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Fivizzano
Ne troviamo traccia nella tavola Peutingeriana con Foro Clodi una tappa, una stazione di sosta prima di affrontare il valico tra Lucca e Parma, ma il nome di “Fivizzano” compare la prima volta il 13 giugno 1229 nel codice Palavicino e ancora prima in una bolla del pontefice Eugenio III del 1149. Per secoli fu controllata da un ramo dei Malaspina fino al 1477 che passò sotto il dominio di Firenze.
Monumenti
Chiesa di S. Maria Assunta di Pognana: una frazione del comune di Fivizzano, fu citata la prima volta nel 1148 la sua planimetria presenta delle irregolarità in quanto costituita da tre navate di diversa lunghezza, chiusa a levante da due abside semi circolari e dal basamento del campanile che ingloba la terza, visibile solo al suo interno.
All'interno della Chiesa, una piletta per l'acqua santa del 1474 recante scolpito lo stemma della dominazione dei Malaspina. Nella navata destra, murato un frammento marmoreo che rappresenta su di una faccia due pavoni che si affrontano al fonte e sull'altra una Croce con riccioli a bracci e un grappolo iscritto assieme a un intreccio vimineo che riporta al periodo Longobardo-Carolingio VIII-IX sec.
Interessanti sono i capitelli che mostrano un taglio stilistico negli animali, nei mostri, nei giochi geometrici. La torre in forme romaniche eretta su di una piccola cappella che ne forma la base e che ha l'abside inserita completamente nella muratura. La pittura dell'abside centrale è opera di Luigi Battistini del 1950; a quegli anni risalgono i tre altari di marmo.
Pieve di S. Paolo: sita in località Vendaso del Comune di Fivizzano, viene citata la prima volta in una bolla papale di Eugenio III ed è costruita con bozze di calcare bianco, mentre le absidi sono in grandi bozze di arenaria. Al suo interno di particolare interesse sono i capitelli, caratterizzati da fiori, girali, margherite a sei petali, cerchi concentrici, intrecci viminei, racemi, figure di animali, uccelli, figure enigmatiche.
Dopo i devastanti terremoti del 1837 e 1920 si è cercati di ricostruire l'edificio in modo che si accostasse il più possibile all'originale risalente al XII sec. Tra le modifiche apportate vi sono: le absidi laterali e la facciata a campana tripartita; le absidi sono state realizzate in arenaria, mentre della facciata fanno parte, oltre alla porta d'ingresso della Chiesa, una bifora e un'apertura a forma di Croce posizionata poco più in alto. Il campanile è accostato al lato destro della Chiesa ed è stato ricostruito dopo il terremoto del 1920.
Oratorio di S. Carlo: risale al 1702 e si presenta con portale barocco in pietra; all'interno l'altare è decorato con stucchi, con l'immagine della SS. Annunziata e i Santi Carlo Borromeo e Antonio da Padova; le pareti e la volta sono decorati da immagini della natività, della nascita di Maria e dei profeti. Interessante è la tomba posta al centro dell'Oratorio che raccoglie le spoglie di Giovanni Fantoni con un'epigrafe tratta dai suoi stessi testi (Odi di Labindo, Ode XXX, libro II): “L'uomo vi giace ma il miglior di quello non v'è sepolto”.
Castello di Aiola: del castello si hanno pochissime notizie, questa poderosa fortificazione è dotata di una cinta muraria così ampia da contenere un intero borgo; la sua struttura lo fa risalire al sec. XV, esso sorge su di uno sperone roccioso, dotato di una cinta muraria merlata e di almeno una torre cilindrica di avvistamento, già in stato di ruderi nel sec. XVIII.
All'interno della cinta muraria vi sono resti di edifici il maggiore dei quali è a due piani e presenta murature perimetrali merlate. La presenza di troniere, feritoie per archibugi riporta l'assegnazione della realizzazione della stessa fortificazione al XV sec.
Piazza Medicea: di marmo misto e pietra serena, in stile cinquecentesco e protetta da una cancellata è la fontana che adorna la piazza, che fu fatta costruire da Cosimo III dè Medici. Nella stessa piazza vi si affaccia anche la prepositurale sorta su di un oratorio trecentesco. La Chiesa è a tre navate e tra le sue opere preziose custodisce: due dipinti attribuiti alla scuola di Andrea del Sarto e un fine coro intagliato.
Il suo alto campanile è coronato da una ringhiera in ferro. Nella stessa piazza si affacciano i palazzi storici: il palazzo del grande prelato Agostino Molari, la casa Borni, il palazzo della Cancelleria Amministrativa di granducale memoria e il palazzo Gargiolli.
Chiesa dei S. Jacopo e Antonio: è la prepositurale (da prevosto titolo prelatizio in certi casi assegnata a un parroco), risale al sec. XIII al suo interno un fonte battesimale scavato in un unico blocco di pietra, è ornato con il simbolo del “TAU” lettera di S. Antonio Abate e il bastone di pellegrino di S. Giacomo Apostolo il maggiore sulla facciata. Spicca lo stemma marmoreo dè Medici come venne stabilito nel 1571 dalla cittadinanza.
Ampliata nel 1576 con l'interno a tre navate scandite da 15 alte colonne e altari settecenteschi; nel coro gli stalli in noce realizzati da Pisanino e Angelo da Fazzano nel 1675, una lunetta con Pietà del sec. XVI e due tavole cinquecentesche con S. Sebastiano e S. Rocco opera di Pierfrancesco Foschi; sull'altare della navata destra è collocata una tela con la resurrezione di Lazzaro di Pietro Sorri.
Nella cappella del Sacro Cuore si trova il simulacro di Cristo morto, scultura a grandezza naturale, in legno dipinta dal Milani; in una nicchia la grande statua in marmo di Cristo Redentore del XV sec.; sull'altare maggiore in un ricco tabernacolo d'argento, è collocata l'immagine della Beata Vergine dell'Adorazione (o di Reggio Emilia in cui vi è la stessa immagine nel Tempio della Beata Vergine della Ghiara), venerata fin dal 1576. Il tempietto in marmi colorati che corona il tabernacolo della Madonna, fu eretto nel 1946 quando la prepositurale fu dichiarata Santuario Mariano.
Chiesa di S. Venanzio: sita nella frazione di Cerignano del comune di Fivizzano, risale al sec. XIII è una Chiesa romanica costruita a filari di bozze di calcare bianco con portale laterale e un frammento architettonico romanico murato. La canonica e la torre presentano la tipica muratura degli edifici d'epoca quattrocentesca quando dipendeva da Firenze.
Piazza del Marzocco: che era un leone simbolo del potere popolare, il quale si trova nella prima emissione filatelica del granducato di Toscana del 1851. Quando il marzocco fu andato distrutto sulla colonna fu messo un putto che scomparve nella seconda guerra mondiale e negli anni 70 del novecento, vi fu posizionato un S. Giovannino in bronzo dono della città di Firenze. Nell'anno 2007 la statua fu spostata all'ingresso di S. Giovanni e nella piazza fu ricollocata la colonna con il marzocco, per restare fedeli ai vecchi legami di Firenze.
Palazzo Fantoni Bonomi: fu fatto edificare da Terenzio Fantoni tra il 1664/67 su disegno dell'architetto Carlo Bergamini; al piano nobile si trova il salone affrescato con motivi araldici. Il palazzo ha ospitato personaggi importanti quali: Francesco IV duca di Modena, Vittorio Emanuele I re di Sardegna, Leopoldo II granduca di Toscana. Nei locali del piano terra vi è ospitato il museo della stampa.
Palazzo Benedetti-Chigi: è una severa ed elegante costruzione del sec. XVI. L'ultima erede di casa Benedetti sposerà il conte Carlo Corradino Chigi di Siena, che fu eroe nazionale e mutilato di guerra a Curtatone (comune della provincia di Mantova), fu Gonfaloniere di Fivizzano e Senatore del Regno d'Italia nel 1860.
Palazzo Cojari: del seicento ed è l'unico palazzo che dopo il terremoto del 1920 ha mantenuto il mezzanino; nell'angolo del palazzo Cojari presso la Chiesa, è ancora aperto “il caffè degli Svizzeri” appartenente ad una comunità Svizzera operante nella cittadina nel XIX sec.
Cimitero degli Svizzeri: contiene tombe di Grigionesi che lavoravano nel campo della drogheria-pasticceria e appartenenti ad una comunità evangelica elvetica e non potevano essere seppelliti nel cimitero cattolico. Una lapide sul muro di cinta apposta nel 1990 cita: ”Cimitero degli Svizzeri costruito da cittadini Fivizzanesi oriundi dell'Engadina, che stanziatisi in Fivizzano nei primi decenni del sec. XIX e bene inseritisi nel tessuto sociale, prestarono le loro capacità di produzione e di commercio nella comunità”
Durante l'ultima guerra servì da sepoltura per i soldati tedeschi; nel 1960 furono asportati fraudolentemente i vasi marmorei posti nei cantonali del muro di cinta, salvandosi il piccolo bassorilievo in marmo rappresentante S. Giovanni Battista posto sopra il cancello d'ingresso. Comunque il tutto rimane una bella testimonianza del passato cittadino.
Museo di S. Giovanni: è ospitato nell'edificio ricostruito e dove sorgeva l'antica Chiesa di S. Giovanni che fu distrutta dal terremoto del 1920. La Chiesa fu fondata nel 1335 dal nonno di Andreola Bosi (la madre di papa Niccolò V), da questa Chiesa proviene il famoso parato di fattura rinascimentale fiorentina confezionato nel 1450, per solennizzare la canonizzazione di S. Bernardino da Siena, voluta da papa Niccolò V. Il parato oggi è conservato nel museo del Bargello (è un museo di Firenze).
Nel museo vi si ammirano calici di scuola Toscana, Antifonari miniati del XIV sec., busti lignei di Santi di fattura rinascimentale, candelieri lignei barocchi, pregevoli paramenti sacri. Nella Chiesetta interna c'è il monumento funebre di marmo di Leonardo Valazzana, (teologo e predicatore) che fu l'illustre Agostiniano Fivizzanese, che lesse dal pulpito della basilica di Santo Spirito la lettera di scomunica a Gerolamo Savonarola; egli giace disteso su di un letto di libri, la scultura è opera di Jacopo Sansovino.
Ammirevole è il dipinto di Stefano Lemmi l'ultima cena, la pala lignea raffigurante S. Nicola da Tolentino con in mano un libro e nell'altra il giglio, opera di Zanobi Machiavelli, altro dipinto è la tela raffigurante S. Filippo Neri ed altri Santi in adorazione della Trinità.
Convento degli Agostiniani: fu fondato con bolla del 27 giugno 1391da Fra Giacomo da Montalcino, oggi è sede della biblioteca comunale in cui vi sono numerosi libri della biblioteca civica intitolata all'Abate e storico Fivizzanese Emanuele Gerini.
Convento del Carmine: sito nella frazione Colle di Cerignano del comune di Fivizzano, risale al 1568 su un lascito di Elisabetta di Cerignano, il cui figlio Raffaele religioso ne fu il primo Priore e dopo meno di venti anni, i monaci disponevano della Chiesa, del monastero e del chiostro. Tra il 1660 e il 1687 visse nel monastero il Beato Angelo Paoli di Argigliano, che morì in odore di Santità nel 1720 in S. Martino dè Monti a Roma.
Dopo circa due secoli il convento Carmelitano fu soppresso per ordine granducale emesso il 4 ottobre 1782; fu usato come fattoria, attualmente della Chiesa restano alcune basi di colonne, mentre sono ben conservati il chiostro e i vani adiacenti. I restauri hanno riportato alla luce gli affreschi di Stefano Lemmi seguace della scuola bolognese di Guido Reni.
Convento dei frati minori: risale al 1517, fu soppresso nel 1810 per volontà di Napoleone e nel 1815 i frati rioccuparono il convento fino al 1866, quando avvenne lo sfratto voluto dal Regno d'Italia e dal 1892 è sede dell'ospedale.
Fortezza della Verrucola: sita nella frazione del comune di Fivizzano, risale al XII sec. e conserva tutti gli elementi di un castrum medievale, le mura castellane includono la corte, la cappella e diverse torri; fu danneggiata dal terremoto del 1481, fu recuperata per conto del monaco Agostiniano Alessio Casani nel sec. XVI, in un monastero di monache Agostiniane e la cappella diventa Chiesa di S. Margherita. Nel 1977 il castello viene recuperato dallo scultore Pietro Cascella e dalla moglie Cordelia Von den Steinen che ne fanno la loro dimora.
Chiesa di S. Margherita: ubicata nella fortezza della Verrucola frazione del comune di Fivizzano; inglobata nel castello dal 1137, qui volle essere sepolto il condottiero Spinetta Malaspina nel 1352. Dopo il terremoto del 1481 assunse l'aspetto barocco e al suo interno custodisce un ciborio ligneo.
Chiesa di S. Michele Arcangelo: sorta in epoca Longobarda ma attestata la prima volta nel 1094. Il suo cartario testimonia una notevole vitalità nei sec. XII e XIII; la Chiesa mantiene nella sua struttura segni importanti della fase romanica con bozze di sasso colombino (calcare bianco) e da uno di pietre squadrate d'arenaria.
Chiesa di S. Gimignano: di Alebbio sita nella frazione del comune di Fivizzano; è una Chiesa romanica edificata con grandi bozze d'arenaria, strutturata con tre absidi poste a Croce e un campanile imponente; la leggenda narra che S. Gimignano di ritorno dall'Oriente, passando da quei luoghi essendo assetato, chiese ad una vecchietta dell'acqua e costei gli avrebbe donato la poca acqua che aveva, così il Santo avrebbe ricambiato il favore facendo sgorgare dal terreno una fontana, che ancora oggi si trova dietro l'abside della Chiesa. Dal borgo di Alebbio si gode di uno stupendo panorama che spazia fino al Castel dell'Aquila di Gragnola.
Chiesa di S. Terenzio: fu fondata dal Longobardo Transualdo nel 728 ed è una delle più antiche Chiese della Lunigiana e all'età Longobarda appartiene il frammento di marmo con la rappresentazione di una capra che bruca l'erba; mantiene segni della successiva costruzione romanica: nel paramento a bozze di arenaria, in due archetti pensili con sirena bicaudata e serpente appartenente ad un'abside e in altri frammenti scultorei murati esternamente.
Nel paramento murario è collocato un portale marmoreo; internamente la Chiesa è in stile barocco e conserva un fonte battesimale in marmo del 1480, un trittico in marmo del 1525 con la Madonna, S. Trenzio e S. Giovanni; l'altare maggiore è dotata di balaustra in marmi policromi.
Cerreto laghi: è una frazione del comune di Fivizzano e fa parte del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano, con il piccolo lago composto da una stazione sciistica con 16 km. Di piste, per un totale di 11 tracciati serviti da quattro impianti di risalita.
Escursioni
Equi terme (a 15 km): è una frazione del comune di Fivizzano dov'è presente una fonte termale solfurea che già gli antichi romani ne avevano conosciuto le proprietà curative. Nell'ottocento fu costruito l'Hotel Radium con piscine termali usate per cure inalatorie e bagni caldi. Nel 1989 il Comune di Fivizzano lo riqualificò dotandolo di una struttura attrezzata per la cura contro le affezioni della pelle, problemi respiratori e reumatici, allergie e per le affezioni ginecologiche.
Oltre alle terme vi sono i seguenti monumenti di interesse turistico:
Chiesa di S. Francesco: è preceduta da un'ampia scalinata in pietra, la facciata a capanna è affiancata dal campanile cuspidato con celle gemelle sovrapposte e ingentilite da quattro grandi arcate.
I fianchi e il presbiterio conservano tracce romaniche, al suo interno vi sono pilastri per sostenere le volte; il portale medievale della lunetta a tutto sesto con ghiera in marmo bianco contiene una pregevole immagine con la Madonna col Bambino settecentesca, come le figure di S. Francesco e S. Antonio collocate nelle nicchie laterali. Un modesto rosone riveste l'apertura circolare ed orna la facciata.
L'interno è a navata unica e quattro altari laterali, il presbiterio rettilineo presenta la fisionomia settecentesca assunta dall'antica cappella medievale; l'ampio presbiterio conserva la balaustra marmorea che precede l'altare in marmo policromo e il pregevole coro ligneo. La Chiesa è adorna con marmi, medaglioni, cartigli, iscrizioni e ghiere dipinte.
Solco di Equi: è un profondo e stretto canyon naturale formatisi dall'erosione del torrente catenelle, costeggiato dalla strada che porta alla soprastante valle di origine glaciale del pizzo d'uccello. Nel sito di interesse comunitario è possibile ammirare numerose particolarità geomorfologiche ed endemismi botanici, autentiche rarità vegetali uniche in tutto il mondo. Sulle rupi circostanti è testimoniata la nidificazione dell'Aquila reale.
Santuario della Madonna del bosco: o del monte, la boscosa montagna erta e impervia era utilizzata per il pascolo e qui avvenne la miracolosa apparizione della Vergine a due pastorelle il 7 giugno 1608 e da allora la devozione alla Madonna è ancora viva.
La Chiesa si presenta con una facciata a capanna, portale in marmo e due finestrelle ai lati da poter osservare l'interno anche quando essa è chiusa, sedili in pietra davanti la facciata e sotto il portico che risale al 1954 in cemento armato, per i pellegrini stanchi della salita.
L'interno a navata unica con volta a botte lunettata scandita in tre campate; il presbiterio è un corpo esterno alla parete di fondo dell'aula che si apre con l'arco trionfale generatore della volta a crociera. La parete di fondo contiene il dossale in stucco con l'immagine della Vergine, ai lati su mensole marmoree si collocano le statue di S. Antonio e S. Francesco; questa composizione è parte integrante dell'architettura dell'altare maggiore, con il paliotto in marmi policromi, le tinte color pastello dell'essenziale decorazione interna, si legano con le proporzioni architettoniche dell'edificio rendendone armonioso l'insieme.
Grotte: il parco culturale delle grotte di Equi terme è stato istituito per far conoscere il complesso carsico sotterraneo, con cavità, cunicoli, sale, stalattiti, stalagmiti e laghi sotterranei molto suggestivi. E' possibile visitare il complesso nei mesi estivi iniziando dalla buca, proseguendo con le grotte, la tecchia un antico riparo sotto roccia utilizzato nel paleolitico da cacciatori neanderthaliani e le marmitte dei giganti.
Casola in Lunigiana: (a 14 km.): è un piccolo paese che conserva l'aspetto quattrocentesco e ospita una mostra archeologica di reperti preistorici e protostorici, in particolare sono interessanti le stele a forma di statue. Inoltre il paese è ricco di altri monumenti:
Pieve dei S. Cornelio e Cipriano: è ricordata in un documento del 793, mentre la prima notizia risale al 1148 in una bolla pontificia. La Chiesa a pianta basilicale mantiene nei capitelli un repertorio alto medievale, come i nastri solcati e intrecciati; al suo interno conserva resti archeologici, il fonte battesimale decorato da una Croce e il trittico quattrocentesco.
Poco distante ci sono i ruderi del castello di Codiponte.
Chiesa di S. Felicita: è ricordata la prima volta nel 1296 e a quella fase appartiene il paramento murario romanico a bozze squadrate in arenaria. Nel settecento fu rimaneggiata in stile barocco sia esterno che internamente, il quale presenta altari in marmi policromi e un fonte battesimale, a fianco del quale c'è una piletta da acqua Santa in marmo. Il dipinto dietro l'altare maggiore rappresenta S. Pellegrino.
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