Parchi Naz.
Montagna
Valsavarenche
Durante il medioevo fu sotto il dominio della signoria di Chatel Argent e in seguito passò ai Roncas di Aosta e poi ai marchesi di Briandate. Passata ai Savoia fu uno dei luoghi preferiti da Vittorio Emanuele II per le battute di caccia. Oggi è una località di soggiorno raggruppando villaggi assai pittoreschi ed è base per escursioni al Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Durante il fascismo dal 1939 al 1946 si chiamava “Valsavara“ e dal 1946 al 1976 “Valsavaranche“. E' un comune sparso Italiano (la cui denominazione è diversa da quella della frazione in cui ha sede l'ente locale); esso nel 2017 non raggiunge i 200 abitanti.
Monumenti
I villaggi di “Nex“ e “Tignet“ conservano la caratteristica architettura alpina del basso medioevo.
La biblioteca tematica della montagna ha sede a “Dègioz“ accanto al municipio.
Musei
- Museo della resistenza o Centro di documentazione sulla resistenza.
- Museo etnografico.
- Museo parrocchiale di Valsavarenche.
- Spazio Lupo e museo della lince presso il centro visitatori del Parco Nazionale del Gran Paradiso in località “Dègioz“.
- Una mini mostra permanente sulle guide del Gran Paradiso è ospitata nella “Maison de la Montagne“ con una sezione dedicata a “Renato Chabod“ una guida alpina locale.
Il turismo è del tipo escursionistico dotato di numerosi sentieri poiché l'intera Valsavarenche fa parte del Parco Nazionale del Gran Paradiso il quale è di grande interesse faunistico, naturalistico e orografico.
Sul territorio sono presenti rifugi e bivacchi:
- Rifugio Vittorio Emanuele II a 2.732 metri del 1884 con 150 posti letto ridotti a 21 nel periodo invernale; il rifugio è sulle rive del lago Moncorvè.
- Rifugio città di Chivasso a 2.604 metri con 35 posti letto; sito nei pressi del colle del Nivolet.
- Rifugio Federico Chabod a 2.710 metri con 85 posti letto; sito in località Còte Savolère.
- Rifugio Savoia a 2.534 metri e Bivacco Sberna a 3.414 metri.
Il confinante borgo di Ceresole Reale è sito in alta valle orco zona Piemontese, anch'esso non raggiunge i 200 abitanti e insieme a “Venaria Reale“ è l'unico comune a fregiarsi del titolo “Reale“, il quale venne concesso dal re Vittorio Emanuele II al quale in comune aveva ceduto gratuitamente il diritto di caccia a camosci e stambecchi. Il suo nome probabilmente si riferisce al fatto che anticamente in zona ci fosse una foresta di ceresiolae (piccole ciliegie). Il borgo è di origine celtica e conserva tracce della dominazione romana, infatti nelle miniere di Bellagarda e Cuccagna vi sono delle iscrizioni latine.
Curiosità: nell'estate del 1890 presso il Grand Hotel vi soggiornò il poeta “Giosuè Carducci“ che qui cominciò a comporre l'Ode “Piemonte“.
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