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San Quirico D Orcia

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Nel medioevo la località si trovava sulla direttrice della via francigena. Sigerico, arcivescovo di Canterbury nel suo itinerario compiuto tra il 990 e il 994 cita S. Quirico come XII submansio e lo definisce: “Sce Quiric”.
Nel mille era compreso fra i territori del monastero dell'Amiata; nel XII sec. si sviluppò passando nel XIII sotto la protezione senese e poi sotto i fiorentini. Nel 1677 divenne un marchesato di Chigi.

Monumenti
Collegiata di S. Quirico: e Giulitta, risale al XII sec. con pianta a croce latina, a navata unica e cappelle absidali; dei tre portali il più significativo è il maggiore di stile Lombardo, costituito da un protiro leggermente risaltato ad arco a tutto sesto, decorato e sorretto da due coppie di colonnette per lato, in pietra arenaria annodate al centro e poggianti su leoni stilofori. All'interno del protiro vi sono cinque colonnette a sinistra e cinque a destra con capitelli ornati da animali e foglie d'acanto. Sull'architrave del portale si trovano due coccodrilli affrontati; nel centro della lunetta e scolpita in altorilievo una figura in trono ritenuta l'effige di S. Damaso, ma in realtà è da identificare con la rappresentazione di S. Quirico. La decorazione del portale si sviluppa secondo un'iconografia simbolica Cristiana che deriva dall'arte Lombarda.
Al suo interno, a sinistra dell'altare maggiore si trova la grande pala d'altare del quattrocento con la Madonna col Bambino, gli Angeli e Santi (fra i quali S. Quirico); su uno sfondo dorato attribuito a Sano di Pietro. Nella lunetta sono rappresentati: la resurrezione e la discesa di Cristo al limbo; sulla predella sono dipinti lo stemma del Comune di S. Quirico e cinque episodi della vita della Madonna, sul pavimento a sinistra della navata all'ingresso della Chiesa, si trova la tomba del principe Enrico di Nassau morto nel 1451.
La parte visibile dell'organo è in stile Veneziano ottocentesco con fregi e decorazioni di oro puro, fu trasferito qui dall'Abbazia di Monte Oliveto nel 1810; sul lato sinistro della navata è la cappella del Suffragio e contiene un affresco staccato del cinquecento, noto come la Madonna della mela o Madonna delle Grazie, attribuito a Girolamo di Benvenuto e il dipinto di Rutilio Manetti, raffigurante la Madonna del Rosario che salva una ragazza dall'annegamento del XV sec.
Chiesa di S. Biagio: sita nella frazione Vignoni, di origine romanica ripristinata al suo interno con navata unica e conserva resti di affreschi del XIV sec. Provengono dalla Chiesa: il fonte battesimale datato 1585 che si trova attualmente nella Collegiata di S. Quirico e il Crocifisso in bronzo del Giambologna oggi esposto al museo di Montalcino.
Chiesa di S. Maria Assunta: risalente XI sec. sita lungo la via francigena e circondata da orti che diverranno poi: Horti Leonini; l'edificio è semplice e suggestivo in pietre squadrate di travertino, a navata unica con piccola abside e coronamento ad archetti, mensole decorate con motivi di teste di animali; la copertura è a capriate lignee.
Horti Leonini: gli orti sono sorti nel 1581 su di un terreno che Francesco I dè Medici donò a Diomede Leoni (da qui il nome del giardino classico all'Italiana); si divide in zona inferiore: artificiale; zona superiore: naturale. Vi si accede tramite un piccolo cortile a mattoni, recintato da muri e lecci potati; le aiuole triangolari bordate da una doppia siepe di bosso, al centro campeggia una statua di Cosimo III dè Medici scolpita da Bartolomeo Mazzuoli nel 1688.
Diomede Leoni non vi edificò la villa com'era solito per il proprio riposo, ma come dichiara in una lettera al granduca Ferdinando dé Medici: “che tornano a qualche comodità ancora delli viandanti”.
Oratorio della Misericordia: trattasi di un semplice edificio intonacato e dotato di navata unica preceduto da un portico coperto; sull'altare maggiore una grande tavola di Bartolomeo Neroni detto: il Riccio, raffigurante la Madonna col Bambino e Santi opera del cinquecento.
Cappella Madonna della Vitaleta: sita nella frazione rurale su di una strada sterrata che da Pienza porta a S. Quirico in proprietà privata; in stile rinascimentale è ricordata la prima volta in un documento del 1590, l'edificio venne riprogettato sia esternamente che internamente nel 1884 ispirandosi a modelli del cinquecento; da essa proviene la statua della Madonna attribuita ad Andrea della Robbia e dal 1870 viene conservata all'interno della Chiesa della Madonna di Vitaleta nel centro storico di S. Quirico d'Orcia, che si narra, fu acquistata in una bottega di Firenze nel 1553.
La cappella è posta sotto la tutela dell'UNESCO, si presenta ad aula unica con facciata principale rivestita in pietra di Rapolano e si caratterizza per un piccolo rosone che si apre al di sopra del portale architravato, lateralmente la stessa facciata è delimitata da lesene a destra e a sinistra, sulle quali poggia il frontone sommitale, nel cui timpano è collocato lo stemma gentilizio. Le facciate laterali sono rivestite in pietra, alla sommità si eleva il campanile a vela con due celle campanarie contigue ad arco tondo.
Chiesa della Madonna di Vitaleta: sita nel centro storico e fu costruita sui resti del convento di S. Francesco nel 1867 con facciata in filaretto di travertino, ha un oculo sopra la porta di accesso. L'interno a navata unica con quattro altari laterali, sull'altare maggiore è conservata la Madonna Annunciata attribuita ad Andrea della Robbia XVI sec., traslata dalla cappella rurale di Vitaleta nel 1870.
Fra le opere custodite al suo interno: l'Angelo Annunciante e la Vergine Annunciata, statue lignee policrome di Francesco Valdambrino XV sec.; la Visitazione di Ventura Salimbeni del XVII sec.; un Crocifisso di scuola senese del XV sec.; l'Immacolata Concezione e la predica di S. Giovanni Battista del 1597 dell'Empoli.
Chiesa di S. Giovanni Battista: sita nella frazione di Bagno Vignoni, si presenta con facciata semplice a navata unica, al suo interno è conservato un dipinto di scuola senese del XVIII sec. raffigurante S. Caterina da Siena con Bagno Vignoni sullo sfondo; sul portico che si affaccia sulla vasca antistante è situata la piccola cappella dedicata a S. Caterina da Siena, eretta nel 1660, vi era collocato un affresco del seicento raffigurante Cristo morto, oggi staccato e conservato nella Chiesa di S. Giovanni Battista. La località è stata resa famosa da S. Caterina Benincasa che vi soggiornò spesso, in particolare tra il 1362 e il 1367.
Ospedale di S. Maria della Scala: risale al XIII sec. e offriva cura e assistenza ai pellegrini e viandanti che percorrevano la via francigena per recarsi in pellegrinaggio alla tomba di Pietro in Roma.
Palazzo Chigi Zondadari: è un edificio storico barocco del XVII sec., appare come imponente struttura di pietra in contrasto con gli edifici circostanti.
Palazzo Pretorio: antico edificio storico, oggi è sede del Centro Accoglienza del Parco della Val D'Orcia.
Cinta muraria: ben conservata e di particolare ricchezza storica è la porta orientale o porta dei cappuccini, si presenta con una struttura esagonale originaria del XIII sec., a sostegno della porta vi sono file di piccole mensole in pietra. Ben conservata anche porta nuova.
Bagno Vignoni: è una grande vasca rettangolare di origine cinquecentesca e contiene una sorgente di acqua termale calda e fumante che esce dalla falda sotterranea di origini vulcaniche. Fin dai tempi degli etruschi e poi dai romani, le terme sono state frequentate in seguito da illustri personaggi come: papa Pio II; S. Caterina da Siena; Lorenzo dè Medici e tanti artisti che avevano eletto il piccolo borgo come sede di villeggiatura.
Curiosità: nel 1982 il regista sovietico Andrej Arsen'evic Tarkoski, esule da alcuni anni in Toscana, vi ambientò molte scene del film: Nostalghia che l'anno successivo vinse il Gran Prix du cinèma de creation al festival di Cannes, ex aequo con l'Argent del Francese Robert Bresson.
Nella piazza delle sorgenti è ambientato una scena del film: Al lupo Al lupo di Carlo Verdone del 1992.


Val D'Orcia
La Val D'orcia è un'ampia valle della Toscana sita nella provincia di Siena e parte della provincia di Grosseto, è caratterizzata da gradevoli panorami paesaggistici e da svariati centri di origine medievale. L'albero caratteristico è il cipresso poi vi sono i vini tipici, i cibi, salumi, pecorino e la nuova denominazione del vino DOC Orcia.
La valle dal 2 luglio 2004 è stata riconosciuta e fa parte del patrimonio mondiale dell'UNESCO, per lo stato di conservazione del panorama. La commissione ha così giustificato l'inserimento nella lista: “La Val d'Orcia è un'eccezionale esempio di come il paesaggio naturale sia stato ridisegnato nel periodo rinascimentale, per rispecchiare gli ideali del buon governo e per creare un'immagine esteticamente gradevole”.
Il comune Castiglione d'orcia rappresenta uno degli elementi fondamentali del suo paesaggio. Il paesaggio della Val d'Orcia fu celebrato dai pittori della scuola senese in cui la gente si ritraeva come vivente in armonia con la natura, diventando icone del rinascimento ed hanno profondamente influenzato lo sviluppo della filosofia del paesaggio; questi fatti hanno giustificato il riconoscimento della Val d'Orcia come Patrimonio Mondiale dell'Unesco.
Il suo territorio fa parte del Parco artistico naturale e culturale della Val d'Orcia, coperto da coltivazioni di viti da cui si ricavano il brunello. Oltre alla protezione dell'UNESCO, si somma la protezione Italiana come area naturale protetta di interesse locale; la sua superficie è di 18.500 ettari.
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