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Segesta

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E' un importante zona archeologica con tempio dorico; importante centro Elimo fu spesso in conflitto con Selinunte. La data della sua fondazione non è conosciuta ma da documenti risulta che la città era abitata nel sec. IX a. C. Lo storico greco Tucidide narra che i profughi Troiani giunsero in Sicilia e fondarono Aegesta ed Erice prendendo il nome di Elimi.
Secondo il mito essa sarebbe stata fondata da Aceste, figlio della nobile Troiana Egesta e del Dio fluviale Crimiso. Fu prospera sotto i romani e iniziò a decadere fino alla rovina nel medioevo. Il teatro si trova sul monte Barbaro ed è l'unico edificio noto all'interno della cerchia muraria con struttura ben conservata. Risale al sec. IV a. C. e consta di una cavea semi-circolare in parte ricavata nella collina; è delimitata con un alto muro di sostegno, 20 gradinate superstiti spartite in sette cunei e dell'orchestra a forma di U con corridoi di accesso in vista. La scena giunta a noi solo in parte, aveva i due muri laterali ornati con figurazioni di Pan, attualmente è in pessime condizioni.
Il Tempio è un importante edificio segestano, sorge isolato su di una pendice piatta del monte posto al di fuori dell'antico perimetro murario. Ad esso gli conferiscono un fascino straordinario la perfetta conservazione e la suggestiva posizione. Fu innalzato nel 430 – 420 a. C. a forma di un peristilio dorico con sei colonne sulle fronti e 14 sui lati lunghi; esso è posto su di un basamento di tre gradini ed è sormontato da architrave e fregio con due timpani sulle fronti.
Il Santuario in contrada Mango risale al VI sec. a. C. Un muro perimetrale ascrivibile al periodo Elimo circonda una vasta area sacra con edifici e molti reperti. Sempre dell'epoca ellenistico-romana sono l'agorà ed un edificio abitativo di grande pregio definito la “Casa del navarca“ per le sue decorazioni a prora di nave scolpite sui fianchi di un elegantissimo peristilio.

Escursioni
Calatafimi: fino al 1997 era conosciuto con il nome “Calatafimi Segesta”. La cittadina si sviluppò durante la dominazione araba in Sicilia (827 – 1061 d. C.) e fu chiamata in arabo “Qal'at Fìmì” che vuol dire “rocca di Eufemio“.

Monumenti
Mausoleo di Pianto Romano il monumento custodisce i resti di volontari garibaldini e dei soldati borbonici caduti nella battaglia del 15 maggio 1860 e fu inaugurato il 15 maggio del 1892.
Castello Eufemo: tipica architettura normanna – sveva, di esso si hanno documenti a partire dal sec. XII. Durante la rivolta dei vespri nel 1282 vi dimorava il feudatario provenzale Guglielmo Porcelet, il quale essendo amato fu risparmiato dai rivoltosi e rimandato incolume con i suoi familiari in Provenza. Fu presidio militare e prigione fino al 1868 quando fu poi abbandonato.
Casa museo Garibaldi: in questa casa del parroco Antonino Pampalone, fu ospitato Garibaldi e quattro suoi ufficiali il 16 maggio 1860 e dal suo balcone il Generale parlò dell'Unità d'Italia. Vi ritornò nel luglio del 1862 visitò i luoghi della battaglia e la fossa comune segnata da una semplice Croce; dallo stesso balcone parlò ai Calatafimesi pronunciando per la prima volta il motto “o Roma o morte“.
Ruota dei Proietti: vicino ad una porta secondaria dell'ex ospedale Civico, dove venivano abbandonati alla pubblica assistenza i neonati non desiderati.
La cittadina è dotata di 30 Chiese che al loro interno conservano statue marmoree della scuola di Antonello Gagini e svariate tele e affreschi.
Chiesa madre di S. Lorenzo: del sec. XII con facciata spoglia di decorazioni, interno a tre navate separate da colonne; in stile rinascimentale e barocco. Nell'abside un polittico marmoreo del 1516 di Bartolomeo Berrettaro e Giuliano Mancino. Custodisce inoltre il sarcofago in marmo contenente le spoglie di Giuliano Truglio sec. XVIII.
Chiesa del SS. Crocifisso: in stile barocco a navata unica e tre altari per lato. Affreschi, dipinti, tele e busti marmorei arricchiscono la Chiesa.
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