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Collina

Montalcino

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Di origine Etrusca e poi passata ai romani; nel IX sec. fu compresa nei territori dell'Abbazia di S. Antimo. Divenuta libero comune fu disputata da Firenze e da Siena, infine si sottomise a quest'ultima nel 1260. Un secolo dopo i senesi vi costruirono la rocca; nel 1525 la città sostenne l'aggressione delle truppe pontificie e nel 1553 dell'esercito imperiale e mediceo; quando Siena fu sconfitta accolse i fuorusciti guidati da Pietro strozzi rimanendo l'unico centro di difesa della Repubblica di Senese. Con l'avvento dei Medici in esecuzione del trattato di Cateau-Cambresis entrò a far parte del ducato fiorentino.
La cittadina è nota per la produzione del vino “brunello”.

Monumenti
Duomo: è una pieve romanica risalente XI sec., divenne diocesi il 13 luglio 1462 per volere di papa Pio II, fu ricostruita nel XIX sec. in stile neoclassico dedicata al SS Salvatore ed è ubicata nel nucleo più antico della città. L'interno della facciata è preceduto da un pronao privo di timpano; al centro dell'alto cornicione marmoreo, sorretto da sei colonne ioniche in mattoni con capitelli in marmo è riportata la seguente iscrizione latina: “NON EST IN ALIO ALIQUO SALUS” (in nessun altro c'è la salvezza).
Al di sotto del portico si aprono tre portali di accesso alla Chiesa, dei quali il centrale è più ampio rispetto ai laterali; nella parte alta terminante con timpano triangolare, vi è una finestra con vetrate policroma raffigurante Cristo benedicente del XIX sec. Sulla sinistra leggermente distaccato, si eleva la torre campanaria eretta nel XVIII sec.
L'interno in stile neoclassico caratterizzato dalla presenza di un doppio transetto: il primo è a ridosso della parte di contro facciata e su di esso si aprono tre portali; il secondo in posizione consueta tra l'abside e l'aula e tutte e due le pareti del primo transetto ospita un altare. Quello di destra è dedicato all'Immacolata Concezione ed ospita la pala di Francesco Vanni 1588; quello di sinistra anch'esso un dipinto del Vanni: S. Giovanni Battista nel deserto risalente al XVI sec.
L'aula è divisa in tre navate da due alti colonnati ionici con quattro colonne ciascuno: la navata centrale è aperta con volta a botte in parte cassettonata, mentre le laterali hanno il soffitto piano. Nella parte terminale della navata maggiore entro due nicchie vi sono le statue in gesso di S. Michele Arcangelo a sinistra e S. Giovanni Evangelisti a destra realizzate da Antonio Rossi nel 1842; di ogni navata laterale si apre una cappella con altare in stucco e al centro dell'ancona vi è la statua del Santo dedicatario.
All'interno del battistero vi sono il fonte battesimale in travertino del 1933 e alcuni frammenti della lunetta del portale centrale romanico, raffigurante Cristo nella mandorla fra due Angeli con turibolo XI sec. Sull'altare della cappella del Suffragio, alla quale si accede dalla sagrestia, si trova il dipinto del Beccafumi con S. Michele Arcangelo che scaccia gli Angeli ribelli dal Paradiso risalente al XVI sec. Nella sagrestia la parete di fondo è ornata dal dipinto di Francesco Nasini, raffigurante la Madonna Assunta tra Angeli con i Santi Ippolito vescovo e Cipriano Martire del 1647.
Il presbiterio chiuso da una balaustra marmorea si articola sotto la crociera con al centro il monumentale altare maggiore realizzato tra il 1828 e il 1832 su disegno di Agostino Fantastici. Al di sopra della mensa vi è il tabernacolo di un ideale Tempio ionico, sorretto da quattro colonne e decorato con un bassorilievo raffigurante l'agnello di Dio; più in alto quattro elementi decorativi disposti a coppia alle estremità dell'altare: due Angeli reggi candelabro e in alto due candelabri a più luci. Al centro due Angeli sorreggono la Croce di Cristo risorto; a sinistra dell'altare trova luogo la cattedra lignea del vescovo realizzata nel XVI sec. Nell'abside semicircolare, alle spalle dell'altare maggiore e illuminata da una finestra a lunetta, vi sono due stalli lignei ottocenteschi del coro. L'organo è del 1858.
Abbazia di S. Antimo: sita nella frazione Castelnuovo dell'abate, è una delle architetture più importanti del romanico-toscano; sono due i Santi a cui potrebbe essere intitolata l'Abbazia:
il primo è citato negli acta Sancti Anthimi e narra la storia del sacerdote Antimo, imprigionato sotto gli imperatori Diocleziano e Massimiano, che guarì e convertì al Cristianesimo Pinianus marito di Licinia e nipote dell'imperatore Gallieno.
Antimo venne gettato nel fiume Tevere con una pietra legata al collo ma ne uscì indenne; venne fatto decapitare nel 304 dal console Prisco e sepolto nell'oratorio nel quale era solito pregare. Le sue reliquie sono venerate dal 1658 nella Chiesa di S. Antimo a Napoli.
L'altro S. Antimo a cui far risalire l'Abbazia era un diacono Aretino martirizzato insieme a S. Donato nel 352. La Passio Donati narra la storia del miracolo di S. Donato: secondo la leggenda il vescovo Aretino stava celebrando una funzione di ordinazione insieme ai diaconi Antimo e Asterio. Mentre Antimo distribuiva l'Eucarestia con un calice di vetro, nel Tempio entrarono alcuni pagani che con violenza, gettarono a terra il calice mandandolo in frantumi; Donato raccolse e riunì i frammenti, ma si accorse che mancava un pezzo di vetro nel fondo del calice, incurante del problema continuò a servire il vino, senza che nessuna goccia uscisse dal calice. Questo provocò lo stupore dei pagani che si convertirono. Seguirono l'arresto di S. Donato e la sua uccisione insieme ad altri Cristiani.
La prima Abbazia risale al culto delle reliquie di S. Antimo nel 352, sul luogo del martirio venne edificato un piccolo oratorio dove nello stesso luogo sorgeva una villa romana. Lo dimostrano i numerosi reperti di epoca romana come il bassorilievo con la cornucopia sul lato nord del campanile o alcune colonne nella cripta carolingia.
Nel 770 i Longobardi fecero costruire un monastero poiché le Abbazie erano utilizzate come sosta dei pellegrini diretti a Roma, dai mercanti, dai soldati e dai messi dei re. Carlo Magno nel 781 ripercorrendo la via Francigena (perché strada originata dai Franchi), giunse a S. Antimo e pose il suo sigillo.
L'ampliamento e nuova Chiesa venne nel 1118 con il campanile staccato dalla navata; nel 1189 papa Clemente III assoggetta la pieve di Montalcino a Siena. Nel 1462 papa Pio II al secolo Enea Silvio Piccolomini sopprime l'Abbazia. Nel 1870 l'Abbazia S. Antimo era abitata da un mezzadro, utilizzando la cripta carolingia come cantina, la Chiesa come rimessa agricola e il chiostro per gli animali.
Rinascita con il restauro del 1872, 1873 e 1876 l'Abbazia arriva a risultare allo stato attuale con l'apertura della grande bifora nell'abside che illumina la Chiesa. Nel 1970/73 a S. Antimo vengono girate alcune scene del film:” Fratello sole, sorella luna” di Franco Zeffirelli. Nel 1992 terminati i lavori di restauro, monaci, sacerdoti, laici e alcuni giovani provenienti dalla Francia si insediano nell'Abbazia. Il 25 maggio 2015 i monaci premostratensi annunciano di lasciare l'Abbazia, per trasferirsi a Saint Michel de Frigolet vicino Avignone a causa del calo di vocazioni in Francia e nel gennaio 2016 subentrano i Benedettini Olivetani. Dell'antica Abbazia rimangono soltanto la cappella carolingia, attualmente sagrestia della Chiesa Abbaziale e i resti della sala capitolare e del chiostro.
Cappella carolingia con facciata a capanna, al suo interno una ripida scala conduce alla cripta sottostante; la navata unica coperta da volte a crociera, lungo le pareti vi sono degli affreschi monocromatici, raffiguranti scene della vita di S. Benedetto da Norcia del XIV sec. opere di Giovanni d'Asciano. Nel presbiterio un semplice altare in pietra, mentre lungo le pareti vi sono gli armadi per la custodia dei paramenti sacri.
La cripta è costituita da due absidi contrapposte dotata di una piccola finestra a forma di occhio di bue che dona luce al locale; quattro colonne sormontate da pulvini sostengono la copertura e dividono lo spazio in tre navate.
Sala capitolare è il luogo dove si riuniva il capitolo dei monaci, resta ben poco, li al mattino presto si leggevano le biografie dei Santi dal Martirologio romano, la Sancta Regula e si decideva il da fare per la giornata; attualmente la sala è per metà inglobata, assieme ai resti del dormitorio sopra di essa, da un edificio e l'altra metà priva delle volte e piano superiore, però conserva la bellissima trifora sorretta da colonnine con semplici capitelli.
Il chiostro sorgeva al centro del monastero e attualmente non ne rimangono più tracce. La Chiesa è l'edificio più importante e meglio conservato di tutto il complesso, completamente in stile romanico; la mole della Chiesa Abbaziale è visibile da tutta la conca grazie ai suoi 20,50 metri di altezza e del campanile che arriva ai 27,50 metri. La torre campanaria è preesistente rispetto alla Chiesa attuale, caratterizzato da bifore e monofore che si aprono lungo le pareti, degna di nota è l'abside coronata dal deambulatorio con le cappelle radiali come sostegni del tetto, mensole scolpite con vari soggetti fra cui: la testa di un monaco e quella di un'aquila.
La facciata della grande Chiesa è a salienti, al centro della fascia centrale sotto la bifora e la monofora ad arco a sesto acuto, si trova il portale. La porta d'ingresso è inglobata all'interno di una struttura a tettoia, preceduto da una lieve strombatura; al di sopra del varco d'ingresso si trova l'architrave scolpito e raffigurante una pianta di vite.
L'interno è opera di Azzo dei Porcari menzionato e ricordato come: “uomo buono, ricco di virtù in Cristo, monaco, padre e poi decano (…) progettista di questa egregia aula”; l'aula è divisa in tre navate terminanti con abside semicircolare con deambulatorio, caso pressoché unico in Italia. La navata maggiore della Chiesa è coperta da volta a capriate lignee che recano le mezze lune dello stemma Piccolomini, ai lati del portale vi sono due leoni in travertino.
La navata centrale è separata dalle due laterali da due serie di quattro archi sorretti da colonne monolite per lato, intervallati da un pilastro cruciforme fra le due serie di quattro archi a tutto sesto. Le navatelle coperte con volta a crociera, contano 10 campate ognuna accogliendo varie opere d'arte: fonte battesimale in pietra; l'affresco di Gesù in Croce con un S. vescovo martire; S. Sebastiano e il committente in ginocchio; Daniele nella fossa dei leoni opera del maestro di Cabestany; due tribune si aprono sulla navata centrale per mezzo di grandi bifore.
Si sale al matroneo meridionale attraverso una scomoda scala a chiocciola, oppure tramite una comoda scala in legno che attraversa la sagrestia. Il matroneo è suddiviso in sei ambienti, creati dal vescovo Agostino Patrizi Piccolomini come luogo di riposo e visite all'Abbazia e al paese. Lungo le pareti vi sono fasce di finissime decorazioni con la tecnica dell'affresco; nell'ingresso dell'appartamento del vescovo vi è un organo a canne del 2000, dono alla Chiesa dalla ditta organaria Tedesca: Walcker Orgelbau.
Il presbiterio ha un raggio di cinque metri, in posizione avanzata vi è l'ambone, sul quale è stato riprodotto il bassorilievo del maestro di Cabestany: Madonna col Bambino e gli Evangelisti che si trova sul campanile. Rialzato di tre gradini è l'altare maggiore in pietra, con la base a forma di parallelepipedo, privo di decorazioni su cui poggia una lastra di marmo spessa cinque cm. Dietro l'altare il grande Crocifisso medievale: il Cristo in Croce è cinto da una fascia di stoffa blu bordata d'oro.
Badia Ardenga: o Chiesa di S. Andrea Apostolo sita nella frazione Ardenga, fu fondata XI sec. e fu soppressa da papa Pio II nel 1462 di architettura romanica, con elementi di cultura artistica Lombarda e Francese; sul cortile interno si affacciano un loggiato e un porticato. Si distingue il campanile a vela con trifore su colonnette a capitello. Sotto il presbiterio vi è una cripta del XII sec. il cui accesso è a destra dell'altare maggiore che originariamente era formata da sette piccole navate.
Pieve dei Santi Donato e Biagio: sita nella frazione Camigliano, presenta una facciata in pietra con tetto a capanna e campanile quadrato con doppia vela in laterizio del XVII sec., a navata unica, la porta dei battezzanti che serviva per l'accesso ai catecumeni risale al XII sec. Sull'altare maggiore la Madonna col Bambino in gloria con i S. Biagio e Donato opera di Giuseppe Nicola Nasini XVII sec.; nell'altare a destra l'adorazione dei pastori della maniera di Francesco Vanni del 1601, in quello a sinistra la Madonna del Rosario di ambito senese del XVI sec.
Pieve di S. Filippo e Giacomo: sita nella frazione di Castelnuovo, anticamente era dedicata a S. Giovanni che mutò nell'attuale il XV sec. Al suo interno si trovano due affreschi di Ventura Salimbeni, uno sulla contro facciata raffigurante il martirio di S. Caterina d'Alessandria e l'altro sulla lunetta del portale laterale datato 1597 che raffigura il Beato Pietro Petroni. La Chiesa è stata decorata in stile neogotico nel 1938.
Chiesa di S. Michele: sita nella frazione di Castiglione del Bosco, si presenta a pianta rettangolare a navata unica con copertura a capriate e campanile a doppia vela del XVIII sec. Sulla parete di fondo è visibile un affresco suddiviso in tre scene di Pietro Lorenzetti sua ultima opera sicura. Gli affreschi di grande respiro scoperti nel 1876 furono eseguiti nel 1345, come riporta l'iscrizione sotto il riquadro centrale dell'Annunciazione; a destra sono raffigurati i Santi: Michele Arcangelo, Bartolomeo e Francesco d'Assisi, mentre a sinistra: i S. Antonio Abate, Giovanni Battista e Stefano.
Convento dell'osservanza: sito nella frazione omonima, con le annesse Chiese della Natività di Maria e della Compagnia di S. Bernardino. Le memorie del convento risalgono al XVI sec. ma la costruzione attuale è del XVIII sec.
Chiesa della Natività, si presenta a navata unica con cappelle laterali tra le opere che custodisce si segnalano: una cinquecentesca Pietà di Marco Bigio e un Crocifisso in legno intagliato e dipinto del XIV sec.
Chiesa della Compagnia di S. Bernardino già facente parte del convento, si presenta a navata unica con altare in stucco del 1777.
Chiesa dei Bianchi: o Madonna della pace, è sede della confraternita della Misericordia con portale in travertino e a navata unica; al suo interno custodisce dipinti del XVI sec. Sull'altare maggiore un dipinto raffigurante i Santi: Elisabetta d'Ungheria e Ludovico da Tolosa adoranti la Madonna col Bambino tra i Santi: Francesco e Chiara detto della Madonna della Pace.
Chiesa del Corpus Domini: fu fondata nel XIII sec. nello stesso luogo dove sorgeva l'ospedale di S. Cristoforo, soppresso poi nel 1510. Nel 1696 fu eseguita la decorazione a stucco dell'interno: all'altare maggiore Angeli porta candelabro della navata, mostre di porte nella parete in basso e sovrastanti Angeli porta candelabro; sull'altare maggiore vi è un dipinto cinquecentesco raffigurante il trionfo dell'Eucarestia opera di Anton Maria di Nerio, sull'altare a sinistra vi è un Crocifisso in legno intagliato e dipinto del XIV sec.
Chiesa della Madonna del Soccorso: eretta nel 1330 sul luogo della medievale Chiesetta di Porta di Corniolo; nel 1553 ebbe la titolazione attuale, fu ampliata nel 1478/80 e ultimata nel 1609. La facciata fu iniziata nel 1794 e completata nel 1829; al suo interno altari barocchi con opere come: la tela con la Sacra famiglia attribuita al senese Stefano Volpi e la Crocifissione di Francesco Vanni.
Chiesa di S. Francesco: eretta nel XIII sec. sul luogo dove sorgeva la Chiesa di S. Angelo nella frazione di Castelvecchio e trasformata nel XVIII sec. Conserva affreschi di Vincenzo Tamagni del 1510 con storie della vita della Vergine, il Domine quo vadis? E la caduta di Simon mago. Nella navata sinistra un dipinto di Ventura Salimbeni con S. Simone Stock, che riceve dalla Vergine lo Scapolare e il dipinto cinquecentesco con l'allegoria dell'Immacolata Concezione e la Madonna col Bambino in gloria e Santi del 1710 opera di Niccolò Lapi. Oggi non è più officiata ed è proprietà del Comune.
Chiesa di S. Lorenzo in S. Pietro: sita nella frazione di Pianello, fu antica dipendenza dell'Abbazia di S. Antimo del XIV sec. e trasformata nel seicento; si presenta con una semplice facciata in pietra affiancata dal campanile a vela, tetto a capanna e a navata unica. Si distingue per la presenza di tre opere di Ventura Salimbeni: sull'altare maggiore Cristo consegna le chiavi a S. Pietro del 1599, sull'altare a destra la disputa sull'Eucarestia del 1600, sull'altare a sinistra Cristo inchiodato alla Croce del 1604.
Chiesa di S. Agostino: risale al trecento in stile romanico, la facciata è divisa in due parti da una lista di pietra: quella inferiore è aperta da un portale cuspidato con pinnacoli laterali e cornice decorata a fogliette stilizzate; quella superiore con l'inserimento di un grande occhio con rosone; L'interno con ampia navata e volta a crociera, i locali monastici si raccolgono intorno a due chiostri cinquecenteschi, le pareti sono state affrescate da artisti senesi del XIV e XV sec. con scene della Passione di Cristo e storie della vita di S. Antonio Abate; gli affreschi trecenteschi del coro con storie di S. Agostino, gli Evangelisti e Dottori della Chiesa sono attribuiti a Bartolo di Fredi.
Chiesa di S. Antonio Abate: ricordata già nel 1448, si distingue per la facciata settecentesca, anche l'interno è stato rifatto nel settecento, i due altari laterali, l'altare maggiore e il soffitto a lacunari nel 1712. Nel coro si trova un dipinto di Pietro Sorri raffigurante la morte di S. Antonio Abate del 1602; nella parete destra il dipinto raffigurante Cristo Crocifisso con la Madonna e i Santi Giovanni Evangelista e Antonio Abate e un Santo vescovo del XVI sec. Lungo le pareti della navata e della contro facciata, sono collocate cornici a stucco che racchiudono al loro interno dipinti a olio su tela di scuola senese del XVIII sec. con le stazioni della Via Crucis.
Chiesa di S. Egidio: o dei senesi, edificata nel 1325 e fu la Chiesa ufficiale della Repubblica di Siena nella cittadina di Montalcino. Si presenta con una semplice facciata romanica in pietra, in alto sopra l'occhio la balzana senese; di buona fattura è il campanile a vela, l'interno a navata unica. Addossati alla parete pilastri in pietra con grandi archi alternati alle travi sorreggono il tetto; sull'altare maggiore un elegante tabernacolo in legno intagliato dorato e dipinto con Cristo risorto e Santi opera di Alessandro Casolani, sulla parete destra del presbiterio un affresco staccato con la Madonna col Bambino e Santi del XIV sec.
Chiesa di S. Croce: ricostruita sui resti di un antico oratorio, la Chiesa ospitava un'antica compagnia laicale trecentesca soppressa nel 1785; fu abbandonato fino al 1872 quando fu restaurata e riaperta al culto, in quell'occasione il Comune donò alla Chiesa l'immagine ad affresco della Madonna della provvidenza del XVI sec.
Chiesa di S. Maria delle Grazie: se ne hanno notizie dal XIV sec. quando era possesso dell'Abbazia di S. Antimo. Nel 1438 vi fu eretto il convento di monache Guglielmine, l'ospedale di S. Maria della Croce vi edificò poi la Chiesa attuale ed uno ospedaletto. Corredata da un campanile a vela oggi è di proprietà del Comune.
Ex ospedale di S. Maria della Croce: fondato nel 1214 raggruppava sette piccoli ospedali allora esistenti; nel 1872 fu trasferito in S. Francesco e attualmente vi sono collocati vari uffici dell'Amministrazione Comunale. Nell'atrio d'ingresso si trova una piccola stanza detto: lo scrittoio interamente decorata da Vincenzo Tamagni; gli affreschi della stanza ex pellegrinaio e farmacia dell'ospedale eseguiti nel 1510/12, rivelano la stretta dipendenza dai modi del Sodoma e raffigurano tra l'altro S. Maria della Croce e la Madonna col Bambino, Angeli e Santi.
Pieve di S. Sigismondo: sita nella frazione di Poggio alle mura, risale al XIII sec. con pianta rettangolare, campanile a vela e struttura finale in ferro battuto per le campane. Da questa Chiesa proviene la tela quattrocentesca di Benvenuto di Giovanni raffigurante S. Sigismondo e la scultura lignea della Madonna col Bambino di scultore senese del XIV sec.; entrambe sono al museo di Montalcino.
Chiesa Madonna del Rosario: nella frazione di S. Angelo in colle, fu iniziata nel 1889 per custodire la tavola della Madonna della Misericordia che dal 1760 si trovava nella Chiesa di S. Pietro, i lavori furono ultimati nel 1909; la sagrestia e il campanile risalgono al 1935. Presenta la facciata in pietra e il portale in laterizio, al suo interno si trova il dipinto attribuito ad Ambrogio Lorenzetti raffigurante la Vergine col Bambino.
Pieve di S. Michele Arcangelo: sita nella frazione di S. Angelo in colle, documentata dal 1212 a navata unica, si presenta con semplice facciata in pietra, tetto a capanna, portale costruito in travertino e lunghe finestre romaniche. Sul retro è il campanile in pietra e laterizio, al suo interno la Madonna col Bambino in trono tra i Santi: Giovanni Battista, Antonio Abate e Stefano, affresco di scuola senese del XIV sec.; S. Leonardo è un affresco di scuola senese del XIV sec.; la resurrezione di Cristo 1477 è un affresco di scuola senese; estasi di S. Carlo Borromeo di Raffaello Vanni; Madonna del Rosario di Francesco Rustici; dietro l'altare maggiore si trova un Crocifisso ligneo policromato di scultore senese del XVIII sec.
Pieve S. Restituta: nella frazione omonima, è ricordata dall'anno 650 nella controversia tra i vescovi di Siena e Arezzo. La Chiesa attuale frutto di vari interventi è a tre navate con ampia abside semicircolare, è l'impianto più antico a cui appartengono anche l'abside e il fianco sinistro, con un piccolo portale che ha ricevuto interventi di età romanica. Sopra l'architrave del portale è inserito un frammento in travertino scolpito in epoca alto medievale.
Chiesa S. Maria Maddalena: nella località Torrenieri, presenta la facciata in cotto e a navata unica; sull'altare del transetto sinistro è collocata la Madonna col Bambino in trono, scultura lignea dipinta ad opera di Domenico di Niccolò dei Cori XV sec. Tra le opere si segnala: sulla parete destra il dipinto con la Madonna del Rosario e Santi del XVII sec. proveniente dalla compagnia di S. Rocco.
Oratorio compagnia di S. Rocco: nella frazione Torreneri, conserva un affresco con la Madonna col Bambino riconducibile ad ambito senese del XVI sec. e vicino ai modi di Giacomo Pacchiarotti e una tela raffigurante la Madonna col Bambino e Santi di ambito senese del XVII sec.
Le mura della città risalgono al XIII sec. e la fortezza eretta nel 1361 nel punto più alto della città, ha la struttura pentagonale inglobando alcune delle preesistenti strutture come il mastio di S. Martino, la torre di S. Giovanni e un'antica basilica che ora serve come cappella del castello. Nei pressi della fortezza vi è la Chiesa di S. Agostino con la sua semplice facciata romanica del XIII sec.
L'edificio adiacente alla Chiesa era un convento e oggi è sede dei musei riuniti: Museo civico e Museo Diocesano, ospitando varie opere tra cui: un Crocifisso ligneo di ignoto artista di scuola senese, due sculture lignee del XV sec. altre sculture in terracotta della scuola dei Della Robbia; la collezione comprende anche un S. Pietro e un S. Paolo di Ambrogio Lorenzetti e una Madonna col Bambino di Simone Martini.
Palazzo dei Priori: risale al XIII sec. ed è il palazzo Comunale, adornato con stemmi araldici dei numerosi Podestà che hanno governato la cittadina nel corso dei secoli. Un'altissima torre medievale è incorporata nel palazzo; vicino ad esso si trova una struttura rinascimentale con sei archi a tutto sesto chiamata: la Loggia del XIV sec.
Teatro degli Astrusi: progettato nel 1766 con pianta a ferro di cavallo, con due ordini di palchi riccamente decorati con stucchi e pitture da Leonardo De Vegni. Dopo essere stato in passato, adibito a cinematografo e poi a locale notturno, dal 1992 dopo una ristrutturazione e risanamento conservativo con nuovi impianti, servizi, palcoscenico, graticcia, uffici, camerini e una capacità di 180 posti, è divenuto un punto importante negli eventi estivi riprendendo un'attività varia che copre un'intensa programmazione annuale a Montalcino. Dal 2014 una grave lesione alle travature del tetto lo ha reso inagibile.
Siti Paleontologici: il sito è ubicato nella frazione di Poggio delle mura e in questa località nel 2007 sono stati rinvenuti resti fossili di una balena vissuta nella zona oltre quattro milioni di anni fa, nel periodo Pliocenico in cui le acque del Tirreno coprivano l'area degli attuali vigneti.
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