinistra è la tavola di Domenico di Michelino 1465, in cui è effigiato Dante con la Divina commedia e il panorama di Firenze; nella campata successiva vi è il monumento di Giovanni Acuto dipinto da Paolo Uccello, quindi il monumento di Niccolò da Tolentino dipinto da Andrea del Castagno.
Cripta di S. Reparata: vi si trovano i resti della Cattedrale originale a tre navate, demolita nel trecento: gli scavi hanno portato alla luce complesse strutture che rivelano la presenza di due Chiese precedenti a S. Reparata, reperti romani e paleocristiani, un parapetto, mosaici del sec. VIII, affreschi e la tomba del Brunelleschi.
Museo dell'Opera del Duomo: istituito nel 1891 e conserva numerose opere d'Arte da S. Maria del Fiore, dal Campanile di Giotto e dal battistero; il vestibolo è ornato da 15 rilievi marmorei di Baccio Bandinelli e Giovanni Bandini. Nella parete di fondo vi è il busto di Brunelleschi del Buggiano; le due lunette e il tondo in terracotta sono dei della Robbia.
Sala dei frammenti marmorei: contiene parti architettoniche del Duomo, del campanile, del battistero (lapidi, fregi, colonne, formelle, lunette); sala dell'antica facciata del Duomo: vi sono custodite sculture provenienti dall'antica facciata del Duomo. Tra le più importanti: la Madonna della natività, il gruppo della Madonna col Bambino, le statue di S. Reparata e di Bonifacio VIII di Arnolfo di Cambio; S. Marco di Niccolò Lamberti; S. Matteo di Bernardo Ciuffagni XV sec.; S. Giovanni di Donatello e S. Luca di Nanni di Banco.
Al centro vi è un sarcofago marmoreo del II sec. Nella saletta attigua si trovano un cippo etrusco del V sec. a. C. e frammenti di sarcofagi, quindi si passa alle salette Brunelleschiane dove sono la maschera funebre del grande architetto, i modelli in legno della lanterna e della cupola del Duomo nonché strumenti di lavoro dell'epoca. Nelle sale adiacenti vi sono sistemati corali, vari modelli mai realizzati per la facciata del Duomo, oggetti di oreficeria, reliquiari, codici miniati, una Croce processionale attribuita a Luca della Robbia e una Madonna e Santi attribuita a Bernardo Daddi che reca la data del 1334.
Tornati alla sala dei frammenti marmorei, si sale al mezzanino dove si ammira una delle ultime opere di Michelangelo proveniente dal Duomo: il gruppo della Pietà incompiuto. Si sale ancora fino alla cantoria dove sono sistemate le due celebri cantorie di Donatello e Luca della Robbia. L'opera Donatelliana poggia su mensole elegantemente scolpite e su di un fondo a mosaico si svolge una festosa danza di putti: al centro in basso si trovano due teste bronzee. Di fronte la cantoria Robbiana del 1438 divisa in 10 pannelli, raffigura un coro glorioso di putti musicanti ed è sostenuta da mensoloni finemente lavorati.
Alle pareti si allineano le statue delle Sibille, di re David, di Salomone di Andrea Pisano del quale sono anche tre statue di Profeti. Di Donatello sono il S. Giovanni Battista, il caratteristico ed espressivo Abacuc, detto “Lo Zuccone” Geremia; il Profeta Abdia è di Nanni di Bartolo e la drammatica Maddalena lignea coperta dai suoi capelli, con il fisico distrutto dalla penitenza 1455. Nella sala a sinistra sono collocati i rilievi provenienti dal campanile a formelle esagonali: i primi due (creazione di Adamo ed Eva) di Giotto gli altri sono in gran parte ad Andrea Pisano.
Nella sala dell'altare d'argento si notano alle pareti numerosi dipinti tra cui la trecentesca tavola di S. Zanobi; il martirio di S. Sebastiano di Giovanni del Biondo; un Crocifisso ligneo policromo assegnato a Giovanni di Balduccio. Nelle bacheche sono visibili 27 ricami in oro e seta su disegno del Pollaiolo che ritraggono scene della vita del Battista. Nel 1985 nella sala fu collocata una formella in bassorilievo di bronzo dorato proveniente dalla porta del Paradiso del battistero, una delle opere più belle di Lorenzo Ghiberti, in fondo vi è l'altare del battistero in argento preziosa opera di oreficeria gotica, nella nicchia centrale è posta la statua del Battista; pregevolissima è la Croce d'argento posta sopra l'altare. Sulla destra un mosaico raffigura il busto di S. Zanobi opera del Fora 1504; segue una trecentesca decollazione del Battista, quindi la statua marmorea di S. Reparata attribuita ad Andrea Pisano. Veneratissima è la statua di S. Zanobi tra i SS. Eugenio e Crescenzio attribuita al Maestro del Bigallo.
Chiesa di S. Maria Maggiore: è una delle Chiese più antiche e una delle prime dedicata alla Madonna; risalente all'epoca Longobarda e documentata nel 931. Nell'archivio capitolare sono conservati numerosi atti notarili dal 1107 al 1520, che in gran parte registrano doni e acquisti di terre e fabbricati. Nel sec. XII venne costruita in forme gotiche, con esterno molto semplice e la copertura a filaretto di pietra, nella quale si aprono i portali sormontati da timpano. Della struttura romanica sopravvive in facciata, la torre campanaria mozzata dov'è murata una testa muliebre di epoca tardo romana cosiddetta Berta.
Su di essa sono tante le leggende si racconta ad esempio: che sia la testa pietrificata di una donna che avendo canzonato un condannato al suo passaggio, sarebbe stata colpita dalla maledizione di questi. Al centro si apre un portale gotico con ghimberga e lunette ogivali, all'interno della quale si trova una statua della Madonna col Bambino. Dietro la Chiesa è il chiostro cinquecentesco dell'antico convento, con due ordini di arcate a tutto sesto sorretto da colonne e semi colonne tuscaniche in pietra. Il portico con volta a crociera è decorato da affreschi di architetture.
L'interno della Chiesa è a tre navate di tre campate ciascuna, coperte con volta a crociera e separate da archi a sesto acuto poggianti su pilastri quadrangolari. In contro facciata sopra il portale vi è una cantoria marmorea delimitata da una balaustra. Nella cappella maggiore vi sono gli affreschi raffiguranti le storie di Erode e la strage degli innocenti, attribuiti a Jacopo di Cione e a Mariotto di Nardo e quelli raffiguranti Santi sui pilastri quadrangolari che separano le navate. Nella volta gli affreschi della vita di S. Zanobi; risalgono alsec. XVII le opere: del Poccetti, del Cigoli, di Pier Dandini, del Passignano, del Volterrano, di Matteo Rosselli e di Vincenzo Meucci.
Nella cappella Carnesecchi a sinistra dell'abside, si trova un altare in marmi policromi del sec. XVIII, la cui ancona è costituita da due colonne corinzie che sorreggono un timpano spezzato, al centro vi è un Crocifisso di Giovanni di Francesco. Qui trova luogo una reliquia: il bassorilievo ligneo policromo e dorato del sec. XIII, raffigurante la Madonna col Bambino attribuito a Coppo da Marcovaldo (scoperte in fase di restauro la riportano all'epoca bizantina e molto più antica del XII sec.). Nella stessa cappella (1751) l'iscrizione sulla colonna segnala la tomba di Brunetto Latini: letterato e notaio fiorentino noto come Maestro di Dante Alighieri.
Sulla parete sinistra si trova un sarcofago con statua giacente, riferibile all'ambito di Tino di Camaino del XIV sec. L'abside quadrangolare è interamente occupata dal presbiterio, rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della Chiesa, con un'alta bifora nella parete fondale; l'altare maggiore in pietra come l'ambone è in stile gotico, con mensa sorretta da archetti ogivali poggianti su colonnine. Alla sue spalle l'organo a canne.


IV Itinerario

Chiesa di S. Giovannino degli Scolopi: nel 1351 esisteva un piccolo Oratorio dedicato a S. Giovanni Evangelista e fu riedificata con inizio dei lavori nel 1579 da Bartolomeo Ammannati, poi proseguì Giulio Parigi e ancora Alfonso Parigi il giovane terminando i lavori nel 1661. Il corredo decorativo risale ad Agostino Veracini che affrescò la volta nel 1665 e le statue di gesso di Camillo Caetani; degli ultimi decenni del cinquecento sono gli affreschi delle campate superiori di Alessandro Fei detto il barbiere e le tele di Jacopo Ligozzi, Francesco Curradi e Alessandro Allori. Nel 1756 Leonardo Ximenes fondò all'interno del convento annesso l'Osservatorio Ximeniano, oggi centro di osservazione meteorologica e sismologia. Nel 1796 furono rifatte con marmi pregiati le prime due cappelle laterali più vicine all'altare, dette di S. Bartolomeo e di S. Giuseppe.
Al suo interno vi sono opere:
Lato destro primo altare: Crocifissione di Girolamo Macchietti e affreschi di Domenico Cresti detto il Passignano.
Secondo altare: S. Pompilio di A. del Zardo e lunette di Pier Dandini.
Terzo altare: S. Niccolò di Giovanni Domenico Campiglia e due ovali di Agostino Veracini.
Quarto altare: Francesco Saverio di Francesco Curradi, pitture di Domenico Barberini e stucchi di Girolamo Ticciati; vi si conservano le spoglie del martire S. Fiorenzo, morto nel 303 e portato a Firenze nel 1701 e in questa Chiesa nel 1842.
Lato sinistro Primo altare: Angeli, Scala di Giacobbe e caduta di Lucifero di Jacopo Ligozzi.
Secondo altare: (cappella S. Bartolomeo) Cristo e la Cananea di Alessandro Allori, ovali di ignoto e vi sono sepolti Bartolomeo Ammannati e la moglie la poetessa Laura Battiferri. Nella pala d'altare si vedono i ritratti dell'Ammannati: nella figura di S. Bartolomeo e della moglie dell'artista nella donna a destra.
Terzo altare: S. Giuseppe Colasanzio di Antonio Franchi, affreschi ai lati di ignoto.
Quarto altare: S. Ignazio di Lojola di Antonio Puglieschi, ovali di Anton Domenico Bamberini. Nel collegio si trovano le tele di S. Elena di Tommaso Bizzelli; l'Immacolata di Domenico Curradi e S. Girolamo di Jacopo Ligozzi.
Palazzo Medici-Riccardo: risale al 1400, i tre ordini sono caratterizzati dal rivestimento a conci sporgenti del pian terreno, bozze spianate al primo piano e superficie levigata al secondo, fa da corona il robusto cornicione. L'insieme è ingentilito da belle bifore centinate; nel palazzo abitarono Cosimo I e Lorenzo de Medici. Dal 1871 è sede della Prefettura. Il cortile delimitato dal gioco delle arcate a pieno centro e arricchito da medaglioni e festoni a graffito di Maso di Bartolomeo; sopra si apre un piano di bifore e una loggia.
Dal cortile si sale alla cappella con stalli a intarsio di Giuliano da Sangallo, soffitto a lacunari e pavimento marmoreo affrescata vivacemente da Benozzo Gozzoli nel 1459 con l'andata dei magi a Betlemme; vi sono i ritratti dei personaggi del Concilio tenuto a Firenze nel 1439 inclusi i ritratti celebrativi dei Medici. Nella Galleria sontuosamente decorata, si ammirano gli affreschi di Luca Giordano: sul soffitto è l'apoteosi della famiglia Medici.
Piazza S. Lorenzo: è sede del mercato ed è caratterizzata dal monumento dedicato a Giovanni dalle bande nere e risale al cinquecento opera di B. Bandinelli.
Chiesa di S. Lorenzo: sorta nel 393 assumendo forme romaniche intorno al mille, fu ricostruita da F. Brunelleschi nel 1400 e ultimata dal suo allievo Antonio Manetti. L'interno è diviso da una navata centrale a soffitto piano cassettonato, separata da due navate minori con volte a vela da arcate a pieno centro. Lungo le pareti perimetrali si aprono le arcate della cappelle sopraelevate rispetto al piano della Chiesa.
Nella contro facciata Michelangiolesca è la balconata con le reliquie; al termine della navata centrale sono posti i due splendidi pulpiti in bronzo di Donatello terminati dai suoi scolari. Nella navata di destra spicca lo sposalizio della Vergine, di Rosso Fiorentino e il quattrocentesco tabernacolo di Desiderio da Settignano. Sull'altare maggiore vi è un Crocifisso di Baccio da Montelupo; nella cappella a sinistra si trova la statua lignea trecentesca della Madonna detta la “Bentornata”; procedendo troviamo i Santi Antonio Abate, Leonardo e Giuliano della bottega del Ghirlandaio.
Nel transetto sinistro s'incontra la cappella Martelli con una predella di Filippo Lippi e il sarcofago di Niccolò Martelli di scuola Donatelliana. All'inizio della navata sinistra è collocato il grande affresco cinquecentesco del Bronzino, raffigurante il martirio di S. Lorenzo. Dal transetto sinistro si entra nella sagrestia vecchia del Brunelleschi di geometrica limpidezza, a pianta centrale, absidata e sormontata da semi cupola con slanciata lanterna ornata da medaglioni e lunette di Donatello. Dello stesso Donatello e della sua bottega sono anche le imposte bronzee dei portali ai lati dell'altare, le lunette soprastanti, il busto di S. Lorenzo e il lavabo.
I parapetti absidali in marmo e l'altare furono eseguiti su disegno di Donatello. Sulla sinistra vi è il monumento funebre di Piero e Giovanni dè Medici opera del Verrocchio. All'inizio della navata sinistra vi è l'ingresso al chiostro dal quale una scala conduce alla biblioteca Laurenziana, fondata da Cosimo il vecchio e sistemata in un edificio costruito da Michelangelo (XVI sec.), con vestibolo e scalea che preannunciano il barocco; nel salone il soffitto e i banchi sono di Michelangelo. Vi sono custoditi antichissimi codici miniati.
Cappelle Medicee: fanno parte della costruzione Laurenziana e furono sepolcro della famiglia Medicea. Si entra nella cripta del Buontalenti da cui si passa nei sotterranei, dove si visitano le tombe di Cosimo il vecchio, di Donatello e dei Lorena; quindi si accede all'ottagonale cappella dei Principi, disegnata da Giovanni dè Medici ed eseguita da Matteo Nigetti all'inizio del seicento. Raro esempio di architettura barocca fiorentina, è ricoperta da preziose decorazioni in pietre dure, marmi, statue.
La cupola che doveva essere di lapislazzuli fu affrescata da Piero Benvenuti nel 1828 con episodi del Vecchio e Nuovo Testamento. Alle pareti vi sono sei sargofagi dedicati a personaggi Medicei; nelle cappelle dietro l'altare è allestito il Museo dell'Opera Medicea Laurenziana, dove sono raccolti reliquiari e oggetti religiosi di grande valore. Si entra nella sagrestia nuova in pietra serena e intonaco bianco, secondo il progetto di Michelangelo.
Vi si trovano due superbi sepolcri Medicei anch'essi opera di Michelangelo: quello di Lorenzo duca di Urbino, con la statua che lo ritrae in profonda meditazione e le allegorie dell'Aurora e del crepuscolo, nei due nudi possenti poggianti sulle volute del sarcofago; quello di Giuliano, duca di Nemours raffigurato il atto di alzarsi; nel lato di sotto vi sono le personificazioni del giorno e della notte.
Accanto un semplice sarcofago custodisce le spoglie di Giuliano e Lorenzo il Magnifico; sopra è posta una marmorea Madonna col Bambino di Michelangelo, affiancata dai SS. Cosma e Damiano scolpiti dal Montorsoli e da Raffaello da Montelupo allievi del maestro. Sulla sinistra dell'abside sono esposti 56 disegni e schizzi di Michelangelo scoperti nel 1975/76.
Piazza S. Maria Novella: la piazza risale al 1287 e per la sua ampiezza veniva usata per le prediche dei Domenicani del vicino convento, poi divenne scenario di feste e spettacoli come il palio dei cocchi (corse con carrozze simili a bighe romane), istituito da Cosimo I nel 1563 e per la quale corsa, furono eretti due obelischi marmorei sostenuti da tartarughe in bronzo nel 1608 dal Giambologna.
Loggia dell'ospedale S. Paolo: risale al sec. XV a nove arcate e decorata da medaglioni robbiani; tra questi vi sono i ritratti di Luca della Robbia e del nipote Andrea, eseguiti da quest'ultimo, autore anche del rilievo nella lunetta sotto il portico raffigurante l'incontro dei Santi Francesco e Domenico.
Chiesa di S. Maria Novella: la tradizione vuole che sia stata iniziata nel 1200 da fra Sisto e fra Ristoro due Domenicani, su di un Oratorio molto più antico e terminata il secolo successivo da fra Jacopo Talenti da Nipozzano, al quale si deve anche il campanile: è uno degli edifici religiosi più belli del gotico Italiano. La splendida facciata marmorea è divisa in basso da piccole arcate; il portale è opera di Leon Battista Alberti che progettò anche la parte superiore bicroma con oculo centrale, stretta tra due volute di raccordo ove sono iscritti due magnifici intarsi circolari.
Sulla destra vi è il recinto del cimitero delle maggiori famiglie della città. L'interno ampio a tre navate coperte da volte a costoloni, è delimitato da pilastri che vanno ravvicinandosi verso il fondo, per dare un maggior senso prospettico della profondità. Tra le numerose opere: il monumento della Beata Villana del Rossellino; la cappella Rucellai; una Madonna col Bambino di Nino Pisano e al centro del pavimento la lastra tombale di fra Lionardo Dati opera del Ghiberti.
La cappella Strozzi è decorata da magnifici affreschi di Filippino Lippi sec. XV e vi si trova il sepolcro di Filippo Strozzi di Benedetto da Maiano; sull'altare maggiore è posto un Crocifisso del Giambologna; il coro è di Baccio d'Agnolo. Tutt'intorno e sulla volta si ammirano affreschi di Domenico Ghirlandaio e della sua scuola, che sono tra i massimi capolavori del pittore fiorentino compiuti alla fine del XV sec.
A sinistra nella cappella Gondi di Giuliano da Sangallo è collocato un Crocifisso ligneo del Brunelleschi e ancora a sinistra si apre la cappella Daddi: all'altare una tavola del Bronzino raffigura il miracolo di Gesù. Nel transetto sinistro la la cappella Strozzi è ornata di magnifici affreschi di Nardo di Cione, fratello di Andrea Orcagna, anch'egli rappresentato da una tavola sull'altare.
Dal transetto si accede alla sacrestia dove sono collocati: un lavabo di Giovanni della Robbia e il magnifico Crocifisso su tavola di Giotto. Alla terza campata della navata sinistra, si trova il grande affresco della Trinità opera del Massaccio, suo è anche l'importantissimo affresco della morte. Accanto vi è il pulpito disegnato dal Brunelleschi e realizzato da Andrea Cavalcanti.
Chiostri di S. Maria Novella: armonioso complesso di costruzioni gotiche ricco di pregevoli dipinti. Il chiostro verde prese il nome dagli affreschi realizzati nel primo quattrocento in terra verde da Paolo Uccello e aiuti, ora trasferiti nel vicino refettorio per salvaguardarne la conservazione. Ne fanno parte la Creazione di Adamo, la Tentazione di Eva, il drammatico Giudizio Universale, il Sacrificio di Noè.
Cappellone degli Spagnoli: di Jacopo Talenti, dove pregavano i gentiluomini della corte di Eleonora di Toledo; è ornato da grandiosi affreschi di Andrea da Firenze del 1300 in cui si celebra l'ordine Domenicano. Annesso vi è il chiostrino dei morti decorato di affreschi Trecenteschi.
Piazza della stazione: in parte è occupata dal retro della Chiesa di S. Maria Novella da cui s'innalza lo snello campanile. Vi prospetta la stazione centrale di S. Maria Novella realizzata nel 1935.


V Itinerario

Museo Nazionale del Bargello: è allestito nel palazzo del Podestà o del Bargello del 1255 come sede del capitano del popolo, divenne poi sede del Podestà; nel 1502 ospitò il consiglio di giustizia, nel 1574 il capitano di piazza detto il Bargello e fu adibito a prigione. Nel 1865 si apriva il museo che raccoglieva opere plastiche provenienti dagli Uffizi e che, grazie anche alle cospicue donazioni, oggi è il più importante museo di scultura d'Italia ed uno dei più importanti al mondo.
Il primo piano è aperto da bifore, il secondo da finestre quadrate intervallate da un'alta bifora; del complesso fanno parte tre edifici e la torre Volognana. All'ingresso si trova il famoso busto di Costanza Bonarelli 1632 del Bernini; si passa quindi nel suggestivo cortile porticato duecentesco con scala esterna di Neri di Fioravante.
Nel portico vi si trovano varie sculture tra cui alcune statue dell'Ammannati; Fiesole del Tribolo; l'Oceano del Giambologna; S. Giovanni Battista attribuito al Bernini e l'ottocentesco pescatore di Vincenzo Gemito. Al piano terra vi è la sala della scultura medievale; vi sono ordinati frammenti scultorei di monumenti fiorentini; la pregevole Madonna col Bambino attribuita a Tino di Camaino e sempre dell'artista: la cariatide allegorica; i tre accoliti di Arnolfo di Cambio.
Sala della scultura del cinquecento: è uno degli ambienti più antichi del palazzo che danneggiato dall'alluvione del 1966, ha conservato solo l'affresco attribuito a Taddeo Gaddi Madonna col Bambino e oranti. Vi si ammirano opere di Michelangelo: il Bacco; il Tondo Pitti; il David Apollo; il Bruto. Inoltre: il tondo di G. F. Rustici; il bacco di Jacopo Sansovino; Cosimo I e Adamo ed Eva di Baccio Bandinelli; Cosimo I, il Narciso, il bozzetto del Perseo di Benvenuto Cellini; opere di V. Danti, dell'Ammannati, del Giambologna.
Sala degli avori dove sono esposti 265 esemplari della collezione Carrand donata al museo, con oggetti dal V sec. in poi. Cappella di S. Maria Maddalena: tra gli affreschi si trova un ritratto di Dante attribuito a Giotto; trittico della donazione Carrand attribuito a Giovanni di Francesco; gli stalli e il leggio quattrocenteschi provenienti da S. Miniato; oggetti sacri. Sala della donazione Carrand: contiene oreficerie che provengono da alcune necropoli, gioielli, franchi, longobardi, bizantini, rinascimentali; smalti di limoges; piccoli fondi oro e quadri; sculture in marmo e in terracotta.
Sala islamica con un centinaio di esemplari artistici che vengono esposti a rotazione e che rappresentano un'eccezionale documentazione nel settore, partendo dalle collezioni Medicee alle quali si aggiunsero le raccolte Carrand, Franchetti e Ressman. Sala di Donatello: era l'antica sala del consiglio e vi si trovano le formelle del Brunelleschi e del Ghiberti; il sacrificio di Isacco del Ghiberti e due David di Donatello: uno in bronzo e l'altro in marmo; vi sono ancora opere del Michelozzo; Luca della Robbia; Desiderio da Settignano; Agostino del Duccio.
Nella sala della donazione Bruzzichelli sono collocati rari mobili rinascimentali, segue la sala delle maioliche. Al secondo piano vi sono esempi di ritrattistica del Verrocchio, del Maiano, del Rossellino, il Pollaiolo. La sala Bronzetti raccoglie 1100 esemplari con oggetti d'uso quotidiano, figure di animali, copie di statue famose e sculture originali di autori come il Giambologna, Baccio Bandinelli, Benvenuto Cellini.
La sala successiva contiene opere di Andrea della Robbia come il medaglione col ritratto d'ignota; il busto di fanciullo, la flagellazione, l'Ascensione. Nella sala Giovanni della Robbia vi è il presepe, la pietà, le lunette dell'Annunciazione, visita delle Marie al sepolcro. Vi sono ordinate anche opere di altri artisti. Nonchè armi e armature Italiane e straniere dal medioevo al XIX sec.
Badia: fu fondata nel sec. X e ingrandita nel XII sec. da Arnolfo di Cambio e subì altri interventi nel sec. XVII. Della costruzione romana è rimasto il campanile con cuspide slanciata; il portale e l'atrio sono di Benedetto Rovezzano sec. XV. Al suo interno si trovano la tomba di Giannotto Pandolfini della scuola del Rossellino; un paliotto d'altare e la tomba di Bernardo Giugni di Mino da Fiesole, dell'artista è anche lo splendido sepolcro del conte Ugo, marchese di Toscana; l'Apparizione della Vergine a S. Bernardo capolavoro di Filippino Lippi compiuto nel 1480. In questa Chiesa il Boccaccio tenne letture della Divina Commedia.
Chiostro degli aranci: prende il nome dalle piante che un tempo vi si coltivavano; lungo il chiostro corre un portico coronato da logge a bifore bicrome. Al piano superiore del chiostro è presente un ciclo di affreschi sulla vita di S. Benedetto.
Casa degli Alighieri: apparteneva alla famiglia del poeta e in una di queste stanze nacque Dante e attualmente vi è allestito un museo con documenti antichi della città, edizioni della Divina Commedia e ritratti del poeta.
Piazza S. Firenze: prende il nome dal complesso di S. Filippo Neri, detta S. Firenze per una storpiatura del nome di un edificio preesistente dedicato a S. Fiorenzo ed è una delle più belle piazze fiorentine. La piazza è dominata dalla facciata barocca del complesso S. Filippo Neri che risale al 1667, progettata da Pier Francesco Silvani e terminata nel 1772; fino al 2012 ha ospitato il Tribunale e gli Uffici Giudiziari.
Palazzo Gondi: fu edificato da Giuliano da Sangallo nel 1490 e si sviluppa attorno ad un cortile monumentale porticato su quattro lati; le facciate sono disegnate su tre ordini con bugnato digradante in pietra forte. Il piano terra è caratterizzato da ricorsi di bugne a cuscino con tre portali incorniciati ad arco e piccole finestre quadre. Il primo piano è a bugne piatte e l'ultimo a paramento liscio con finestre centinate; altro elemento architettonico è la panca di via (muratura a pietra per la seduta) che crea una specie di zoccolo in pietra attorno al palazzo, cornicione a mensole e altana con colonne sulla sommità del palazzo.
Nel cortile interno vi è il porticato su quattro lati con colonne corinzie a tre e a due svelte arcate per lato, al centro vi è una fontana a doppia tazza del 1652; lo scalone monumentale che conduce ai piani superiori ha i gradini decorati sul profilo da figure zoomorfe e fitomorfe (gli originali sono ora al (Victoria and Albert Museum), sotto il porticato vi è una statua di epoca romana sec. II.
Le decorazioni in pietra serena degne delle cinquecentesche, mostrano balaustri ai parapetti, gradini con l'emblema del diamante e la folgore di Giuliano Gondi, paramenti lapidei sul soffitto con rilievi araldici oltre alle lesene e ai peducci. Al piano nobile nel grande salone vi sono ritratti di famiglia e un camino realizzato su disegno di Giuliano da Sangallo del 1501, con bassorilievi allegorici e due grandi statue di coronamento raffigurante Ercole e Sansone. Le scuderie risalgono al settecento.
Piazza S. Croce: qui si tenevano adunanze e visi organizzava giostre e partite di calcio già dal sec. XV, sulla facciata del palazzo Antella si nota un disco di marmo datato 1565, a segnare i due campi di calcio delle squadre fiorentine.
Palazzo Cocchi-Serristori: il palazzo sorge su preesistenti case trecentesche, dal 1990 è la sede del consiglio di quartiere 1; la facciata con pilastri della parte basamentale sec. XIV con rivestimento a bugnato rustico e stemmi nella muratura. Al suo interno vi è una cappellina del 1717 con affreschi di Dionisio Predellini e lo scalone con interventi pittorici del 1790; gli affreschi nel vano scale sono di Atanasio Bimbacci.
Palazzo dell'Antella: nasce dall'accorpamento di più case nel cinquecento; la decorazione murale consiste in pitture divise in numerosi riquadri, all'esterno si trovano figure allegoriche, putti, fiori, elementi vegetali e arabeschi, il fulcro della composizione è il busto di Cosimo II dè Medici posto sopra il portone. All'interno un atrio con travature in legno dal quale si diparte uno scalone per i piani superiori, si accede a un piccolo cortile con archi ribassati, un pozzo, porte e finestre in pietra serena; due stanze al piano terra presentano affreschi seicenteschi. Il piccolo pozzo presenta una nicchia con conchiglie incastonate nella muratura.
Chiesa di S. Croce: è una basilica Francescana fondata nel 1228, i resti del primo edificio sono venuti alla luce col restauro dopo l'alluvione del 1966; il campanile risale all'ottocento, opera di Gaetano Baccani, è alto 78,50 metri; il tempio gotico divenne presto luogo di sepoltura per famiglie illustri e si arricchì di monumenti prestigiosi che ne fecero il sacrario fiorentino. La bianca facciata marmorea di Niccolò Matas è suddivisa in riquadrature verdi; lungo il lato sinistro corre un arioso portico ornato di stemmi dove si trovano alcune tombe del XIV sec.
L'interno vasto e austero è suddiviso in tre navate da pilastri ottagoni molto distanziati, sui quali si impostano gli archi acuti sormontati dal ballatoio; il soffitto è a capriate scoperte e il coro è aperto da finestre allungate. Nella navata centrale vi è il pulpito rinascimentale in marmo realizzato da Benedetto da Maiano nel quattrocento di forma ottagonale.
Nella navata destra si ammira: la Madonna del latte altorilievo di Antonio Rossellino e di fronte vi è il monumento a Michelangelo del Vasari; più avanti è il cenotafio (tomba senza le spoglie del defunto) dedicato a Dante; monumento a Vittorio Alfieri del Canova 1810; monumento a Niccolò Macchiavelli realizzato da I Spiazzi nel settecento; il rilievo dell'Annunciazione di Donatello, scolpito in pietra su di uno sfondo a lacunari in oro; la tomba di Leonardo Bruni XV sec. di Bernardo rossellino, che rappresenta la tipica costruzione funeraria rinascimentale fiorentina, con figura del defunto giacente sul letto funerario, poggiato sopra un sarcofago e protetta da edicola ad arco.
Affreschi duecenteschi di Agnolo Gaddi e dei suoi allievi con storie sui Santi. All'altare il paliotto raffigurante la visita delle Marie al sepolcro di un seguace di Nicola Pisano; sul fondo un tebernacolo di Mino da Fiesole sormontato da un Crocifisso di Niccolò di Pietro Gerini; due statue robbiane di Santi. La cappella Baroncelli presenta un ciclo di affreschi di Taddeo Gaddi su episodi della vita di MariaXIV sec., del quale è anche la Madonna col Bambino sulla tomba Baroncelli.
In fondo un affresco quattrocentesco raffigura la Madonna della Cintola; sull'altare vi è il polittico giottesco dell'Incoronazione della Vergine. La sacrestia è arredata con pregevoli armadi dove si trova una Crocifissione a fresco di Taddeo Gaddi, affiancata dall'andata al Calvario attribuita a Spinello Aretino e dalla Resurrezione di Niccolò di Pietro Gerini; un busto in terracotta del Redentore è opera di Giovanni della Robbia.
La cappella Rinuccini è chiusa da una cancellata trecentesca e ornata dai notevoli affreschi di Giovanni da Milano, un polittico di Giovanni del Biondo è sull'altare. La cappella del Noviziato presenta sull'altare una terracotta di Andrea della Robbia raffigurante la Madonna col Bambino Angeli e Santi.
Le cappelle di fondo site nella basilica, sono state costruite dalle più importanti famiglie fiorentine dalle quali prendono il nome: cappella Velluti con affreschi di artista affine al Cimabue; cappella Riccardi con un S. Francesco di Matteo Rosselli e un S. Lorenzo del Passignano; Cappella Bonaparte con le tombe di Giulia e Carlotta Bonaparte; cappella Peruzzi con affreschi di Giotto sulle storie di S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista; anche nella cappella Bardi vi sono affreschi di Giotto che raffigurano storie della vita di S. Francesco.
Nella cappella maggiore o degli Alberti, sulle pareti e sulla volta vi sono i vivaci affreschi di Agnolo Gaddi sulla leggenda della Croce, all'altare è collocato un polittico raffigurante la Vergine e Santi, di Niccolò di Pietro Gerini e i quattro padri della Chiesa di Giovanni del Biondo; sopra vi è il Crocifisso del Maestro di Figline
Seguono: la cappella Sloane con un'Assunzione Giottesca all'esterno; le cappelle Capponi e Ricasoli, la cappella Bardi di Libertà affrescata da Bernardo Daddi; la cappella Bardi di Vernio con affreschi pregevoli di Maso di Banco sui miracoli di S. Silvestro XIV sec. Il Crocifisso in legno di Donatello del 1425 nella cappella Bardi, criticato dal Brunelleschi per la drammatica umanità del Cristo. Nella navata sinistra vi è la tomba di Carlo Marsuppini realizzata da Desiderio da Settignano XV sec. Nella basilica nel 1871 vi fu sepolto Ugo Foscolo e nel 1887 Gioacchino Rossini, per i quali i migliori scultori dell'epoca, realizzarono i monumenti che ancora si allineano nella navata.
Chiostro: risale al trecento e ospita la cappella dè Pazzi che è un capolavoro del Brunelleschi, con elementi strutturale e decorativi; il portichetto della facciata è attribuito a Giuliano da Sangallo, il fregio con medaglioni e teste di Cherubini sono di Desiderio da Settignano. La volta a botte decorata da tondi e rosoncini sono di Luca della Robbia, autore anche della lunetta all'ingresso, le porte lignee sono state intagliate da Giuliano da Maiano nel 1472.
Nel refettorio trecentesco del convento vi sono importanti esempi di arte sacra come il Crocifisso di Cimabue, che la superficie pittorica è andata in gran parte perduta nell'alluvione del 1966. La parete ovest è interamente dominata dalla serie di affreschi di Taddeo Gaddi 1333; alle pareti vi sono esposti sei affreschi di Andrea Orcagna; qui vi sono anche 19 pale (dipinti su tela) danneggiate nell'alluvione del 1966.
Museo dell'Opera S. Croce che è allestito nell'antico refettorio e negli ambienti adiacenti, qui vi sono gli affreschi staccati di Taddeo Gaddi tra i quali: l'albero della Croce e l'ultima cena; il trionfo della morte dell'Orcagna. Di Domenico Veneziano sono i SS. Giovanni Battista e Francesco, mentre l'Incoronazione della Vergine è di Maso di Banco.
Tra le sculture più importanti spiccano le maioliche robbiane, la tomba di Gastone della Torre di Tino di Camaino e infine il grande bronzo di Donatello del 1423 raffigurante S. Ludovico. Il secondo chiostro adiacente, ispirato alle linee del Brunelleschi fu decorato da Bernardo Rossellino.


VI Itinerario

Palazzo Corsini: è uno dei più sfarzosi palazzi privati di Firenze in stile pienamente barocco, la facciata sul fiume con avancorpi della terrazza centrale, delle finestre con archi ellittici ribassati dagli attici con le balaustre decorate da vasi e statue. Si accede al cortile sormontato da uno stemma Corsini scolpito e fiancheggiato da colonne; un affaccio con balaustra percorre il muro dove si apre un portone e prosegue su tutta la facciata fino al piano nobile. Il tutto tipicamente del settecento, presenta un terrazzamento con balaustra lapidea decorata da statue in pietra e vasi a cratere antico in terracotta.
All'interno il piano terra ospita una grotta artificiale opera del Ferri 1692, decorata con stucchi di Carlo Marcellini e pitture di Rinaldo Botti e Alessandro Gherardini. Lo scalone elicoidale e monumentale presenta una decorazione di statue neoclassiche e nelprimo piano la statua di papa Clemente XII (al secolo Lorenzo Corsini), scolpita da Carlo Monaldi e qui disposta dal Ticciati nel 1737. Numerose sono le stanze e i saloni ricchi di affreschi, decorazioni e arredi originali.
Al piano nobile si apre una loggetta con affreschi del 1650 di Alessandro Rosi e Bartolomeo Neri; il salone del trono di grandi proporzioni, è decorato con colonne e lesene lungo le pareti, con statue antiche e busti di vari autori settecenteschi collocati su porte e finestre. Sul soffitto si trova l'affresco con l'apoteosi di casa Corsini di Anton Domenico Galliani e aiuti del 1696. La sala da ballo ha la volta affrescata da Alessandro Gherardini; le altre sale sono tutte un susseguirsi di preziosi ambienti affrescati con pitture del 1692/1700 da Anton Domenico Gabbiani, Cosimo Ulivelli, Pier Dandini, Giovanni Passanti, Rinaldo Botti, Andrea Landini, Atanasio Bimbacci; notevoli sono anche gli stucchi che decorano le cornici di porte e finestre.
Il primo piano ospita anche la quadreria detta Galleria Corsini, la più importante raccolta privata d'arte a Firenze. Fra i dipinti figurano opere di Filippo Lippi, Giovanni Bellini, Luca Signorelli (Madonna col Bambino tra i Santi Girolamo e Bernardo), Pontormo, Salvator Rosa, Luca Giordano. La collezione fu cominciata da don Lorenzo Corsini nipote di papa Clemente XII nel 1765. Il palazzo è ancora oggi abitato dai discendenti della famiglia Corsini, ed è usato come sede di mostre ed eventi (come la biennale dell'Antiquariato che in passato era ospitata a Palazzo Strozzi). Si può visitare su appuntamento.
Casa Marrocchi: detta anche del Vasari che vi abitò nel 1500, il prospetto mantiene ancora oggi il carattere cinquecentesco; le finestre si presentano allineate sulle cornici marca-davanzale, profilate da bozze di pietra disposte a raggiera. Al sec. XIX risalgono le scale a pozzo. Gli affreschi della sala grande esaltano il tema delle arti e del primato della pittura, la decorazione ricorda grandi pittori dell'antichità: Erodoto (storico greco antico 484 a. C. Cicerone lo considerava “padre della storia”) e Plinio il Vecchio, rappresentando allegorie delle arti. Dal 1901 il palazzo è considerato edificio monumentale, Patrimonio Artistico Nazionale.
Palazzo Spinelli-Rasponi: costruito tra il 1460/70 su case preesistenti, anche questo palazzo dal 1901 è dichiarato: edificio monumentale da considerare Patrimonio Artistico Nazionale. La facciata è caratterizzata da graffiti con mattoncini al piano terra e disegni floreali a monocromo ai piani superiori attribuita a Bernardo Rossellino, il portale è dei più monumentali portoni cinquecenteschi, ha una cornice a bugnato poco sporgente. Il cortile centrale prettamente quattrocentesco con un loggiato su due lati, arcate a tutto sesto sostenute da capitelli ispirati all'ordine corinzio con foglie d'acanto.
Anche nel cortile interno si trovano graffiti simili a quelli in facciata, dove spiccano due scene pittoriche con Ercole e il leone Nemeo, Apollo e Dafne; alcune figurazioni fingono imposte affacciate su cortile in trompe l'oeil. Lo scalone che porta al primo piano ha un raffinato gioco cromatico tra gli elementi in pietra serena, intonaco e cotto fiorentino nei pavimenti ai pianerottoli. Negli interni vari ambienti presentano soffitti con decorazioni ottocenteschi.
Biblioteca Nazionale Centrale Firenze: è una delle più importanti biblioteche Italiane e Europee, possiede 5.948.235 volumi a stampa; 2.703.899 opuscoli; 24.991 manoscritti; 3.716 incunaboli; 29.123 edizioni del XVI sec.; oltre 1.000.000 di autografi; conta 304.214 opere consultate all'anno 2013. Le scaffalature dei depositi librari coprono attualmente 135 km. Lineari con un incremento annuo di oltre 1 km. E mezzo. Il nucleo originario della biblioteca proviene dalle collezioni di Antonio Magliabechi (1633 – 1714 erudito e bibliofilo Italiano) costituito da 30.000 volumi devoluti con lascito testamentario del 1714.
Casa Bunarroti: è il dono che Michelangelo fece al nipote Leonardo di Buonarroto; Cosimo l'ultimo della famiglia, nel 1858 la lasciò alla città con le opere che conteneva. Vi sono esposti oggetti familiari, ritratti di Michelangelo, opere giovanili tra cui la battaglia tra i Lapidi e i Centauri e la Madonna della Scala. Disegni architettonici, un Crocifisso proveniente dalla Chiesa di Santo Spirito, copie dei lavori del Maestro, alcune pitture di altri artisti celebrative del grande Buonarroti, materiale archeologico, numismatico e collezioni della famiglia.
Chiesa di S. Maria Maddalena dei Pazzi: ristrutturata nel sec. XV da Giuliano da Sangallo, è uno degli esempi più interessanti di architettura religiosa del quattrocento. Il cortile antistante con portico retto da colonne ornate di splendidi capitelli, Tra le molte opere dell'interno a navata unica trasformato nel 1600, si notano l'organo e la cantoria del Sangallo e due dipinti di Luca Giordano nella cappella maggiore raffiguranti storie della Maddalena.
L'opera più importante si trova nella sala Capitolare dell'antico convento: il grandioso affresco del Perugino risalente al 1400, famoso per la luminosità del paesaggio e per le figure del Crocifisso, della Maddalena, della Madonna e dei Santi.
Chiesa di S. Ambrogio: di origini molto antiche fu rimaneggiata nel sec. XIII e XVIII; al suo interno sono da ammirare i begli altari rinascimentali; a sinistra la cappella del miracolo dove si conserva un tabernacolo di Mino da Fiesole del 1483; un affresco di Cosimo Rosselli; una bella tavola di Alesso Baldovinetti con i SS. Giovanni Evangelista, Stefano, Ambrogio, Caterina e Angeli; al terzo altare una Madonna tra Santi di Cosimo Rosselli; subito dopo un S. Sebastiano in legno di L. del Tasso posto sopra ad un'Annunciazione della scuola di Filippino Lippi; vicino all'ingresso è interessante anche se mal conservato, un affresco col martirio di S. Sebastiano assegnato ad Agnolo Gaddi.
Cenacolo di S. Salvi: era compreso nel convento vallombrosano che fu poi rielaborato nel 1511. Percorsa la galleria si entra nella sala dal lavabo, che prende il nome dal lavabo di Benedetto da Rovezzano; alcuni rilievi sono dello stesso artista, quindi si accede al refettorio con il mirabile affresco di Andrea del Sarto 1520/25, che rappresenta l'ultima cena. Altri lavori del Maestro e dei suoi allievi ornano le pareti.
Palazzo Antinori: costruito tra il 1461/69 da Giuliano da Maiano, il palazzo si presenta a parallelepipedo con elegante cortile porticato al centro e il giardino retrostante. L'elegante cortile presenta un porticato su tre lati in pieno stile rinascimentale, con arcate a tutto sesto, volte a crociera e colonne in pietra serena con capitelli compositi e scolpiti con particolare perizia. Interessante è il pozzo per l'approvvigionamento privato delle acque.
Il giardino in una famosa pianta di Firenze del Buonsignori nel 1584 appare recintato da un muro merlato; si presenta con aiuole semplici mentre sulla parete di fondo spicca un ninfeo a muro in stile settecentesco, con rocce spugnose e una statua di Venere entro un originale nicchia.
Chiesa dei Santi Michele Arcangelo e Gaetano: è un importante esempio di stile barocco e risale al sec. XI, una prima documentazione sulla Chiesa risale al 1055; della Chiesa primitiva distrutta nel 1640 restano poche tracce: tre rilievi in marmo facenti parte del portale romanico, oggi nella cappella Antinori e raffigura S. Michele, S. Pietro e S. Miniato.
Nel 1592 venne concessa ai monaci Teatini che affiancarono alla tradizionale dedica a S. Michele Arcangelo, quella del loro fondatore S. Gaetano da Thiene canonizzato il 12 aprile 1671 da Clemente X.
La facciata costruita nella tipica pietra-forte fiorentina rispecchia un gusto tipicamente romano e abbellita da sculture in marmo bianco che risaltano sullo sfondo color avana opaco; è attraversata verticalmente da due coppie di paraste scanalate con capitelli compositi, che si ripetono anche alle estremità nella parte inferiore, dove si aprono tre portali con timpani triangolari. Al di sopra dei timpani laterali si aprono due nicchie che contengono le statue di S. Gaetano da Thiene di Balthasar Permoser e S. Andrea Avellino eseguita da Anton Francesco Andreozzi.
Il portale centrale è decorato dallo stemma dei Teatini affiancato dalla personificazione della speranza e della povertà del Promoser. Il nome di Carlo dè Medici torna nell'iscrizione a caratteri cubitali che corre lungo l'alto cornicione maggiore, che fu benefattore illustre e Cardinale che consacrò il tempio. Il registro superiore è dominato dall'oculo del rosone, sormontato dallo stemma dè Medici sorretto da due putti marmorei di Carlo Marcellini 1688.
In alto in grande timpano suggerisce la forma a capanna della basilica, mentre ai lati due volute terminano nei piedistalli di due urne con il fuoco della Fede, scolpite in marmo da Pietro Romolo Malavisti su disegno di Giovan Battista Foggini.
L'interno a croce latina e navata unica con cappelle laterali; la navata è coperta con volta a botte lunettata, ripartita da arconi trasversali ed è illuminata da grandi finestre con arco a tutto sesto, mentre i due bracci del transetto sono coperti con volte a botte semplici. L'abside è inquadrata da un maestoso arco di trionfo, sul quale è scolpito lo stemma teatino dominato dalla Croce e coperta da una cupoletta; all'incrocio tra navata e transetto sul soffitto, si trova il monumentale stemma del Cardinale Carlo dè Medici opera di Bastiano Pettirosso del 1631.
Il pulpito ligneo è sostenuto da due mensoloni con teste di Angeli e decorato da due putti cariatidi, sotto di essi vi è la tomba dei Cardi, a cui appartiene il pittore Ludovico Cardi detto il Cigoli. La Chiesa possiede un magnifico parato tessile mobile settecentesco a fondo bianco, che si aggiunge al parato fisso giallo e rosso risalente a un periodo tra il seicento – settecento. Questo parato straordinariamente completo è il terzo più antico di Firenze, dopo quello quattrocentesco della Badia Fiorentina (in velluto broccato d'oro) e quello in damasco rosso di S. Maria Novella.
Nella fascia superiore della navata si dispiega uno dei più importanti cicli scultorei del seicento fiorentino, con una serie di statue marmoree di Apostoli e Evangelisti di grandezza superiore al normale. Al di sotto di ciascuna statua si trovano una o due rilievi raffiguranti episodi della loro vita eseguiti da vari artisti.
Sulla contro facciata si trova un arco trionfale che ricorda quello dell'altare maggiore; nel registro superiore è presente un maestoso organo del 1820; nella parete inferiore della contro facciata, attorno al portale centrale inquadrato da colonne, quattro armadi murati e due acquasantiere scolpite del 1640 opera di Domenico Pieratti, raffiguranti due putti sorridenti che sostengono le vasche da una nuvoletta di marmo.
L'altare maggiore rialzato di pochi gradini è separato dalla navata da una balaustra risalente al 1669, su disegno di Pierfrancesco Silvani, un fondale concavo culmina con un imponente ciborio d'argento, consacrato il 29 agosto 1649 alla presenza del Cardinale Carlo dè Medici; tra i marmi usati vi sono: rosso di Francia; lapislazzuli; verde greco; giallo di Siena; giallo antico di Numidia; ai lati dell'altare sono presenti gli stemmi del Cardinale Domenico Maria Corsi e del marchese Giovanni Corsi. Alla base dell'altare sotto la fastosa grata in legno dorato sono custodite le reliquie dei Santi Mario e Maria, trasportate dalle catacombe di S. Callisto nel 1615.
Dietro l'altare maggiore vi è il coro composto da un vano a base quadrata coperto da cupola del 1630; la bicromia bianco/nera è smorzata dai fastosi parati fissi e dagli affreschi. Gli stalli lignei in noci di Jacopo Sani, sono distribuiti in due file ad altezze scalari e decorate da testine angeliche. Le due serliane sulle pareti laterali sono occupate dall'organo; alla parete centrale è collocato il grande Crocifisso bronzeo di Francesco Susini, collocato in una nicchia sormontato da un pellicano simbolico, che pari a Cristo, si credeva si squarciasse il petto e offrire le proprie carni alla nidiata.
La cupola fu affrescata da Filippo Maria Galletti con la gloria di S. Gaetano, presentato alla Trinità da S. Michele Arcangelo, mentre nei pennacchi si trovano quattro allegorie: Abbondanza, Carità, Fortezza, Vittoria.
Nelle cappelle di destra: Cappella di Rosso, dedicata a S. Andrea Apostolo decorata da Ottavio Vannini, nella volta affrescò tra gli stucchi dorati un Cristo in gloria.
Cappella Mazzei, dedicata a S. Michele Arcangelo decorata nel 1634 da Angelo Michele Colonna, con la Trinità in gloria nella cupoletta, Angeli nelle lunette laterali e Annunciazione in quella centrale. Jacopo Vignali dipinse le tele con il trittico della liberazione di S. Pietro, apparizione di un Angelo a S. Giovanni Evangelista a Patmos e S. Michele che libera le anime del Purgatorio; quest'ultima spostata nella cappella Tornaquinci nel 1928 e stostituita dalla terracotta policroma novecentesca con l'apparizione del Sacro Cuore a S. Margherita Alacoque.
Cappella Martelli dedicò la propria cappella a più Santi, oltre ai titolari della Chiesa anche a S. Andrea Avellino, S. Giovanni Battista, Immacolata Concezione, S. Francesco, sono tutti raffiguranti nella pala d'altare di Matteo Rosselli del 1640. Nel timpano d'altare una rara opera scultorea dell'architetto Malavisti con un busto di S. Francesco del 1635. Sulle pareti laterali si trovano due monumenti funerari a due importanti figure religiose: il Cardinale Francesco Martelli e l'arcivescovo di Firenze Giuseppe Maria Martelli, realizzati nel 1750 dallo scultore di origine fiamminga Franz Janssens; i due ritratti entro medaglioni in piramidi scure e sorretti da putti sono dei micro mosaici eseguiti a Roma, che danno l'idea di essere dipinti. Nella parte alta sono presenti pitture di Sigismondo Coccapani con le allegorie dell'obbedienza e della povertà nella lunetta centrale (affresco); Predicazione di S. Vincenzo Ferrer e prigionia di S. Vincenzo a Saragozza su quelle laterali (tele); una Immacolata accolta dall'eterno Padre nella volta (affresco).
Cappelle a sinistra: nella cappella Tornaquinci i due monumenti funebri ai lati vennero fatti erigere nel 1772, dedicati a Marcellino Albergotti Beltrami, vescovo di Arezzo morto nel 1249 e a Francesco Albergotti militare e senatore fiorentino. Gli stucchi nella volta sono di Giovan Battista Ciceri 1698, incorniciando gli affreschi del Galletti: Angeli e allegorie di Carità e Fortezza a destra, Angeli e allegorie di pace e mansuetudine a sinistra.
Cappella Franceschi decorata da Angelo Michele Colonna, autore degli affreschi sulla volta e lunette con la gloria di S. Lorenzo, nonché la pala di Pietro da Cortona con il martirio di S. Lorenzo. Commissionata nel 1637 fu dipinta a più riprese tra Roma e Firenza e qui collocata nel 1653. Sulla sinistra si trova la tela di S. Lorenzo che distribuisce i suoi beni ai poveri e risana un cieco di Matteo Rosselli del 1643. A destra è invece collocata la Madonna che porge il Bambino a S. Francesco, una delle ultime opere di Jacopo Chimenti detto l'Empoli 1636.
Cappella Ardinghelli era dedicata all'Assunzione di Maria ma con l'estinzione della famiglia i Teatini la dedicarono a S. Andrea Avellino collocandovi la pala d'altare: morte di S. Andrea Avellino di Ignazio Hughford 1712. Sul timpano dell'altare un busto di Cristo opera di Bartolomeo Cennini sec. La tela con l'adorazione degli Angeli di Francesco Boschi, incornicia un tondo di una Madonna col Bambino, mentre nella parete opposta si trova la Presentazione al tempio di Maria di Alfonso Boschi 1643.La volta e le lunette superiori sono decorate dagli stucchi di Antonio Novelli, mentre i luminosi affreschi sono di Lorenzo Lippi (Angeli musicanti e incoronazione di Maria 1642/43).
Tra le cappelle di Ardinghelli e Franceschi esiste un piccolo vano che contiene il sepolcro di Serafina Pezzuoli, ragazza morta di malattia nel 1628 e additata ad esempio di accettazione serena della malattia e offerta delle proprie sofferenze per la salvezza delle anime. Il monumento fu scolpito da Alessandro Malavisti e decorato da un tondo con ritratto di Carlo Dolci nel 1642.
Sul transetto destro e sinistro si apre una cappella per lato della famiglia Bonsi, la maggiore finanziatrice dopo i Medici, ad entrambe le testate vi sono i monumenti funerari di esponenti della famiglia, in particolare due vescovi di Bèziers; i monumenti in marmi policromi sono opera di Antonio Ginestrelli che nel 1633 creò anche le cornici a tarsia marmorea per i dipinti sovrastanti. A destra è l'adorazione dei magi di Ottavio Vannini, a sinistra l'imperatore Eraclio che riporta la Santa Croce a Gerusalemme con il Patriarca Zaccaria di Giovanni Bilivert, autore anche della lunetta con il volo d'Angeli 1632. Volte e pareti sono dipinte a destra: visione di S. Gaetano che riceve dalla Madonna il Bambino di Jacopo Chiavistelli 1671 e sulla volta l'annuncio dei magi e ai pastori di Filippo Maria Galletti; a sinistra: S. Gaetano che riceve i segni della Passione di Gesù, sempre del Chiavistelli e la quadratura della Croce in gloria tra i Santi del Galletti.
Cappella della natività: decorata da Alessandro Malavisti gli stucchi dorati nella volta sono di Sebastiano Pettirossi 1631, autore anche del busto di Dio Padre nel fastigio dell'altare. Le tele sono di Matteo Rosselli: pala della natività al centro e visitazione a destra 1631; tela di sinistra: l'annunciazione di Fabrizio Boschi del 1632 che dipinse anche le lunette con l'aiuto di Lorenzo Lippi, con S. Cristina in carcere a sinistra e la Madonna che porge il Bambino a S. Francesco a destra, nonché gli Angeli nella volta 1632. Negli sportelli lignei della balaustra ad opera di Jacopo Maria Foggini, è inserita entro cappelli vescovili la ruota di mulino dallo stemma dei Bonsi.
Cappella S. Elena: o della S. Croce, opera di Malvisti 1644 mentre le tele laterali sono di Jacopo Vignali: apparizione della Croce a Costantino a sinistra e di Giovanni Bilivert: S. Elena che guida gli scavi per il ritrovamento della Croce a destra e sono incorniciate in pietra serena. Sono del Vignali le lunette laterali: Decollazione di S. Lucrezia e Domine Quo Vadis?, autore anche dell'affresco nella volta con volo d'Angeli con la Croce. Il busto in marmo del Cristo benedicente nel timpano dell'altare è di Sebastiano Pettirossi 1631 il quale curò anche gli stucchi nella volta.
La Sacrestia: eretta nel seicento e su tre porte presenta armadi lignei con una decorazione a specchiature geometriche che ne alleggeriscono la struttura imponente. Le quattro porte con la centrale del lato nord, sono decorate dai timpani con busti e oculi e vi si trova il lavabo del 1611 di Orazio Mochi; negli angoli della sacrestia vi sono quattro medaglioni a stucco, sorretti da putti con i ritratti di S. Gaetano di Thiene, S. Andrea Avellino, Paolo IV Carafa e il beato cardinale Scipione Burali: il centro del soffitto è decorato da Pier Dandini con S. Gaetano, che presenta la Chiesa alla Trinità accompagnato dalla Fede; inoltre vi è conservato un Crocifisso ligneo cinquecentesco del Giambologna e dono di Alessandro dè Medici futuro papa Leone XI.


VII Itinerario

Palazzo Larderel: risale al 1400 e si presenta con la facciata scandita nei tre piani con le cornici marcapiano e impostata su tre aperture per registro: portale tra due finestre inginocchiate al piano terra; finestre con timpano triangolare e circolare alternate al primo piano e con timpano solo triangolare al secondo piano, il tutto coronato da un severo cornicione e inquadrato dal bugnato liscio sugli spigoli.
Il portale ha un timpano retto da semi colonne doriche, ed evidenziato dalla sporgenza leggermente più pronunciata di quella delle finestre; le membrature architettoniche sono in pietra bigia. Sull'angolo con l'antico vicolo delle Lappole, si vedono gli stemmi: Giacomini, Tebalducci, Larderel.
Loggia Tornaquinci: nel sec. XV appartenne ai Tornaquinci i quali cambiarono il cognome in quello di Tornabuoni; nel 1500 il palazzo pervenne alla famiglia Corsi, marchese Jacopo Corsi che amando la musica, vi riunì la prima accademia di musica di Firenze e qui nacque il melodramma Italiano, con la prima rappresentazione de “la favola di Dafne” su libretto di Ottavio Rinuccini (librettista e poeta Italiano).
Palazzo Rucellai: insigne edificio del quattrocento opera di Bernardo Rossellino su progetto di Leon Battista Alberti, che impiegò conci piatti e levigati suddividendo la facciata con armoniose lesene trabeate in stile dorico al primo piano, ionico al secondo e corinzio al terzo. Tra queste in basso, si aprono semplici finestre quadrate e ai piani superiori bifore in cornici bugnate; due cornici marcapiano dividono orizzontalmente la facciata; l'interno racchiude un mirabile cortile, sempre dell'Alberti è la cappella Rucellai che custodisce il tempietto del Santo Sepolcro quattrocentesco e ricco di intarsi marmorei, sita nella Chiesa di S. Maria Novella.
Palazzo Strozzi: del sec. XV in stile rinascimentale progettata da Benedetto da Maiano; il magnifico cornicione sotto il quale corrono due piani di bifore, divisi da cornice marcapiano dentellate sono opera Del Cronaca. Al piano terra i portali sono affiancati da finestre rettangolari; aggiunge monumentalità all'insieme il rivestimento a bugne.
Palazzo dello Strozzino: risale al 1400 e si presenta con tre portali sulla facciata principale; la parte inferiore è del Michelozzo con un rustico bugnato in pietra forte irregolare. Il primo piano con bifore e bozze più lisce e regolari sono opera di Giuliano da Maiano; il secondo piano ha il bugnato appena accennato per sottolineare il digradare della facciata verso l'alto.
Nel 1914/15 venne demolita una parte del complesso, compreso il cortile quattrocentesco per costruire tra il 1920/22 il cinema teatro Savoia poi Odeon; nel ridisegnare due facciate su uno spigolo venne posta una lanterna, a forma di tempietto circolare con nudi efebici in bronzo ad opera dello scultore Marescalchi.
L'interno del cinematografo che occupa il piano terra, il mezzanino e parte del primo piano, si caratterizza per l'ornamentazione alla quale lavorarono lo scultore Giovanni Gronchi per i lacunari e le placchette in stucco; lo scultore Antonio Maraini: le tre muse in legno dorato e policromo sul boccascena e altri artisti.
L'ingresso centrale immette nello scalone per il sottosuolo, mentre l'entrata dalla piazza Strozzi immette nel corridoio colonnato coperto con volte a vela, che costituisce il settore originale del palazzo. Da via Anselmi si accede all'atrio rettangolare ornato da due fontane e al centro la biglietteria con coronamento in legno intagliato originale dell'epoca.
Il grande vano per lo spettacolo con platea a forma rettangolare e galleria a ferro di cavallo, con palchetti laterali al secondo ordine. Coperto da una grande cupola circolare con vetri colorati; la sala presenta un ricchissimo apparato decorativo con stucchi bianchi e dorati delle colonne istoriate con placchette decorative, le tre muse in legno dorato a coronamento del boccascena, i putti i festoni di palmette e le formelle centrali balaustre dei palchi, i due arazzi appesi sotto gli arconi laterali e la grande decorazione a stucco dorato sulla parete di fondo della galleria superiore, il prezioso telone in seta rosso cocciniglia e rosoni in lamina d'oro, danno vita ad un prezioso e raffinato dèco.
Il foyer del primo piano ha una copertura a lacunari ornati di stucchi con segni zodiacali. Oltre ai locali da spettacolo, agli uffici della Gestione Germani, il fabbricato ospita la Direzione Compartimentale della coltivazione dei tabacchi e l'Assessorato allo sviluppo economico del Comune di Firenze. Al piano interrato una discoteca storica: lo Yab.
Palazzo Davanzati: risale al trecento con portico e altana del cinquecento; all'inizio del 1900 passò di proprietà all'antiquario Elia Volpi e poi a Leopoldo Bengujat che vi ricostruirono con opere d'arte, mobili e suppellettili, costituendo così il Museo dell'antica casa fiorentina allestito all'interno.
Si entra nel suggestivo cortile porticato con una pregevole scala che porta al primo piano. Dove spiccano: la cappella, la sala dei pappagalli, la sala dei pavoni; quindi al secondo piano con la camera nuziale. Nella visita si notano suppellettili che vanno dal 1300 al 1800, mobili del sec. XV – XVI, materiale archeologico, ceramiche, dipinti, sculture, arazzi. Tra le opere d'arte un busto di fanciullo del Rossellino e un trittico di Lorenzo Monaco.
Chiesa dei SS. Apostoli: risalente al mille subì interventi nel sec. XV – XVI e a questo periodo risale il portale attribuito a Benedetto da Rovezzano che si apre sulla facciata romanica. L'interno a tre navate è diviso da colonne di marmo verde e custodisce un'Immacolata Concezione del Vasari, un tabernacolo robbiano, la tomba di Oddo Altoviti opera di Benedetto da Rovezzano, del quale è anche l'acquasantiera posta all'ingresso.
Palazzo Rosselli del Turco: risale al 1500 opera di Baccio d'Agnolo; al piano terra c'è il vestibolo con eleganti capitelli e alcune stanze. Lo scalone per i piani superiori confina con la Chiesa dei SS. Apostoli che la costeggia, tanto che accanto all'antica camera nuziale dei Borgherini, si trova una cappellina con una finestrella a grata, aperta direttamente sul cleristorio della Chiesa e dalla quale si poteva assistere alle funzioni religiose.
L'interno della cappella 6,40 x 1,60 metri, è decorata da pitture monocrome con cherubini e altri soggetti religiosi e sull'altare presenta un busto ligneo di una Madonna col Bambino. Sul lato corto del palazzo vi sono targhe e iscrizioni: un monogramma di Cristo e un piccolo ritratto di profilo, una Madonna col Bambino scolpita a basso rilievo attribuita a Benedetto da Maiano e due epigrafi in pietra serena di carattere devozionale. Lo stemma sulla cantonata appartiene ai Borgherini.
Oggi è una delle sedi del College of Higher Education di diritto britannico European School of Economics, che tiene corsi di laurea e master nel settore economico. Il palazzo ospita anche la sede operativa dell'Associazione fiorentini nel mondo e la sede didattica dell'arciconfraternita di Parte Guelfa.
Palazzo Bartolini-Salimbeni: risale al 1520 ad opera di Baccio d'Agnolo; nella facciata sono presenti il portale con colonne ai lati e le finestre rettangolari, sormontati da timpani con frontone triangolare o ad arco. La divisione delle aperture in riquadri con divisioni in pietra cruciformi e colonnine scolpite sopra, paraste ai bordi delle finestre, nicchie al primo piano, gli spigoli rinforzati da pietre in bugnato e cornici marcapiano, dotate di fregio e il cornicione sporgente; completa l'insieme la panca di via. (panca in muratura per la seduta).
Attraverso un androme con volta a botte si accede al cortile centrale, con un portico chiuso da colonne e archi a tutto sesto. Le decorazioni con graffiti e grottesche arrivano al secondo piano, mentre al primo piano si apre una loggetta con tre arcate, sostenute da sottili archetti e soffitto ligneo a cassettoni. Le sale interne del palazzo sono private.
Palazzo Spini-Feroni: risale al 1289 e rivestito con pietra a vista e il coronamento di merli guelfi denotano la foggia di fortilizio; un basamento di pietra corre intorno al palazzo e funge da panchina, la cosiddetta: panca di via. Nell'atrio d'ingresso si trova l'alto rilievo di Giuseppe Piamontini del 1705 che rappresenta i giganti fulminati da Giove.
All'interno esiste ancora la cappella privata con affreschi di Bernardino Poccetti 1609, che rappresentano il Paradiso con un coro di Angeli musicanti nella volta e l'adorazione dei pastori sull'altare. Il resto degli ambienti nobili sono in gran parte decorati da affreschi sei-settecento di Ranieri del Pace.
Dal 1995 nel seminterrato del palazzo è stato aperto il museo Salvatore Ferragamo per far conoscere l'attività internazionale dello stilista di moda, pelletteria e calzatura.
Curiosità: il palazzo Spini-Feroni è presente nella raffigurazione di piazza S. Trinità, negli affreschi di Domenico Ghirlandaio nella cappella Sassetti, nella vicina Chiesa di S. Trinità, che si trova nella scena del miracolo del fanciullo resuscitato. Tutto il ciclo di affreschi è dedicato a S. Francesco d'Assisi; il fanciullo cadde da una finestra del palazzo Spini e venne resuscitato grazie all'intervento del Santo. Nella scena si vede sulla sinistra il palazzo dal quale un fanciullo cade e la gente guarda; al centro lo stesso fanciullo si alza a sedere sul catafalco grazie a un cenno di S. Francesco apparso in cielo.
Dove è collocato il museo Ferragamo è presente un antico pozzo, sormontato da una lunetta affrescata con un profilo femminile è detto pozzo di Beatrice, che Dante incontrò per la prima volta, stando a quanto egli stesso riporta nella vita nuova.
Colonna della Giustizia: è una poderosa colonna in granito orientale proveniente dalle terme di Caracalla e donata da Pio IV (dè Medici) nel 1563 a Cosimo I (primo granduca della città); nel 1581 fu aggiunta la statua della Giustizia alla sommità, alta 12,20 metri pesante 50 tonnellate, il trasporto avvenne nell'estate del 1562 dalle terme di Caracalla al porto del Tevere impiegarono oltre due mesi alla velocità di 120 metri al giorno; a sovrintendere al trasporto fu Giorgio Vasari e dopo un anno di viaggio il 26 settembre 1563 arrivò in piazza, qui dopo essere stata rimaneggiata dall'Ammannati fu eretta nel 1565.
Chiesa S. Trìnita:è una delle Chiese più famose della città; eretta nel mille fu modificata quattro secoli dopo in stile gotico da Neri di Fioravante e alla fine del 1500 il Buontalenti vi aggiunse la facciata. Nel solenne interno le tre navate sono divise da arcate ogivali sostenute da pilastri e coperte da volte a crociera.
Sul lato destro si trovano un Crocifisso trecentesco (nella prima cappella); una Madonna e Santi di Neri di Bicci (terza cappella); e un affresco di Spinello Aretino alla parete sinistra, di cui è visibile anche la sinopia sul lato opposto. Di grande interesse è la quarta cappella preceduta da un grande cancello del XV sec. Gli affreschi che la ornano sono di Lorenzo Monaco realizzati nel 1425, con figure di Santi nell'arco d'ingresso, di profeti nella volta e con episodi della vita della Vergine alle pareti.
La pala dell'altare sempre dovuta all'artista, rappresenta l'Annunciazione. Nella sacrestia vi è il sepolcro di Onofrio Strozzi, pregevole opera di Piero Lamberti del sec. XV. La seconda cappella a destra del presbiterio (cappella Sassetti) fu interamente affrescata da Domenico Ghirlandaio alla fine del XV sec., con sibille nella volta, scene di vita di S. Francesco alle pareti; l'opera più importante di Domenico è sull'altare: l'Adorazione dei pastori compiuta nel 1485.
Di Luca della Robbia è il sepolcro di Benozzo Federighi, nella seconda cappella a sinistra del presbiterio, mentre nella quinta cappella della navata sinistra vi è la scultura in legno della Maddalena, opera di Desiderio da Settignano compiuta da B. da Maiano. Nella navata si trovano altre opere di Lorenzo e Neri di Bicci.
Ponte S. Trìnita: famosa opera cinquecentesca di Bartolomeo Ammannati a tre arcate e riedificata nelle forme originarie dopo da distruzione dell'ultima guerra dai tedeschi in ritirata. Al pari della vicina basilica S. Trìnita e dell'omonima piazza, la pronuncia del nome del ponte ha mantenuto l'accento sulla prima “ì“ secondo l'uso latino.


VIII Itinerario

Palazzo Corsini: l'edificio fu realizzato nel 1600 da P. F. Silvani e A. Ferri, caratterizzato dall'ampia facciata della balconata; al primo piano è ordinata la Galleria Corsini con ingresso in via del Parione. La collezione privata comprende opere pittoriche e plastiche fiorentine, Italiane e straniere: Dolci, Rosselli, Reni, Giordano, Signorelli con la Madonna col Bambino e Santi; Pontormo Madonna col Bambino e S. Giovanni; il ritratto di Giulio II della scuola di Raffaello; un Crocifisso attribuito ad Antonello da Messina.
Chiesa di Ognissanti: costruita nel 1600 su una Chiesa del sec. XIII, la ricca facciata barocca è del Nigetti mentre il campanile è quello originario. L'interno a navata unica, al secondo altare destro si trova la lapide sepolcrale dei Vespucci; sopra l'altare una Madonna e una pietà, opere quattrocentesche di Domenico e Davide Ghirlandaio. Nella sacrestia si conservano un Crocifisso di scuola giottesca e una Crocifissione di Taddeo Gaddi.
Dal transetto sinistro o direttamente dalla piazza si accede al chiostro del monastero e da qui al refettorio sulla cui parte di fondo vi è il famoso affresco del Cenacolo, capolavoro di Domenico Ghirlandaio 1480, autore anche del S. Girolamo a sinistra. A destra vi è un affresco del Botticelli che rappresenta S. Agostino del 1480.
Cascine: è un grande parco pubblico dotato di impianti sportivi, ricco di verde che un tempo appartenne ai Medici e ai Lorena; all'estremità delle cascine vi è il piazzale dell'indiano dove sorge la statua di Raiaram Cuttraputti, maraja di Kolepoor, che morì a Firenze nel 1870. Il parco si estende per tre km. Sulla riva destra dell'Arno e termina alla confluenza del torrente Mugnone con l'Arno.
Chiesa di S. Frediano: eretta nel 1450 sul luogo di una più antica Chiesa. Qui visse e morì S. Maria Maddalena dè Pazzi, famosa per le sue estasi durante una delle quali ebbe la visione della volontà divina di riforma della Chiesa. Morì nel 1607, fu beatificata nel 1626 e canonizzata nel 1662. Nel 1628 le monache scambiarono il loro edificio con quello dei Cistercensi e vi fu traslato anche il corpo della Beata, oggi è la Chiesa di S. Maria Maddalena dè Pazzi che conserva anche l'affresco della Crocifissione del Perugino.
La cupola a tamburo è del 1689 di Antonio Maria Ferri, affrescata nell'interno con scene della gloria della Maddalena e delle virtù di Antonio Domenico Gabbiani 1702/18. Nel 1783 il monastero fu soppresso divenendo seminario arcivescovile e possiede una ricchissima biblioteca di antichi codici medievali, fra i quali il famoso codice Rustici del 1448.
All'interno del complesso si trovano due chiostri: il primo con la statua di S. Maria Maddalena dè Pazzi di Antonio Montanti 1726 e un S. Bernardo di Chiaravalle che calpesta il demonio di Giuseppe Piamontini 1702; il secondo chiostro realizzato da Gherardo e Pier Francesco Silvani. Nell'ex refettorio vi è il grande affresco della cena di Gesù dopo il digiuno del deserto di Bernardino Poccetti.
Sulla parete destra del transetto si trova la tela: Madonna in gloria e Santi di Francesco Curradi del seicento e una grande pala: la Crocifissione con i Santi e il Martirio di S. Lorenzo di Jacopo del Sellaio. Nella terza cappella dedicata a S. Bernardo vi è la Madonna del sorriso, una statua lignea scolpita nel sec. XIII e la cappella è decorata da affreschi di Pier Dandini con episodi della vita del S. Fondatore dell'ordine dei Cistercensi risalente al 1688.
Porta S. frediano: fa parte della cerchia muraria di Firenze costruite nel 1284, mentre la porta massiccia e possente risale al 1332, in legno e con bulloni in originale così come gli anelli in ferro battuto per legare i cavalli e ancora applicati ai lati rivolti all'esterno e supporti per fiaccole in ferro battuto. Serratura con pali a scorrimento.
Chiesa di S. Maria del Carmine: risale al sec. XIII in forme romanico-gotiche e ristrutturata nel 1700. Nell'interno a destra si apre la cappella Brancacci nota per i meravigliosi affreschi di Masaccio, che fanno parte di un ciclo iniziato da Masolino da Panicale e terminato da Filippino Lippi sec. XV. Le tre pareti presentano episodi della vita di S. Pietro e il peccato originale.
Del Masaccio sono la tragica, dolorosa cacciata dal Paradiso (in alto a sinistra) e accanto, il pagamento del tributo; il battesimo dei neofiti in alto a destra dell'altare; S. Pietro guarisce gli infermi, in basso a sinistra dell'altare; S. Pietro distribuisce le elemosine in basso a destra dell'altare; S. Pietro in cattedra nella parete sinistra in basso; accanto la resurrezione del figlio di Teofilo che fu terminata dal Lippi.
Del Masolino sono la tentazione di Adamo ed Eva in alto a destra; accanto S. Pietro che guarisce lo storpio e la predicazione di S. Pietro in alto a sinistra dell'altare. Nella sacrestia sono interessanti gli episodi della vita di S. Cecilia di un seguace di Bicci di Lorenzo. In alcuni ambienti del chiostro sono conservati l'ultima cena di Alessandro Allori, un affresco staccato di Filippo Lippi (la conferma della regola e altre opere).
Chiesa di Santo Spirito: progettata e iniziata dal Brunelleschi nel sec. XV in stile rinascimentale, fu compiuta da A. Manetti e Salvi d'Andrea con agile campanile cinquecentesco di Baccio d'Agnolo. L'interno maestoso a croce latina è caratterizzato dalla fuga di colonne che dividono le tre navate e dagli archi ariosi che le sormontano; la cupola sorretta da pilastri, le nicchie alte e strette nelle cappelle completano gli effetti prospettici e chiaroscurali.
La vetrata circolare della facciata interna fu disegnata dal Perugino; ricchissimo è l'altare maggiore barocco protetto da cupola traforata e delimitato da parapetto marmoreo. Nel braccio destro della crociera è posta una Madonna col Bambino e Santi di Filippino Lippi; più avanti vi è il sarcofago di Neri Capponi di Bernardo Rossellino; nell'abside il polittico di Maso di Banco raffigurante la Madonna col Bambino e Santi.
Tra le altre opere: i Santi Martiri e l'Adultera di Alessandro Allori; un S. Luca attribuito a Neri di Bicci; un presepio della bottega del Ghirlandaio. Dalla navata sinistra si accede al vestibolo progettato da Giuliano da Sangallo e realizzato dal Cronaca, coperto da una volta riccamente decorata, quindi alla sacrestia ottagonale sempre di Giuliano da Sangallo coperta da cupola.
Cenacolo del S. Spirito: a fianco della Chiesa opera del Brunelleschi e rimasta incompiuta alla morte dell'architetto. In fondo al refettorio si conserva un grandioso affresco di Andrea Orcagna e del fratello Nardo di Cione, che raffigura in basso l'ultima cena e sopra la Crocifissione. Nel cenacolo vi è ordinata la raccolta di Salvatore Romano, noto antiquariato della città che ha lasciato le sue collezioni al Comune; tra queste spiccano: un Angelo di Tino di Camaino; una Madonna attribuita a Jacopo della Quercia; frammenti architettonici provenienti dalla basilica del Santo a Padova e altri bizantini e preromanici.
Palazzo Guadagni: è un palazzo rinascimentale e spicca la sua mole tra le numerose case quattrocentesche che circondano la piazza S. Spirito. Fu costruito per il mercante della seta Riniero di Bernardo Dei dopo il 1502 da Simone del Pollaiolo detto il Cronaca. All'esaurimento degli eredi il palazzo fu lasciato in eredità alla compagnia dei Buonomini di S. Martino che lo vendettero e fu acquistato dai Guadagni.
Nel XIX sec. fu creato un accesso per le carrozze, nuove scuderie e rifatto lo scalone principale. Durante il periodo di Firenze capitale ospitò il Ministro Urbano Rattazzi e poi fu abitato da Valfredo Della Gherardesca. Dal 1912/64 vi ebbe sede l'Istituto Germanico di storia dell'arte che oggi ha sede presso il palazzo Zuccari. Nel 1914 al piano terra fu inaugurata la prima biblioteca Comunale di Firenze: Biblioteca Pietro Thonar ancora esistente.
Il palazzo è impostato attorno ad un cortile centrale con loggiato decorato all'esterno dal bugnato liscio, con bugnato rustico alle fasce angolari nella tipica pietra fiorentina: pietraforte. Le finestre si dispongono su tre ordini: rettangolari al piano terra e centinate con particolari cornici dalle chiavi di volta a goccia ai piani superiori; l'ultimo piano è coronato da una monumentale loggia trabeata. In basso la panca di via.
Alle pareti esterne vi sono alcuni anelli per legarvi i cavalli, mentre la lanterna in ferro battuto posta sulla cantonata è attribuita al Caparra. Del cinquecento è il grande portone ligneo intagliato e decorato con rosoni e borchie di ferro. Le chiavi pontificie sulla parte alta, sono ricordi di privilegi papali concessi alla casata nel sec. XV. La cancellata in ferro è coeva e reca un altro emblema degli Dei: i gigli.
Il cortile con volta unghiata su lesene, colonne peducci e capitelli rinascimentali decorati da delfini, volute e conchiglie; due arcate sull'entrata principale poggianti su colonne rinascimentali. Oltre l'arco vi è una fontana a muro con una vasca a valva di conchiglia, sormontata da un'edicola con alto rilievo e divinità marine, felini e liocorno, tra le decorazioni a pietre spugnose.
Una lapide sotto la vasca ricorda che l'acqua per concessione granducale, arrivi direttamente dal giardino di Boboli. Dall'androne una monumentale scalinata ad opera del Poggi porta ai piani superiori.
Chiesa di S. Felice: è documentata dal 1066 con interno gotico e facciata rinascimentale; nel 1153 passò ai monaci Benedettini e nel sec. XIV fu ampliata, a quel periodo risalgono le cinque monofore con archi acuti e la lunetta ad affresco attribuita al Maestro del Bargello, raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Jacopo Maggiore, Silvestro papa e l'Abate del Nomantola 1365; allo stesso periodo risale il Crocifisso all'altare maggiore di scuola Giottesca del 1308.
Nel quattrocento ebbe modifiche da Michelozzo con il rifacimento delle cappelle absidali, in particolare la centrale con il grande arco trionfale ispirato al Brunelleschi e la facciata del 1457. Internamente vi è il trittico con i Santi: Agostino, Giovanni Battista, Giuliano e Sigismondo del 1467 opera di Neri di Bicci. Gli affreschi furono eseguiti da un suo allievo cosiddetto: Maestro di Signa.
In contro facciata un S. Bernardino e Angeli, il Beato Gerardo con pastore e i Santi Ivo e Ansano con donatrice del 1470 opera di Antonio di Maso. Nel refettorio del convento di S. Pier martire è conservata una grande ultima cena di Matteo Rosselli del 1614. Durante l'occupazione nazista della seconda guerra mondiale la Chiesa divenne centrale attiva per la protezione degli Ebrei perseguitati. Vi sono presenti le seguenti opere d'arte al suo interno:
S. Antonio Abate, S. Rocco e S. Caterina d'Alessandria su tavola del Botticelli 1480 I altare sinistra;
Apparizione della Madonna a S. Giacinto e S. Pietro martire dell'Empoli 1595, V altare a sinistra;
Madonna col Bambino di Starnina 1409 nella cappella della navata sinistra;
Deposizione terracotta policroma di fra Ambrogio della Robbia 1510 al V altare destro;
Madonna e Santi di Ridolfo del Ghirlandaio del 1520 al VI altare sulla destra;
Madonna della Cintola e Santi, affresco di Bicci di Lorenzo al VII altare della navata destra;
Nelle cappelle laterali del seicento vi sono tele di Salvator Rosa al V altare sinistro; Jacopo Chiavistelli II altare a sinistra; Ottavio Vannini IV altare sulla destra; Valerio Marucelli IV altare a sinistra; affresco da S. Giovanni e portato a termine dal Volterrano; S. Felice soccorre S. Massimo al VII altare sulla sinistra; vicino all'altare maggiore si trova una copia della Madonna di Bruges di Michelangelo.


IX Itinerario

Palazzo Torrigiani: l'edificio è anche chiamato la specola perché fu sede di un osservatorio astronomico voluto dal granduca Pietro Leopoldo nel XVIII sec., ma l'antico nucleo del museo risale alle collezioni Medicee di fossili, animali, minerali; al piano terra è allestito un rettilarium e al primo piano si trova la grande sala semicircolare con sontuose decorazioni pittoriche, plastiche e musive detta la tribuna di Galileo costruita nel 1841 da Giuseppe Martelli in onore del grande scienziato Toscano. Al secondo piano vi è ordinato il museo zoologico con numerose raccolte di animali e una ricchissima collezione di preparati anatomici in cera, realizzati da Clemente Susini.
Palazzo Pitti: l'imponente costruzione s'innalza su di una superficie di oltre tre ettari e fu progettata a due piani, oltre il piano terra del Brunelleschi nel sec. XV per il ricco mercante Luca Pitti. La fabbrica sotto la direzione di Luca Fancelli, fu interrotta e ripresa quando l'edificio fu acquistato da Eleonora di Toledo 1550, che lo volle ampliare affidando l'incarico all'Ammannati autore anche del magnifico cortile.
Gli architetti Giulio e Alfonso Parigi lo ingrandirono tra il 1620/40 rispettando lo stile del Brunelleschi. Quando passò ai Lorena l'edificio si arricchì di due rondò, ossia le due ali terminati da G. M. Paoletti e P. Poccianti nell'ottocento insieme alla palazzina della meridiana. Dal 1549 fu dimora granducale e nei sei anni in cui Firenze fu capitale, palazzo Pitti divenne la reggia Sabauda.
Il severo paramento della facciata a grandi conci è ingentilito dalle incorniciature a raggiera delle finestre e dalle colonnine delle balaustre ai piani. Dall'atrio del Poccianti si accede al magnifico cortile, che porta alla terrazza ornata dalla fontana del carciofo sec. XVI e da due statue di Ercole. Al centro vi è l'entrata alla grotta di Mosè con la statua del Profeta. Dal portico sulla destra si sale allo scalone che conduce alle gallerie; al primo piano ha sede la galleria palatina.
Galleria Palatina: è allestita negli appartamenti del granduca di cui alcune sale furono affrescate da Pietro da Cortona, la splendida decorazione a stucchi è di epoca barocca. Vi sono raccolte opere d'arte insigni del periodo tra il XV e il sec. XVIII. Superato il vestibolo, l'anticamera, la galleria delle statue, con copie di sculture classiche e la sala delle nicchie, si raggiunge la sala di Venere dove si ammirano quattro opere di Tiziano: il concerto, papa Giulio II, la bella, il ritratto di Pietro Aretino; di Salvator Rosa sono: una marina, mentre il ritorno dai campi è di Rubens.
Segue la sala di Apollo con Carlo I ed Enrichetta di Antonio Van Dyck; Cleopatra del Reni; la sacra famiglia di Andrea del Sarto; il miracolo di S. Pietro del Guercino; la Maddalena di Tiziano. Sala di Marte: ritratto di Luigi Cornaro del Tintoretto; ritratto del Cardinale Bentivoglio di van Dyck; i ritratti di Ippolito dè Medici e di Andrea Vesalio di Tiziano; l'allegoria della guerra e i quattro filosofi di Rubens.
Sala di Giove: la donna velata nota come la Fornarina di Raffaello; l'Annunciazione e S. Giovanni Battista di Andrea del Sarto; Guidubaldo della Rovere del Bronzino; la deposizione di fra Bartolomeo; le tre età dell'uomo di autore ignoto. Sala di Saturno: sono di Raffaello la Madonna della Seggiola; i ritratti di Maddalena Doni e di Agnolo Doni; la visione di Ezechiello, la Madonna del Baldacchino, il ritratto di Tommaso Inghirami, la Madonna del granduca. Vi sono inoltre la deposizione e la Maddalena del Perugino, l'orefice del Ghirlandaio.
Sala dell'Iliade: la gravida di Raffaello; l'Assunta e la Madonna di Andrea del Sarto; Filippo IV del Velasquez; il conte Valdemaro Cristiano di Sustermans, ritratto femminile di Ridolfo Ghirlandaio. Dalla sala di Venere si entra in altre sale dove sono collocate opere di Sustermans, del Volterrano, del Dolci, di Salvator Rosa, del Pontormo, di Rubens. Nella sala del Prometeo sono la sacra famiglia di Luca Signorelli; il tondo della Madonna col Bambino di Filippo Lippi, due ritratti del Botticelli; la danza di Apollo di Baldassarre Peruzzi.
Nella sala della Giustizia: opere di Paolo e di Bonifacio Veronese; Vincenzo Mosti di Tiziano; l'Immacolata Concezione e ritratto virile di Tintoretto. Nella sala di Flora: la statua della Venere di Antonio Canova; storie di Giuseppe di Andrea del Sarto. Nella sala di Ulisse: la Madonna dell'Impannata di Raffaello; la morte di Lucrezia di Filippino Lippi. Nella sala dell'educazione di Giove: Amore addormentato del Caravaggio; Giuditta di Cristofano Allori; Susanna del Guercino, Sacra Famiglia del Sustermans.
Nella sala della stufa vi sono: alle pareti le quattro età dell'uomo di Pietro da Cortona. Dalla sala delle nicchie si accede ai sontuosi appartamenti monumentali, residenza nel 1734 dei Lorena che ordinarono gli affreschi neoclassici delle volte. Nel sec. XIX gli appartamenti furono abitati dai Savoia assumendo caratteri ottocenteschi testimoniati soprattutto nella sala del trono. I vari ambienti conservano numerosi ritratti, arazzi Francesi e affreschi. Nella sala bianca decorazioni a stucco di G. Albertolli si tengono mostre temporanee.
Galleria d'arte moderna: è allestita all'ultimo piano del palazzo Pitti e occupa 30 sale in cui vi sono esposte circa 2000 opere che vanno dal sec. XVIII al 1920. Si inizia da Pompeo Batoni e i neoclassici, segue la scuola romantica, si vede una serie interessante di dipinti storici, ma la presenza più consistente è del Macchiaioli in cinque sale, con opere per lo più provenienti dall'Accademia fiorentina (Fattori, Lega, Signorini, Boldini e altri.
Museo degli Argenti: è ordinato negli appartamenti estivi granducali ed è una delle collezioni più preziose del mondo. Vi sono conservati oggetti di valore incalcolabile: reliquiari tempestati di gemme; coppe ornate d'oro, i vasi di Lorenzo dè Medici in Lapislazzuli, diaspri e ametiste; servizi da tavola in argento dorato, una formella in oro, brillanti e pietre dure; cofani di cristallo di rocca, un paliotto ricamato in oro, argento e pietre preziose; i gioielli dell'Elettrice Palatina; cammei con ritratti Medicei; formelle in ametista e eliotropio con rilievi in oro; piccole statue in oro, avorio e pietre preziose; raffinati oggetti lavorati appartenuto al tesoro dei vescovi di Salisburgo.
Meridiana: è un padiglione del sec. XVIII – XIX costruito dal Paoletti e dal Poccianti a destra della fontana del carciofo, sontuosamente affrescato nel periodo Sabaudo; fu dimora di Elisa Baciocchi, di Leopoldo II e di Vittorio Emanuele III prima di diventare re. Vi sono stati sistemati i 144 pezzi eccezionali della generazione donazione Contini-Bonacossi che comprende pitture, sculture, mobili maioliche, stemmi robbiani. Tra gli esemplari più importanti spiccano una Madonna di Cima da Conegliano e una Madonna di Duccio di Buoninsegna; la Madonna della neve del Sassetta; il S. Girolamo di Cima da Conegliano, il ritratto del conte Giuseppe da Porto di Paolo Veronese; il torero del Goya, El Aguador de Sevilla di Velasquez; il Martirio di S. Lorenzo una magnifica scultura del Bernini.
Museo del costume: ha sede nel padiglione della Meridiana ed è stato inaugurato nel 1983. Nelle sue 11 sale espone a rotazione costumi del periodo sec. XVIII al 1970 oltre ad alcuni abiti Medicei.
Giardino di Boboli: è un magnifico esempio di giardino all'Italiana a cui si dedicarono il Tribolo, l'Ammannati, il Buontalenti e altri del 1500 al sec. XVII. La sua posizione panoramica, il rigoglio del verde, le statue, le fontane ne fanno un luogo d'incanto. Dall'ingresso si raggiunge la grotta del Buontalenti riccamente decorata; seguono altre due grotte e nell'ultima vi è una Venere del Giambologna.
Di fianco alla fontana del carciofo si apre l'anfiteatro seicentesco con vasca centrale, proveniente dalle romane terme di Caracalla e resti di un obelisco Egizio. Il luogo è sede di spettacoli estivi. Più avanti si trova il bacino detto vivaio di Nettuno con isolotto centrale occupato dalla statua di Nettuno, opera cinquecentesca di Stoldo Lorenzi. In fondo si estende il terrazzo panoramico chiamato il giardino del cavaliere; a lato sorge il neoclassico casino del cavaliere, luogo di ritiro del granduca dov'è allestito il museo delle porcellane.
Il museo delle porcellane è costituito da porcellane Italiane, Francesi (Vincennes – Sèvres); tedesche (Meissen, Vienna e Berlino); Inglesi (Worcester e Wedgwood). All'uscita, percorso il viottolone, viale fiancheggiato da siepi di lauro, si arriva al piazzale dell'isolotto con statue e fontane dove notevole è quella dell'Oceano del Giambologna.
Fontana dell'Oceano: è composta da un vascone circondata dall'acqua e collegata a terra con due passerelle ai cui imbocchi sono presenti cancelli in ferro battuto, sostenuti da due colonne alla cui sommità si trovano due capricorni. Nel mezzo del bacino l'isola è circondata da una ringhiera in pietra, dietro alla quale sono alloggiati i vasi di agrumi, ma il pezzo forte sono le sculture del Giambologna.
Al centro si staglia la statua di Nettuno, circondato da divinità fluviali sdraiate che rappresentano: il Nilo, il Gance e l'Eufrate i quali versano simbolicamente, le loro acque nella vasca grande che simboleggia l'Oceano. La vasca è in granito e proviene dall'Isola d'Elba con un basamento arricchito da bassorilievi: (il ratto d'Europa, trionfo di Nettuno, il bagno di Diana). Dall'acqua emergono alcuni gruppi marmorei in una scenografia di notevole suggestione: Perseo a cavallo e Andromeda con le caviglie incatenate sulla roccia.
Curiosità: nel 1974 le Poste Italiane hanno dedicato alla fontana dell'Oceano un francobollo di lire 40 (quaranta).
Casa Ridolfi: risale al sec. XIV con facciata in pietra forte, si presenta al piano terra con due portali con arco ribassato che davano accesso ai fondaci (vi si trovano ancora oggi esercizi commerciali); il piano nobile ha una fila di quattro ampie finestre ad arco con marca-davanzale e al centro lo stemma della famiglia Ridolfi di Piazza.
Chiesa di S. Felicita: è una delle più antiche Chiese di Firenze, sorse su di un Oratorio posto presso il cimitero paleocristiano, i resti delle sue tombe “alla cappuccina” sono ancora visibili sotto il pavimento della Chiesa, con alcune lapidi in scrittura greca in quanto dei mercanti Siriani nel II sec., portarono il culto cristiano in città. La prima Chiesa era del IV sec., dedicata a una Santa martirizzata a Cartagine all'epoca dell'imperatore Marco Aurelio.
Nel sec. XVIII l'architetto Ferdinando Ruggieri la ristrutturò completamente. La Chiesa è caratterizzata dalla facciata a capanna alla quale è addossato il corridoio Vasariano, che passa al di sopra di un portico a tre campate cn archi a tutto sesto, poggianti su pilastri quadrangolari. Sotto al portico vi sono sepolture di personaggi tra cui il Cardinale Luigi de Rossi, familiare di papa Leone X e dell'artista Arcangela Paladini.
Il campanile è costituito dall'antica torre dei Fifanti, a pianta quadrangolare con paramento murario in pietre a vista; presenta nella parte superiore di ciascuna parete una coppia di monofore che si aprono internamente sulla cella campanaria, la copertura è costituita da un basso tetto piramidale.
L'interno a navata unica e pianta a croce latina, coperta con volta a botte lunettata e illuminata da grandi finestroni con tre cappelle per lato e cappelle nella contro facciata. In una cppella vi è il Crocifisso di Andrea Ferrucci sec. XV, in un'altra cappella i monumenti funebri di Francesco di Thurn e Silvio Albergati XVIII e XVII sec. Tutte le cappelle e le volte sono finemente e riccamente decorate dal Cigoli, Neri di Bicci, Giovanni del Biondo, Taddeo Galdi, Luca della Robbia e altri.


X Itinerario

Museo Horne: ha sede in un elegante palazzo rinascimentale del XV sec. La raccolta riordinata dopo i gravi danni dell'alluvione del 1966, comprende suppellettili di uso domestico (alari, stipi, posate in argento e avorio, porta-specchi, attrezzi artigianali) e mobili antichi che contengono ceramiche del periodo dal XIV al XVII sec. Ma del museo sono interessanti le opere d'arte del XIV, XV, XVI sec., tra cui la tavola di Giotto su fondo oro raffigurante S. Stefano; le sculture di Desiderio da Settignano, i bozzetti del Giambologna e del Bernini.
Tra le altre opere spiccano: il frammento di un polittico di Pietro Lorenzetti; S. Caterina sulla ruota del Signorelli; l'allegoria della musica di Dosso Dossi; la Sacra Famiglia e l'ebbrezza di Noè di Domenico Beccafumi; la pietà di Filippo Lippi; un Crocifisso e Santi ed Ester di Filippino Lippi.
Museo Bardini: allestito in un palazzo del XIX sec. fatto erigere da Stefano Bardini, notissimo antiquario che raccolse un enorme quantità di opere d'arte e di oggetti d'alto artigianato. Bardini morì nel 1923 lasciando al Comune il palazzo e le raccolte che conteneva. Tra il piano terra e primo piano vi sono pitture, sculture, arazzi, mobili, ceramiche, armi e tappeti. Si notano sarcofagi romani, rilievi romanici e gotici, sculture dei della Robbia; alcune pregevoli statue lignee di arte fiorentina e senese, tra cui una Madonna del XIV sec., la magnifica carità di Tino da Camaino del XIII sec. in marmo, il busto di S. Giovanni Battista di Andrea Sansovino e numerosi bronzetti.
Un ampio salone costruito a forma di cripta ospita monumenti funebri e lastre tombali; una collezione è dedicata agli antichi strumenti musicali. Tra le pitture emerge la bellissima tavola di Antonio Pallaiolo XV sec., raffigurante S. Michele Arcangelo. Al secondo piano vi è allestita la galleria Corsi dove vi sono esposte opere che vanno dal XII al XIX sec., donate alla città nel 1937 dalla vedova Corsi.
I tre Palazzi dei Mozzi: risalgono al 1266 riunendo alcune costruzioni esistenti. Nel 1273 papa Gregorio venne qui alloggiato (come ricorda una targa sulla facciata del museo Bardini) insieme al re di Napoli Carlo I d'Angiò e Baldovino II imperatore di Costantinopoli.
Chiesa di S. Niccolò Sopr'Arno: il primo documento che ne testimonia l'esistenza è una bolla papale del 1184, ma di quel periodo rimane solo la cripta poiché fu ristrutturato nel sec. XV; si presenta con semplice facciata e portale rinascimentale, l'interno a navata unica. La tavola d'altare di Masolino Panicale raffigurante l'Annunciazione (1425) oggi si trova alla National Gallery of Art di Washington D.C. Nella cappella Gianni è conservato il cenotafio di Astorre Gianni; all'inyerno della Chiesa il Vasari inserì altari monumentali con dipinti di Poppi, dell'Empoli e del Curradi.
Sull'altare vi è il dipinto di Francesco Morandini detto il Poppi e rappresenta Gesù che resuscita il figlio della vedova di Naim. Un altare conserva il reliquiario contenente le ossa del Beato Manno, monaco irlandese dell'Ordine di S. Brigida di Svezia (fondato nel 1367). Nella sacrestia tra le opere d'Arte vi è l'affresco con la Madonna della Cintola attribuito ad Alesso Baldovinetti e il polittico dell'intercessione di Gentile da Fabriano.
Porta di S. Niccolò: fa parte delle mura di Firenze e per il suo aspetto isolato, massiccio e slanciato somiglia a una torre. Fu eretta nel 1324. Gli stemmi attaccati sono quelli della Repubblica fiorentina; sul lato posteriore vi sono tre grandi arcate aperte su di un lato,una per piano che corrispondono alle stanze usate dai soldati di guardia. Sopra l'arco della porta vi è un affresco con una Madonna col Bambino, tra S. Giovanni Battista e S. Niccolò di Bari del sec. XIV. Da qui partono le rampe del Poggi, scalinate disegnate da Giuseppe Poggi per arrivare al piazzale Michelangelo.
Piazzale Michelangelo: rappresenta il più famoso punto di osservazione del panorama cittadino ed è una meta obbligata per i turisti in visita alla città; fu realizzato su disegno di Giuseppe Poggi nel 1869 quando Firenze era capitale d'Italia; la piazza dedicata a Michelangelo presenta le copie di alcune sue opere famose: il David e le quattro allegorie delle cappelle Medicee di S. Lorenzo.
Queste copie sono state realizzate in bronzo mentre le originali sono in marmo bianco, il monumento fu portato da nove paia di buoi il 25 giugno 1873. Il Poggi disegnò anche la loggia in stile neo-classico che domina l'intera terrazza, nel muro della balconata sotto la loggia, vi è un'epigrafe a caratteri cubitali che ricorda la sua opera: “Giuseppe Poggi architetto fiorentino volgetevi attorno ecco il suo monumento MCMXI”.
Chiesa di S. Miniato al Monte: è una splendida costruzione romanica, riedificata all'inizio del mille su di una Chiesa più antica e compiuta nei primi anni del sec. XIII, è preceduta da un ampio piazzale; la facciata in marmo bianco e verde divisa da cinque archi che incorniciano tre portali e due portali finti. L'ordine superiore è ordinato da disegni geometrici e da una finestra centrale sulla quale vi è il mosaico duecentesco di Gesù tra la Vergine e S. Miniato.
Lo smagliante interno tripartito da colonne e pilastri subì interventi ottocenteschi che hanno in parte modificato la struttura originaria, senza compromettere la grande suggestività dell'ambiente. La navata centrale sfoggia un ricco pavimento a intarsi marmorei e termina in fondo con l'arco di trionfo rivestito dall'antica decorazione; prima del presbiterio sopraelevato sulla cripta, si apre la cappella del Crocifisso opera di Michelozzo nel 1448 con preziosa copertura in bianco, azzurro e oro di Luca della Robbia.
La parete della navata destra è ornata da affreschi del 1300 dipinti su altri precedenti, visibili nel presbiterio. La sacrestia è raggiungibile attraverso una scala quattrocentesca, con affreschi coevi di Spinello Aretino e dei suoi allievi; pregevoli sono le storie di S. Benedetto divise in due ordini. Sono da ammirare i banchi quattrocenteschi e il ligneo busto reliquiario di S. Miniato, opera di Guidoccio Cozzarelli.
Il chiostro presenta pregevoli affreschi di Paolo Uccello ora staccati e le relative sinopie che raffigurano scene della vita dei Santi Padri 1440; tra questi vi è un affresco del sec. XVI del Buontalenti. Nel presbiterio si ammirano il recinto marmoreo duecentesco e il ricchissimo pulpito, il coro del sec. XV e il Crocifisso di Luca della Robbia dietro l'altare. Nel catino dell'abside è conservato il mosaico duecentesco che raffigura Cristo in trono tra la Vergine e S. Miniato; il Santo e otto episodi della sua vita furono dipinti sulla tavola a fianco da Jacopo del Casentino nel XIV sec.
Nella navata sinistra vi è la meravigliosa cappella del Cardinale di Portogallo, costruita in forme rinascimentali da Antonio Manetti del quattrocento, il soffitto è di Luca della Robbia. Nelle ampie nicchie sopra la cattedra vescovile, vi è l'Annunciazione del Baldovinetti; sulla destra vi è il monumento del Cardinale Jacopo di Lusitania, opera quattrocentesca del Rossellino; al centro due Angeli a fresco di Antonio e Piero Pollaiolo.
Cripta a sette navate vi sono gli affreschi di Taddeo Gaddi; nell'altare del sec. XI vi sono custodite le spoglie di S. Miniato. La torre campanaria è del sec. XVI su progetto di Baccio d'Agnolo quando crollò il campanile originario.
Palazzo dei vescovi: è affiancato alla Chiesa di S. Miniato al Monte e risale al 1200, è ricordato da Dante nel canto XV dell'inferno; il palazzo presenta una merlatura antica e finestre ogivali a bifora. Nel 1553 fu ridotto a caserma per le truppe spagnole al servizio di Cosimo I e nel 1574 venne annesso al monastero dei Benedettini; dal 1630/33 fu lazzaretto per gli appestati. Con i restauri del primo novecento sono venuti alla luce gli affreschi del salone.
Forte Belvedere: o di S. Giorgio, una delle due fortezze di Firenze e punto panoramico sulla collina di Boboli, risale al 1590 per volontà del granduca Ferdinando I dè Medici figlio di Cosimo I, del Buontalenti costituita da quattro potenti bastioni più due minori, che le conferiscono una forma stellare.
Porta S. Giorgio: risale al sec. XIII ed è inclusa nella cinta muraria della città, è ornata dalla copia del rilievo raffigurante S. Giorgio e da una Madonna col Bambino e Santi, affresco di Bicci di Lorenzo.
Cimitero delle porte Sante: cimitero monumentale inaugurato nel 1848, oltre a numerose testimonianze architettoniche di gusto neogotico, il cimitero accoglie salme di illustri personaggi fra i quali: Giuseppe Abbati; Pietro Annigoni; Mario Cecchi Gori e la moglie Valeria; Carlo Collodi; Enrico Coveri; Giovanni Papini; Marietta Piccolomini; Paolo Poli; Vasco Pratolini; Famiglia Sapihea con la tomba di famiglia che fece studiare il futuro papa Giovanni Paolo II; Giovanni Spadolini e tanti altri.
Chiesa di S. Lorenzo in Arcetri: antica pieve e risale al mille, al suo interno custodisce dipinti del quattrocento: Madonna col Bambino e Santi di autore ignoto; Tobia e l'Angelo fra i Santi Sebastiano e Leonardo della bottega di Neri di Bicci, mentre del Neri sono un'Annunciazione, Padre Eterno, Angeli e Profeti 1458, attorno a un Tabernacolo coevo e una Madonna con la Cintola e Santi del 1467; sono presenti anche due tele di Francesco Conti 1733. Nel 1782 vi fu rimontato il celebre Pergamo risalente al sec. XII con bassorilievi marmorei, in parte decorati da tarsie raffigurante scene del nuovo Testamento. Da questo pulpito si dice che abbiano parlato Dante e Boccaccio.
Osservatorio astrofisico di Arcetri: Osservatorio astronomico inaugurato il 27 ottobre 1872; la torre solare venne eretta nel 1924 è alta 25 metri e dotata di un pettrografo e di un pettroeliografo (per ottenere immagini monocromatiche del sole), combinati di distanza focale pari a quattro metri e un obiettivo di 37 cm. L'Osservatorio svolge attività prevalentemente legate allo studio del sole, delle stelle e in generale dell'Astrofisica, nel cui campo è tra i più importanti d'Europa.
Vicino all'Osservatorio sorge Villa il Gioiello, è celebre per essere stata una delle residenze di Galileo Galilei dal 1631 fino alla morte.


XI Itinerario

Chiesa di S. Giorgio della costa: o dello Spirito Santo, risale al trecento ma è anteriore all'anno mille; ristrutturata nel 1700 dal Foggini; al suo interno in stile rococò si ammira una bella gloria di S. Giorgio di Alessandro Gherardini sulla volta risalente al sec. XVIII; un S. Giovanni Gualberto del Passignano all'altare sulla destra e una Madonna in trono col Bambino e Angeli, opera giovanile di Giotto a destra dell'altare maggiore, oggi si trova al museo diocesano di S. Stefano al Ponte.
Fu ampliata con l'aggiunta del convento del sec. XV, per volere di Lucrezia dè Medici figlia di Lorenzo il Magnifico; il convento fu soppresso nel 1808 con le leggi Napoleoniche e trasformato in caserma nei primi anni del 1900, che in particolare formava allievi ufficiali medici e chimici farmacisti, per la scuola di Sanità militare, mentre la Chiesa oggi è sede della Chiesa Ortodosso Rumena.
Porta Romana: risale ai lavori dell'ultima cerchia di mura, è la seconda porta per ampiezza e conserva ancora i giganteschi battenti in legno forniti da una fitta chiodatura. Ai lati del grande fornice centrale vi sono due lapidi scritte in latino: la prima in memoria del solenne ingresso del papa Mediceo Leone X durante il viaggio per Bologna ed incontrare il re di Francia Francesco I (1515); la seconda in ricordo della venuta dell'imperatore Carlo V giunto a Firenze per creare Alessandro dè Medici duca della città e dargli in sposa la figlia Margherita 1536.
Subito sopra vi sono due scudi illeggibili, vari ferri da cavallo e da bandiera; all'interno del fornice un ceppo moderno indica la distanza da piazza della Signoria km. 1,570. Nella lunetta interna vi è un affresco raffigurante la Vergine, che risale al cinquecento, a ribadire che il territorio era sotto la protezione della Madonna.
Palazzo Pazzi: detto anche della congiura poiché appartenne alla potente famiglia che congiurò contro i dè Medici. Risale al quattrocento ad opera di Giuliano da Maiano con la partecipazione al progetto di Filippo Brunelleschi.
La facciata è dominata dal bugnato rustico del piano terra e l'intonaco bianco dei piani superiori, abbelliti da eleganti bifore sottolineati da cornici marcapiano dentellate; le finestre presentano raffinati elementi decorativi, quali tralci ed elementi vegetali; nelle cornici colonnine corinzie e lo stemma dell'impresa familiare.
Nell'atrio si trova lo stemma con due delfini simmetrici girati verso l'esterno, attribuito a Donatello risalente al quattrocento; il cortile ha un portico a tre arcate, i capitelli delle colonne sorreggono le eleganti arcate rinascimentali e decorati con delfini e piccoli vasi contenenti il “fuoco sacro”.
Uno scalone conduce al primo piano dove si trova una bussola monumentale di eclettico stile ottocentesco. La sala che prospetta sul giardino ha un soffitto a cassettoni e lungo la parete è appeso un affresco staccato con Pazzino dè Pazzi lungo le mura di Gerusalemme; sono presenti anche due tele con soggetti religiosi: l'ultima cena e la lavanda dei piedi. Nel piccolo ambiente forse l'antica cappellina, ha la volta a botte coperta da affreschi e un pavimento a tarsie marmoree geometriche; in una sala vicina vi è il soffitto decorato da un affresco con allegoria delle quattro stagioni.
Al secondo piano vi è una sala detta “la pompeiana” per le grottesche che ne decorano il soffitto. Da qui si accede all'altana che offre un suggestivo e magnifico panorama sulla città di Firenze.
Museo di Antropologia ed Etnologia: è il più antico museo Italiano del genere, fu fondato da Paolo Mantegazza nel 1869. Ha sede nel palazzo Nonfinito che fu iniziato dal Buontalenti nel 1593 e proseguito da G. B. Caccini e dal Cigoli nel sec. XVII. Vi è raccolto materiale sugli usi e i costumi dei vari continenti e collezioni sulle razze umane: amuleti, monili e recipienti Africani; idoli, ceramiche e strumenti musicali asiatici e polinesiani; abiti, armi, imbarcazioni cinesi, indiane e della Nuova Guinea; strumenti musicali Siamesi raccolti dal pittore Galileo Chini, mentre nella sezione etnologica vi è ordinata un'interessante raccolta di crani.
Palazzo Matteucci Ramirez di Montalvo: risale al 1568 ad opera dell'Ammannati, la facciata presenta graffiti del Vasari e lo stemma dè Medici che campeggia in segno di ringraziamento. Il palazzo rimase di proprietà dei Ramirez per tre secoli e vi abitò anche la Venerabile Eleonora Ramirez de Montalvo, fondatrice delle Suore Minime Ancelle della SS. Trinità (1650).
Il primo piano ospita la casa d'asta Pandolfini fondata nel 1924 e a volte viene usata come mostre e convegni. Il portale del palazzo è sfasato a sinistra e a fianco si aprono due finestre inginocchiate, mentre ai piani superiori vi sono due file di cinque finestre allineate su cornici marcapiano, caratterizzate da architravi e cornici in pietra sporgenti. Lo stemma dei Ramirez de Montalvo si trova nel timpano del portale.
Dall'androne con cancellata in ferro battuto si accede al cortile dove si trova una copia della statua del Mercurio di Giambologna. Le sale del piano nobile sono le più pregevoli e meglio conservate; il salone principale ha un soffitto a cassettoni e un camino in pietra; in alcune sale vicine si trovano affreschi in stile neoclassico di Luigi Catani.
Curiosità: di fronte al palazzo c'è un tabernacolo con pregevole affresco del trecento, raffigurante la Madonna col Bambino Gesù e diversi Santi di Taddeo Gaddi, uno dei migliori seguaci di Giotto.
Palazzo Altoviti: risale al quattrocento per la famiglia degli Albizi, la facciata è ornata da ritratti di personalità fiorentine; tra il piano terra, andito, primo, secondo e terzo piano vi sono 25 ritratti. Il primo piano appartiene alla loggia Massonica fiorentina: Grande Oriente d'Italia; sul pianerottolo vi sono stucchi di Giovan Martino Portogalli, che decorano i portali di accesso alle stanze del piano nobile; affreschi sono presenti anche nella sala maggiore e nella galleria.
Una targa sotto una delle finestre del piano terra indica il luogo dove avvenne un miracolo del vescovo S. Zanobi e recita: “B. Zenobius puerum sibi a matre gallica Roma eunte Creditum atque interea mortuum dum sibi urbem Lustranti eadem reversa hoc loco conquerens Occurrit signo crucis ad vitam revocat An. Sal. CCC” - (con Dio. S. Zanobi nell'anno di grazia quattrocento, richiamava in vita con un segno di Croce, un fanciullo che gli era stato affidato dalla madre gallica in viaggio di pellegrinaggio per Roma e che nel frattempo era morto [lo resuscita] al momento in cui, mentre sta percorrendo la città, la madre di ritorno, gli si fa incontro in questo luogo per richiedergli il bambino). Il fatto fa riferimento ad una donna francese che recandosi in pellegrinaggio a Roma lasciò il figlio ammalato alle cure del vescovo.
Palazzo degli Albizi: è caratterizzato da un aspetto semplice e maestoso, con una facciata a intonaco dalle quale emergono elementi architettonici in pietra quali: il portale, le cornici delle finestre, i marcapiano; fu ristrutturato nel seicento. Sulla facciata vi è lo stemma della famiglia, con due anelli d'oro concentrici sotto la Croce dell'Ordine Teutonico: Ordine dei Fratelli della Casa Ospedaliera di S. Maria dei Teutonici in Gerusalemme.
Torre degli Albizi: è ben conservata e si presenta con ampie finestre e grandi portali; si eleva su tre piani con due ampie finestre per piano, allineate e sormontate da un arco con cornici marcapiano all'altezza del parapetto. Oggi appartiene a privati e non è visitabile.
Museo: “Firenze com'era” - museo di preistoria – museo del risorgimento è allestito nell'ex convento delle Oblate. Vi è raccolto materiale storico-topografico della città, con disegni, dipinti, stampe, fotografie; al suo interno sono interessanti: la veduta detta “della catena” del XIX sec. e riproduce quella quattrocentesca ora a Berlino; oli e tempere che ritraggono la città, alcuni avvenimenti e scene di costume; le dodici lunette di Giuseppe Utens del 1599 dove sono riprodotte le ville Medicee; le feste campestri di Giuseppe Maria Terreni; le acqueforti di Telemaco Signorini; disegni e progetti dell'architetto fiorentino Giuseppe Poggi sec. XIX che realizzò il viale dei colli.
Museo di preistoria: in due sale espone suppellettili e armi delle varie culture preistoriche oltre ad esempi di arte antichissima e ad alcuni crani fossili che rappresentano le tappe dell'evoluzione umana.
Al piano terra è allestito l'archivio del risorgimento che raccoglie una ricca documentazione del periodo in cui si realizzò l'unità d'Italia.
Arcispedale di S. Maria Nova: è il più antico ospedale fiorentino, voluto da Folco Portinari padre di Beatrice (la donna amata da Dante), lo fondò nel 1287; nel sec. XIV l'ospedale fu trasferito nell'allora convento di S. Egidio, venne modificato nel sec. XVII con la facciata del Buontalenti e i portici di Giulio Parigi; un secolo dopo fu elevato il piano superiore.
Chiesa di S. Egidio: vi si accede dal portico dell'ospedale, a navata unica senza transetto su iniziativa di Benedetto da Montebello che affidò il disegno a Lorenzo di Bicci; fu riconsacrata nel 1419 da papa Martino V. Della costruzione quattrocentesca resta solo un affresco di Bicci di Lorenzo, raffigurante la consacrazione di S. Egidio (conservato dentro l'ospedale).
Fra il 1439/61 vi lavorarono ad un ciclo di affreschi: Domenico Veneziano; Andrea del Castagno; Alesso Baldovinetti e altri. Al 1450 risale il Tabernacolo del SS. Sacramento, composto da una decorazione marmorea con un'Annunciazione a bassorilievo di Bernardo Rossellino e da uno sportello in bronzo decorato con Cristo Benedicente di Lorenzo Ghiberti.
Il trittico Portinari di Hugo van der Goes, la grandiosa pala d'altare fiamminga che fu copiata, ammirata, studiata dai maggiori artisti fiorentini come Domenico Ghirlandaio e Sandro Botticelli, che adornava l'altare maggiore, oggi è agli Uffizi al suo posto una Madonna in terracotta di Andrea della Robbia.
Del Buontalenti è l'invenzione della gradinata ricurva che porta al piano rialzato dell'altare, mentre la balaustra è del secolo successivo; l'altare è decorato con intarsi di pietre dure il cosiddetto “commesso fiorentino” (mosaico fiorentino – disegni, fiori, paesaggi e figure con pietre colorate assemblate una vicina all'altra, sino ad ottenere cromatismi di particolare effetto simile a una pittura).
La pala d'altare raffigura S. Egidio nella spelonca ed è di Giacinto Gemigniani da Pistoia autore seicentesco. La Chiesa custodisce le seguenti tele:
- Madonna col Bambino e Santi di Felice Ficherelli detto il Riposo 1605/69.
- Probatica piscina diGiovan Battista Paggi 1554/1627.
- Deposizione di Alessandro Allori del 1579.
- S. Ludovico del Volterrano. La decorazione del soffitto risale al sec. XVIII ed è frutto della collaborazione tra Giuseppe Tonelli, autore delle quadrature architettoniche e di Matteo Bonechi pittore delle figure. Vi è sepolto Folco Portinari con la sua famiglia.


XII Itinerario

Palazzo Niccolini: risale al 1542 su progetto di Domenico di Baccio d'Agnolo, di proprietà di Bastiano Ciaini il quale avendo 12 figlie femmine e nessun maschio, la sua fortuna si frammentò polverizzandosi. Nel 1575 il palazzo fu venduto ai Niccolini e nel 1609 il palazzo si arricchì di una quadratura e affreschi di Baldassarre Franceschini detto il “Volterrano”.
Nel 1824 fu venduto al conte Demetrio Boutourline: consigliere, senatore e ciambellano dell'imperatore di Russia che fece intonacare la facciata decorandola con graffiti e pitture; nel periodo di Firenze capitale 1865/71, il palazzo fu residenza dell'ambasciatore inglese sir Hernry Elliot; in seguito fu sede della Casa del Fascio poi del Partito Comunista e della Camera del Lavoro, fino ad essere demanio dello Stato.
Oggi si presenta su tre piani, coronati da un'ampia altana coperta da una gronda alla fiorentina; marcato è il bugnato d'angolo con un portale circondato da finestre rettangolari con cornici in pietra. I due piani superiori con doppia fila di finestre centinate e sottolineate da cornici marcapiano; all'ultimo piano svetta la loggetta ottocentesca.
I graffiti sono al secondo piano in cinque nicchie dipinte, tra le finestre del primo piano furono immaginate cinque figure simboleggianti l'Adolescenza, la Gioventù, la Speranza, la Virilità e la Vecchiezza; poco sopra su sei tondi furono rappresentate alcune virtù e in cinque tondi minori al terzo piano alcuni putti.
L'ampio cortile presenta un porticato con tre arcate a tutto sesto per lato poggianti su colonne doriche ad opera di Baccio d'Agnolo. Il secondo cortile ad opera di Giovanni Antonio Dosio, con un loggiato a due ordini di sette arcate ciascuno rispettivamente: dorico al piano terra e ionico al primo piano; al centro un balcone con balaustra in ferro battuto, poggia su due colonne oltre al quale è posto lo stemma dei Niccolini.
Gli interni vi sono sale con bei soffitti, camini rinascimentali e affreschi del seicento/settecento riconducibili: al Volterrano; a Giacinto Gimignani; ad Angelo Michele Colonna; Vincenzo Meucci; Jacopo Chiavistelli e al Ciseri. Adiacente al palazzo vi è una casa di pertinenza del palazzo che nel 1427 fu tenuta a pigione dal pittore Tommaso Guidi detto: Masaccio. Oggi vi ha sede la Corte dei Conti sezione Regionale di controllo per la Toscana.
Rotonda di S. Maria degli Agnoli: fu progettata da Filippo Brunelleschi nel 1434; la rotonda è l'unico edificio a pianta centrale del Brunelleschi. La pianta è ottagonale e su ciascun lato si apre una cappella circondata attorno all'aula centrale da arcate e lesene in pietra serena, al centro della copertura è posto un lucernaio lievemente rialzato e anch'esso ottagonale.
Ha ospitato per lungo tempo le aule del centro linguistico d'Ateneo; oggi appartiene ancora all'Università di Firenze ma non viene utilizzata.
Opificio delle pietre dure: è un Istituto centrale dipendente dalla Direzione Generale Educazione e ricerca del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo; il diploma che viene rilasciato è equiparato al diploma di laurea magistrale.
Le botteghe d'intaglio delle pietre dure sorsero per impulso di Cosimo e Francesco dè Medici trovando poi, sotto Ferdinando I una loro sede agli Uffizi. Nel 1796 l'Opificio attuale fu trasferito nella sede attuale, ossia nel nucleo degli edifici compresi nell'ospedale di S. Matteo e nel convento di S. Niccolò prevalentemente ad opere di restauro.
Museo: vi sono conservate opere che riproducono paesaggi cinque/seicenteschi; lavori preparatori e formelle per la cappella dei principi; pittura su pietra paesina; pregevoli esempi di cofani e stipetti; i modelli settecenteschi dello Zocchi, decorazioni a scagliola e sorprendenti tavoli con raffinati effetti ottici realizzati nell'ottocento. Un campionario litologico e una collezione di strumenti da lavoro completano l'esposizione.
Chiesa della SS. Annunziata: è il principale Santuario mariano di Firenze, esisteva già nel 1081 un oratorio fondato ai tempi di Matilde di Canossa. Nel 1252 secondo la leggenda i Servi di Maria della Confraternita, decisero di far dipingere l'affresco della Gloriosa Vergine Annunziata da un pittore chiamato Bartolomeo, il quale mise tutta la sua perizia per rappresentare degnamente la scena; nonostante i ripetuti tentativi fu preso da sfiducia non riuscendo a dipingere il volto e cadde in una strana sonnolenza; al risveglio il volto apparve già dipinto completato da un Angelo.
L'affresco è collocato nella cappella dell'Annunziata ed è di grande venerazione e profonda devozione. Nel 1300 la Chiesa e il convento vennero inclusi nella cinta muraria della cittadina. Sopra l'arco centrale del portico esterno sono rimaste tracce di affreschi del 1513/14 dal Pontormo, mentre il portale centrale è sormontato da un'Annunciazione a mosaico da Davide Ghirlandaio del 1509.
L'atrio detto” chiostro dei voti” perché furono esposti quadretti votivi e statue di legno o gesso decorate. Notissimi sono gli affreschi che ne decorano le pareti, narrano la vita della Madonna e la storia di Filippo Benizzi, vi lavorarono: Andrea del Sarto, Pontormo, Rosso Fiorentino.
L'interno è in stile barocco ben visibile nel soffitto ad opera del Volterrano e nella profusione dei marmi, stucchi e dorature; i grandi quadri in alto narrano i più famosi miracoli della Madonna e furono quasi tutti dipinti da Cosimo Ulivelli del 1671; (il primo a destra è di Giovanni Fiammingo e l'ultimo a sinistra è di Ferdinando Folchi) i cori di Angeli sopra i due organi sono di Alessandro Nani a destra e Alessandro Rosi a sinistra.
Le pitture dei medaglioni (1693/1702) sono di Tommaso Redi, Pietro Dandini, Alessandro Gherardini, mentre gli stucchi sono di Vittorio Barbieri, Carlo Marcellini e Giovan Battista Comasco. Sopra il secondo medaglione a destra vi è posta una finestra con grata dorata “la finestra dei principi”, dalla quale la famiglia del granduca venendo dal palazzo della Crocetta (oggi Museo Archeologico) poteva assistere in privato alle funzioni liturgiche che si svolgevano nella cappella della Madonna.
Cappella della SS. Annunziata: si hanno notizie di un altare nella Chiesa con l'immagine di Maria SS. Annunziata già dal 1341; i documenti parlano di offerte, lampade, ex voto. Michelangelo Buonarroti disse:” quivi non è arte di pennelli, onde sia stato fatto il volto della Vergine ma cosa divina veramente”. Nel 1447 fu innalzato l'attuale tempietto su disegno di Michelozzo ed esecuzione di Pagno di Lapo Portigiani.
L'edicola è composta da quattro colonne corinzie di marmo di Carrara, alte metri 5,25 che reggono la trabeazione intagliata, mentre nel fregio sono scolpiti festoni, nastri e simbolici medaglioni. Il soffitto della cappella in marmo con dorature e smalti proviene dalla bottega di Luca della Robbia. Chiude l'edicola un reticolato in bronzo ad opera di Maso di Bartolomeo 1447 e sopra il tempietto s'innalza una specie di cuspide barocca, intagliata in legno da Luca Boncinelli su disegno del Volterrano 1674.
Nel 1600 il granduca Ferdinando I dè Medici sostituì l'altare che oggi è al Museo Bardini, con quello attuale in argento e pietre dure sbalzato da Eligio Leggi. I due Angeli che sorreggono la corona sono di Stefano Ricci e Vincenzo Scheggi del 1816; i due bracci delle colonne furono donati dal granduca Leopoldo II di Lorena nel 1839; i grandi candelieri ai lati dell'altare risalgono al 1820. La cateratta che serve a chiudere l'affresco, fu donata da Leopoldo Ii e dalla consorte; molte lampade sono appese dentro e intorno alla cappella.
Il coretto: Piero dè Medici e i suoi successori non vollero mai avere diritti sulla cappella della SS. Annunziata e nel 1453 fece adattare un piccolo coretto sulla destra, unito alla cappella con l'intaglio dei marmi dell'arco. La decorazione della volta e delle pareti sono opera di Alesso Baldovinetti; il grande armadio degli argenti incassato nella parete principale, veniva chiuso a cateratta da una tavola dipinta con storie della vita di Cristo ad opera del Beato Angelico 1453, del Baldovinetti e della scuola dell'Angelico.
Tutto il coretto è rivestito fino all'altezza delle finestre da marmi e intarsi in pietre dure, formanti cinque pannelli che esaltano nei simboli della rosa, del giglio, della luna, del sole, della stella la Madre di Dio. Il disegno dell'opera è di Giovanni Battista Balatri mentre l'esecuzione è dell'Opificio fiorentino delle pietre dure (1671). Nel vano dell'armadio degli argenti vi è collocata una mostranza di ex voto che incornicia il Salvatore di Andrea del Sarto 1515.
Sagrestia della Madonna: risale al 1635 per custodire paramenti, arredi, argenteria della cappella; sull'altare vi è una tavola di Jacopo Vignali raffigurante l'Assunta con S. Vitale, S. Alessandro e S. Gregorio; sulla parete destra vi è un affresco di Cecco Bravo.

Cappelle a destra della navata:
- Cappella S. Nicola di Bari: con affreschi di Matteo Rosselli del 1623 e la tavola d'altare di Jacopo Chimenti detto l'Empoli, raffigurante la Vergine con S. Nicola e altri Santi, mentre i quattro Evangelisti della volta e i due episodi di S. Nicola nelle lunette sono del Rosselli.
- Cappella del Beato Giovacchino da Siena: sull'altare vi è la tavola del Beato di Pietro Dandini; sulla parete sinistra è appeso il Crocifisso in legno di Antonio e Giuliano da Sangallo; nel 1483 il monumento sepolcrale al marchese Luigi Tempi fu scolpito da Ulisse Cambi 1849.
- Cappella dei sette Santi fondatori: vi ebbe sepoltura la famiglia Cresci. Nel 1643 Matteo Nigetti disegnò la presente architettura e la cupoletta fu affrescata dal Volterrano che raffigura S. Lucia davanti alla Trinità. Il quadro dei sette fondatori vi fu collocato nel 1888 ed è del pittore Niccolò Nannetti, il monumento marmoreo di Fabrizio Colloredo è di Orazio Mochi.
- Cappella di S. Pellegrino Laziosi: nel 1675 Cosimo Ulivelli dipinse la tela dell'altare: il Crocifisso che risana da cancrena S. Pellegrino; il monumento in marmo della parete destra in memoria del medico Angelo Nespoli è di Lorenzo Bartolini 1840, quello di sinistra di Lorenzo Nencini ricorda l'incisore Luigi Caravaglia da Pavia 1835.
- Cappella dell'Addolorata: edificata da Michelozzo nel 1450 per Orlando di Guccio dè Medici di cui è il monumento marmoreo di Bernardo Rossellino; in una nicchia vi è la statua della Madonna Addolorata. Sulla parete destra un monumento marmoreo del sec. XVI raccoglie le ceneri di Tommaso dè Medici (condottiero della flotta del Tirreno), gli affreschi delle pareti sono di Cosimo Ulivelli (i sette fondatori dell'Ordine dei Servi di Maria e nelle lunette: i Beati martiri di Praga, il martirio del Beato Benincasa e del Beato Piriteo Malvezzi).
- Cappella del Salvatore: risale al 1486 e fu adornata di marmi nel 1520; sull'altare vi è un mosaico di Anna Brigida rappresentante S. Antonio Pucci dei Servi di Maria e canonizzato nel 1962. La tavola il Salvatore e i quattro Evangelisti sono copie eseguite dall'Empoli; ai lati due quadri di Isaia e Giobbe.
- Cappella S. Barbara: una lapide in graffito ricorda Arrigo Brunick, l'artista tedesco che sbalzò in argento il paliotto dell'altare maggiore. Sul pilastro sinistro in alto, vi è il ritratto in marmo del pittore belga Giovanni Stradano; sull'altare il quadro di S. Barbara fu dipinto da Giuseppe Grisoni.
- Cappella del SS. Sacramento: ospitò la sepoltura della famiglia Falconieri; nel 1676 fu trasportato sotto l'altare il corpo di S. Giuliana Falconieri fondatrice delle Suore Mantellate Serve di Maria; dopo la canonizzazione del 1737 i Falconieri arricchirono la cappella con marmi rari, secondo il progetto di Ferdinando Fuga. La cupoletta e la tela dell'altare sono di Vincenzo Meucci, i due quadri laterali: morte di S. Giuliana e morte di S. Alessio Falconieri sono di Giuseppe Grisoni. Alla fine del 1900 sopra il ciborio dell'altare vi è stato collocato il Crocifisso delle Misericordie di Alesso Baldovinetti datato 1456.
- Cappella della pietà: dal 1340 appartenne alla famiglia Pazzi e nel 1559 passò allo scultore Baccio Bandinelli e ai suoi discendenti; il gruppo della pietà è dello stesso Bandinelli qui sepolto accanto alla moglie.

Cappelle a sinistra della navata:
- Cappella di S. Giuliano: o di S. Giuseppe eretta nel 1451 per la famiglia Feroni e Andrea del Castagno nel 1455, vi affrescò S. Giuliano e il Redentore. Con il restauro del 1693 ricco di marmi e stucchi ad opera di Giovanni Battista Foggini, fu posta sull'altare la tela del transito di S. Giuseppe, opera del bavarese Johann Carl Loth; sui due monumenti sepolcrali la statua di S. Francesco è del fiorentino Camillo Cateni, quella di S. Domenico è di Carlo Marcellini; le altre sono di Francesco Andreozzi, Isidoro Franchi, Giuseppe Piamontini; i medaglioni di bronzo dorato sono di Massimiliano Soldani Benzi. Una lampada d'argento pende dall'arco della cappella.
- Cappella di S. Girolamo: i restauri del 1933 hanno riportato alla luce l'affresco della Trinità e Santi di Andrea del Castagno 1454; alle pareti vi sono gli affreschi: i profanatori del Tempio, Gesù tra i dottori e nella volta: il Paradiso terrestre, Profeti e Sibille, Annunciazione, Natività, Presentazione di Gesù al Tempio, fuga in Egitto opere di Alessandro Allori.
- Cappella della Crocifissione: sull'altare Giovanni Stradano dipinse la tavola della Crocifissione; i due affreschi raffigurante Isaia ed Abacuc sono opera di ignoto; la resurrezione di Lazzaro nella parte destra è opera di Nicola Monti 1837, nella parte sinistra il Giudizio universale (copia dal Michelangelo) è di Alessandro Allori.
- Cappella dell'Assunta: all'altare l'Assunzione di Maria del Perugino; alle pareti il Davide e Golia e l'Arca Santa sono di Luigi Ademollo 1828.
- Cappella dell'organo: risale al 1634 e la famiglia Palli pensò alla ricca decorazione marmorea ad opera di Bartolomeo Rossi e fece anche dipingere a Cesare Dandini, il quadro dell'altare: Assunta che protegge Firenze.
- Cappella di S. Biagio: conserva un affresco con il martire senese di Bicci di Lorenzo 1440; la tela di S. Biagio e altri Santi martiri è del sec. XV di autore ignoto, mentre sono di Jacopo Vignali le due piccole tele dei Santi Pietro e Paolo. La volta fu affrescata dal Volterrano che vi effigiò S. Cecilia in mezzo agli Angeli musicanti; il paramento di marmi è opera di Alessandro Malavisti.
- Cappella del Crocifisso: sull'altare vi è il Crocifisso ligneo antecedente al 1400, ai piedi del Crocifisso due statue di terracotta a grandezza naturale: la Vergine e S. Giovanni Evangelista della bottega Luca della Robbia databili 1430/50. La tela che a volte ricopre l'ancona fu dipinta nel 1855 da Ferdinando Folchi e rappresenta una deposizione. La decorazione è di Giuseppe Sciaman (Jean-Joseph Chamant) e la volta è opera di Vincenzo Meucci, mentre il fonte battesimale è di Giuseppe Cassioli 1958; il paliotto dorato dell'altare e l'urna che accoglie S. Fiorenzo sono opera di Luca Boncinelli del 1689.
- Altare Maggiore: fu disegnata da Leon Battista Alberti nel 1471 e realizzata nel 1483 da Antonio e Giuliano da Sangallo. Il ciborio intagliato in legno è opera di Filippo e Giuliano di Baccio d'Agnolo. Nel 1655 Antonio di Vitale dè Medici donò alla Chiesa l'attuale “Sancta Sanctorum” d'argento, sormontato da una Croce di cristallo di Rocca disegnata da Alfonso Parigi ed eseguita da Giovanni Battista e Antonio Merlini. Il paliotto d'argento dell'altare disegnato da Giovanni Battista Foggini, fu eseguito nel 1682 dal argentiere fiammingo Arrigo Brunick; a Giovacchino Fortini appartengono le statue di S. Filippo Benizi e di S. Giuliana Falconieri del 1705 sopra le due porte del coro.

Ai lati del presbiterio vi sono due edicole monumentali in marno di Giovanni Caccini con le statue di S. Pietro e Paolo; il S. Pietro, gli Angeli e i puttini sono opera di Gherardo Silvani. Sul pavimento una lapide segna dove fu sepolto Andrea del Sarto. I due monumenti sepolcrali di Monsignore Angelo Marzi Medici e del Senatore Donato dell'Antella, sono rispettivamente opera di Francesco da Sangallo 1546 e l'altro di Giovan Battista Foggini 1702.
- Coro e Cupola: del 1444 da Michelozzo; il coro ebbe l'attuale sistemazione nel 1668. La porta centrale con il gruppo della carità è opera del Giambologna 1578, altre sei statue in marmo posano sulla spalletta del recinto. All'interno del coro il pavimento in marmo risale al 1541, i due leggii di ottone con aquila ad ali spiegate risalgono al XIV sec. La cupola è dipinta dal Volterrano e rappresenta l'Assunzione della Vergine Maria, che tra una folla del Vecchio e Nuovo Testamento viene sollevata dagli Angeli al trono dell'Altissimo.
- Cappella di S. Filippo: risale al 1464 e abbellita nel 1671; la tavola d'altare rappresenta il Santo in gloria che, con il piccolo quadro di S. Giovanni Evangelista sono opera del Volterrano.
- Cappella di S. Michele Arcangelo: sull'altare vi sono la Vergine e S. Michele Arcangelo 1671 e i due dipinti laterali raffiguranti S. Carlo Borromeo e S. Maria Maddalena dè Pazzi sono opera di Simone Pignone; gli affreschi nella volta sono opera di Cosimo Ulivelli.
- Cappella di S. Andrea Apostolo: eretta nel 1456, la tavola d'altare raffigurante Madonna e Santi è attribuita alla cerchia del Perugino, i due dipinti laterali rappresentano il martirio di S. Andrea.
- Cappella della Resurrezione: così chiamata per la pala d'altare di Agnolo Bronzino. Ammirabile è la statua di S. Rocco in legno di tiglio di Veit Stoss; il S. Francesco di Paola in marmo è di Giuseppe Piamontini del 1700.
- Cappella Madonna del Soccorso: eretta nel 1444 dalla famiglia Pucci e nel 1559 passò allo scultore Giambologna; è in pietra serena e il Crocifisso in bronzo, sei bassorilievi in bronzo con scene della Passione sono del Giambologna, mentre le statue in marmo sono del suo allievo Pietro Francavilla; le altre in stucco sono opera di Pietro Tacca. Sull'altare la tavola della Madonna del Soccorso è di Bernardo Daddi, dietro l'altare al di sopra del sarcofago con le spoglie del Giambologna e Pietro Tacca, vi è il quadro della pietà di Jacopo Ligozzi. Altri due dipinti: la resurrezione è opera del Passignano e la natività di Cristo è opera di Giovan Battista Paggi.
- Cappella S. Lucia: sull'altare vi è il quadro di S. Lucia ad opera di Jacopo Vignali; i due quadri alle pareti raffiguranti storie dei S. Martiri e S. Francesco sono di autore ignoto.
- Cappella del cieco nato: prende il nome dalla pala del Passignano che rappresenta il miracolo operato da Cristo sul cieco nato. Sulla destra è l'adorazione del cieco dell'Empoli, a sinistra di Pietro Sorri artista senese; le pitture alla volta sono opera di Ottavio Vannini.
- Cappella di S. Caterina: il quadro all'altare rappresenta le nozze mistiche di S. Caterina d'Alessandria 1642 ad opera di Giovanni Bilivert, mentre i due laterali raffigurante S. Maria Maddalena e S. Margherita da Cortona, con gli affreschi nella volta sono opera del Vignali.
- Cappella di S. Anna: risale al 1543 e fu dipinto da Antonio Mazzieri il quadro di S. Anna con i Santi Stefano, Lorenzo, Filippo Benizi e Giuliana Falconieri.

La Chiesa è dotata dei seguenti organi:
- Organo in Cornu Epistulae: del 1521 costruito da Domenico di Lorenzo da Lucca.
- Organo in Cornu Evangelii: del 1634 costruito da Cosimo Ravani mentre il basamento in marmo è stato scolpito da Bartolomeo Rossi.
- Organo della rotonda: a canne del 1912 costruito da Carlo Vegezzi Bossi a trasmissione elettrica.
- Organo della cappella della SS. Annunziata: a canne costruito da Michelangelo Paoli nel 1842 a trasmissione meccanica.
- Organo della cappella dei pittori: costruito dal faentino Tommaso Fabbri nel 1702 a trasmissiome meccanica sospesa.

Il chiostro grande risale al sec. XV mentre l'orologio è del sec. XVI; la piccola campana porta la scritta “Ave Maria” e la data 1567; le 25 lunette dipinte sotto gli archi sono di autori diversi. Cappella del Capitolo dove i Frati tenevano i raduni comunitari. Al 1722 risale lo stato attuale con le decorazioni e le pitture di Matteo Bonechi e Antonio Puglieschi. Nella parete dietro l'altare in una ricca cornice intagliata e dorata, vi è un antico dipinto dei sette fondatori dell'Ordine dei Servi di Maria.
Il secondo chiostro risale al 1322 e sono interessanti gli affreschi di Francesco Montelatici detto “Cecco Bravo”; la carità e la speranza che sono ai lati della nicchia con una statua policroma di S. Filippo Benizi.
Piazza della SS. Annunziata: è porticata su tre lati con due palazzi gemelli sul quarto che incorniciano la vista sulla cupola del Brunelleschi attraverso la rettilinea via dei Servi. Al centro della piazza vi è il monumento equestre a Ferdinando I dè Medici opera di Giambologna e Pietro Tacca, mentre più arretrate e in posizione simmetrica, sono collocate le due fontane dei mostri marini in bronzo, che vi furono collocate nel 1641 e capolavoro del Tacca.


XIII Itinerario

Spedale degli Innocenti: è uno dei primi edifici rinascimentali della città eretto dal Brunelleschi nel 1400 e portato a termine da Francesco della Luna. Il portico è preceduto da una gradinata, è aperto da arcate poggianti su esili colonne e su pilastri laterali. Gli spazi tra le arcate alla sommità sono decorati da tondi con putti in terracotta invetriata di Andrea della Robbia; lo spedale accoglieva bambini abbandonati che venivano allevati e istruiti nei diversi mestieri, nel portico è ancora visibile la “ruota” dove i neonati venivano deposti.
Nel chiostro porticato vi è un'Annunciazione di Andrea della Robbia. Al primo piano vi è ordinata una raccolta di affreschi staccati che occupa alcuni corridoi e salette; vi sono opere dal periodo 1300 – 1600 del Poccetti, Bicci di Lorenzo, Lorenzo Monaco, Domenico Ghirlandaio, di frà Bartolomeo, Alessandro Allori e un presepio di Matteo Civitali.
Galleria dell'ospedale: vi sono esposti codici miniati del sec. XIV – XV che sono tra i più pregevoli della città, mobili, arredi, sculture e importanti dipinti tra questi: Madonna con Bambino ritenuta del Botticelli ma ultimamente assegnata al suo maestro Filippo Lippi; Adorazione dei magi di Domenico Ghirlandaio, di grande ricchezza cromatica dove sono ritratti alcuni personaggi dell'epoca; Madonna con Bambino armoniosa terracotta di Luca della Robbia; una pala di Pietro di Cosimo raffigurante la Vergine e Santi; la Madonna degli Innocenti della scuola del Granacci che protegge col mantello i fanciulli sullo sfondo del portico dell'ospedale; l'Adorazione del Bambino della scuola di Filippo Lippi; l'incoronazione di Maria di Neri di Bicci; Incoronazione della Vergine di Giovanni del Biondo; Madonna, stucco di Antonio Rosellino.
Museo archeologico: ha sede nel seicentesco palazzo della Crocetta opera di Giulio Parigi ed è uno dei più importanti musei d'Arte Etrusca; comprende anche una collezione di sculture greche e romane, una sezione egiziana, una sezione numismatica e una topografica dell'Etruria.
Al suo interno vi si conserva uno dei massimi capolavori dell'arte attica: il vaso Francois che prende il nome del suo scopritore un'opera di Clizia del VI sec. a. C., rinvenuto in una tomba a Chiusi. Tra le sculture greche e romane: una replica dell'Artemis Laphria da opera greca del V sec. a. C.; l'Apollo e l'Apollino Milani del VI sec. a. C.
I reperti del Museo topografico dell'Etruria danno un quadro esauriente della civiltà etrusca dall'VIII al I sec. a. C. Nel Museo Egizio si conservano: rilievi, mummie, vasi, sculture, sarcofagi, monili, papiri, un busto di faraone, alcuni bassorilievi, due statuette di ancelle al lavoro, un carro in legno con rifiniture in osso del XIV sec. a. C.
Nell'Antiquarium Etrusco-Greco-Romano si conservano: il sarcofago di Ramtha Huzenai IV sec. a. C. trovato a Tarquinia; il greco Idolino bronzeo V sec. a. C. proveniente da Pesaro; la statua di Minerva replica da un originale greco e la notissima Chimera ferita del V sec. a. C. entrambe scoperte ad Arezzo; l'Arringatore rinvenuto a Sanguineto.
Galleria dell'Accademia: nel 1784 il granduca Pietro Leopoldo riunì tutte le scuole di disegno fiorentino, che risalivano alla compagnia di S. Luca in un unica Accademia dotata di una Galleria, come sede fu l'ospedale di S. Matteo dove si trova tutt'ora. Nella sala della biglietteria si trovano due busti romani di epoca imperiale e una Diana cacciatrice, scultura ottocentesca di Gaetano Grazzini.
In una sala vi è il gruppo scultoreo del Giambologna raffigurante il ratto delle Sabine; alle pareti: la Madonna della cintola di Francesco Granacci XV sec.; la Vergine in trono, Santi e Angeli di frà Bartolomeo XV sec.; San Girolamo penitente sec. XV di Bartolomeo di Giovanni; la Trinità di Mariotto Albertinelli; la Vergine col Bambino e i Santi Francesco e Maria Maddalena di Ridolfo Ghirlandaio; la Madonna del mare XV sec. del Botticelli; l'Assunta e Santi del Perugino; S. Monica di Francesco Botticini XV sec.; Deposizione del Perugino e di Filippino Lippi; S. Agostino del Botticini; S. Giovanni e S. Maria Maddalena di Filippino Lippi; Sacra Famiglia di Girolamo del Pacchia XV sec.; Vergine col Bambino e Annunciazione dell'Albertinelli; Madonna col Bambino e l'Assunta del Granacci; i due famosi Profeti di frà Bartolomeo.
Le pareti del vasto salone della Galleria sono rivestite di arazzi di Bruxelles raffiguranti storie della creazione e altri cinquecenteschi fiorentini. Ai lati sono schierati quattro dei sei famosi Prigioni o Schiavi di Michelangelo, che dovevano ornare la tomba di papa Giulio II a Roma: due di essi sono attualmente al Louvre. Sulla sinistra vi sono lo schiavo che si desta e lo schiavo detto Atlante; sulla destra il giovane schiavo e lo schiavo barbuto, risalgono intorno al 1520, tra i due Prigioni vi è posto il S. Matteo colossale statua non finita.
In fondo si apre la tribuna costruita da Emilio de Fabris dove si leva lo splendido David scolpito da Michelangelo nel 1504, la gigantesca figura dell'antico eroe è ritratta in forme classiche mentre sta per lanciare il sasso contro Golia. Fino al 1873 fu esposta davanti al palazzo della Signoria dove oggi è sostituita da una copia.
In un'altra sala sono esposti sei quadretti del Granacci; tre Angeli di Ridolfo Ghirlandaio; un battesimo di Gesù e un'Annunciazione di A. Allori; una Deposizione del Bronzino; Ritratto ideale e ritratto di donna di Michele Ghirlandaio; Venere e Amore del Pontormo. Alla destra del David vi è il busto di Michelangelo di Daniele da Volterra, mentre alla sinistra vi è il modello originale della struttura per il trasporto della grande statua, che misura metri 4,10 senza piedistallo.
Alle pareti della sala che segue vi sono numerosi dipinti cinquecenteschi dell'Allori, del Pieri, del Poppi; la S. Barbara di Michele Ghirlandaio; il Cristo deposto di Santi di Tito; in un'altra sala viarie pitture del sec. XIII: Madonna di Pacino Buonaguida del quale è anche l'albero della vita e un polittico con Crocifisso e Santi; Incoronazione della Vergine di Jacopo di Cione; polittico della Madonna dell'Umiltà di Puccio di Simone; le stimmate di S. Francesco (in custodia); natività e conversione di S. Paolo del maestro della Misericordia; quadretti di Bernardo e Taddeo Gaddi; Incoronazione della Vergine e Santi; pitture del maestro delle immagini Domenicane; nelle vetrine formelle e lunette della vita di Cristo di Taddeo Gaddi e altre formelle con la vita di S. Francesco.
Accademia di belle arti: è ospitata nell'ex ospedale di S. Matteo e nasce nel 1784 voluta da Pietro Leopoldo, mentre l'ospedale fu costruito nel 1388 dal banchiere Lemmo Balducci. Attualmente l'edificio prospetta sulla piazza con il porticato recuperato dai capitelli a foglie d'acqua; ai portoni di accesso vi sono tre lunette in terracotta invetriata di Andrea della Robbia 1490: Assunzione della Vergine col Bambino tra due Santi e resurrezione.
Il corpo superiore presenta due cornici marcapiano e marca davanzale su cui si allineano semplici finestre, tra le quali si dispongono quattro scudi con armi. Al suo interno vi è un chiostro coperto da portici ad archi ribassati del seicento; sempre all'interno vi è una cappella affrescata con una fuga in Egitto di Giovanni da S. Giovanni 1621.
Nell'aula detta del Cenacolo si conserva l'ultima cena affrescata da Stefano d'Antonio Vanni 1465, mentre nell'aula Ghiberti si trova una Crocifissione dei 10.000 martiri dello stesso autore. Nei locali dell'ex Chiesa dell'ospedale di S. Matteo si trova la Biblioteca dell'Accademia fiorentina di belle Arti, nata nel 1801 e conserva incisioni originali, manoscritti, cinquecentine, disegni e documenti a partire dal 1784.
Chiesa di S. Marco: insieme al convento risale al sec. XIII, ristrutturata da Michelozzo nel sec. XV; la facciata della Chiesa del 1780, fu realizzata in stile cinquecentesco. L'interno a navata unica fu ristrutturata dal Giambologna nel sec. XVI; il soffitto è ornato da una Madonna settecentesca di G. A. Pucci, un pregevole Crocifisso giottesco è sopra l'entrata; immagini della Vergine e di S. Giovanni decorano le estremità dei bracci.
La Chiesa custodisce un'Annunciazione del sec. XIV; una statua in legno cinquecentesca raffigurante l'Ecce Homo; un S. Tommaso di Santi di Tito (1° altare); una Madonna con Bambino e Santi di frà Bartolomeo (2° altare); una Madonna a mosaico VIII sec. (3° altare); Madonna e S. Domenico di Matteo Rosselli (4° altare), dove sull'arco vi è la statua di S. Zanobi del Giambologna, dello scultore è anche la statua in bronzo di S. Antonino nella sacrestia.
Dal ricco presbiterio si passa alla cappella del Sacramento dove all'altare si trova una comunione degli Apostoli di Santi e Tiberio di Tito; lateralmente vi è il miracolo della manna del Passignano e il sacrificio di Isacco dell'Empoli. Procedendo s'incontra la cappella Salviati o di S. Antonino del Giambologna; autore anche della statua del Santo sull'arcata e dei bronzi decorativi all'interno. L'altare conserva le spoglie di S. Antonino e sopra la mensa è la discesa al Limbo di Alessandro Allori.
Museo di S. Marco: ha sede nel convento che sorge a destra della Chiesa e fu riedificato da Michelozzo nel 1400, vi abitarono S. Antonino vescovo di Firenze; il Beato Angelico che lo adornò con molti dei suoi dipinti; Gerolamo Savonarola che tanta parte ebbe nella storia della città; frà Bartolomeo insigne pittore.
Si entra nel chiostro di S. Antonino costruito da Michelozzo con armonioso porticato dove si notano alcuni sepolcri e 28 lunette del sec. XVII, illustranti le storie di S. Antonino di vari pittori; altre lunette sono del Beato Angelico tra cui: S. Tommaso d'Aquino e Gesù pellegrino con due Domenicani sono le più interessanti; dell'artista è anche il Crocifisso con ai piedi S. Domenico a sinistra dell'ingresso.
Nell'Ospizio dei pellegrini vi è esposto il Tabernacolo dei Linaiuoli, realizzato nel 1433 dall'Angelico con una Madonna in trono circondata da Angeli musicanti, quattro immagini di Santi agli sportelli e la predica di S. Pietro, l'Adorazione dei Magi, il Martirio di S. Giovanni Evangelista nella predella.
Alle pareti sono esposte varie opere dell'Angelico tra le quali: la Deposizione, l'Imposizione del nome del Battista, la Madonna della Stella, l'Annunciazione e l'Adorazione dei Magi, il Compianto di Gesù morto con lo sfondo delle mura di Gerusalemme, il Giudizio Universale con il tripudio delle anime elette.
Nei due ambienti del lavabo sono il S. Antonino di Alesso Baldovinetti sec. XV, opere di Antoniazzo Romano e di Benozzo Gozzoli, il Giudizio Universale di frà Bartolomeo. Nel refettorio vi è l'affresco staccato della Crocifissione con i Santi Nicola e Francesco del Beato Angelico e la sinopia dell'opera; gli affreschi staccati di S. Pietro martire e frammenti di dipinti di Paolo Uccello. Il refettorio grande espone opere del sec. XVI – XVIII: il S. Carlo Borromeo di Jacopo Ligozzi, la Madonna della cintola di G. A. Sogliani e un'altra Madonna della cintola di Ridolfo Ghirlandaio; un Compianto di Cristo di frà Bartolomeo; un grande quadro di Suor Plautilla Neri sullo stesso soggetto; del Sogliani sono: S. Elisabetta d'Ungheria, la Madonna col Bambino e Tobiolo, la Flagellazione, alcuni dipinti del Vignali e in fondo un grande affresco del Sogliani nella parte superiore e di frà Bartolomeo nella parte inferiore.
Nel refettorio piccolo un affresco del Ghirlandaio raffigura l'ultima cena; salendo la scala al piano superiore l'Annunciazione del Beato Angelico dai toni luminosi, dove l'evento divino viene rivelato entro un portico rinascimentale. A sinistra inizia la visita alle celle dei monaci ognuna con un piccolo affresco dell'Angelico. Tra i più belli: Apparizione di Gesù alla Maddalena (1^ cella); Annunciazione (3^); Trasfigurazione (6^); Incoronazione della Vergine e Santi (9^); in fondo al corridoio vi è il quartiere del Priore dove abitò Savonarola, del quale si nota un bel ritratto ad opera di frà Bartolomeo, scene della sua vita e oggetto che appartennero a lui.
Nelle celle che seguono tra gli affreschi spiccano: il Battesimo di Gesù e la Madonna in trono con il Bambino e Santi. La cella 31^ è quella di S. Antonino e vi si conservano i suoi scritti, mentre la cella 33^ fu quella del Beato Angelico. Dall'altro lato si trovano le due celle dove Cosimo il vecchio compiva i suoi ritiri e dove si ammira l'Adorazione dei Magi; dopo le altre celle vi è la grande biblioteca costruita da Michelozzo e dove sono esposti pregevoli codici miniati (ben 115).
L'aula di lettura è lunga 45 metri con un doppio colonnato si snelle colonne ioniche, che delimita tre navate coperte ai lati da due volte a crociera e al centro da volte a botte sostenute anche da tiranti in ferro. Archi, colonne, peducci e cornici sono in grigia pietra serena. La biblioteca conventuale custodisce una raccolta di opere di teologia e filosofia e comprende anche una parte della biblioteca di Giorgio la Pira.
Orto botanico: fu istituito da Cosimo I nel sec. XVI e fu chiamato “il giardino dei semplici”; s estende in un'area di oltre due ettari e comprende piante medicinali, serre riscaldate per le piante tropicali, colossali sequoie e alberi secolari.
Istituto botanico: oltre alla scuola e alla biblioteca vi è allestito il più grande museo Italiano del genere, con erbari e raccolte botaniche che assommano a circa quattro milioni di esemplari, l'erbario tropicale è la più ricca raccolta del mondo di piante Africane.
Museo di Geologia e Paleontologia: è allestito nello stesso edificio e adiacente vi è il Museo di mineralogia e litologia; il primo è il più ricco del genere in Italia con circa 270.000 reperti fossili di animali, vegetali, campioni di rocce. Il secondo deve la sua fondazione ai Medici e conta circa 25.000 campioni di minerali suddivisi in cinque sezioni.
Chiostro dello Scalzo: era incluso nella costruzione destinata alla confraternita di S. Giovanni Battista, istituita nel 1376 e soppressa nel 1785. Il chiostro risale al sec. XVI ed è ornato di 16 affreschi eseguiti a chiaro-scuro da Andrea del Sarto nel 1514; due di esse sono del Francia-bigio.
Partendo dalla sinistra rappresentano: la Speranza, la presentazione della testa del Battista a Erode, la Decollazione del Battista, il banchetto di Erode, S. Giovanni imprigionato, il Santo impartisce il Battesimo, Predicazione del Battista, la Giustizia, la Carità, il Battesimo di Gesù, S. Giovanni va nel deserto e incontra Gesù (del Francia-bigio), Natività del Battista e S. Zaccaria (del Francia-bigio), Visitazione, Apparizione dell'Angelo a Zaccaria, la Fede.


XIV Itinerario

Casino di S. Marco: risale al 1570 per volere di Ferdinando I dè Medici da Bernardo Buontalenti; nel 1846 fu sede della caserma della guardia nobile poi a uffici della dogana. Nel periodo di Firenze capitale 1865/71 accolse gli uffici del Ministero delle Finanze e successivamente divenne sede della Corte di Appello.
Sulla facciata risalta il complesso centrale formato da portone e terrazza, nel 1992 fu sintetizzato nelle parole di Carlo Cresti (architetto e storico dell'Architettura Italiana): “un portale con accartocciamenti quasi cartilaginei, mensole inginocchiate con teste e zampe animalesche, conchiglioni di pietra e festoni appesi sotto le balaustre inginocchiate, musi di ariete messi in conclusione delle mostre verticali di finestre, una bertuccia che emerge da sotto le valve di una lignea conchiglia (a figurare il passaggio dall'elemento inanimato a quello animato), stanno a rispecchiare le inclinazioni eccentriche e saturnine del principe e a simboleggiare le attività magiche che si svolgevano entro questa elitaria officina”.
Nel cortile vi è una fontana con la statua di Diana attribuita alla scuola del Giambologna.
Il complesso appare nell'elenco del 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.
Cenacolo di S. Apollonia: fu il primo refettorio costruito a Firenze in stile rinascimentale per le monache benedettine di S. Apollonia. La costruzione fu rifatta nel 1339; la parete di fondo custodisce una splendida “ultima cena” di Andrea del Castagno 1457, autore anche della Crocifissione, della deposizione e della resurrezione staccati per motivi conservativi.
Altre opere dell'artista esposte nel cenacolo sono: S. Eustachio e storie della sua vita dovuto ai suoi allievi; il Crocifisso, la Vergine e Santi, la pietà e la sua sinopia. Il Crocifisso policromo scolpito è di Raffaello da Montelupo. Il chiostro risale al sec. XV dotato di colonne ioniche ed elegante loggiato.
Museo Stibbert: prende il nome dal collezionista inglese Federico Stibbert che raccolse un'enorme quantità di oggetti antichi del sec. XIX. In 60 sale alcune tappezzate in prezioso cuoio lavorato, sono esposti mobili, preziosi cassoni quattrocenteschi due dei quali sono attribuiti a Francesco di Giorgio Martini; un tavolo di bronzo e malachite realizzato per Gerolamo Bonaparte; quadri di varie epoche; una rara e curiosa collezione di bacili in ottone sbalzato; argenterie; porcellane; maioliche; abiti (prevalentemente settecenteschi) merletti.
Interessante è la collezione di armi e armature del periodo che va dal 1400 al 1600, dov'è rappresentato ogni paese con pezzi a volte rarissimi; prevalgono le armi Italiane e Europee, ma vi è esposto un ampio panorama di armi persiane, indiane, indonesiane, islamiche. In una sala di stile orientale è riprodotta una cavalcata con cavalli e uomini perfettamente schierati.
Cenacolo di Foligno: si trova nell'ex convento di S. Onofrio; in fondo al refettorio si ammira il cenacolo di Foligno, attribuito a Piero Vannucci detto il Perugino che lo avrebbe realizzato tra il 1493/96 forse su di un affresco precedente di Neri di Bicci. L'ultima cena soggetto trattato da tanti artisti, qui si differenzia per il paesaggio di sfondo che raffigura l'Orazione nell'orto.
Fortezza da basso: o di S. Giovanni Battista; risale al 1500 per volontà di Alessandro dè Medici e progettato da Antonio da Sangallo il giovane, realizzato da Pier Francesco da Viterbo e Alessandro Vitelli. La fortezza è cinta da possenti mura a scarpa rafforzata da bastioni che ne delimitano la pianta pentagonale; intorno fanno da corona viali e giardini, nel suo perimetro corre il fossato difensivo. Il monumentale prospetto sormontato da bastione, è a bugnato a punta di diamante nel quale sono inserite alcune pietre a forma di palla secondo lo stemma dei Medici.
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