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Caltanissetta

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Già esistente in epoca pregreca venne chiamata Nissa e ribattezzata dagli arabi Caltanissetta aggiungendo la parola “Kalat“ che vuol dire castello. Nel sec. XI se ne impadronì Ruggero il normanno, fu trasformata in contea dagli Aragonesi, poi passò ai Lancia e dal 1406 ai Moncada. Nel 1862 fu istituito il primo Istituto minerario d'Italia accanto al quale è sorto un museo mineralogico.

Monumenti
Duomo di S. Maria la Nova: risale al 1560 e nel 1718 il pittore fiammingo Guglielmo Borremans insieme al figlio Luigi affrescò la volta e la navata centrale, dipingendo la pala sita sull'altare maggiore e raffigurante l'Immacolata Concezione. Il campanile sinistro risale al 1782 mentre quello destro al 1856.
La facciata è spartita da lesene affiancate da due campanili. L'interno a croce latina in tre navate e sostenute da 14 arcate ciascuna dedicata ad un personaggio dell'Antico Testamento. Custodisce una statua lignea raffigurante l'Immacolata Concezione risalente al 1760 con preziosi panneggi in lamina d'argento; le rappresentazioni dell'Arcangelo Michele, simulacro in legno opera di Stefano Li Volsi e degli Arcangeli Gabriele e Raffaele sculture marmoree realizzate da Vincenzo Vitaliano.
Un prezioso organo intagliato e decorato, una tela raffigurante la Madonna del Carmelo opera di Filippo Paladini e un Crocifisso attribuito a frà Umile di Petralia. La piazza antistante al Duomo è dedicata a Giuseppe Garibaldi con al centro la scenografica fontana del Tritone opera di Gaetano Averna e con il gruppo bronzeo del 1890 ad opera dello scultore Michele Tripisciano.
Essa rappresenta un tritone che tenta di domare un cavallo marino di fronte a due mostri marini che lo insidiano.
Abbazia di Santo Spirito: fu commissionata dal conte Ruggero e da sua moglie Adelasia e consacrata nel 1153. Essa è costituita da unica navata triabsidata, il portale e le absidi con paraste riportano a modelli della prima architettura della Normandia. Vicino all'Abbazia vi è il Museo Archeologico Regionale.
All'interno dell'Abbazia vi è custodito il fonte battesimale di fattura normanna; la cantoria del 1877 decorata con stemmi; l'affresco del sec. XV raffigurante S. Agostino e un altro di S. Gregorio Magno che mentre celebra la Messa, il Cristo emerge dal sarcofago; ancora del sec. XV è l'affresco del Cristo benedicente.
L'affresco del Panthocrator ridipinto da pittore Catanese Archimede Cirinnà risale al 1964; la statua del XVI sec. in terracotta policroma raffigurante la Madonna delle Grazie; il Crocifisso dello Staglio realizzato con tempera grassa su tavola; un'urna cineraria romana del I sec. appartenente ad un certo Diadumeno, liberto dell'imperatore Tito Flavio Cesare che probabilmente fu il proprietario del fondo dove in seguito sorse l'Abbazia.
Chiesa di S. Agata al collegio: la facciata della Chiesa risale al seicento in pietra di Sabucina o pietra arenaria rossa, mentre il portale è del settecento ad opera del Morabitti e realizzato in pietra bianca e coronato da un timpano spezzato con al centro uno stemma sostenuto da due puttini.
L'interno a croce greca con quattro bracci di uguale lunghezza e quattro cappelle laterali. Il suo interno è rivestito da lastre di marmo o stucco dove ricorre la sigla “IHS“ dell'ordine Gesuitico. Il Genio civile nel 1950 diede incarico all'artista Luigi Garbato di sostituire e ridipingere ex novo gli affreschi ormai lacerati e che erano dipinti dagli artisti Catanesi Sozzi.
Furono ridipinte: la volta centrale, il transetto, il presbiterio, la navata e le cappelle laterali fatta esclusione della volta della cappella di S. Anna, la quale venne affrescata da Luigi Borremans. Un quadro del pittore Agostino Scilla dedicato a S. Agata durante il martirio si trova dietro l'altare maggiore.
Nelle pareti laterale si trovano due tele del pittore nisseno Vincenzo Ruggeri i quali ritraggono S. Rosalia e le Sante Vergini da una parte e S. Rosalia e le Sante Monache dall'altra, mentre la cappella di S. Ignazio di Loyola conserva un bassorilievo su lastra di marmo del Morabitti, esso raffigura il Santo sul mondo con una serie di raggi dorati e accanto un puttino tiene un libro recante la scritta “anno domini 1600”; al di sopra un triangolo recante la scritta in ebraico “Yahwe“.
Sotto di esso quattro figure femminili rappresentano i quattro continenti che allora erano conosciuti: la donna con il cammello è l'Asia; la donna con testa di leone l'Africa; la donna seduta con la tiara papale è l'Europa e la donna con la faretra è l'America.
Il paliotto rivestito da un intarsio di marmi e pietre dure che rappresentano fiori ed uccellini si trova nella parte inferiore dell'altare e dove sono presenti anche le statue di S. Stanislao e di S. Luigi Gonzaga.
Chiesa di S. Maria degli Angeli: risale al 1100 in epoca normanna e sorge a ridosso del castello. Al suo interno non resta nulla, si può solo ammirare l'impianto planimetrico tipicamente normanno a navata unica. Di particolare rilievo è la porta maggiore costruita in pietra arenaria con particolari fregi che l'adornano; possiede un archivolto a sesto acuto in tre livelli e sostenuto da quattro colonnine cilindriche dotate di capitelli.
Chiesa di S. Maria della Provvidenza: risale al sec. XV con campanile posto sulla sinistra del tetto e preceduta da un'elegante scalinata semi-circolare in pietra bianca.
Chiesa di S. Giovanni: risale al 1100 fu distrutta nella II guerra mondiale e ricostruita nel 1945 a navata unica con tre scomparti laterali e annessi altari. La facciata è in pietra arenaria, mentre l'interno è decorato con affreschi del Pollaci. Custodisce le seguenti opere: statua del Biancardi raffigurante l'Immacolata; S. Giuseppe in legno del sec. XVIII assieme al dipinto realizzati dal Pollaci.
Chiesa di S. Sebastiano: del cinquecento con facciata arricchita da colonne appartenenti a tutti e tre gli ordini classici: al centro le ioniche; nella parte inferiore le doriche e in cima le corinzie; nelle bifore e nicchie vi sono collocate statue dello scultore Biancardi. Le sculture nella parte centrale rappresentano i Santi Pietro e Paolo e nella fascia superiore S. Sebastiano trafitto dalle frecce.
Chiesa di S. Domenico: del 1400 con prospetto convesso nella parte centrale e concavo nella parte laterale; al seicento risale la tela di Filippo Paladini la quale ritrae la Madonna del Rosario, essa ha un'importante valenza storica oltre che artistica in quanto vi sono ritratti i figli del conte Francesco II Moncada. Recenti ricerche hanno portato alla luce una cripta nascosta nella Chiesa.
Chiesa della S. Croce: unitamente al monastero risale al 1531 per volere del conte Antonio III Moncada, prende il nome da una reliquia di una Croce in pietra dono della contessa Moncada nel 1590.
Palazzo del Carmine: risalente al 1371 oggi sede del municipio della Città esso faceva parte del convento dei Carmelitani Scalzi che nel sec. XIX subì la soppressione e venne eretta la sede municipale; negli anni e stato arricchito nel prospetto e l'unica traccia dell'antico convento, è costituita da alcuni spezzoni di muratura inglobati nei muri attuali.
Palazzo Moncada: risale al sec. XVII per volere del principe Luigi Guglielmo I Moncada con fregi antropomorfi e zoomorfi dei balconi. Dal 2010 alcune sale sono adibite a galleria d'arte con due mostre permanenti: una dedicata ai Moncada ultimi antichi signori di Caltanissetta e l'altra dedicata allo scultore nisseno Michele Tripisciano.
Palazzo Testasecca: del sec. XIX in stile neoclassico, il piano nobile si presenta affrescato in stile eclettico.
Palazzo Benintende: realizzato da Giuseppe Bartolo e presenta un'interessante sovrapposizione di ordini architettonici: le colonne del piano nobile sono in stile ionico, mentre quelle del secondo piano in stile dorico; numerosi sono i medaglioni e le lesene. Nel 1862 vi alloggiò Giuseppe Garibaldi.
Palazzo Tuminelli-Paternò: del sec. XVIII con i lati del prospetto in pietra nuda e balconi con ballatoi in pietra sostenuti da mensole scolpite.
Castello di Pietrarossa: del sec. IX su precedenti insediamenti sicani; nel sec. XI vi fu collocata la tomba della regina Adelasia nipote del re Ruggero il Normanno e nel 1378 vi si tenne un parlamento dei baroni siciliani per nominare i quattro vicari che dovevano governare la Sicilia. I resti delle due torri ancora visibili sono ciò che resta della forte scossa sismica del 1567. Ai piedi del castello sorge il cimitero monumentale degli Angeli risalente al 1878.
Siti archeologici: detto Palmintelli venuto alla luce da scavi eseguiti nel 1988 e precedentemente ospitava un complesso funerario di tombe a grotticelle risalenti all'età del bronzo.
Sabucina: ad est della città con insediamenti che si susseguirono dall'età del bronzo antico alla fase di ellenizzazione fino al periodo romano.
Gibil Gabib: a 5 km dal capoluogo, vennero portati alla luce ambienti del sec. VI a. C., parti della cinta muraria e oggetti di ceramica; inoltre sono state ritrovate anche una statua di divinità fittile femminile e una testina fittile di offerente, testimoniando l'esistenza di spazi dedicati al culto e alla venerazione. Ai piedi dell'altura si estendevano due necropoli dalla quale provengono i corredi con ceramica a figure rosse siceliota. (tecnica introdotta ad Atene nel 530 a. C. che sostituì la tecnica a figure nere.
Biblioteca comunale Luciano Scarabelli: collocata nell'ex collegio dei gesuiti risalente al 1862 possiede un patrimonio librario di 140.000 volumi e circa 200 preziosi manoscritti.
Museo archeologico: dal 2006 ha sostituito il museo civico; in esse sono raccolti un gran numero di reperti archeologici.
Museo mineralogico, paleontologico e della zolfatara: nella nuova sede inaugurata il 15 dicembre 2012, espone campioni di zolfo, rocce, fossili e attrezzature specifiche.
Museo Tripisciano: è allestito in un'ala del palazzo Moncada con opere dello scultore Michele Tripisciano e una sala dedicata ai Moncada.
Museo diocesano: ospita collezioni provenienti da diverse Chiese con opere di artisti del seicento – settecento di dipinti, vasi d'argento, paramenti sacri, arredi e preziosi codici miniati.
Museo della settimana Santa: con gruppi scultorei in gesso e cartapesta che sfilano per le vie del centro storico durante le manifestazioni della settimana Santa.

Curiosità: il 6 ottobre 2002 un gruppo di pasticcieri nisseni ha cucinato il rollò più lungo del mondo, ben 303 metri guadagnandosi un Guinness World Record. Un altro record è stato raggiunto il 21 novembre 2004 con un rollò di 30 metri con l'unica differenza di essere “senza glutine“.
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